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Autore: candidalametta    21/05/2010    3 recensioni
Tomo suonava nella stanza semi buia, pochi raggi filtravano attraverso le persiane, si lasciò andare completamente per accompagnare lo strumento tra le sue dita, lasciando che i capelli gli coprissero il viso guidato dall'immaginazione quando sopperiva la tecnica. A gambe larghe nel vuoto nero di una stanza pena di strumenti muti.Non una lacrima, ma una valvola sicura per il suo odio, per il rancore, per l'inevitabile realtà di essere stati uccisi da chi credeva gli volesse bene.
Genere: Romantico, Triste, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Tomo Miličević
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Jared era seduto al centro del palcoscenico, una luce soffusa lo visualizzava come l’unica presenza sul pavimento di legno chiaro. Su una sedia imbracciava amorevolmente una delle sue chitarre acustiche, dopo pochi accordi una luce tenue alle sue spalle illuminò vagamente i violinisti in un angolo. La canzone non impedì a Tomo di sorridere. Tipico di Jay volere il palco tutto per se costringendo gli altri a restare nascosti, era lui la star dopotutto.
Tomo cercò di concentrarsi sulla bravura tecnica dei violinisti, di ricordarsi gli accordi, qualsiasi cosa pur di non perdersi nella melodia, le parole che continuavano a scorrere anche nella sua mente. Ma sarebbe stato come chiedere al suo cuore di smettere di battere come in una corsa per la salvezza.


Chiuse gli occhi ripensando a cosa lo avesse portato fino a li, alla sera prima quando Jared aveva detto al fratello di considerarsi libero per l’indomani, che allo show sarebbe andato da solo. “grandioso!” aveva esclamato il batterista, poi aveva battuto una mano sulla spalla di Tomo facendolo ondeggiare, “mi dispiace per te Tomo, si vede che ti divertirai con Matt a fare da spalla al capo”, Tomislav sorrise mestamente, “in realtà non andrò neanche io Shan”. Un attimo di silenzio imbarazzato avvolse tutti per pochi secondi mentre il batterista guardava il biondo che si stringeva nelle spalle facendo intuire il distacco, “voglio andare da solo, fine del discorso” concluse Jared calmo prima che il fratello potesse ribattere in qualche modo.
Shannon si era stretto nelle spalle senza aggiungere nulla, aveva approfittato di quelle ore rubate allo spettacolo per godersi il meritato riposo e la compagnia di qualche amico fidato insieme a Matt. Tomo gli aveva assicurato altrettanto ma all’orario della performance era uscito dalla stanza senza accorgersene cercando per le vie stracolme di New York una distrazione lontana dalla voce che continuavano a rombargli in testa. Confuso si ritrovo alle porte degli sudi televisivi senza neanche accorgersene, uno dello staff riconoscendolo, lo fece passare con lui attraverso la porta stretta.

Fu così che si ritrovò ad ammirare da una strana angolazione il profilo di Jared mentre cantava accompagnato da quello strumento che ormai non sentiva più suo da molto tempo. Osservava la scena irreale in cui ‘the kill’ prendeva vita come il grido di rassegnazione che solo chi soffre veramente può intonare.
Era la dolcezza nel canto della fenice, quella che vuole morire per risorgere fiera e bellissima. Così perdeva tutto l’odio che la chitarra elettrica e la batteria trasmettevano lasciando un unico lungo lamento.
Tomo si poggiò a una delle sottili pareti delle quinte, chiuse gli occhi sentendosi fragile come non lo era ma stato, la voce di Jared sembrava accarezzarlo.

You're killing me, killing me
All I wanted was you
Come, break me down
Break me down

Rimase con gli occhi chiusi lasciandosi cullare dalla melodia, perdendo la cognizione del tempo senza sentire il “tank you” appena bisbigliato di Jay, gli applausi della platea, la sigla della pubblicità.
Solo la lieve carezza sul braccio scoperto gli fece spalancare gli occhi abituati al buio.

“Ciao Tomislav”, gli occhi azzurri lo fissarono per un attimo e lui sentì un unico doloroso battito nel petto. Era come se il tempo non fosse mai trascorso.

Jared lo guardò intensamente, con una espressione di dolcezza che cancellò tutto dalla testa di Tomo. Si ritrovò a stringere forte il compagno di viaggio, di lavoro, il capo, il fratello, la sua guida nei momenti di sconforto e il buffone delle serate tristi. Il cantante lo cingeva dolcemente con le braccia. “non potevo farlo Jay! Lei insegue i miei sogni, cerco di eliminarla ogni volta che suoniamo the kill, ma è lei ad uccidermi, il suo ricordo, una parte di me che è morta per sempre.
Ora, con quei violini, i miei stessi accordi...”. L’altro lo stringeva dolcemente, “è finita Tomo, hai avuto il coraggio di venirla ad ascoltare, hai chiuso con lei”, sorrise, il tono dell’ultima frase era identico a quello della canzone cantata da poco. Si staccò per guardarlo negli occhi, ora non gli facevano più paura, riconosceva perché quelli di Jay erano incredibilmente diversi da quelli della ragazza. Erano umani, caldi, come quelli non erano mai stati.
Osservò l’espressione familiare, così dolce, gli voleva bene, riusciva a sentirlo ora, anche attraverso quegli occhi blu che aveva sempre evitato, per non ricordare, per evitare quel brivido di paura e rassegnazione. Jared sentì una voce chiamarlo pochi metri da lui, fece l’occhiolino al chitarrista e si allontanò molleggiante.

Tomo si guardò intorno, lo studio era vuoto, il pubblico ormai fuori, i riflettori spenti.
Presentatore, cameraman e tecnici vari erano andati già via. Solo i violinisti al riparo dalle quinte aspettavano chissà chi. Il croato sospirò pesantemente e si avvicinò al più giovane. Un ragazzo sui venticinque anni molto magro. “ciao, puoi prestarmelo un attimo?” chiese Tomo indicando il violino che questi teneva ancora in mano, il giovane glielo porse stupito. Tomo lo prese tra le mani soppesandolo,si portò al centro del palco accomodandolo con naturalezza tra il mento e la spalla e intonò gli ultimi accordi.

Fighting for a chance
I know now, this is who I really am

Tomo alzò il viso verso un angolo buio del palco, la vide solo nella sua fantasia ma fu più che sufficiente, gli occhi chiari nelle ombre scure dei suoi capelli.

Come
Break me down
Bury me, bury me
I am finished with you..

Abbassò lo strumento sospirando.

Allora, teoricamente doveva finire qui, ma grazie alla prima persona che ha apprezzato questa storia, la mia amata Debe ha un piccolo seguito, intanto GRAZIE infinite a

Talita;che non ringrazierò mai abbastanza e

Luxu , si, volevo disperatamente che lo perdonasse!
  
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