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Autore: Albascura_    31/08/2005    13 recensioni
Draco, Harry, Ginny, Hermione.
Quattro ragazzi completamente soli. Ma insieme.
Quattro eredi, Quattro figli dei Quattro uomini più potenti di Basin City, meglio conosciuta come Sin City.
La città del peccato è Irta di pericoli, tentazioni, inganni, difficoltà.
Come li affronteranno questi ragazzi? Si ribelleranno o staranno al suo gioco?
VENITE A SCOPRIRLO. SIETE PRONTI AD ENTRARE IN UNA ZONA PERICOLOSA? ^^__^^
Genere: Commedia, Dark, Drammatico, Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Danger Zone

Danger Zone

Escono tardi la sera, rientrano tardi al mattino.

Sempre che rientrino.

Nessuno sa dove vanno, cosa fanno.

Ci sono solo loro. Niente li può toccare, nulla li può ferire.

Nessuno può scalfire quella corazza che tanto sudore e fatica e dolore hanno creato intorno ai loro cuori.

Ci sono solo loro. Solo loro conoscono i segreti e i timori e le ansie di vivere in una città come Basin City.

È normale, alla fine, che le persone si chiudano a riccio.

È normale se tutto ciò che ti sta intorno è basato sul vizio.

E in una città tale non è importante essere positivi o negativi, l’importante è essere vivi.

Con la propria testa, con il proprio corpo, con le proprie armi…con qualunque cosa si abbia, l’importante è sopravvivere.

Fino a quando la propria vita non è importante quanto il sentirsi vivi.

Ci sono solo loro quattro, si proteggono, si difendono, affrontano la vita insieme.

Perché la vita a Basin City e irta di ostacoli, di pericoli.

E non si può affrontarla da soli. Tutti hanno bisogno di qualcuno su cui appoggiarsi.

E ci sono loro. È difficile crescere quando tutti ti trattano con distacco.

È difficile crescere quando il mondo è indifferente.

È difficile fiorire nella sabbia, sulla pietra.

Ed è questo che sono.

Sono quattro fiori cresciuti nel deserto.

Quattro semplici, deboli girasoli che hanno voltato la testa all’oscurità per cercare la luce.

Hanno unito le forze, messo in comune le energie per riuscire a fiorire in un luogo secco, arido,bruciato, subdolo.

Ma non è sempre semplice scegliere tra cosa è giusto e cosa è facile.

È molto più semplice abbandonarsi al dolore, lasciarsi trasportare dalla corrente, non opporre resistenza.

Ma loro non si arrendono.

Quando uno cade, sono pronti a porgergli la mano, per riportarlo a fianco a loro.

Ci sono solo loro quattro, quattro girasoli concimati con l’odio, la paura, il crimine, la morte.

Quattro ragazzi, quattro amici, quattro anime in pena, che cercano con tutte le loro forze di sfuggire ad un destino stabilito dall’odio, dall’indifferenza.

Quattro ragazzi, che per guadagnarsi quel minimo pezzetto di amore e sicurezza che possedevano, avevano dovuto procedere a ranghi serrati, scalciando, mordendo, sgomitando, pestando, uccidendo chi intralciava il loro cammino, chi li separava dalla felicità.

È facile riconoscere il bene dal male quando si è al sicuro, lontano dalle terre di mafia, di sangue, di odio e di morte.

È sempre facile fare gli eroi da lontano e sapere cosa è giusto o sbagliato quando si è seduti sulle gradinate a guardare il mondo, anziché essere in campo e giocare.

È comodo invitare gli altri alla resistenza, al coraggio, alla denuncia quando si è al riparo e non si rischia niente.

Ma è più difficile, molto più difficile guardare in faccia le tentazioni, guardare negli occhi il male e dire di “no”, sapendo di poter essere chiamati a pagare le conseguenze di quel “no”, magari con la propria vita.

Non è facile opporsi al proprio destino, alla propria famiglia, ai propri obblighi.

Ma loro lo hanno fatto.

Da quando sono nati hanno lottato con le unghie e con i denti per essere liberi dal male.

Ma ci sono davvero riusciti?

*************************

“Mi hai capito bene?” Una voce grave, rabbiosa, ringhiava le sue insignificanti parole verso una testa di capelli rossi.

“Farai esattamente quello che ti ho detto” Continuò la tremenda voce maschile.

Ma la ragazza non rispose. Era terribilmente brava a tenere testa a quel mostro di suo padre.

Continuò a fissarlo negli occhi con il suo sguardo penetrante, disarmante, di chi ha chiare le sue intenzioni e non intende cambiarle per niente e nessuno.

Deciso. Forte. Risoluto. Ostinato. Ecco come era il suo sguardo. Ecco come era lei.

“Non mi sottometterò a te, ne ora ne mai.” La sua voce era ferma, chiara, senza nessuna emozione. Pura e semplice indifferenza. Freddezza.

Non le importava minimamente di quell’uomo. Non ci aveva mai parlato veramente.

Lui non la conosceva. Non sapeva niente di lei, dalle cose più stupide a quelle più importanti.

Due estranei. Ecco cosa erano padre e figlia.

Erano diversi. Troppo diversi. E lontani.

E ormai lei era grande, ed era tardi per ricominciare daccapo e cercare di essere padre nel vero significato della parola.

E comunque lui non era in grado di essere un bravo genitore.

Come non era in grado di essere un buon marito, e nemmeno un brav’uomo.

Il motivo per la quale aveva una moglie non era un mistero per nessuno.

Altrimenti per quale motivo una donna bella ed intelligente aveva sposato un uomo sgraziato, prepotente, violento e… così dannatamente ricco da potersi accendere il sigaro con una banconota da cento?

Ma il vero mistero era il perché avesse avuto con lui tre figli.

Questo era un dubbio per tutti, perfino per lei.

Forse per non rimanere da sola con un uomo che disprezzava.

Ma aveva sbagliato, perché così si era ancora più legata a lui.

Un gesto che lei sperava liberatorio aveva avuto un effetto contrario.

Ora era ancora più sottomessa e comandata.

E l’unico suo rimpianto era aver condannato anche le sue creature a quella vita terribile.

Cosa hai detto?” la voce cavernosa dell’uomo era chiaramente sorpresa.

“Mi sembra di essere stata chiara. Non farò quello che vuoi tu. Io penso con la mia testa” detto questo la rossa si alzò e si diresse verso la sua stanza, lasciando il padre allibito.

*Come si é permessa quella mocciosa impertinente di parlami così?* pensò l’uomo alto, grosso, molto simile ad un giocatore di football con la tuta imbottita.

*Avrei dovuto prenderla a schiaffi, per farle vedere chi comanda* rimuginò il cavernicolo.

Ma quel suo palese pensiero accese in lui una scintilla che lo spaventò: è lei che comanda. Come aveva fatto ad essere così cieco? Quella ragazza aveva qualcosa di strano. Era potente. Determinata. Sapeva imporsi persino su di lui, uno dei quattro uomini più potenti di Basin City.

Il suo sguardo era così freddo e distaccato da mettere i brividi.

Tutti, compreso l’uomo più potente del mondo si sarebbero inchinati a lei, se gli avesse rivolto un tale sguardo.

Un enorme ed innaturale sorriso non potè fare a meno di affiorare sul viso del mostro.

Si, quella era proprio la sua bambina.

************************

“Ciao mamma, io esco” disse distrattamente.

Hermione, fermati! Tu non vai proprio da nessuna parte! Sono le 11.00, ti sembra l’ora di uscire?”

“Si, mi sembra proprio l’ora giusta per uscire, così finalmente non ti avrò tra i piedi”

La madre rimase impietrita nel sentire il tono con cui la figlia aveva declamato le sue idee.

Sfacciata, irrispettosa, insolente, sfrontata.

Ma questa era solo l’apparenza.

La verità era un'altra. Ed era molto più tremenda.

Odio, risentimento, disprezzo.

Come era possibile provare quei sentimenti per una madre?

Lei non lo poteva sapere.

Lei era una ragazza semplice, cresciuta sulle montagne.

Era cresciuta nell’amore e nella dolcezza.

Non nel disprezzo e nella paura.

E lei, come madre, non aveva mosso un dito per proteggere la sua bambina da tutti quei malvagi sentimenti.

Aveva lasciato la sua unica figlia in balia degli eventi.

Non aveva mai cercato di rassicurarla, di convincerla che non tutto il mondo, non tutte le persone sono disoneste e spietate come a Basin City.

Ma lei lo sapeva.

Era per questo che passava tutti i giorni sui libri, e di conseguenza usciva di notte.

Voleva andarsene via.

Voleva andare avanti da sola, con la propria intelligenza, la propria allegria, la voglia di fare.

E lei era molto fiera che la sua bambina fosse così.

Anche se non era assolutamente merito suo.

************************

“Duecentosette, duecentotto, duecentonove…”

Draco, smettila di fare quegli stupidi pesi, ti scoppieranno le braccia!”

La madre di Draco irruppe nella camera del ragazzo senza tante cerimonie, senza bussare, senza seguire le regole che lei stessa aveva instaurato nella loro grande casa, senza preoccuparsi di dare la sua opinione, indesiderata, su cose che non erano di sua competenza.

Era una donna sciocca, esaltata, maleducata, vanitosa, frivola, piena di sé.

Si credeva la padrona di casa, credeva che tutto girasse intorno a lei. Credeva di essere il centro dell’universo. Un’ egocentrica della peggiore razza.

Credeva che figli, amici, dipendenti e servitù fossero venuti al mondo solo ed esclusivamente per compiacerla e soddisfare i suoi capricci da bambinetta viziata.

“Possibile che tu non capisca? Te l’ho detto un miliardo di volte. N-o-n d-e-v-i e-n-t-r-a-r-e i-n c-a-m-e-r-a m-i-a. Non sono stato abbastanza chiaro? Vuoi che te lo ripeta in greco antico, così forse assimili meglio? Ho appeso anche il cartello sulla porta. Non lo riesci a leggere? È grande come una casa! Dirò a papà di comprarti un bel paio di occhiali a fondo di bottiglia per il tuo compleanno, invece dei soliti costosissimi gioielli che non fanno altro che imbigottirti ancora di più il tuo cervellino bacato, come se non lo fosse già abbastanza. Dimmi carissima mamma, cos’hai nella testa? I criceti che volano? Oppure ti sei fatta troppa di quella roba che tieni nel terzo cassetto a destra della vetrinetta della tua toilette privata? Pensi che Claire sia stupida solo perché è piccola? Lei ti ha vista e le fai paura. A me invece fai solo schifo. Cosa si prova a fare ribrezzo anche a delle bambine di sette anni?

Sappi mamma, che tu potrai comandare ed essere la regina indiscussa di questo edificio, ma quando sei qui dentro, nella mia stanza le tue regole, le tue parole e le tue sciocche convinzioni contano meno di zero. Sappi che questo è il mio mondo, e le leggi le detto io. E tu non sei e non sarai mai la benvenuta.

Il ragazzo finì il discorso senza prendere fiato, per non permettere alla donna di intervenire o replicare.

*Forse questa volta a recepito il messaggio. Forse se ne andrà con la coda tra le gambe e mi lascerà in pace almeno fino all’ora di cena. Ma se la conosco abbastanza se ne uscirà con un commentino genere ‘povera madre tutta casa e chiesa irrimediabilmente ferita da figlio ingrato’* pensò velocemente.

“Figlio mio, perché mi dici questo? Io mi stavo solo preoccupando per la tua salute! Perché tratti così tua madre, che ha dato la vita per te?”

Se ne poteva dire di tutti i colori, ma sicuramente non si poteva negare che fosse un’attrice di indubbio talento.

“Io invece mi preoccupo per la tua salute mentale…comunque…Se come credo, non hai capito, era un modo educato per dirti: FUORI DI QUI!!”

La donna lasciò la stanza frettolosamente, abbastanza impaurita.

*ma vaffanculo, te e chi ti ha creato razza di ipocrita drogata del cazzo*

Draco si sdraiò nuovamente sulla panca del sollevamento pesi, e continuò da dove era stato interrotto.

“Duecentodieci, duecentoundici, duecentododici…”

La loro “famiglia” se così si può chiamare senza offendere nessuno, era composta da un padre Boss della città e raramente presente, una madre ottusa e tossicodipendente, il figlio maggiore, sedicenne, destinato a ereditare tutte le ricchezze della famiglia (Draco), la secondogenita, una dodicenne molto matura per la sua età (Tess), il terzogenito, un bambino occhialuto tutto videogames, di nove anni (Steve) e le piccoline della famiglia, due gemelline dolci e innocenti, di sette anni (Claire e Lucie).

Draco era molto legato a suo fratello, ma specialmente alle sue sorelle.

Molto spesso aveva difeso Tess dalle smanie maniaco-depressive della loro madre demente.

E per fortuna lei era cresciuta. Non era ancora un’adulta, ma era perfettamente in grado di tenere testa alla psicotica e di difendere gli altri bambini di casa.

Quandro Draco era assente, era tranquillo perché sapeva che ci sarebbe stata Tess a tenere a bada la situazione. E questo valeva anche per quando non ci sarebbe più stato.

Duecentonovantotto, duecentonovantanove e trecento! Finalmente ho finito!” esclamò soddisfatto.

Guardò l’orologio. Le 7.15. sua madre sarebbe venuta a chiamarlo fra poco, e avrebbe fatto come se nulla fosse successo.

Si alzò, si tolse canotta e pantaloncini da allenamento per infilarsi dei jeans e una semplicissima maglietta. Aderiva perfettamente ai suoi bicipiti sviluppati e ancora pulsanti per lo sforzo, alle sue spalle grandi e compatte, ai suoi addominali perfetti.

La sua arma era la forza. Avrebbe dovuto registrare i suoi pugni come armi, per dirne una.

Come era solito fare, prese portafogli, chiavi e cellulare, uscì nel terrazzo di camera sua, scavalcò la ringhiera in ferro battuto dipinta di azzurro, si aggrappò al abituale grosso e resistente ramo della quercia vicino al suo balcone, arrivò ondeggiando fino al tronco dove fin da piccolo osava arrampicarsi, si calò giù e si avviò sorridendo verso un posto più accogliente.

************************

“Oh Giorgia, mia piccola Giorgia! Cosa farei adesso se non ci fossi tu? Chi starei lucidando con questo pregiato panno di seta?”

Gli occhi verde brillante del moro si specchiavano sulla superficie metallica dell’ ambita arma.

Per tanto tempo l’aveva sognata, da tanto tempo aveva desiderato qualcosa con cui difendersi senza chiedere l’ aiuto di nessuno. Da settimane risparmiava per acquistarla.

E adesso era sua. Solo sua. E non se ne sarebbe mai separato.

Certo, portare un’ arma da fuoco a scuola sarebbe potuto tornare utile, ma non sembrava proprio un’ idea intelligente.

E se poi l’avessero scoperta l’avrebbero portata via da lui...

*Adesso stiamo esagerando* Pensò il ragazzo.

*Sembro davvero uno svitato!*

*non si può parlare con una pistola! È eccessivo!*

*Ma è la mia piccola Giorgia!*

*Se mi vedessero Draco e le altre penserebbero che mi sono rincoglionito…Accidenti! Le ho anche dato un nome!* Pensieri deliranti di un ragazzo ricco.

Neanche li avesse invocati, la voce squillante di sua madre riempì tutta la casa.

Harryiiiiiiii! Ci sono i tuoi amichetti!!!!” declamò la signora grassottella con il viso gentile.

Il ragazzo uscì di corsa dalla sua camera. Raggiunse l’ingresso con il fiato corto.

Possibile che la madre dovesse sempre fargli fare quelle figure?

“Mamma non sono i miei “amichetti”. Sono Draco e Ginny, te li ricordi? Vengono qui da quando erano in culla!”

“Certo che me li ricordo, tesoruccio.” Si voltò verso gli ospiti che attendevano ancora sulla porta, senza più degnare di uno sguardo il figlio.

Ma come sei cresciuta Ginny! Sei così graziosa! Ti è cresciuto un bel petto! Hai preso da tua madre! Ha ha ha” la ragazza aveva il viso infuocato dall’ imbarazzo.

Si mamma, anch’ io credo che sia cresciuta molto in tre giorni che non la vedi. Ora, se non ti dispiace, andremo in camera mia, ok? E non ci disturbare!”

Il biondo e la rossa, entrambi a disagio seguirono l’amico in camera sua senza fare commenti.

Entrambi lo invidiavano. Aveva una madre dolce e affezionata, un padre affidabile e non troppo assillante, una famiglia abbastanza equilibrata per essere in una città come la loro…

“Mia madre è fuori di testa” disse Harry mentre chiudeva a chiave la porta.

“Allora, come mai siete qui?”

“A casa non era aria” risposero in coro.

“Mio padre voleva che mi occupassi di un traffico di prostitute diretto qui entro la fine della settimana”

Claire ha sorpreso Narcyssa che si bucava nel suo bagno. Era sconvolta”

“Insomma avete avuto proprio una bella giornata!” Concluse il moro, sarcastico.

“Racconta: tu che hai fatto di bello?”

“Lo vedrete subito! Chiudete gli occhi…”

Entrambi i ragazzi aveva no un brutto presentimento…era un po’ che Harry li stressava…Che non avesse comprato…

Ta da da dam!”

Oh, no!!!

“Una Pistola!”

***********************************

Che dire? Spero che vi sia piaciuto! Lo spero proprio perché mi ci sono impegnata davvero!

Questa è la mia seconda fic e spero di essere un po’ migliorata….la prima non ha avuto molto successo…(Infatti non ho messo NdA!!) ^^__^^

I personaggi più diversi dal mondo di Potterlandia sono sicuramente Harry e DracoHarry sembra uno svitato e Draco è molto più loquace ed emotivo del solito…

Questa fic vuole far vedere come se la cavano i quattro in un mondo senza magia, dove possono contare solo su se stessi e gli uni sugli altri. Ma la cosa in più è che non sono di una città qualunque ma di Basin City, cioè Sin City!

Avranno molte prove da affrontare e niente sarà rosa e fiori…

Vi Chiedo solo una cosa: Commentate!!!!!

Commentate per dire che vi è piaciuta, che vi ha fatto schifo, per darmi anche consigli su come svilupparla… insomma fate voi…basta che commentiate!!!

Guardatemi, sono in ginocchio davanti alla tastiera…. Vi prego datemi un po’ di soddisfazione…tiratemi un po’ su il morale… fra 14gg comincia la scuola… comincio il liceo scientifico… Ho paura!!!!

Dai non fatemi disperare… commentate!!!! ^__°

   
 
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