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Autore: MrEvilside    23/05/2010    2 recensioni
Anko gli stava garbatamente facendo notare quanto riuscisse ad essere insopportabile e noioso all’incirca sempre – nonché molesto come una spina nel – quando Orochimaru la interruppe in tono pacato, inarcando un sopracciglio: -Scusa, Anko?-.
[Kabuto/Anko]
[what if...? della saga filler nel Paese del Mare]
[II classificata a parimerito al contest 'cause girls want... bad guys indetto da the forgotten dreamer e Vincitrice del Premio "The End", per il miglior finale]
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anko Mitarashi, Kabuto Yakushi, Orochimaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Traditore, non guardare
[gli occhi del tradito]

L’amore somiglia molto a una tortura… Anche se i due amanti sono innamoratissimi e colmi di desideri reciproci, uno dei due sarà sempre più calmo o meno ossessionato dell’altro. Uno dei due è il carnefice; l’altro, la vittima.

-Mitarashi Anko.- commentò l’uomo, spezzando il silenzio.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio. -Perdonatemi…?-.
-La ragazza.- rispose Orochimaru in tono pacato. -Il suo nome è Mitarashi Anko. Non desidero che le parli o che ti mostri di nuovo a lei sino a quando non te lo ordinerò espressamente-.
L’apprendista ninja medico assentì col capo in un gesto servile. -Sì, Orochimaru-sama-.

Talvolta, durante gli allenamenti con il maestro Orochimaru, Anko aveva visto un ragazzino vagare nei corridoi dei laboratori.
Doveva avere pressoché la sua età, probabilmente qualche anno di più, eppure i suoi capelli, raccolti in un ordinato codino, erano d’una tinta argentea che sarebbe stata più consona ad un uomo anziano; ed i suoi occhi scuri, schermati dalle lenti rotonde d’un paio d’occhiali, riflettevano la rigida serietà d’un adulto.
Aveva provato a chiedere di lui al sensei; quel che aveva ottenuto, tuttavia, era stato un rimprovero sulla poca concentrazione che dedicava all’evitare i kunai e l’evidentemente ampia attenzione che al contrario prestava a chiunque si aggirasse nei laboratori.
Il giorno successivo e quelli a venire non aveva più visto il ragazzo, quasi non fosse mai esistito.
-Mi domando chi sia.- mormorò, premendo il palmo della mano contro il contenitore di vetro.
Oltre quella sottile parete, immersa in un liquido verdastro, una creatura dalle fattezze umanoidi galleggiava come addormentata.
Quando, poco tempo prima, Orochimaru gliel’aveva mostrata, Anko aveva avuto timore di quella presenza quasi aliena in una delle svariate stanze dei laboratori; in seguito, però, non aveva più potuto ignorare il fascino che quell’essere esercitava su di lei e la pesante sensazione di solitudine ed aveva iniziato a farle visita, a studiarla, cercando una reazione che ancora non v’era mai stata, ed infine a parlarle, a considerarla una sorta di coetanea – perché non poteva essere tanto più grande di lei, quell’essere dalle forme di bambina – con la quale condivideva un legame fatto di quel che la ragazzina diceva e dei silenzi con i quali la creatura le rispondeva.
-Non toccare il vetro.- la riprese una voce monocorde alle sue spalle.
Anko sussultò e si volse, ritraendo il braccio lungo il fianco ed aggrottando la fronte in un’espressione sorpresa nel riconoscere il ragazzino dall’aspetto d’un uomo maturo in piedi sulla soglia della camera. -Perché no?- domandò, infastidita dal suo tono arrogante.
-Orochimaru-sama non vuole.- spiegò il ragazzo, muovendo qualche passo sul pavimento. La luce verdognola danzava sui contorni spigolosi del suo viso, creando un gioco d’ombre che lo rendeva spettrale. -Dice che si tratta d’un materiale particolarmente fragile e non desidera che venga rovinato-.
Orochimaru-sama. La fronte della ragazzina si aggrottò maggiormente. Lei soltanto, che era la sua allieva, poteva chiamare Orochimaru in quel modo; per forza di cose era costretta a concederlo anche, all’incirca, all’intera Konoha – ma chi diamine era quel tizio, che non aveva mai visto prima al Villaggio, peraltro, per poterlo fare?
-Tu chi saresti, scusa?- sputò con irritazione, mordendosi l’interno della guancia in una smorfia.
-Yakushi Kabuto.- ribatté il ragazzino, inarcando un sopracciglio. -Apprendista ninja medico di Orochimaru-sama-.
-Suo allievo?- ripeté Anko, incredula. Innanzi lo sguardo che Kabuto le rivolse, dall’acido sapore d’un altezzoso in altre parole, è così, obiettò: -Io sono l’allieva di Orochimaru-sama-. E si premurò di scandirlo con la dovuta enfasi, quel suffisso onorifico.
-Molto piacere di conoscerti.- ironizzò l’apprendista ninja medico. -Adesso, per quanto possa essere interessante intrattenere questa conversazione, mi rincresce comunicarti che non è la ragione per la quale mi trovo qui-.
La bambina gli avrebbe volentieri tirato addosso una scarpa per poter udire lo squisito suono d’un naso che si spacca, tuttavia ricordò che il suo sensei non gradiva quando menomava i suoi subordinati e si limitò a seguirlo con lo sguardo torvo mentre le volgeva la schiena e si avvicinava agli armadi di vetro colmi di ampolle posti lungo un’intera parete della stanza. -Non temere, credo che sarò in grado di fare a meno della tua gradevole compagnia.- replicò a tono, sprezzante. Indugiò per un istante, pensosa, poi risolse scrollando le spalle: -Nonmiricordocosadiaminefosse Kabuto-.
D’improvviso, lacerando il silenzio interrotto soltanto dal cristallino suono delle fiale di vetro che venivano scostate, Kabuto la corresse: -Yakushi-.
Anko, che stava tentando di dimenticare la sua presenza contemplando la creatura imprigionata nella sua cella d’acqua verdastra, si riscosse e chiese: -Che cosa?-.
-Il cognome.- spiegò il ragazzino, continuando a darle le spalle. Un accenno di pura venerazione incrinava la parete d’impersonalità che racchiudeva la sua voce. -È Yakushi-.
-Quello che è.- sbuffò la ragazzina. La genuina adorazione nel tono del ragazzo l’aveva messa a disagio, quasi che sbeffeggiando quel cognome avesse insultato Orochimaru stesso – ma non ne capiva la ragione, e non capire l’irritava. Preferì tergiversare, voltandosi infine a guardare la sua schiena che si muoveva davanti all’armadio: -Che cosa stai facendo?-.
-Il mio lavoro.- la liquidò Kabuto. In seguito, però, probabilmente considerando che non desiderava attizzare una nuova discussione con quella fastidiosa bambina, aggiunse: -Cerco delle erbe mediche per alcuni esperimenti-.
-È divertente?- s’incuriosì Anko. -Fare gli esperimenti, intendo-.
Il ragazzino meditò sulla risposta. Non che non trovasse interessante ciò che il sensei gli insegnava, tuttavia non aveva mai riflettuto sulla possibilità che infilare le mani in fiumi di sangue ed ammassi ancora pulsanti di materia da poco non più vivente potesse risultargli divertente.
-È affascinante.- affermò infine.
La ragazzina annuì, evidentemente compiaciuta della replica. Forse l’unica cosa che poteva farle perlomeno tollerare l’apprendista ninja medico era il senso del macabro che li accomunava.
Socchiuse la bocca per riprendere la conversazione, quando il silenzioso fruscio della porta che si apriva attirò la sua attenzione.
-Orochimaru-sensei!- accolse il Sannin con malcelato entusiasmo.
Lo sguardo dorato dell’uomo, tinto d’un’impercettibile scintilla di sorpresa, scivolò dalla bambina a Kabuto – che si era educatamente chinato in avanti, stringendo al petto le ampolle per le quali era venuto – mentre Orochimaru commentava con quella sua voce gentilmente melliflua: -Ah, vedo che hai fatto conoscenza con il nostro Kabuto, piccola Anko-.
-Sì.- confermò la giovane allieva. -Mi stava parlando dei suoi esperimenti-.
Gli occhi del Jounin si ridussero a due fessure nel catturare quelli d’onice del ragazzo. -Capisco. Mi spiace dovervi interrompere, ma è ora dell’allenamento, Anko. E tu, Kabuto, hai un ninja medico da assistere, non è così?- osservò, ammiccando palesemente alle fiale fra le mani dell’apprendista.
Anko guardò il ragazzino sino a quando non oltrepassò la soglia e si allontanò lungo il corridoio.
Poi rimase sola con il suo sensei e per un momento credette che quel doloroso, opprimente silenzio l’avrebbe soffocata: era la stessa, inquietante assenza di suoni che ricopriva lo spazio tutt’attorno a Orochimaru quando qualcosa lo infastidiva o – peggio – lo faceva arrabbiare. E la ragazzina aveva imparato in fretta a riconoscere simili, impercettibili segnali di pericolo.
-Andiamo, Anko-. Il Sannin si voltò ed a propria volta varcò l’uscio, fermandosi ad attenderla fuori dalla stanza. La bambina esitò, tuttavia sembrava che l’irritazione dell’uomo non fosse nata nei confronti d’un suo comportamento – il suo tono era pacato nel parlarle e non l’aveva ripresa con fare velenoso, come solitamente accadeva.
Salutò la creatura con un cenno del capo ed infine si affrettò dietro il Jounin.
Pensò che, se non era su di lei che Orochimaru aveva intenzione di sfogare il proprio fastidio, doveva essere Kabuto. Eppure, ancora una volta, non ne comprendeva il motivo.

Aveva aspettato ogni giorno nella camera dell’essere immerso nell’acqua; Kabuto, tuttavia, non era tornato.
Nell’oscurità rischiarata soltanto dal pallido chiarore d’una candela, Anko abbracciò le gambe, accogliendole contro il petto, ed appoggiò il mento sulle ginocchia.
Orochimaru aveva eluso le sue domande per l’intera settimana e lei aveva cominciato a trovare irritante la presenza d’un qualunque altro subordinato che non fossero Kabuto o la creatura nella vasca di vetro – aveva deciso di chiamarla Isaribi per comodità. Non che nutrisse un qualche interesse nei confronti del ragazzo, né tantomeno fosse preoccupata per lui; semplicemente, non era solita prendere in considerazione la possibilità di non essere a conoscenza d’una qualsiasi cosa – e, in fondo, non era stato poi così terrificante poter parlare con un suo coetaneo nei laboratori, dove aveva dovuto far l’abitudine all’isolamento.
Un inaspettato bussare alla porta attrasse la sua attenzione.
Solitamente il sensei non chiedeva il permesso d’essere ammesso nella stanza.
-Chi è?- domandò, portando i piedi nudi sul pavimento gelido ed una mano sulla custodia dei kunai in un istintivo gesto di preparazione al combattimento.
Il battente scivolò silenziosamente sui cardini, rivelando una figura seminascosta dall’oscurità del corridoio. -Orochimaru-sama chiede di vederti.- dichiarò Kabuto.
-Tu!- esclamò la ragazzina, distendendo i lineamenti del volto in un’espressione di stupore.
-Lieto di sapere che ricordi il mio nome.- commentò il ragazzo con sarcasmo.
Anko aveva la mezza idea di scagliargli contro l’arma che si era apprestata ad afferrare poco prima di riconoscerlo, ma si ricordò che era un apprendista ninja medico – e aveva visto che cosa erano in grado di fare con un po’ di chakra, quelli, anche con quattro coltelli infilzati nello stomaco.
-Kabuto.- si limitò a masticare, infastidita, quasi che stesse calpestando ogni lettera. -Dov’è che sei stato, tutto questo tempo?- aggiunse, incapace di trattenere la curiosità.
Per un fugace momento, la bambina credette d’aver scorto il suo volto scurirsi; poi, tuttavia, il ragazzino le diede la schiena e si limitò ad osservare con pacata eloquenza: -Orochimaru-sama non ama che lo si faccia attendere-.
La ragazzina aggrottò la fronte, dubbiosa, ma Kabuto indietreggiò nel corridoio e lei poté soltanto infilare frettolosamente i piedi nei sandali ed inseguirlo. -Ehi!- tentò una seconda volta con rinnovata risolutezza. -Ti ho aspettato, lo sai? Volevo sapere come vanno i tuoi esperimenti! Perché non sei tornato?-.
-Avevamo abbastanza erbe mediche.- replicò il ragazzino, laconico.
Anko gli stava garbatamente facendo notare quanto riuscisse ad essere insopportabile e noioso all’incirca sempre – nonché molesto come una spina nel – quando Orochimaru la interruppe in tono pacato, inarcando un sopracciglio: -Scusa, Anko?-.
La bambina ammutolì ed arrossì d’ira e d’imbarazzo, promettendo con gli occhi una morte lenta e dolorosa al ragazzo che – forse però era soltanto una sua vaga impressione – sembrò impercettibilmente divertito mentre nascondeva la sua espressione in una rispettosa riverenza e nel serafico saluto salve, Orochimaru-sama.
Sollevando la giovane allieva dal compito di trovare qualcosa di sensato da dire per giustificarsi, il sensei fece un cenno in direzione della porta davanti alla quale li aveva attesi ed ordinò: -Anko, vieni con me; tu, Kabuto, aspetta fuori un momento-.
Mentre la ragazzina accettava la mano pallida che l’uomo le tendeva e si lasciava condurre all’interno della stanza celata dal battente, si voltò indietro e dischiuse le labbra per salutare l’apprendista ninja medico – ed in particolar modo per ricordargli che dopo l’avrebbe ucciso –, ma lui guardava oltre la sua spalla, specchiandosi nelle iridi dorate di Orochimaru.
Ed Anko avvertì un tremito lungo la spina dorsale nel fissare quegli occhi scuri che la tradivano.

-Ti avevo chiesto di non mostrarti a lei.- osservò l’uomo con gelida calma.
-Orochimaru-sama, io…-.
-Ad ogni modo,- riprese il Sannin -la tua disobbedienza si è rivelata utile ugualmente. Ho intenzione di imprimerle il Segno Maledetto fra una settimana e, dal momento che ora vi conoscete, sarà più semplice che non diffidi di te e non chieda spiegazioni quando la scorterai da me. Talvolta è inopportunamente curiosa-.
Kabuto levò una mano a sistemarsi gli occhiali, nei quali si rifletteva l’espressione del suo viso.
-Come desiderate, Orochimaru-sama-.



Saeko no Danna con "Traditore non guardare [gli occhi del tradito]

Correttezza grammaticale e sintattica, ortografia: 14,5/15 punti 
Una ff pulita da questo punto di vista, se non fosse che ho riscontrato qualche imperfezione con l’uso delle virgole, ma comunque niente di così grave. Hai scritto la parola “Jonin” in modo sbagliato, ossia “Jounin” in due o tre punti, ma per il resto tutto bene. Buona la sintassi e nessun errore di ortografia. 

Stile, forma e lettura scorrevole: 14,5/15 punti 
Lo stile è piacevole, scorrevole. Ti ha aiutato decisamente la grammatica più che buona. La forma l’avrei migliorata in qualche punto, ma nulla di grave, solo un gusto personale. 

Originalità: 9,5/10 punti 
Ho riscontrato una buona originalità, nonostante la situazione (intendo l’ambiente creato) sia stata vista in parte nei filler ambientati nel “paese del mare.” Mi è piaciuto molto il considerare Anko e Kabuto allievi nello stesso periodo di Orochimaru, ha stuzzicato parecchio la mia curiosità. Inoltre ho trovato malinconica ma allo stesso tempo molto dolce Anko, nella scena in cui contempla la ragazza imprigionata nella teca di vetro. “…perché non poteva essere tanto più grande di lei, quell’essere dalle forme di bambina – con la quale condivideva un legame fatto di quel che la ragazzina diceva e dei silenzi con i quali la creatura le rispondeva.” Questa frase mi ha commossa, davvero. Oserei dire che il “climax” della ff non è il finale della storia –almeno secondo le sensazioni che la lettura mi ha suscitato- ma questa scena: due solitudini unite dallo stesso destino, entrambe condannate ad essere usate e gettate via da Orochimaru, come nient’altro che esperimenti: Isaribi come uno studio mal riuscito ed inutile, Anko come la “numero dieci”, nient’altro che l’eccezione che conferma la regola (cosa che ho visto nel finale “crudele”, nel quale il nostro Orochimaru ha dato davvero il meglio di sé). Brava. 

Caratterizzazione dei personaggi: 8/10 punti 
Forse questo è il punto nel quale mi sono trovata più in “difficoltà” ad esprimere un giudizio. Spiego subito: il personaggio che secondo me è stato meglio caratterizzato è quello che in realtà è in secondo piano (visto il protagonista maschile che hai scelto, ossia Kabuto) ed è Orochimaru. Crudele e subdolo al punto giusto… compare quasi come un’ombra costantemente in agguato. L’avrei reso appena più “sensuale”, per il modo di fare così avvenente, misterioso, oscuro che Kishimoto ci ha mostrato in più di un’occasione, ma mi è piaciuto molto lo stesso. Anko in alcuni punti l’ho trovata adorabile (come ho commentato nella voce “originalità”), in altri l’avrei preferita più affascinata da Orochimaru. Che lui eserciti su di lei un fascino sinistro, inquietante, anche un po’ troppo “pericoloso” è innegabile: mi è mancato in questa ff un po’ quel rapporto ambiguo fra i due. Sembravano… distanti è la parola che meglio esprime la sensazione che ho avvertito. Kabuto mi è piaciuto, considerato che comunque era ancora un ragazzino e non poteva aver già sviluppato quel sadismo che lo caratterizza da adulto. Mi è sembrato distante, distaccato, ma assolutamente adeguato. Però non ho “visto” il loro rapporto approfondito, quindi non sono rimasta tanto scossa per il tradimento di Kabuto, quanto per quello di Orochimaru. Confesso che in effetti il vero “bad guy” che nel bando era richiesto è proprio il caro Orochimaru in questa ff. 
Anche nel caso di Kabuto, come in quello di Anko, avrei chiarito meglio il fascino che Orochimaru esercita sui suoi piccoli allievi. Avrei giocato di più su questo punto, poiché in effetti l’unica cosa che li accomuna, e che in qualche modo poteva portarli ad “avvicinarsi”, è proprio quell’adorazione (che nel caso di Anko nel manga è diventata poi inevitabilmente odio) totalizzante, anche distruttiva verso il loro sensei. Comunque davvero complimenti per il finale, perché mi ha lasciata sorpresa: Orochimaru è stato assolutamente spietato. 

Utilizzo della frase: 4,5/10 punti 
Mi dispiace sinceramente aver dovuto dare questo voto basso, perché la ff mi è piaciuta. Ma la frase che hai scelto necessitava di un maggior approfondimento nel rapporto di Anko e Kabuto. In effetti nessuno dei due sembra “preso” dall’altro: il rapporto che si sviluppa è più una sorta di strana e contorta amicizia “a senso unico” da parte di Anko la quale, catapultata in quel mondo di adulti e di segreti pericolosi, cerca la compagnia di un altro ragazzino. Lui non sembra coinvolto (e fin qui ci sta, perché una delle interpretazioni del bando poteva essere questa) più di tanto, ma ciò che davvero non ho visto è il dolore di lei. Sinceramente non ho capito perché si senta tradita da Kabuto. 
“Uno dei due è il carnefice; l’altro, la vittima.” Era questo il punto focale della frase, un rapporto che non solo sia squilibrato (nel senso che uno ama più dell’altro, che è più coinvolto) ma addirittura diventi quasi sadico. Ripeto rispetto alla ff ed alla frase ho visto questo “tradimento” più da parte Orochimaru nei confronti di Anko che non da parte di Kabuto. 

Giudizio personale: 9/10 punti 
E’ una storia che mi è piaciuta. Non ha centrato pienamente le richieste del bando per quanto concerne l’uso della frase, ma qualcosa nell’atmosfera che hai saputo creare, la scena malinconica di Anko che guarda la ragazza chiusa nella teca di vetro (e nella quale ho visto una sorta di crudele presagio di quello che di lì a poco accadrà e del quale lei è totalmente inconsapevole), l’atteggiamento di Orochimaru e quel finale particolare e d’impatto l’hanno resa piacevole da leggere e profonda in alcuni punti. Se fosse stata approfondita, dando più spazio ai personaggi principali ed al rapporto fra di loro, poteva arrivare molto più in alto. 

Punteggio totale: 60/70



Note pre-risultati:
Dunque, il “What If…?” gira in particolare attorno all’evidente fatto che Anko ha otto o nove anni in più di Kabuto ed è stata allieva di Orochimaru prima di lui, mentre in questa fanfiction il ninja medico è più grande di lei e sono allievi del Sannin in contemporanea.
Poi, la frase: a mio parere ne ho tenuto conto come fulcro della storia, anche se forse si nota in particolar modo verso la fine. In ogni caso, nel suo modo personale, Anko è almeno un po’ interessata a Kabuto, il quale, al contrario, la tradisce. Ed è quando non la guarda negli occhi, alla fine, e quando è così cupo mentre la accompagna, che si capisce che almeno un poco lui ricambiava. Che poi, questo potrebbe influire sull’IC, ma qui ricordo che Kabuto è un ragazzino e, be', mandare incontro a una morte quasi certa una bambina più piccola è difficile, in quanto non era un assassino ma ancora alle prime armi. Quindi, mentre il Kabuto attuale guarda negli occhi tranquillamente – sogghignando pure – il Kabuto bambino no, malgrado obbedisca a Orochimaru in quanto lui gli ha donato tutto: una casa, una vita, un’identità.
In ultimo, una precisazione: come sinonimo al posto di “Orochimaru” uso anche “Sannin” poiché era stato nominato Ninja Supremo prima di lasciare il Villaggio della Foglia. Almeno in teoria. XD

Note post-risultati:
Eh, lo sapevo che utilizzare quella frase per dei bambini mi avrebbe fregato, ma che ci posso fare? XD
Ultimamente scrivere su Naruto mi risulta difficilissimo, la one-shot mi piaceva così com'era - ah, come amo tormentare i bimbi *_* - e quindi, be', accontentatevi.
Sono comunque arrivata seconda a parimerito! *_* E ne vado fiera.
A breve dovrebbe arrivare anche un circa-seguito di questa; "circa" perché alcuni particolari cambiano.
In ogni caso... chi è Isaribi? Oh, per una volta i filler mi hanno dato un'idea. XD Controllate su wikipedia: troverete tutto.
Sarò contenta se vorrete dirmi che cosa ne pensate. <3
... e, no, la "spina nel" non era nel fianco; provate a pensare a qualcosa più in basso. XD
Chu.
  
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