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Autore: _Bittersweettaste    21/05/2010    5 recensioni
Ci sono cose che nessuno di noi sarà mai in grado di prevedere.
Ci sono eventi che sfuggiranno al nostro controllo, come se il fato avesse già disegnato il cammino delle nostre vite. Basta un solo gesto, per sconvolgere irrimediabilmente il corso del destino, in un attimo ogni cosa può cambiare. In un solo attimo le nostre vite potrebbero sconvolgersi completamente, lasciandoci persi in balia di noi stessi.
Che cosa faresti, se improvvisamente il destino decidesse di cambiare?
Che cosa sarebbe successo, se anche solo un evento del passato non fosse stato lo stesso?
Cosa sarebbe successo, se nel mondo di Goku e dei suoi compagni avesse fatto la sua comparsa un ulteriore Sayan?
Come sarebbero andate le cose, se improvvisamente le carte in tavola avessero contato un nuovo elemento?
WARNING: sebbene ci sia un nuovo personaggio, non è assolutamente una Mary Sue, in quanto ha caratteristiche, abilità e difetti che contribuiscono a renderlo completamente umano
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Nuovo personaggio, Piccolo
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Resa cieca dal veleno iniettatole dallo scienziato, ormai reso folle dal suo stesso desiderio di conoscenza, Sherin si affidò alle forti mani dei soldati, troppo sconvolta per reagire. Fra poco finirà tutto, pensò in un attimo di lucidità, perché combattere una battaglia persa in partenza?
Il cupo sferragliare di un arrugginito mazzo di chiavi annunciò il loro arrivo alla cella. Il respiro della giovane donna si fece più rapido, così come i battiti del suo cuore: entro pochi attimi Vegeta le sarebbe corso incontro, trattenendo a malapena la furia crescente, chiedendole cosa ne fosse stato di Bulma...con che cuore avrebbe potuto riferirgli della sua morte? Si morse le labbra, frenando il lamento di dolore che, dal cuore, aveva tentato di raggiungere la sua bocca sottile.
-Per tutti i diavoli dell'inferno.....
Desiderando come l'aria di poter vedere ancora, Sherin concentrò tutta la sua attenzione sul rumore ritmico del cuore della guardia che aveva esclamato quelle parole. I battiti erano aumentati improvvisamente, ed il loro sordo, ritmato suono risuonò forte e chiaro nelle sue sensibili orecchie, rivelandole la paura insediatasi, maligna, nelle loro anime. La paura è il peggior nemico di un guerriero, pensò...
Ed un guerriero spaventato non è che un fantoccio....
La cicatrice che da anni segnava l'estremità della sua schiena formicolò, animata da infinite scariche  cerulee che vi penetrarono in profondità, sino a raggiungere il muscolo che, anni prima, muoveva una lunga coda bruna. Nel silenzio carico di timore la coda della ragazza rinacque, centimetro dopo centimetro, sino a raggiungere la sua vecchia lunghezza. La Sayan agitò soddisfatta la nuova coda in cerca del collo delle guardie le quali, immerse in un dibattito timoroso quanto privo di senso, non si accorsero del lampo scuro che sfrecciò verso di loro.
Sherin attaccò per prima il soldato più giovane, colpendolo fulminea alla nuca: il ragazzo crollò a terra privo di coscienza, un segno rosso accanto all'attaccatura dei capelli. Urlando, il compagno lo prese tra le braccia e cominciò a scuoterlo, gridandogli di aprire gli occhi, di rispondergli.
-Si riprenderà fra poche ore...ho dovuto colpirlo...
Il soldato imbracciò il fucile scarlatto che portava agganciato alla cintura di pelle, e glielo puntò all'altezza del cuore. Sherin percepì il sordo rumore della sicura sganciata e arretrò di qualche passo,  tentando un sorriso conciliatore.
-Hai colpito mio figlio, maledetta! Con che cuore hai potuto ferirlo?- urlò l'uomo, rafforzando la stretta sul calcio del fucile.
Il sorriso appena accennato si gelò sulla labbra della Sayan, la quale chinò impercettibilmente il capo. La voce di suo padre risuonò nella sua mente, sicura e modulata come la ricordava.
Non ne vale la pena, è solo una pedina.
Non ne vale la pena, ripeté a sé stessa, non ne vale la pena....
“Con che cuore...mio figlio...”
Il dolore la trafisse come un dardo avvelenato, trapassandole l'anima con i suoi compagni di sventura: rabbia, frustrazione, rimpianto....ed il debole umano che imprecava e tremava in ginocchio d'innanzi a lei non le parve che un ostacolo, nulla più di un oggetto da spazzare via.
-Se avessi avuto ancora un cuore, non l'avrei mai fatto....

Intanto, poco lontano dalla navicella e dagli orrori in essa avvenuti, la rivolta infuriava, aumentando d'intensità come un incendio quando, propagandosi inesorabile in un folto bosco, distrugge tutto ciò che incontra sul suo cammino. Il fuoco che quel giorno si sparse per Namecc bruciava nei cuori dei suoi abitanti, animava la loro lotta con la sua forza incandescente, spingendoli spesso verso una morte certa, pur di liberare il loro pianeta. Guerrieri allenati da anni di duro lavoro, ragazzi che non avevano mai combattuto, e persino qualche anziano...si lanciarono contro al nemico urlando la loro vendetta in faccia alla morte e al pericolo, incuranti della pioggia di laser che lacerava i loro corpi. Piccolo volava alla testa di un gruppo di guerrieri feriti ma ancora vogliosi di combattere, guidandoli contro una truppa isolata dal resto dell'esercito. Le menti sviluppate del popolo namecciano avevano dedotto rapidamente quale fosse il modo migliore per sopprimere quel nemico organizzato sin nel midollo: attaccare gli isolati, e rendere tale chi ancora non lo fosse, spingendolo con l'astuzia lontano dal gruppo. La poco nutrita truppa scelta ebbe appena il tempo di vedere sette namecciani scagliarsi alla velocità della luce verso di loro, travolgendo la maggior parte dei compagni che, sfortunatamente, avevano incrociato i loro occhi.

Noi namecciani siamo una razza pacifica, su questo non vi è alcun dubbio...
Se non siamo minacciati, sappiamo essere tra gli esseri viventi più ospitali del pianeta, desiderosi di vivere tranquillamente la propria vita in armonia con la natura del nostro pianeta. Questa, per anni, fu la mia filosofia di vita, l'unica che abbia mai avuto. Purtroppo, tutte le promesse giurate nell'arco di un'infanzia cadenzata dalla felicità e del gioco furono distrutte dalla rabbia di un'ora, dall'irrefrenabile voglia di spaccare tutto, di sentirsi vivo.
La mia seconda natura riuscì finalmente a prendere il sopravvento....

Sherin uscì dall'imponente navicella della P. Corporation con passi incerti, non ancora abituata al fatto di essere cieca. Attorno a lei vi era circa un centinaio di auree, troppe per poter individuare in pochi secondi quelle dei suoi compagni...
La debole anima di un soldato terrorizzato le passo accanto, sfiorandole una spalla: la fievole aura di quel corpo solleticò la sua, sfiorandola con il suo caldo, desiderabile soffio vitale. Sherin esitò solo un istante, la sua mente lavorò frenetica tentando di distoglierla da ciò che il suo istinto stava urlando. Con una voce orrendamente simile a quella di sua madre.
Ruba la loro energia, sino all'ultima goccia.
La Sayan si afferrò un polso e strinse con tutta la sua forza, sperando invano che il dolore fisico distogliesse la sua mente da quel pensiero. Improvvisamente, la donna notò qualcosa che prima le era sfuggito: l'aura di Vegeta aveva raggiunto proporzioni impensabili, tali da poter superare la potenza di Goku...Il dolore attanagliò nuovamente il suo cuore mentre il suo cervello realizzò quale fosse il perché di quell'aura, il vero motivo della nuova forza del compagno....
Da sempre Vegeta aveva avuto attacchi d'ira, specialmente durante combattimenti particolarmente duri, o quando una persona a lui cara si trovava in pericolo. Sherin chiuse gli occhi, sebbene questi ultimi non potessero comunque vedere l'odiosa realtà: Vegeta aveva percepito l'improvvisa fine della forza vitale di Bulma, e il dolore per la morte dell'amata moglie doveva essere stato insopportabile. La potenza del Sayan non era alimentata che dalla sofferenza e dalla vendetta, creando così una furia omicida alla quale in pochi sarebbero potuti scampare...
Sherin iniziò a correre alla cieca, urtando innumerevoli soldati in fuga verso la navicella, soldati ai quali rubava repentinamente ingenti quantità di forza vitale, per poi lasciarseli alle spalle privi di coscienza. Quello, decise, non era il giorno da dedicare agli scrupoli....

L'ultima cosa che ero in grado di ricordare era il suo viso, orribilmente sfigurato dalle ferite non curate ormai andate in suppurazione e dal dolore delle contrazioni che, minuto dopo minuto, avvicinavano suo figlio alla vita.
Le mie gambe diventavano sempre più instabili, mentre la paura, subdola ed incontrollabile come non mai, aveva preso il sopravvento sulla mia razionalità....Priva della sua alleata di sempre, la mia mente iniziò a girare in tondo come una trottola impazzita, cercando disperatamente una via d'uscita che avesse il potere di aiutarci, di spezzare quell'orribile realtà....
Nello stesso momento in cui il mio cervello comprese che ogni possibilità di fuggire via con lei era impossibile, il mio corpo scelse di abbandonarsi alle emozioni, e mi lasciai cadere a terra.
Quanto, quanto desiderai di poter essere una donna più forte, di riuscire a dominare il pianto d'innanzi alla tua situazione disperata, durante la quale cercasti in ogni modo di andare avanti, di non arrenderti.
Andare avanti, sempre e comunque...Era questo ciò che usavi ripetere nei frequenti momenti di crisi, quando la luce sembrava aver ceduto il posto alle tenebre. Fu quella la frase che ripetei a me stessa mentre, con il cuore in gola, affrontavo l'accecante luce bianca che aveva avvolto il mondo con la velocità di un'inondazione. Fino a quel momento il pensiero della morte non mi aveva mai sfiorata: i giorni si susseguivano trasportati dalla felicità e dalla tranquillità che per ani avevano caratterizzato la mia vita, nemici folli e  pericoli mortali a parte. Se mai la mia mente si era soffermata su essa, l'angoscia s'insinuava repentina nell'aria, soffocandomi. Solamente il pensiero di essa era capace di terrorizzarmi nel profondo, e di popolare il mio sonno di incubi malinconici ed inquietanti. Invece, non appena la Morte mi prese tra le sue eterne braccia non ebbi più paura, e mi lasciai abbracciare con la stessa remissività di un cucciolo indifeso nei confronti del suo padrone.
Richiamate dall'oblio di tempi lontani, voci sconosciute giunsero dolcemente alle  mie orecchie, sovrastando le urla della mia migliore amica. Mi parlavano interrompendosi a vicenda, sussurrandomi frasi sconnesse e cariche di pace ed io mi lasciai cullare dai loro suoni ovattati, mentre tutto attorno a me vorticava incessantemente. Pian piano un paesaggio iniziò a delinearsi all'orizzonte: un ampio cielo rossastro, una lunga, stretta stradina viola ed un enorme palazzo eretto in mezzo a soffici nuvole dorate come grano....l'Aldilà si spalancò sotto i miei occhi stanchi, etereo ed eterno come lo avevo sempre immaginato.

L'aura di Vegeta brillava come una stella, a stento eguagliata dalle forze combattive dei suoi compagni. Guidata dall'unica, invisibile luce che i suoi occhi potevano percepire, Sherin correva attraverso la verde radura ricoperta da cadaveri e feriti gementi, inciampando talvolta in qualche vittima....Per l'ennesima volta i piedi della giovane donna incontrarono un inaspettato ostacolo nel corpo inerme di un namecciano colpito, e la Sayan cadde a terra urlando di frustrazione, maledicendo i suoi occhi oramai inutili.
-Venderei la mia anima al diavolo, se ciò potesse ridarmi la vista!- sbraitò, volgendo il cieco sguardo al cielo, ricoperto da dense nuvole nere come la morte stessa. Resa folle dal dolore, sia fisico che spirituale, Sherin esplose in una roca, insensata risata e prese a battere la dura terra con le nocche arrossate, strappandone freneticamente i sottili fili smeraldini.
-Avanti, Mefistofele, spalanca il tuo regno ed inghiottimi, perché la mia esistenza in questo mondo non ha più alcun senso!
Urlando come un animale ferito, la ragazza si accasciò sopra il namecciano esanime e lasciò che i suoi capelli corvini lo accarezzassero così come le sue braccia, abbandonate lungo il suo petto.
-E tu, fratello, perché non respiri più? Perché non mi rispondi, non sono forse tua sorella?- sussurrò al suo orecchio con voce rotta dal pianto -Non combatti per la tua Namecc, non sei assieme ai tuoi compagni, fratello?
Con dita tremanti cercò il viso del giovane, accarezzando la fredda pelle di smeraldo, sfiorando le palpebre dei suoi occhi chiusi dalla spietata mano dell'angelo della morte. Forse, se fosse stato ancora in vita, avrebbe sorriso con fare sorpreso socchiudendo appena gli occhi neri, per poi sottrarsi pudicamente al suo timido gesto d'affetto. Le dita affusolate di Sherin si soffermarono incerte sopra il suo cuore, graffiando appena il soffice tessuto candido che lo copriva. Una debole traccia di calore era tuttora percepibile, segno che solo da poco quel cuore aveva suonato l'ultimo battito....
Sherin sorrise, chiudendo i grandi occhi neri: solo un po' di energia, che ci sarebbe stato di male...non era forse una buona azione offrire ciò che ormai non serviva più?
-Vivi, fratello...vivi....
Impetuosa come un fiume che esonda, trapassando i confini dei suoi stessi argini, l'energia dorata scaturì dalla punta delle sue dita, infondendosi lungo tutto il corpo del namecciano, percorrendolo da capo a piedi per poi raggiungere il cuore, ove penetrò con la forza di un uragano.
Gli occhi del giovane si spalancarono, rivelando due perle candide prive di colore, e la sua bocca si aprì in un urlo silenzioso, mentre il suo cuore si contraeva in un timido battito.
Un fuoco invisibile ad occhio mortale s'insinuò nelle mani bianche della donna, la quale urlando le ritrasse da sopra il corpo del giovane guerriero, ormai preda delle convulsioni. Le iridi tornarono a rilucere nei suoi occhi, la voce rauca a risuonare nel petto...l'energia vitale donatagli dalla Sayan si era ormai insediata nel suo corpo, rinvigorendolo e riportandolo alla vita, lentamente ed inesorabilmente. Infine, gemendo appena, il namecciano si sedette a fatica, e volse lo sguardo al paesaggio che lo circondava, corrugando ripetutamente l'ampia fronte.
-...Com'è successo?
-E' meglio risparmiare energie e non spenderle in chiacchiere.- Sherin gli porse una mano, alla quale il namecciano si aggrappò, fiducioso -Come ti chiami?
-Kaimo.... Ma tu chi sei, e perché ,mi hai donato la tua energia?
Le folte sopracciglia della donna si mossero appena in un'espressione di sorpresa, ma la sua voce restò ferma.
-Perché così avevo deciso. Non è la prima volta che mi capita di perdere la testa...- ammise, distendendo le labbra in un limpido sorriso -Ora va'...I tuoi compagni saranno in pena per te...
Lo guardò volare via in silenzio, le mani poggiate all'altezza della cintura scura, ed in mente un solo pensiero: trovare Piccolo, ovunque egli fosse.

-Moori, venga qui, presto! C'è qualcosa che deve vedere!
Il nuovo Capo dei saggi corse più veloce che poteva verso l'anziano fratello che aveva gridato il suo nome, sovrastando a fatica il terribile frastuono degli spari.
Non ho più l'età per certe cose, pensò, imponendo al suo respiro di farsi meno affannoso, così da poter raggiungere prima il compagno, rannicchiato sulla riva del mare verdastro.
Il namecciano volse appena il viso verso il Saggio, rivolgendogli un rapido cenno di circostanza, e si girò versò il fagotto che teneva delicatamente fra le braccia robuste, cullandolo ritmicamente.
-Fratello?- domandò Moori, chinandosi verso il fagottino il quale, improvvisamente, iniziò a piangere.
-L'ho trovato piangente sulla sabbia, trasportato avanti ed indietro dalla risacca delle onde. Cosa posso fare, signore?
Il Capo dei Saggi sfiorò con cautela la liscia pelle verde del piccolo, non sapendo trattenere l'istinto protettivo appena sbocciato in lui, caldo come un fuoco scoppiettante. Erano anni che non aveva più l'occasione di osservare un bimbo tanto piccolo, e non riusciva a distogliere lo sguardo da quelle guance piene, da quegli occhietti scuri, da quei soffici capelli neri come la notte...
-Dei....capelli? Straordinario...
E così rimasero per un po', seduti sulla sabbia come ragazzi incuriositi, cullando a turno colui che sarebbe diventato, anni ed anni più tardi, il loro pupillo....



Finalmente, ecco a voi il diciassettesimo capitolo! Rullo di tamburi, prego....
Leggendolo, molti penseranno “beh, ragazzi che allegria!”, oppure “già che c'era, poteva far morire un altro po' di persone...”. Io non faccio altro che narrare una storia che ormai ha vita propria, lettori, e come narratrice devo scrivere anche di episodi spiacevoli...


lirinuccia: ciao cara!! Ormai hai perso interesse per questa storia, tesoro :( Mi dispiace tantissimo, ma la scuola ha assorbito la maggior parte del mio tempo, ed ho dovuto accantonare per un po' la mia amata storia...Spero tanto che questo capitolo ti piaccia!

Aloysia Piton: ricorda che il tuo commento ha il suo posto d'onore nel mio spirito, perché sei stata una delle prime a sostenere la mia storia e a seguire le avventure dei suoi personaggi..grazie, grazie ancora <3

yori: goditi questo capitolo, spero davvero che sia di tuo gradimento :)

Kyrah: ho letto la tua storia su Piccolo...è davvero graziosa, mi raccomando, scrivine altre! Kiss

annafrank: tranquilla, Piccolo sta bene!  Più che altro dovresti preoccuparti della sua prole, perché ci sono tempi durissimi in arrivo....
   
 
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