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Autore: gemini    26/06/2003    2 recensioni
Tre ragazze decidono di partire per un viaggio, per capire meglio se stesse e cosa vogliono realmente dalla loro vita...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly, Yayoi Aoba/Amy, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ON THE ROAD

 

CAPITOLO SEI: SCELTE

 

Miyagi, ore 13

I tre ragazzi si trovavano al commissariato di polizia di Miyagi già da una mezz’ora. Dopo che Tsubasa si era accorto che il suo portafoglio era scomparso, avevano deciso di recarsi al commissariato a sporgere denuncia. Passato il primo momento di incredulità e sbigottimento, erano giunti alla conclusione che solamente Mayuko poteva aver preso il portafoglio di Tsubasa dal marsupio senza che questi se ne accorgesse. La delusione che provavano era fortissima: la ragazza aveva suscitato in loro una sincera simpatia, sembrava una persona a posto, in gamba e determinata, avevano provato ammirazione per lei e tutti gli auguri che le avevano fatto per il suo futuro venivano assolutamente dal cuore. E invece lei si era rivelata semplicemente una squallida ladruncola…ancora non riuscivano a crederci.

-Chissà, forse è proprio per riuscire a rubare qualcosa a qualche fesso che si è messa a fare l’auto-stop, disse Jun seduto su una poltroncina nella sala d’aspetto del commissariato.

-E’ probabile-, approvò Hikaru, che invece stava passeggiando nervosamente su e giù per il corridoio.

-E se invece l’avesse fatto per necessità?-, intervenne Tsubasa.

-Per necessità? Ma non siamo ridicoli! Se aveva bisogno di aiuto avrebbe fatto meglio a domandarcelo no?-, ribatté Jun.

-Secondo te è facile chiedere del denaro in prestito a tre perfetti sconosciuti?-, gli rispose l’amico.

-Già, è molto meglio sgraffignare il portafoglio!-, fece Misugi ironico.

-E’ possibile che tutte le cose che ci ha raccontato sulla sua famiglia, sull’amica che doveva raggiungere, e perfino sul suo sogno di diventare mangaka, siano tutte balle!-, fece notare amaramente Matsuyama.

-No, questo non posso crederlo-, intervenne nuovamente Tsubasa. –Aveva una luce particolare negli occhi quando raccontava queste cose, era sicuramente sincera-, disse convinto.

-E’ sembrata sincera per tutto il tempo, Tsubasa, e invece ti ha derubato-, gli fecero notare i due amici.

-E se invece non fosse andata così? Magari l’ ho perso, o…-, disse il ragazzo lasciandosi prendere dai dubbi.

-E dove? Siamo scesi dalla macchina solo quando abbiamo salutato Mayuko, e il marsupio l’ hai lasciato dentro, l’ ho visto con i miei occhi. Hai detto tu stesso che quando hai controllato era ancora al suo posto. Dobbiamo guardare in faccia la realtà, può essere stata solamente lei a prenderlo-, fece Jun in tono deciso.

Tsubasa chinò la testa, fissandosi la punta delle scarpe. –Sì, hai ragione tu-, mormorò.

-Tsubasa, anche a me Mayuko era piaciuta molto, e sembrava una brava ragazza. Abbiamo preso un abbaglio, tutto qui-, cercò di confortarlo Hikaru mettendogli una mano sulla spalla.

In quel momento una porta si aprì, e ne uscirono due agenti, uno piuttosto giovane, sulla trentina o poco più, e un altro di mezz’età piuttosto corpulento.

-Avete bisogno?-, domandò l’agente più anziano.

-Vede, siamo in viaggio per arrivare a Sendai. Poco dopo Iwate abbiamo caricato in macchina una ragazza che faceva l’autostop e l’abbiamo accompagnata fino a qui, a Miyagi. Poco dopo averla lasciata ci siamo accorti che la ragazza ha rubato il portafoglio del mio amico-, spiegò Jun alzandosi in piedi.

L’agente li squadrò tutti e tre con aria severa. –Intendete sporgere denuncia?-, chiese.

-Certo-, rispose Misugi in tono deciso.

-Allora accomodatevi-, disse l’uomo, facendo loro strada fino a un ufficio, dove li attendeva un altro agente piuttosto giovane di fronte ad una macchina da scrivere. Indicò ai tre ragazzi delle sedie su cui sistemarsi, e poi prese posto dietro ad una scrivania, accanto al collega.

-Chi di voi è il derubato?-, domandò.

-Io. Mi chiamo Tsubasa Ozora-, rispose Tsubasa porgendo all’agente un documento.

Il poliziotto osservò attentamente la carta d’identità, e poi la diede al suo collega che riportò i dati di Tsubasa su un modulo.

-Cosa sapete della ragazza che vi ha derubato?-

I tre amici si strinsero nelle spalle. –Praticamente soltanto il nome, e poco altro-, disse Jun.

-E si chiama?-, domandò burberamente il poliziotto.

-Mayuko Urameshi-, disse il giovane.

L’agente sospirò pesantemente, e si scambiò con il collega un’occhiata eloquente. –Ancora lei-, borbottò tra i denti.

-Prego?-, domandò Tsubasa senza capire.

-Mayuko Urameshi è una nostra vecchia conoscenza. Commette di questi furtarelli circa una volta a settimana. L’abbiamo arrestata un paio di volte, ma ha restituito la refurtiva e se l’è sempre cavata con poco. E’ una ragazza carina, alta, con i capelli castani e uno zainetto rosso?-, spiegò il poliziotto.

I ragazzi annuirono.

-Dovrò chiamare nuovamente i suoi genitori-, sospirò l’agente.

-Mi scusi, a noi Mayuko ha detto che i suoi genitori vivono qui a Miyagi, e che lei frequenta l’università artistica-, disse Hikaru, che era ansioso di scoprire se la ragazza avesse raccontato solo un cumulo di frottole.

-Beh, almeno su questo vi ha detto la verità. Non è una cattiva ragazza, se fa questi furti è soltanto per attirare l’attenzione su di sé, specialmente da parte della famiglia. Credo che abbia dei seri problemi con i genitori. Io ho cercato di aiutarla, di convincerla ad andare da uno psicologo o da un consulente familiare, ma né lei né i suoi genitori vogliono sentire ragioni. Ogni volta che succede un episodio di questo genere, suo padre le molla un paio di ceffoni, e Mayuko promette che non lo farà mai più. Ma puntualmente, dopo un paio di giorni, la storia si ripete-, disse amaramente il poliziotto.

-Che tipo sono i genitori di Mayuko?-, domandò incuriosito Misugi.

-Sono brave persone, anche troppo permissive con la figlia. Credo che non sappiano più come gestirla, per questo ultimamente il padre si è messo a ricorrere alle maniere forti, ma ha solo peggiorato la situazione. Io gliel’ ho detto mille volte che hanno bisogno di aiuto ma niente, sono troppo orgogliosi e vogliono cavarsela da soli-, raccontò l’agente.

I tre ragazzi si guardarono preoccupati, mentre il poliziotto sollevava la cornetta del telefono e componeva il numero della famiglia di Mayuko.

-Buongiorno, signora Urameshi, sono l’agente Morioka, del commissariato di Miyagi. Mi dispiace doverglielo dire, ma devo informarla che Mayuko l’ ha fatto di nuovo-, disse in tono grave quando dall’altra parte gli risposero.

-Ha chiesto un passaggio a tre ragazzi e ha rubato il portafoglio di uno di loro. L’ hanno caricata in auto poco dopo Iwate, evidentemente è andata via da casa della cugina-, proseguì dopo una lieve pausa in cui evidentemente aveva parlato la madre di Mayuko.

-Non so, forse ha lasciato detto ai ragazzi dov’ era diretta-, disse ancora, e poi rivolgendosi ai ragazzi domandò se essi sapessero dove intendeva recarsi la ragazza.

-Ha detto che sarebbe andata a casa di un’amica qui a Miyagi, avevano trovato lavoro come cameriere in un albergo per tutta l’estate-, riferì Hikaru.

Il poliziotto riportò le parole del ragazzo alla signora Urameshi.

-D’accordo, allora manderò un paio di agenti a controllare a casa di Shinako. Senta, signora, so che sarà piuttosto spiacevole, ma sono costretto a chiedere a lei e suo marito di raggiungerci il prima possibile al commissariato-.

Altra breve pausa dell’agente Morioka.

-Allora vi aspetto qui. Arrivederci, signora-, concluse, e pose fine alla comunicazione.

Dopo aver riagganciato il telefono, il poliziotto sospirò pesantemente passandosi una mano tra i radi capelli grigi, e poi chiamò ad alta voce il nome di un paio di colleghi.

Subito comparvero nell’ufficio il giovane agente che avevano visto prima e un altro poliziotto sulla quarantina.

-E’ di nuovo Mayuko Urameshi, ha rubato il portafoglio di questo ragazzo. Dovreste andare a controllare se si trova a casa della sua amica, Shinako Tokumori-, spiegò Morioka ai colleghi.

-Bene, agente-, risposero i due colleghi, dirigendosi rapidamente all’uscita.

- Shinako è la sua migliore amica, di solito si rifugia sempre da lei quando ha bisogno di aiuto, o è in lite con i genitori-, spiegò il poliziotto ai tre ragazzi. –Dovrete aspettare un po’, per completare tutte le formalità del caso. E’ necessaria la vostra presenza qui in commissariato-, proseguì poi.

I tre amici sospirarono. Ecco, un altro ostacolo per far perdere loro tempo prezioso, pensarono amaramente.

 

Okinawa, ore 13.30

Le ragazze avevano pranzato insieme a Maki e Masaro in un delizioso ristorantino sulla spiaggia. Terminato di mangiare, Masaro si era allontanato dicendo che andava a fare surf, mentre Sanae e le altre erano tornate a casa per riposare un po’, dopo gli eventi della mattinata. Sanae aveva notato che Yayoi, dopo l’incidente durante la gita, era piombata in uno stato di ostinato mutismo, e anche durante il pranzo non aveva detto una sola parola, non aveva praticamente toccato cibo e aveva cercato in tutti i modi di evitare lo sguardo di Masaro. Aveva notato invece che il ragazzo l’aveva fissata intensamente per tutto il tempo, lanciandole sguardi languidi e occhiate a dir poco di fuoco, che avevano rafforzato la sua convinzione che tra quei due fosse successo qualcosa.

Quando furono nella loro camera, le tre ragazze si sdraiarono ciascuna nel proprio letto.

-Yayoi, c’è qualcosa di cui vorrei parlarti-, esordì Sanae con decisione.

L’amica si voltò di scatto a guardarla, arrossendo impercettibilmente. –Ma certo, Sanae, dimmi pure-, rispose cercando di simulare una tranquillità che non provava neanche lontanamente.

-Ti comporti in modo strano da stamattina, dopo che c’è stato l’incidente-, disse la ragazza.

Il rossore sul volto di Yayoi divenne ancora più accentuato, ma lei cercò di far finta di niente. –Beh, ho rischiato di annegare, mi sono presa uno spavento terribile-, ribatté.

-Certo, questo lo capisco, ma in verità mi riferivo a qualcos’altro-, insistette Sanae.

L’amica finse di non capire dove volesse andare a parare con questo discorso. –Non capisco, mi sembra di essere la stessa di sempre-, fece, con aria non troppo convinta.

-Allora sarò più chiara: dopo che ti ha salvato la vita, è successo qualcosa tra te e Masaro?-, domandò Sanae esplicitamente.

Yayoi divenne color porpora, e abbassò rapidamente lo sguardo.

-Come immaginavo…-, sospirò Sanae.

Yoshiko si sollevò a sedere sul letto. –E’ successo qualcosa tra te e Masaro?-, chiese incredula.

-E’ stato solo un bacio, tutto qui!-, esclamò Yayoi rossa come un peperone.

-Senti, non è che io voglia giudicarti, o intromettermi negli affari tuoi, ma fino a poche ore fa non lo potevi vedere e adesso l’ hai baciato. C’è qualcosa che mi suona strano-, disse Yoshiko.

-Beh… ecco…non so spiegarmelo nemmeno io. Ero confusa e spaventata dopo l’incidente, avevo appena rischiato di morire, ero ancora sotto shock. Masaro era lì, e mi stringeva tra le braccia per rassicurarmi…e io avevo tanto bisogno di essere rassicurata. Allora è successo. Lui mi ha baciato e io….beh, l’ ho lasciato fare-, tentò di spiegare la ragazza, confusa e imbarazzata.

-L’ hai lasciato fare…-, ripeté Sanae lentamente, guardando l’amica negli occhi.

Yayoi divenne ancora più rossa. –Beh…ecco…in verità…ho anche risposto al bacio-, ammise alla fine.

-E ti è piaciuto?-, domandò Yoshiko.

-Ma che domande ti vengono in mente!-, si inalberò l’amica assumendo un’espressione scandalizzata.

-Ti è piaciuto o no?-, incalzò Sanae.

-….sì -, mormorò infine con voce a malapena udibile.

-Quindi Masaro ti piace-, proseguì Yoshiko.

-No!…Sì…cioè, non so, sono confusa-, gemette la ragazza nascondendo la faccia nel cuscino.

-Come pensi di comportarti adesso? Probabilmente Masaro riprenderà a corteggiarti con insistenza, ora che ha notato uno spiraglio di disponibilità da parte tua-, le domandò Sanae.

-Lo so!-, esclamò la ragazza. –E stavolta non potrei dargli nemmeno torto-.

-Yayoi, ascolta…tu non sei mai stata una ragazza facile, che va col primo venuto. Se hai baciato Masaro vuol dire che almeno una briciola di attrazione per lui la provi-, le fece notare Yoshiko.

L’amica si sollevò a sedere sul letto. –Sì, lo ammetto. Provo dell’attrazione per Masaro. Me ne sono resa conto stamattina, quando ha smesso di fare il farfallone e ha iniziato a comportarsi da ragazzo serio. Ha qualcosa che mi attrae. Forse perché assomiglia così tanto a Jun, oppure perché ha un modo di fare affascinante, non lo so nemmeno io. In quel momento, inconsciamente, desideravo che mi baciasse, e sono stata contenta che l’abbia fatto. Solo dopo mi sono resa conto razionalmente di cosa era successo-, riconobbe la ragazza, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento.

Sanae sospirò. –Amica mia, sei in una situazione piuttosto difficile-, commentò.

Yayoi annuì. –Me ne rendo conto. Non amo Masaro. Non lo conosco per niente, e poi sono innamorata di Jun. Non potete immaginare quanto mi senta in colpa nei suoi confronti in questo momento. Ma non posso negare di provare qualcosa per Masaro. Semplice attrazione fisica, ma è pur sempre qualcosa-, disse tristemente.

-Se lui ci riprovasse…credi che riusciresti a resistere o che cederesti di nuovo?-, le domandò Yoshiko.

L’amica si rabbuiò in volto. –Non lo so. Sinceramente non lo so. Oggi ero smarrita a causa dello shock dell’incidente, e ho agito seguendo solo il mio istinto. Forse, se ci avessi pensato su, non l’avrei baciato. Io non voglio tradire Jun, e non sono in cerca di un’avventura, o tantomeno di una nuova relazione. Ma ho paura. Ho paura di perdere il controllo, di non riuscire a dominare me stessa e i miei sentimenti-, ammise.

-Penso che tu abbia bisogno di riflettere molto su questa questione-, disse Yoshiko.

- Yoshiko ha ragione. Devi cercare di capire cos’è che vuoi veramente-, approvò Sanae.

Yayoi annuì. –Lo so. E’ per questo che devo riuscire ad evitare Masaro-, rispose.

-Sei sicura che sia questa la soluzione più giusta?-, le domandò invece Sanae.

Yayoi le rivolse uno sguardo interrogativo.

-Beh, ecco, potrebbe essere stato, come hai detto tu, una perdita di controllo momentanea, dovuta allo shock per l’incidente. Oppure potrebbe essere una vera attrazione fisica, un vero sentimento che non riuscirai a reprimere per molto tempo. E’ questo che devi cercare di capire-, spiegò l’amica.

Le altre due ragazze annuirono.

-Evitando Masaro, credo che otterresti come unico risultato quello di desiderarlo ancora di più. Lo vedresti come un frutto proibito, che vorresti ma non puoi cogliere, e ti sembrerebbe ancora più attraente. Invece, frequentandolo normalmente, come se niente fosse, avrai modo di verificare con esattezza i tuoi sentimenti-, proseguì Sanae.

-In effetti, non hai tutti i torti…-, approvò Yoshiko pensierosa.

-Se è solo un’infatuazione momentanea, vedrai che ti passerà presto e che conoscendolo meglio perderà per te ogni attrattiva. Se invece è un sentimento destinato a sfociare in qualcosa di più, lo capirai e vedrai che a quel punto ti sarà chiaro cosa dovrai fare-, concluse la ragazza guardando con attenzione l’espressione dell’amica.

Yayoi stette in silenzio per un attimo, rimuginando nella sua testa le cose che le aveva appena detto l’amica. Poi il suo volto si distese in un sorriso. –Hai ragione, Sanae. E’ meglio che mi comporti normalmente, come se niente fosse. Solo così potrò capire quali sono i miei veri sentimenti-, disse, sentendosi più rilassata.

 

Miyagi, ore 14.00

 

-Insomma, lasciatemi andare!-, esclamò all’improvviso una voce femminile che proveniva dall’ingresso del commissariato.

Tsubasa, Hikaru e Jun, che si trovavano ancora nell’ufficio dell’agente Morioka, riconobbero la voce di Mayuko, e si alzarono in piedi. Pochi istanti dopo, infatti, la ragazza, tenuta per le braccia da due agenti, fece il suo ingresso nella stanza, dibattendosi e urlando.

-Voi!-, esclamò quando li vide.

-Ci si rivede, Mayuko. Le nostre strade sono già tornate a incrociarsi-, commentò Jun squadrandola.

Mayuko aveva completamente perso l’aspetto da brava ragazza che tanto li aveva affascinati. Era rossa in viso, con i capelli arruffati e gli occhi da pazza, mentre si sbatteva per cercare di sfuggire alla stretta dei due poliziotti. Aveva un’espressione da bestia in gabbia, cattiva e grintosa.

-Lasciatemi!-, tornò a gridare con tutte le sue forze, quando gli agenti la costrinsero a sedersi su una seggiola di fronte alla scrivania di Morioka.

-Cerca di fare la brava, Mayuko -, intervenne Morioka stesso chiudendo la porta della stanza.

-Di nuovo tu, dannato sbirro!-, ringhiò la giovane lanciandogli un’occhiata di fuoco quando l’agente si sedette proprio di fronte a lei.

-Dovrei essere io a dirlo questo. Non riesci proprio a stare lontana dal commissariato, forse dovremmo sentirci lusingati-, commentò ironico il poliziotto.

-Non ci torno mica per vedere te-, sibilò furiosa Mayuko.

-Ah no?Peccato-, ribatté Morioka, poi la sua espressione si fece nuovamente seria e aprì un fascicolo, da cui tirò fuori il modulo che i ragazzi avevano poco prima compilato per denunciare il furto del portafoglio di Tsubasa.

Lo mostrò alla ragazza, che si voltò rapidamente per rivolgere ai tre giovani un’occhiata di sfida.

-Io non ho preso nessun portafoglio-, disse con glaciale freddezza.

-Conosci questi ragazzi, Mayuko?-, le chiese Morioka facendo finta di non aver sentito la sua affermazione.

-Mi hanno dato un passaggio fino a Miyagi-, rispose laconicamente la ragazza.

-In che luogo vi siete incontrati?-

-Poco dopo Iwate-

-Dopo la tua ultima bravata ho saputo che i tuoi genitori ti hanno spedita a Iwate da tua cugina Yuka, come mai hai deciso di andartene?-, proseguì il poliziotto accendendosi una sigaretta.

-Non ne potevo più di Yuka e dei suoi genitori-, disse Mayuko, dimenandosi inquieta sulla seggiola.

-Mayuko, per quale motivo hai rubato il portafoglio di questo ragazzo?-, domandò Morioka con un sospiro.

-Ti ripeto che io non ho rubato un bel niente-, rispose la ragazza con aria strafottente.

-Perquisite il suo zainetto-, ordinò l’agente ai due colleghi.

-Non ne avete il diritto!-, protestò la giovane a gran voce.

-Sei indiziata per furto, Mayuko -, le fece notare pacatamente il poliziotto.

La ragazza sbuffò rabbiosamente, e porse lo zainetto rosso ai due agenti, che lo ispezionarono rapidamente, estraendo da esso un piccolo borsellino in pelle, alcune foto, il cellulare, un rossetto e un portafoglio.

-E’ il suo?-, domandò Morioka porgendo il portafoglio a Tsubasa.

Il ragazzo lo prese in mano, lo aprì e gli gettò una rapida occhiata, poi annuì.

-Chi vi dice che non stia mentendo?-, imprecò Mayuko.

Tsubasa le rivolse un’occhiata colma di delusione, poi estrasse dal portafoglio la propria carta d’identità e la porse all’agente Morioka.

-Vuoi ancora negare di aver rubato il portafoglio di questo ragazzo?-, domandò questi squadrando la ragazza con aria severa.

Mayuko sospirò pesantemente. –E va bene, l’ ho rubato-, ammise a denti stretti.

-Mayuko…-, intervenne Tsubasa, prendendo una sedia e sistemandosi accanto alla ragazza. –Perché l’ hai fatto?-

La giovane lo guardò, e per un attimo assunse un’espressione triste, quasi dispiaciuta.

-Mi dispiace, Tsubasa. Tu e i tuoi amici siete stati molto carini con me, ma non ho potuto farne a meno-, rispose con aria imbarazzata, cercando di evitare il suo sguardo.

-Perché, Mayuko?-, insistette il ragazzo.

-Perché è una stupida!-, proruppe in quel momento una voce rabbiosa in direzione della porta. Tsubasa, Hikaru e Jun si voltarono e videro i genitori di Mayuko entrare nell’ufficio. Il padre aveva i lineamenti del viso contratti dalla rabbia, mentre la madre, incredibilmente somigliante alla figlia e pallidissima in volto, aveva un’espressione contrita e imbarazzata.

-Cosa ti è saltato in mente, eh? Cosa ti avevo detto l’ultima volta?-, gridò l’uomo furibondo, afferrando un braccio della figlia e costringendola ad alzarsi in piedi.

-Lasciami subito!-, sibilò la ragazza con un lampo di sfida negli occhi, cercando di liberarsi dalla stretta del padre.

-Calmatevi, per favore. Mayuko, torna a sederti. E anche lei, signor Urameshi-, intervenne Morioka cercando di placare gli animi.

-Come posso calmarmi? Ma si rende conto di quello che ci sta facendo vedere questa disgraziata?-, inveì il padre di Mayuko.

-Ma se tanto non te ne frega niente!-, ribatté glacialmente la figlia.

-Mayuko, tesoro, per favore…-, intervenne la madre in tono supplice.

-Senta, agente…il portafoglio è stato ritrovato, quindi voglio ritirare la denuncia-, intervenne Tsubasa, che aveva osservato la scena allibito e si sentiva sinceramente a disagio. Voleva solo chiudere in fretta quella brutta storia e ripartire per la sua strada, sperando di trovare Sanae il prima possibile.

-D’accordo, signor Ozora, se è questo che vuole può ritirare la denuncia. Ma questo non risolverà il problema-, disse placidamente Morioka.

-Questo non cambia il fatto che mia figlia è una disgraziata!-, ruggì il signor Urameshi.

-Senta, signore…io conosco a malapena sua figlia, e forse non sono la persona più adatta ma…Mayuko non è cattiva, è una ragazza in gamba, piena di qualità. L’ ho capito subito appena l’ ho conosciuta, e sono certo che i miei amici la pensano come me. Se fa così è perché ha dei problemi. Dovrebbe cercare di aiutarla, invece di inveire contro di lei-, intervenne Tsubasa con determinazione, affrontando lo sguardo severo del padre della ragazza.

Hikaru e Jun lo guardarono stupiti, poi annuirono per confermare quanto aveva appena detto.

-Sono d’accordo con Tsubasa, signore. Se non avessi ritenuto sua figlia un tipo a posto, non le avrei mai offerto un passaggio sulla mia macchina-, disse Jun, alzandosi in piedi e raggiungendo Tsubasa.

Il padre di Mayuko li guardò con espressione sorpresa. –Mia figlia vi ha ingannato e derubato e voi la definite una ragazza a posto?-, domandò allibito.

Anche Mayuko e sua madre stavano guardando i tre ragazzi con stupore.

-Non ci ha ingannato, tutto quello che ci ha raccontato corrisponde alla verità. Durante il viaggio Mayuko ha parlato a lungo dei problemi che ha con la sua famiglia, soprattutto con i suoi genitori, e di come si sente a disagio per questa situazione-, disse Hikaru, appoggiando anche lui gli amici.

L’uomo abbassò lo sguardo, pensieroso. Poi gettò una rapida occhiata alla figlia, che stava guardando i tre ragazzi con espressione dolce, quasi intenerita.

-E’ la verità, Mayuko?-, le chiese con una voce sommessa che non era altro che un pallido ricordo delle grida di poco prima.

La ragazza, commossa, si limitò ad annuire.

-Signor Urameshi, signora Urameshi, e anche tu, Mayuko, voglio che stavolta mi ascoltiate. Avete bisogno di aiuto per risolvere i vostri problemi familiari, non potete andare avanti così. La prossima volta potresti incontrare persone molto meno sensibili e generose di questi ragazzi, e trovarti in guai davvero seri-, intervenne con fermezza l’agente Morioka.

-Lei cosa ci consiglia?-, domandò timidamente la madre della ragazza.

-Penso che la soluzione migliore sia rivolgersi a uno psicoterapeuta, o a un consulente familiare-, disse il poliziotto.

-Non sono pazza, non voglio andare dallo strizzacervelli!-, si ribellò Mayuko.

-Mayuko, nessuno sta dicendo che tu sia pazza. Tu e i tuoi genitori avete dei problemi, e avete bisogno di una persona competente che vi aiuti a risolverli-, cercò di calmarla Morioka.

-Mayuko…Non puoi passare la vita a scappare dai tuoi problemi, a far finta che non esistono. Tu mi sei stata di grande aiuto, oggi, grazie alle tue parole ho capito delle cose che prima ignoravo, degli sbagli che ho commesso e a cui devo assolutamente rimediare per non perdere una persona molto cara. E lo stesso vale per Jun e per Hikaru. Solo ieri le cose della mia vita che credevo più stabili e immutabili sono andate in mille pezzi, e ora devo lottare per rimetterle a posto. Nella vita bisogna sempre lottare per stare meglio, Mayuko, e affrontare i problemi con convinzione. La tua vita può cambiare in meglio, credimi-, intervenne Tsubasa, prendendo una mano della ragazza e guardandola negli occhi.

La giovane lo guardò con una strana espressione. –Credi che io stia scappando dai miei problemi?-, gli chiese.

Il ragazzo annuì. –Sì. I furti, le bravate, il cercare a tutti i costi di attirare l’attenzione su di te…secondo me sono solo un modo per non affrontare i problemi che ti fanno stare male-, le disse serissimo.

Mayuko chinò la testa. –Forse hai ragione tu…-, sussurrò.

-I problemi è meglio risolverli, no? Prima che sia troppo tardi…-.

La ragazza annuì. –Hai ragione-, disse, e accennò a un pallido sorriso. Poi si voltò verso i suoi genitori.

-D’accordo, se per voi va bene possiamo andare da questo psicoterapeuta-, disse.

La madre ricambiò il sorriso, e si avvicinò alla figlia per abbracciarla. –Vedrai che andrà tutto bene, tesoro-, le disse dolcemente, accarezzandole i capelli per rassicurarla.

-Sì, avete ragione voi. Abbiamo bisogno di aiuto-, cedette anche il padre, e si avvicinò alla figlia accarezzandole esitante una guancia.

Tsubasa e gli amici si sorrisero. Poi completarono le formalità per ritirare la denuncia e si avviarono verso l’uscita del commissariato. Era passata circa un’ora, e avevano perso del tempo prezioso. Stavano per salire in macchina, quando sentirono una voce chiamare i loro nomi. Si voltarono e videro Mayuko che correva verso di loro sorridendo.

-Ragazzi, io devo ringraziarvi davvero moltissimo. Non solo non mi avete denunciato, ma mi avete anche aiutata. Siete davvero fantastici, più di quanto pensassi-, disse la giovane in tono commosso.

-Confesso che all’inizio ero molto deluso, e arrabbiato con te. Ma adesso credo di capire…beh, non farlo più, intesi?-, le rispose Jun, scompigliandole allegramente i capelli e dandole un buffetto sulla guancia.

-Te lo prometto. E stavolta intendo mantenere la parola data-, fece lei convinta.

-Buona fortuna, Mayuko-, le disse Hikaru abbracciandola rapidamente.

Mayuko e Tsubasa si ritrovarono uno di fronte all’altro, mentre i due amici salivano a bordo dell’auto.

-Tsubasa, io non so davvero come scusarmi con te…mi dispiace davvero tantissimo e credimi, è la prima volta che sono sinceramente pentita per quello che ho fatto-, disse la ragazza contrita.

Il giovane le sorrise affettuosamente. –Non preoccuparti, non è mica successo nulla di grave-, la rassicurò.

-E poi volevo ringraziarti per il tuo sostegno, e per le belle parole che hai detto prima. Farò di tutto per risolvere i miei problemi, e per diventare davvero la ragazza in gamba che tu hai descritto-.

-Sei già molto in gamba, Mayuko, e non farai fatica a realizzare i tuoi obiettivi. Buona fortuna-, le rispose Tsubasa, e la strinse tra le braccia per salutarla.

Mayuko lo abbracciò forte. –Ti auguro di ritrovare la persona molto cara che stai cercando-, disse, e poi gli diede un leggero bacio sulla guancia. –Sai, la invidio un po’-, sussurrò alla fine, sciogliendosi dall’abbraccio. Gli mandò un ultimo saluto con la mano, e poi corse via verso i suoi genitori, che la stavano aspettando poco distante.

Tsubasa la guardò allontanarsi, accarezzandosi sorpreso la guancia su cui lei l’aveva baciato, poi salì in macchina, dove i due amici lo aspettavano con uno sguardo curiosamente malizioso.

-Hai fatto colpo amico, complimenti!-, lo prese in giro Jun accendendo il motore dell’auto.

-Ma...che dici?-, balbettò Tsubasa imbarazzato, arrossendo.

-Credo che Mayuko si fosse un po’ innamorata di te-, rincarò la dose Hikaru iniziando a ridacchiare.

-Smettetela di sfottere e pensiamo ad arrivare a Sendai alla svelta piuttosto, che abbiamo già perso un mucchio di tempo!-, brontolò il ragazzo sistemandosi sul sedile posteriore.

Poi si girò, e osservò dal lunotto posteriore il commissariato di Miyagi che si allontanava. –Buona fortuna, Mayuko-, pensò.

 

Okinawa, ore 18

Le ragazze erano appena rincasate dopo aver trascorso tutto il pomeriggio in spiaggia. Erano piuttosto rosse e accaldate, e non vedevano l’ora di farsi una bella doccia. La giornata era stata piacevole: avevano preso il sole e chiacchierato allegramente con Maki, avevano fatto un lungo bagno e avevano giocato a beach-volley. Masaro non si era visto per tutto il pomeriggio, e quando Sanae aveva domandato a Maki che fine avesse fatto il cugino, questa aveva risposto che il ragazzo era andato con alcuni amici a fare del surf poco distante. La notizia aveva decisamente sollevato Yayoi, che, nonostante fosse d’accordo con Sanae sul fatto che per fare luce sui suoi sentimenti doveva frequentare il ragazzo come se niente fosse, si sentiva molto a disagio all’idea di trovarselo vicino, temendo soprattutto che lui avesse in qualche modo tirato fuori quanto era accaduto quella mattina sul motoscafo. Libera dalla preoccupazione per la presenza di Masaro, Yayoi si era goduta tranquillamente la giornata insieme alle amiche, e si sentiva decisamente meno tesa quella sera.

Avevano quasi raggiunto la casa di Maki quando videro una sagoma familiare che le attendeva davanti al cancello.

-Kojiro!-, esclamò Maki felice, cominciando a correre in direzione del fidanzato. Lo raggiunse velocemente, e gli gettò le braccia al collo entusiasta. –Finalmente sei arrivato!-.

-Non potevo resistere un minuto di più-, le sussurrò il ragazzo in un orecchio. Poi si accorse che la fidanzata non era sola, e gettò un’occhiata stupita alle altre ragazze.

-E voi che ci fate qui?-, domandò allibito.

-Sono venute a passare qualche giorno di vacanza al mare-, si affrettò a spiegare Maki per toglierle dagli impicci.

-Da sole?-, chiese lui, guardandosi intorno per controllare se c’erano anche Tsubasa e gli altri da qualche parte.

-Naturalmente-, rispose la fidanzata, prendendolo a braccetto e conducendolo verso casa. –Sarai stanco per il viaggio, Kojiro. Ti va una doccia, intanto che io preparo la cena?-, proseguì, cercando di distrarlo.

-Sì, la doccia è una buona idea, ma non stare a disturbarti per la cena. Stasera potremmo andare tutti a cena fuori-, propose Hiyuga, voltandosi indietro per osservare le altre ragazze. Avvertiva qualcosa di strano nell’aria. Cosa ci facevano quelle tre a Okinawa, da sole, senza i loro ragazzi? Da quando le conosceva non le aveva mai viste senza di loro. Soprattutto Nakazawa…possibile che, proprio mentre Tsubasa si godeva qualche giorno di vacanza a Fujisawa prima di tornarsene in Brasile, la sua ragazza decidesse di andarsene in vacanza al mare con le amiche anziché restare con lui? C’era qualcosa di decisamente strano.

-A cena fuori? Che grande idea, Kojiro!-, esclamò felice Maki.

-Maki, dimmi la verità, cosa ci fanno Nakazawa e le altre qui?-, domandò sottovoce alla ragazza.

-Ma tesoro, non capisco…sono in vacanza al mare, che ci trovi di strano?-, ribatté lei cercando di fare finta di nulla.

-Andiamo, sai benissimo che Tsubasa rimarrà in Giappone solo poco tempo prima di tornarsene in Brasile. Ti pare normale che la Nakazawa, innamorata com’è di lui, preferisca passare questo poco, prezioso tempo qui a Okinawa anziché con lui?-, le fece notare il giovane.

Maki rimase spiazzata dall’osservazione del ragazzo. –Complimenti per l’acume!-, gli disse.

-Maki, sto parlando seriamente-, rispose lui torvo.

-Dopo ti spiegherò, tesoro. Devi solo promettermi che non dirai nulla a Tsubasa e agli altri ragazzi, e che tantomeno li informerai che le ragazze sono qui-, disse la fidanzata guardandolo severamente.

-Vuoi dire che loro non lo sanno?-, si meravigliò Kojiro.

-Ho già detto che ti spiego tutto dopo-, ribatté la ragazza. –Sai, stamattina Masaro ci ha portato a fare una gita in motoscafo. E’ stato molto piacevole, vero ragazze?-, disse poi ad alta voce, voltandosi in direzione delle amiche.

Yayoi arrossì lievemente. –Beh, posso dire di essermi divertita molto, a parte l’incidente-, farfugliò imbarazzata.

-Già, che sciocca! Dimenticavo che Yayoi ha avuto un piccolo incidente, ma Masaro l’ ha aiutata!-, esclamò Maki.

-Il nostro Masaro è sempre pronto ad aiutare le belle ragazze-, commentò ironicamente Hiyuga. –A proposito, dov’è? -.

-E’ proprio qui che vi aspetta-, disse una voce dalla porta della casa di Maki. Sulla soglia, con addosso solo un asciugamano arrotolato intorno alla vita e i capelli bagnati, li attendeva proprio Masaro. –Ben arrivato, Kojiro. Mi fa piacere rivederti-, fece porgendo la mano a Hiyuga.

Kojiro ricambiò la stretta. –Il piacere è mio, Masaro-.

Alla vista di Masaro seminudo, Yayoi avvampò ancora di più, e il suo imbarazzo non sfuggì all’occhio attento di Hiyuga.

-Come va oggi, Yayoi? Ti senti meglio?-, domandò Masaro rivolgendosi alla ragazza.

-S…sì, grazie-, balbettò lei imbarazzata.

-Mi fa piacere-, disse lui, rivolgendole un sorriso da mozzare il fiato.

-Noi tre andiamo a farci una doccia. E poi siamo sicure che tu e Kojiro volete stare un po’ da soli-, intervenne Sanae per salvare l’amica dalla situazione.

-D’accordo, allora ci rivediamo per la cena. Tra un’ora va bene?-, domandò Maki, aggrappata al braccio del fidanzato.

-Perfetto-, disse Yoshiko, dirigendosi verso la porta della propria stanza.

-Aspetta, Yayoi-, fece Masaro afferrando il braccio della ragazza.

-Che c’è?-, chiese quest’ultima, a disagio.

-Vorrei parlare un po’ con te. Che ne dici di fare una passeggiata insieme, dopo cena?-, le chiese.

La ragazza ci pensò su per un attimo, poi gli rivolse un sorriso forzato. –D’accordo-, mormorò.

Lui fece uno dei suoi sorrisi più belli. –Magnifico. A dopo, allora-, disse, accomiatandosi da lei.

 

Okinawa, ore 22

Il gruppetto aveva cenato in un ristorante vicino al faro, dove avevano potuto gustare delle deliziose specialità di pesce. La cena era trascorsa parlando del più e del meno, e Maki era stata attentissima ad evitare che la conversazione potesse scivolare su Tsubasa e gli altri. Appena erano rimasti soli, Kojiro le aveva nuovamente chiesto spiegazioni sulla presenza di Sanae e delle altre a Okinawa, e Maki gli aveva risposto piuttosto evasivamente che le tre amiche stavano attraversando un periodo di crisi e avevano deciso di fare un viaggetto da sole per riflettere un po’ in santa pace. Il giovane non era stato molto soddisfatto della spiegazione, ma Maki era riuscita a cambiare argomento adducendo come scusa il fatto che era da tanto che non stavano un po’ insieme, e che non voleva passare tutto il tempo a parlare delle altre. Kojiro però, per tutta la cena, aveva osservato con attenzione il comportamento di Nakazawa e delle altre, ed era giunto alla conclusione che erano molto strane. Soprattutto Yayoi. Anche un cieco avrebbe notato le occhiate roventi che le lanciava Masaro, ma questo non lo stupiva, perché aveva imparato a conoscere il cugino della fidanzata e sapeva che non era capace di resistere alle belle ragazze. Quello che lo stupiva era vedere che la ragazza ricambiava le occhiate di Masaro con dei languidi sorrisi. No, quella non poteva essere la manager della Musashi che conosceva lui, la ragazzina che idolatrava Jun Misugi. Decisamente doveva domandare a Maki ulteriori spiegazioni, o forse sarebbe stato meglio chiederle direttamente a Nakazawa.

Il suo stupore salì alle stelle quando, terminato di cenare, Masaro e Yayoi si alzarono dal tavolo dicendo che andavano a fare una passeggiata. Kojiro li osservò meravigliato dirigersi verso la spiaggia camminando vicini, senza che né Maki né le altre due ragazze avessero mostrato il minimo stupore o disappunto per quanto stava accadendo.

-Adesso basta, ho proprio bisogno di una buona spiegazione-, disse il ragazzo a bruciapelo interrompendo un discorso di Maki.

Le tre ragazze lo guardarono meravigliate.

-Caro, non capisco di cosa stai parlando-, cercò di glissare Maki.

-Maki, non fare la finta tonta, sai benissimo di cosa sto parlando. Nakazawa, cosa ci fate tu e le tue amiche qui?-, domandò con tono imperioso.

-Ti diamo forse fastidio?-, ribatté Sanae abbozzando un sorriso forzato.

-Sai bene cosa intendo, Nakazawa. Tsubasa si fermerà in Giappone per poche settimane, e poi tornerà in Brasile per chissà quanto. Ammetterai che trova alquanto strano che la sua innamoratissima fidanzata se ne stia al mare con le amiche anziché insieme a lui-, disse Kojiro con calma.

Sanae rimase spiazzata, non sapendo come controbattere.

-Vi siete per caso lasciati?-

-Ecco…io…non…-, farfugliò la ragazza a disagio.

-Kojiro, ti prego…-, cercò di intervenire Maki.

-E che mi dici di Yayoi? Arrivo a Okinawa e incontro la devota fidanzata di Misugi in pieno idillio amoroso con tuo cugino Masaro. Concorderai anche tu che la cosa è un tantino inaspettata e sconcertante, no?-, insistette il giovane.

-Ti ho già accennato a com’è la situazione, Kojiro-, tentò ancora la fidanzata.

-Questa mi pare molto più di una semplice crisi-, le fece notare lui caustico. –Sentite, so che non sono affari miei, ma i vostri ragazzi, ammesso che lo siano ancora, sono miei amici e compagni di squadra, e vorrei capire cosa sta succedendo alle loro spalle, tutto qui-.

-Ha ragione, Maki. Cercheremo di darti una spiegazione, va bene? Io e le altre ragazze stiamo attraversando un brutto momento. Chiamala crisi, o stanchezza, o depressione, o quello che vuoi. Insomma, ci siamo rese conto che non sappiamo più che cosa vogliamo dalla vita, che siamo insoddisfatte da quello che abbiamo, che non siamo felici. Abbiamo deciso di partire senza dire ai ragazzi dove andavamo per cercare di ritrovare noi stesse. Speravamo di poter riflettere in santa pace, lontano da loro, per capire cosa veramente vogliamo fare del nostro futuro-, spiegò Sanae guardando il ragazzo negli occhi.

-Quindi Tsubasa e gli altri non sanno dove siete-, osservò Kojiro.

-No. Anzi, sono molto preoccupati per noi. Forse ci stanno cercando-, intervenne timidamente Yoshiko.

-Ma sanno almeno il motivo per cui ve ne siete andate?-

-Vagamente-, ribatté Sanae.

-Vagamente…-, ripeté lentamente Kojiro. –E almeno è servita a qualcosa questa riflessione?-

-Sì, stiamo iniziando a capire cos’è che non va e cosa dobbiamo fare per migliorare le cose-, disse Sanae decisa.

-Abbiamo capito quali sono stati i nostri sbagli e quelli dei ragazzi-, aggiunse Yoshiko.

-E di Yayoi e Masaro che mi dite?-, domandò nuovamente il giovane.

-Beh, questa è una faccenda un po’ complicata. Diciamo che Yayoi si sente attratta da Masaro, e sta cercando di capire se è solo un’infatuazione passeggera o qualcosa di più serio-, cercò di spiegare Sanae.

-Fammi capire…venite qui per riflettere sulla vostra situazione, perché vi sentite in crisi. Non dite ai ragazzi dove siete, e spiegate solo vagamente i motivi della vostra partenza. Appena arrivate a Okinawa Yayoi conosce un ragazzo, o meglio conosce il perfetto sosia del suo ragazzo, e afferma di sentirsi attratta da lui. Correggimi se sbaglio-, provò a tirare le somme Hiyuga.

-No, non sbagli-, confermò Sanae.

-Ragazze mie, vi siete cacciate in un pasticcio coi fiocchi!-, commentò poi alla fine.

-Non erano queste le intenzioni-, mormorò Yoshiko.

-Sentite, ragazze, io posso capire le vostre motivazioni, e non ho intenzione di giudicarvi né tantomeno di biasimarvi. Ma lasciatemi dire almeno questo: la fuga non è mai stata la soluzione per nessun problema. Capisco che avevate bisogno di riflettere, ma credetemi, se avevate qualcosa che vi faceva stare male avreste fatto meglio a discuterne con i ragazzi, anziché tenervi tutto dentro e cercando una risposta allontanandovi. Credo che così abbiate solo peggiorato la situazione-, disse il giovane in tono profondamente serio.

-Di questo cominciamo a renderci conto anche noi-, bisbigliò Sanae.

-Pensate di tornare a casa?-, intervenne Maki.

Le due ragazze scossero la testa.

-No, ormai siamo in ballo, e dobbiamo arrivare fino in fondo-, fece Sanae decisa.

-E quale sarebbe il fondo?-, chiese Kojiro.

La ragazza abbassò lo sguardo. –Purtroppo questo ancora non lo so-.

Kojiro scosse la testa.

-Non torneremo a casa finchè non ci sentiremo pronte ad affrontare la situazione con i ragazzi-, disse lentamente Yoshiko.

-Quindi ancora non ve la sentite-, disse Maki.

-Non ancora…abbiamo ancora troppa confusione in testa-

-E avete anche paura di affrontarli-, fece notare loro Hiyuga.

Sanae annuì debolmente. –Forse sì-, ammise con un filo di voce.

 

Nel frattempo, Yayoi e Masaro stavano camminando lentamente in riva al mare. Erano passati circa dieci minuti, e ancora nessuno dei due aveva aperto bocca. Yayoi si limitava a lanciare al giovane alcune occhiate di sfuggita, cercando di decifrare la sua espressione. Non sapeva cosa dire, come comportarsi, si sentiva a disagio e terribilmente stupida. In cuor suo non faceva che maledirsi per essersi cacciata in una situazione simile.

Masaro dal canto suo la stava osservando con attenzione. Lievemente truccata e con i capelli raccolti era davvero splendida. Inutile negarlo, quella ragazza gli piaceva molto. Quella mattina baciarla gli era venuto istintivo, ciò che l’aveva stupito era stata la risposta di lei al suo gesto. Contrariamente a tutte le sue aspettative, non lo aveva rifiutato, al contrario, aveva risposto al suo bacio. D’accordo, era sotto shock per il rischio che aveva appena corso, e quindi aveva probabilmente agito d’istinto senza rendersi conto di cosa stava succedendo, ma restava il fatto che non l’aveva respinto, e questo gli lasciava una speranza. E per quanto minime potessero essere le sue possibilità di conquistarla, valeva comunque la pena di tentare.

-Avete pensato a quanto tempo ancora vi fermerete ad Okinawa?-, esordì rompendo il lungo periodo di silenzio, con l’argomento più innocuo che gli riuscì di trovare.

La ragazza scosse il capo. –Non ancora. Credo almeno un altro paio di giorni-, rispose senza alzare lo sguardo.

-Io spero che vi fermiate il più a lungo possibile. Vorrei avere la possibilità di conoscerti meglio, di passare più tempo con te-, ribatté lui in tono serio.

Yayoi rimase in silenzio, non trovando le parole per controbattere.

-Vorrei solo capire se c’è una possibilità per noi due-, proseguì Masaro.

La ragazza sollevò gli occhi e lo guardò. –Cosa intendi con questo?-, gli chiese.

-Beh, penso sia facile da immaginare. Tu mi piaci molto, Yayoi, mi sei piaciuta dal primo momento che ti ho vista e immagino che te ne sarai resa conto-.

Yayoi annuì pensierosa.

-All’ inizio pensavo di non avere la benché minima possibilità. Mi avevi detto di essere fidanzata, e poi mi hai fatto capire chiaramente che non mi sopportavi nemmeno, e che mi consideravi inopportuno e invadente-.

La ragazza annuì nuovamente, sempre restando zitta.

-Invece quello che è successo stamattina…quando ci siamo baciati…ecco, non so come spiegartelo. Mi ha dato una speranza. Ho pensato che forse non ti sono del tutto indifferente-, concluse il giovane.

Yayoi arrossì lievemente. –Masaro, non ti ho mentito quanto ti ho detto di essere fidanzata. E’ la pura verità: ho un ragazzo che amo moltissimo. Ed è vero anche che il tuo comportamento di ieri, quando ci siamo conosciuti sulla spiaggia, è stato per me molto fastidioso, e che per un attimo ti ho detestato-.

A queste parole Masaro fece un sorrisino. –Lo avevo immaginato-.

-Questa però è stata solo la prima impressione, conoscendoti un po’ di più ho avuto modo di vedere che non sei solo un farfallone importuno, ma un ragazzo simpatico e pieno di qualità. E, credimi, mi dispiace di averti giudicato affrettatamente-, proseguì la ragazza.

Masaro le prese una mano, e la avvicino di più a sé. –E adesso? Che cosa pensi di me adesso?-, chiese in un sussurro.

Yayoi sospirò. –Tu mi piaci, Masaro-, ammise, -mi piaci molto. Ad essere sincera fino in fondo, mi sento fisicamente attratta da te-, e arrossì.

Il giovane sorrise. –E’ già un punto di partenza, no?-, disse speranzoso.

La ragazza sottrasse la propria mano al contatto con quella di lui e si allontanò, riprendendo a camminare in silenzio. Masaro la raggiunse subito, e l’afferrò per le spalle, costringendola a guardarlo negli occhi. Poi chinò la testa e la baciò di nuovo.

Stavolta Yayoi non rispose al bacio. Rimase ferma, immobile, come impietrita. Aveva un solo pensiero in testa: non doveva, non poteva. Lei amava un altro, e baciando Masaro avrebbe ingannato entrambi. Il giovane si allontanò, e la guardò con espressione delusa.

-Non è andata così stamattina-, disse a bassa voce, mestamente.

-Lo so-, sussurrò lei.

-Mi hai appena detto che ti piaccio-, incalzò Masaro.

-Ed è vero, credimi. Ma sono innamorata del mio ragazzo, e quindi non posso. Se fossi stata libera, probabilmente sarebbe potuto nascere qualcosa tra noi, ma non lo sono-, rispose la ragazza.

Masaro sospirò rabbiosamente. –Non mi sembrava che fossi tanto innamorata di lui, stamattina!-, imprecò.

Gli occhi di Yayoi si riempirono di lacrime. –Hai ragione, il mio comportamento di stamattina è stato imperdonabile. Ho perso il controllo di me stessa per un attimo, e così facendo ho tradito la fiducia di Jun e ho illuso inutilmente te. Credimi, mi dispiace, e non puoi immaginare quanto mi senta stupida-.

Il ragazzo l’afferrò bruscamente per le spalle. –Stamattina hai seguito solo i tuoi sentimenti, Yayoi, quei sentimenti che adesso stai cercando di reprimere. Ma se ti lasciassi andare, scopriresti che è la cosa più giusta. Il destino ci ha dato un’occasione, non possiamo gettarla in questo modo-, insistette.

Yayoi distolse lo sguardo dagli occhi fiammeggianti di lui. –Masaro, ti prego…non insistere-, mormorò in tono supplice.

-Io sono sicuro che tu provi qualcosa per me, Yayoi, perché vuoi far finta di niente? Perché cerchi di negare?-

La ragazza si allontanò bruscamente da lui, e si asciugò le lacrime. Poi lo fissò con espressione decisa. –Masaro, credimi, mi dispiace per averti illuso e fatto del male, ma ti ripeto che amo il mio ragazzo e non posso né tantomeno voglio tradirlo-, rispose con determinazione.

-Ma noi siamo fatti l’uno per l’altra, Yayoi!-, gridò Masaro.

-Ci conosciamo appena, come puoi affermare una cosa del genere? Quello che c’è tra noi è una semplice attrazione fisica, e secondo me non vale la pena gettare alle ortiche un rapporto che dura da tanti anni solo per questo-

-Se tu sei qui, vuol dire che il tuo fidanzato non è capace di renderti felice-, rimbeccò Masaro.

La ragazza vacillò per un istante, poi riprese velocemente il controllo, e lo fronteggiò battagliera. –Come puoi dire questo? Cosa ne sai tu di me e dei miei problemi? E’ vero, ultimamente tra me e Jun ci sono dei problemi, ma questo non significa che abbiamo smesso di amarci. E non credo che potrei risolverli tradendolo con te!-, gli disse.

-Io non sto cercando solo una semplice avventura con te, Yayoi. Io penso che insieme noi due potremmo costruire qualcosa di molto importante!-, insistette il ragazzo.

La giovane sospirò. –Mi dispiace davvero, ma io ho già trovato la persona con cui voglio costruire qualcosa d’ importante-, rispose pacatamente guardandolo negli occhi.

Masaro chinò la testa. –Vedo che sei proprio decisa-, commentò amaramente.

Yayoi annuì.

-Beh, allora credo non ci sia più niente da dire. E’ meglio se torniamo dagli altri-, disse il ragazzo, cominciando a camminare verso la direzione dalla quale erano arrivati.

-Mi dispiace, Masaro-, mormorò la ragazza, poi lo seguì lentamente senza dire una parola.

 

 

Anche la seconda giornata è passata. I ragazzi sono ormai alle porte di Sendai, ma le ragazze non sono lì. Ma a Sendai li attendono nuove avventure e nuove conoscenze, e potranno anche dedicarsi alla grande passione della loro vita.

Intanto, dopo che Yayoi ha respinto Masaro, le ragazze rimarranno ad Okinawa o partiranno per una nuova destinazione? E il bel surfista si sarà veramente arreso o tornerà alla carica?

Per saperlo, non perdetevi il settimo capitolo di ON THE ROAD J !!

 

 

 

 

 

  
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