Storie originali > Nonsense
Ricorda la storia  |      
Autore: Sarhita    21/05/2010    15 recensioni
Scrive veloce, di getto, con l’immensa paura di dimenticare quei pensieri che, seguendo una via a noi sconosciuta, nella mente, si trasformano in parole, che guidano la mano come silenziosi comandi, e la penna lascia la sua fine scia, e il bianco si sporca.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La ragazza guarda il foglio protocollo preoccupata e rilegge per la centesima volta il titolo assegnato credendo di non aver letto bene, o di non aver afferrato bene il concetto. Sbatte più volte le ciglia fissando la sottile linea d’inchiostro nero ben delineata. È li, nero su bianco.

Tema: “Chi sei veramente?”

Un dito va a grattare con fare pensieroso il capo. Gira il foglio tra le mani ma, no, il bianco clorato della cellulosa non le da una risposta. Fissa il muro davanti a sè concentrandosi, sembra una domanda sciocca eppure non lo è.

“Chi sono veramente? Io sono io!” pensa, ovviamente. La frase vuol dire tutto e non vuol dire niente. Sorride. Non è mai stata brava con le parole, ma da qualche parte deve pur cominciare. S’inumidisce le labbra e crocchia le dita. Un’idea iniziale, serve solo un’idea iniziale. Riprendendo il filo dei suoi precedenti pensieri scrive due lettere. “io” e aggiunge un punto.

“Io.”

Io punto e basta. Il punto che vuol dire stop, fermati. Non c’è più niente. Io sono io. Punto, non c’è altro da aggiungere. Semplice, no? No…

Ma la mano, o forse la penna, birichina, va a segnare un altro punto quasi invisibile vicino al primo.

“Io..”

Io seguito da due punti. Il secondo non vuol dire niente. Ma già la ragazza è indecisa. È come se volesse aggiungere qualcosa. Un “ma” che cambia tutto.

“Io sono io, punto e basta…

…ma io… chi sono?”. Cerca di darsi una definizione che assomigli alla realtà ma che non ricordi una stupida presentazione di una ragazzina ad un concorso di bellezza. Lei odia questo genere di cose.

Si morde il labbro e viene colta dal panico. Come può un semplice tema farla penare così tanto?

Infondo dovrebbe essere semplice. Chi la conosce meglio di se stessa? Dovrebbe essere facile. Dovrebbe...

Aggiunge un terzo punto, trasformando quell’io in un “io” seguito da tre puntini di sospensione

“Io…"

E i tre punti vogliono significare pausa di riflessione, o silenzio, o vuoto, volendo. Perché è proprio un vuoto mentale quello che la assale

Perché la ragazza si rende conto che quel “Chi sei veramente?” l’ha messa in crisi. E che non lo sa, non lo sa proprio

Lei è tutti e nessuno, è unica ma allo stesso tempo comune, e non riesce a scrivere un'altra riga.

Il suono della campanella della fine della prima ora la coglie impreparata e lei ha ancora sul suo immacolato foglio soltanto due lettere e tre puntini.

Due vocali che vogliono dire tutto e non vogliono dire niente.

E allora l’illuminazione.

Probabilmente sarà un tema lungo e piuttosto sconclusionato e pieno di riflessioni, probabilmente il suo tema assomiglierà molto a questo scritto, probabilmente dopo questo tema si conoscerà un po’ meglio.

Ma adesso sa cosa scrivere. Ed è una sensazione strana, forte.

Scrive veloce, di getto, con l’immensa paura di dimenticare quei pensieri che, seguendo una via a noi sconosciuta, nella mente, si trasformano in parole, che guidano la mano come silenziosi comandi, e la penna lascia la sua fine scia, e il bianco si sporca. E il vuoto si riempie. E il testo prende forma. Una… due… tre… mille lettere, parole, righe. E il foglio protocollo ha sempre meno spazio a disposizione. E il problema non è più cosa scrivere, ma dove. E il foglio, da solo, non basta più a definire l’identità di una persona, né il banco. Dovrebbe scrivere anche sulle pareti, sulle rocce, sulle montagne, sul cielo. Sulle nuvole. Perché ogni persona è tutto il mondo, e lei si sente un piccolo pianeta ricco di luoghi meravigliosi, nascosti oppure lì, alla portata di tutti. E altri inospitali e inquietanti. Bui. E non bastano i colori dell’arcobaleno a definire una persona. Né tutti i profumi del mondo a definirne l’essenza. E scrive e scrive e scrive… finché...

Il suono della sveglia la desta all’improvviso e si accorge di aver sognato. Che sogno strano poi!

Si dirige a scuola pensando alla stranezza della cosa.

Arrivata scopre che c’è davvero un tema e quando la professoressa d’italiano detta il titolo, ringrazia il cielo che la traccia, questa volta, sia solo un noioso e semplice tema storico…

   
 
Leggi le 15 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: Sarhita