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Autore: blackpearl_    23/05/2010    6 recensioni
Questa storia si è classificata settima su quattordici al Contest Multicolor indetto da _Mary, fierobecca93 e Nabiki93.
Tratto dalla storia: "La donna ancora si rifiutò di rispondere, cercando disperatamente di raccogliere i cocci del suo cuore spezzato e di ricongiungerli. Si fermò, non accennando a nessun movimento perchè se lo avesse fatto, lo sapeva, sarebbe crollata sul tappeto dorato e non si sarebbe alzata più. Eppure, con suo enorme sollievo, la McGranitt che era stata, e che gli alunni continuavano a credere esistesse, iniziava a riprendersi, a risollevare il viso per guardare il mondo con espressione spavalda. Lentamente, molto lentamente, stava rinsavendo.
Si passò una mano sul viso tracciato dalle rughe, raccogliendo la lacrima più recente e soffiandoci sopra per farla asciugare. Con questo gesto, diceva addio al suo antico amore.
-Proteggi Harry, Minerva. Proteggi Hogwarts- le chiese Silente
Lei si voltò, incrociando per l’ultima volta gli occhi di Albus con i suoi di donna innamorata, poi quella scomparve. Minerva scomparve.
-Lo farò- promise la McGranitt, aprendo secca la porta e svanendo in un corridoio con il mantello verde che le svolazzava dietro come un lungo strascico da sposa."
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sulla città di Londra era sceso il silenzio. Non uno di quei silenzi calmi, leggeri, che rinfrescano l’anima e donano un attimo di pace dalla quotidianità della vita. No, era un silenzio carico di dolore.
Come se tutti, alberi, fiori, animali, Babbani, Maghi e Streghe avessero percepito che qualcosa non c’era più nel mondo. Come se avessero percepito che una luce, una luce che infondeva amore e benessere agli altri, si era spenta per non accendersi più. Il cielo stesso si era tinto di un profondo color pece, quella sera, coprendo la luce della luna con un’enorme nuvolone plumbeo e affievolendo il bagliore delle stelle. Il mondo era in lutto per la morte del più grande Mago, no, della più straordinaria persona che fosse mai vissuta sulla terra.
Albus Silente.
Lo stesso Albus che aveva sempre avuto una parola di conforto per tutti, che non aveva mai giudicato nessuno dall’alto dei suoi occhiali a mezzaluna, che aveva sempre conservato dentro di se una piccola riserva di speranza per quel mondo che l’aveva visto nascere e che ora stava andando a rotoli. Pareva così strano che non ci fosse più, così innaturale che Minerva McGranitt quasi non se ne capacitava appieno. La sua mente stentava ad apprendere quel semplice dato di fatto che in tutta la sua grandezza superava qualsiasi sua paura più profonda, mentre il cuore, il suo cuore, aveva capito.
Così vagava per la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts che aveva amato il suo ultimo preside più di ogni altro, e che sembrava trasudare dolore dalle pareti in roccia. I fantasmi emettevano lunghi lamenti funebri, rendendosi trasparenti per non essere sfiorati da occhio umano, le armature incantate giacevano senza vita sul pavimento lucido, i quadri erano vuoti, i loro proprietari nascosti chissà dove a piangere. L’aria stessa era così carica di disperazione che Minerva si sentiva soffocare. L’unico luogo che l’avrebbe accettata, che l’avrebbe consolata, si trovava lontano da dov’era adesso e per raggiungerlo avrebbe dovuto superare la Sala Grande distrutta. Ne aveva la forza? L’indistruttibile Minerva McGranitt, professoressa di Trasfigurazione ad Hogwarts da tempo immemore, aveva la forza di attraversare quella sala senza piangere davanti ai tavoli rovesciati, alle posate dorate distrutte, al leggio a forma di fenice (dove Silente tante volte aveva parlato agli studenti) graffiato ed annerito?
Il suo corpo fu più veloce della mente, di nuovo, e la condusse nel temuto luogo perchè sapeva che l’unico modo di alleviare, anche solo un po’, la sua sofferenza era di andare dove lui aveva vissuto le sue giornate: il suo studio. Camminò lentamente, fissando vacua le gigantesche porte in legno e ferro battuto che pendevano dai cardini, superandole sentendo una fitta al cuore. Cocci di vetro risuonavano sotto i tacchi bassi dei suoi stivali alti, alla moda scozzese, e parti dei quattro tavoli posti davanti al suo cammino la costringevano ad attraversare la sala non in linea retta. Le candele che disseminavano la Sala Grande volteggiavano ancora nell’aria, ma si erano tinte di un deprimente grigio e la loro luce non illuminava la zona attorno. Il cielo incantato che aveva, da sempre, osservato i ragazzi dall’alto con occhi impassibili, era scomparso lasciando la donna a fissare un soffitto alto e buio, vuoto. Le finestre laterali erano distrutte, le decorazioni in ottone ammaccate e le vetrate infrante. Non voltò lo sguardo al tavolo dei professori, né dedicò un attimo al leggio d’oro, sentendo che se lo avesse fatto non avrebbe retto fino allo studio.
Come in un sogno si vide salire dei gradini, arrivare fino alla statua a guardia dell’ufficio e fermarsi intontita a guardarla dormire. Si era appena ricordata che non sapeva la parola d’ordine. Con un sospiro si voltò e fece per andarsene quando la voce roca della statua la fece sussultare.

-Professoressa, prego-

Minerva si girò giusto in tempo per vederla ruotare su sé stessa rivelando una stretta scala a chiocciola che conduceva all’ufficio di Silente, adesso formalmente suo. Salì.
Si avvicinò alla porta a cui aveva bussato tante volte, che aveva superato con foga, con tristezza, con rabbia, con felicità. Quel semplice ammasso di legno l’aveva vista sotto tutti gli aspetti, quelli di ragazza e quelli di signora, per non dire di professoressa e vicepreside. Contro ogni logica bussò delicatamente, come se quel gesto potesse riportare in vita, solo per un fugace istante, l’impressione che nulla era cambiato e che Albus le avrebbe sorriso dalla sua scrivania. Entrò e la trovò vuota. Dolorosamente vuota.
Avanzò, sfiorando con la punta delle vecchie dita gli oggetti strambi di cui Albus aveva sempre amato circondarsi, accarezzando con lo sguardo il trespolo dove solitamente Fanny riposava e sedendo stanca sulla poltrona in pelle argentata che aveva accolto tutti i presidi di Hogwarts, dalla sua nascita. Abbassò il capo, sentendolo improvvisamente pesante e chiudendo gli occhi per riposare la vista.


-Non dirmi che stai piangendo, Minerva-

Minerva si voltò ad incrociare gli occhi azzurrissimi del preside, che la fissava intenerito dall’altro lato della stanza. La donna si passò velocemente una mano sulle guance, ritirandole bagnate. Non se n’era nemmeno accorta. La morte di Lily e James Potter aveva scavato un solco profondo in lei, nonostante tutto. Si schiarì la voce.

-Certo che no- disse, alzando fieramente il capo

Albus annuì, affabile, avvicinandosi a lei e posandole una mano sulla spalla con fare leggero. Quel tocco ebbe l’effetto di una bomba. Come se qualcuno le avesse scagliato un “Bombarda” dall’interno, travolgendo tutte le sue convinzioni, tutte i pensieri razionali e i sentimenti. Dopo lo scoppio, Minerva si sentiva quasi esausta. Incrociò lo sguardo sul preside, che le sorrise con dolcezza.


-Avevi promesso, Albus. Avevi promesso che mi avresti aiutata, sempre- gemette Minerva


Era giovane, inesperta, e volubile quando si era improvvisamente accorta di provare qualcosa per il suo preside che superava l’ammirazione. Aveva scoperto che il suo cuore palpitava in maniera preoccupante, appena lui iniziava a parlare agli studenti, appena le sorrideva o quando le parlava.
Forse lo amava per quell’aria da saggio, per la sua espressione rassicurante, o per il fatto che le fosse stato vicino dopo la morte improvvisa della madre. L’aveva abbracciata candidamente in infermeria, mentre lacrime salate le percorrevano il viso. Gliele aveva asciugate con un gesto paterno, che ai suoi occhi risultava completamente differente, e le aveva promesso che l’avrebbe sempre sostenuta, sempre.

-Lo promette?- si era permessa di chiedere lei, scrutandolo con i profondi occhi scuri

Silente aveva sorriso e si era limitato ad annuire, accarezzandole ancora una volta i capelli.


-Toccherà a me gestire Hogwarts, adesso-

Era duro prenderne coscienza, ma Minerva sapeva che fuori dal suo guscio di dolore c’era un mondo che aveva bisogno di lei. Mille cuori che avevano bisogno del suo per non andare in pezzi. Mille menti che avevano bisogno della sua per non crollare. Mille ragazzi che avevano bisogno di lei, la nuova preside.
Minerva tentennò. Ne aveva la forza?


-Sarai una preside splendida-

-Non dire sciocchezze, Albus, non ne sono tagliata- aveva ribattuto un’anziana Minerva, seduta sulla poltrona blu notte posta di fronte alla cattedra del preside.

Albus aveva congiunto le mani, senza staccare gli occhi dalle carte che stava esaminando. Una piccola ruga di preoccupazione gli solcava la fronte.

-Quando io non ci sarò più, toccherà a te gestire questa scuola- interruppe la sua protesta –Si, perchè io crollerò prima di quanto tu credi, cara-

Una piccola fiaccola di sospetto si accese nel cuore di Minerva, che guardò di sottecchi Albus come a volerne carpire i segreti. L’uomo di fronte a lei, come a farsi beffe di quei pensieri, alzò il capo sorridendole bonario. Minerva non capiva. Perchè non si confidava con lei?


Minerva scosse il capo, sapendo però che appena uscita dallo studio una serie infinita di responsabilità le sarebbero cadute addosso, schiacciandola. Eppure lei, sebbene oppressa dal dolore, non avrebbe dovuto cedere, rialzandosi e sostenendo quell’immane peso sulle spalle magre, esattamente come Albus aveva fatto fino a poche ore fa. I suoi pensieri saettarono veloci ad Harry che sicuramente, da qualche parte, stava soffrendo quanto lei.


Minerva guardava fuori dalla finestra con sguardo acceso dall’interesse, mentre Harry Potter sfrecciava sulla sua Firebolt durante un allenamento di Quidditch.

-E’ bravo, vero?- la voce di Albus era intrisa di orgoglio

Minerva sorrise, dando nuovamente le spalle alla finestra ed avvicinandosi all’uomo fermo davanti al camino. Annuì.

-Tale e quale a suo padre..-

La sua voce si spense e Minerva non ritenne opportuno rompere il silenzio con parole inutili. Anche perchè loro due erano della stessa pasta, lo sapeva da un pezzo, visto che si trovavano perfettamente a loro agio in tutti i tipi di silenzio. Rimasero semplicemente così, per tutta la serata, a donarsi conforto con la loro reciproca presenza.


-Non dirmi che stai piangendo, Minerva-

Minerva sorrise debolmente, voltando il capo ed incontrando quegli occhi azzurri che aveva tanto amato e che in terra non esistevano più. Adesso, Albus la fissava intenerito dal quadro dorato appeso al muro, non più di carne e ossa, ma di pittura e acquerello. Minerva sentì gli occhi riempirsi di lacrime e, per la prima volta in quasi trent’anni, non le fermò, lasciando che una di essere le rigasse la guancia sporca di polvere. Sul viso dipinto di Silente passarono diverse emozioni, fra cui rimpianto, dolore, nostalgia e affetto. Infine sorrise.

-Non devi piangere, è nell’ordine naturale delle cose. Si nasce, si cresce..- la guardò con dolcezza infinita -..si muore-

Minerva però non riusciva a non pensare quanto la vita possa essere ingiusta, quanto lo fosse stata con lei, con Albus, con Harry e con altri ragazzi che stavano sopportando le sue stesse pene. Le parole consolatorie non sarebbero servite a nulla, non avrebbero lenito il suo cuore irrimediabilmente spezzato né le avrebbero alleviato lo spirito. Lei adesso aveva bisogno di sentirsi dire che avrebbe sofferto, avrebbe sofferto terribilmente, finchè quel dolore non avrebbe acquistato un senso e lei sarebbe tornata a vedere di nuovo le cose dalla giusta prospettiva. Si alzò altera, attraversando la sala in poche falcate ed accostandosi alla porta, afferrando il pomello gelido fra le mani scheletriche.

-Minerva..- iniziò nuovamente Albus

La donna ancora si rifiutò di rispondere, cercando disperatamente di raccogliere i cocci del suo cuore spezzato e di ricongiungerli. Si fermò, non accennando a nessun movimento perchè se lo avesse fatto, lo sapeva, sarebbe crollata sul tappeto dorato e non si sarebbe alzata più. Eppure, con suo enorme sollievo, la McGranitt che era stata, e che gli alunni continuavano a credere esistesse, iniziava a riprendersi, a risollevare il viso per guardare il mondo con espressione spavalda. Lentamente, molto lentamente, stava rinsavendo.
Si passò una mano sul viso tracciato dalle rughe, raccogliendo la lacrima più recente e soffiandoci sopra per farla asciugare. Con questo gesto, diceva addio al suo antico amore.

-Proteggi Harry, Minerva. Proteggi Hogwarts- le chiese Silente

Lei si voltò, incrociando per l’ultima volta gli occhi di Albus con i suoi di donna innamorata, poi quella scomparve. Minerva scomparve.

-Lo farò- promise la McGranitt, aprendo secca la porta e svanendo in un corridoio con il mantello verde che le svolazzava dietro come un lungo strascico da sposa.


Le foglie morte cadono a mucchi e come loro i ricordi, i rimpianti.

Ma il mio fedele e silenzioso amore sorride ancora, dice grazie alla vita.
(Le foglie morte, Jacques Prevert)




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Questa storia si è classificata settima su quattordici al Contest Multicolor indetto da _Mary, fierobecca93 e Nabiki93. Di seguito, il giudizio:

Settima classificata

Foglie morte, di thislove
Bianco – Albus/Minerva

Giudizio di fierobecca93

Grammatica e sintassi: 7.5. Mi dispiace di essere stata leggermente troppo severa su questo lato. Ho notato qualche errore sul tempo dei verbi e qualcuno di battitura, ma per il resto ci siamo!!
Stile: 10. E’ stato molto fluido, semplice e con un vocabolario molto ampio. Devo dire che questa parte mi è molto piaciuta. Ti meriti il massimo del punteggio a parer mio! Brava!
Sviluppo della trama: 7.5. Non il massimo, ma carina... i ricordi di Minerva sono ben descritti ed è stato facile per me immaginarmi la triste scena, ma c’era qualcosa che non mi ha convinto a pieno.
Originalità: 9,5. Devo dire che quando abbiamo deciso per questa traccia pensavo che l’avrebbero interpretata male, vedendola come una fan fiction romantica e magari anche troppo sdolcinata ed invece la tua mi ha colpita; quando ho iniziato a leggere non ho potuto reprimere un sorriso…è stata veramente una idea originale.
IC dei personaggi: 8
Gradimento personale: 6.
Come dicevo righe sopra, veramente molto carina. La figura di Silente saggio e con la sua immancabile barba bianca, e occhiali a mezzaluna mi ha fatto tenerezza, forse anche più della McGranitt in lacrime ferma davanti alla porta dello studio di Silente, pronta a diventare la preside di Hogwarts.
C’era nella tua ff, un misto di miele e sale che mi ha veramente colpita, brava veramente!!!

Il mio totale dei punti è: 48,5


Giudizio di Nabiki93

Grammatica e sintassi: 7/10
Ho notato alcuni errori un po’ gravi che mi hanno fatto abbassare questo voto, perché altrimenti sarebbe stato più alto.
Stile: 9.5/10 Mi è piaciuto molto il tuo stile: aveva un che di solenne, che è perfetto nel momento in cui hai ambientato la storia.
Sviluppo della trama: 9/10 Davvero molto bene. Mi sono piaciuti i flashback, i pensieri della McGranitt e l'immagine che ha lei di Albus.
Originalità: 9/10
IC dei personaggi: 8.5/ 10
Gradimento personale: 7/7
Devo ammettere che non ho mai letto una Albus/Minerva, però sei riuscita a trasmettere bene i sentimenti della McGranitt. Ho apprezzato particolarmente la figura di Albus: dolce, tenero, paterno. Fan fiction gradevole, con al centro un amore non proprio corrisposto,nel quale lei non riesce a nascondersi di fronte a Silente e a portare quella maschera con cui la vedono tutti: quella di una professoressa forte,severa e “indistruttibile”. Ed è solo agli occhi del preside che riesce a sciogliersi. Complimenti!è una fan fiction commovente e che mi ha colpita,proprio perché di solito non ne leggo,ma di cui ho avuto un’ottima impressione!

Totale: 50


Giudizio di _Mary

Grammatica e sintassi: 8/10
Stile: 9/10
Sviluppo della trama: 9/10
Originalità: 8/10
IC dei personaggi: 9/10
Gradimento personale: 6/7

Totale: 49/57

Questa era una coppia un po’ particolare: alcune tracce riguardavano pairing canon o, comunque, molto popolari nel fandom. Con il colore ‘bianco’, invece, abbiamo voluto vedere cosa sarebbe venuto fuori facendo interagire e mettendo a confronto due personaggi tanto complessi come Albus Silente e Minerva McGranitt.
Quello che ho letto è stato un esperimento molto riuscito.
Ho penalizzato la grammatica perché, da maniaca quale sono, ho trovato qualche errore di battitura (ed attenzione ai puntini di sospensione! Sono tre, non due), tutti gli accenti di ‘perché’ sbagliati ed un errore di concordanza che mi ha fatta rimanere di sasso (‘se lo avrebbe fatto non avrebbe retto fino allo studio’). Niente di catastrofico, ma non me la sono sentita di darti di più.
Lo stile mi è piaciuto: non è pesante, sembra scorrere via portando con sé l’attenzione del lettore. È fluido, e questa è sicuramente un’ottima cosa.
La trama è ben sviluppata: non succede granché nell’arco della fanfiction, ma la ragione del dolore di Minerva è spiegata ‘al punto giusto’, senza scadere nello sdolcinato e nel melenso. Insomma, sarebbe stato davvero facile scrivere una cosa deprimente e patetica, trasformando la forte Minerva in una donnina da romanzetto rosa che si strugge per il suo amato! Invece in questa fanfiction Minerva è Minerva. Provata, sicuramente, abbattuta, ma forte come il personaggio creato dalla Rowling.
(Solo una cosa: all’inizio hai scritto ‘Sulla città di Londra era sceso il silenzio’; dopo, però, ci spostiamo da Minerva, che sta a Hogwarts, in Scozia. Mi chiedevo se fosse stato un errore tuo o una cosa che non ho compreso io…)
È stata una buona idea quella di ambientare la storia la notte stessa della morte di Albus: ha permesso di coprire il tutto con un velo di rimpianto e malinconia che è stato mantenuto, ripeto, al punto giusto. Ma forse non è stato il massimo dell’originalità, e per questo non ho potuto dare un punteggio maggiore a questa voce.
I personaggi sono mantenuti IC. Mi ripeto scrivendo che non pensavo sarebbe stato facile riuscirci, perché mi sarei aspettata di vederli coinvolti in una storia d’amore strappalacrime – ed il termine ‘strappalacrime’ è utilizzato nel senso più dispregiativo possibile. Invece, con mia grande sorpresa e piacere, mi sono accorta di avere immaginato male. Una volta tanto, sono stata molto contenta di avere sbagliato!
È una storia intrisa di dolcezza e malinconia, che fa spuntare un sorriso amaro sulle labbra di chi legge. I personaggi, entrambi molto complessi, vengono mossi con una delicatezza incredibile dalla tua mano di autrice-burattinaia, e sei riuscita benissimo nel suo intento: alla fine sembra quasi di aver letto una storia che ha per protagonisti la vera Minerva McGranitt ed il vero Albus Silente, proprio quelli usciti dalla penna della Rowling. Personalmente, non credo proprio che avrei potuto aspettarmi di meglio da questo pairing così particolare. Una bella storia, davvero.


Totale: 147.5/171
   
 
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