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Autore: JulieXimenes    23/05/2010    1 recensioni
Ricordi di una città magica, ricordi di un'estate calda e di una vita che ormai non mi appartiene...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo era bianco, un' immensa distesa chiara, e neanche una nuvola si insinuava su quella tela nuova. Io sdraiata sulla sabbia mi immaginavo di incidere in quel cielo i miei ricordi, come un grande tatuaggio a colori. Si alzo un vento leggero e fresco e io mi lasciai trascinare da quella soave ninna-nanna, ritornando in quel luogo magico lasciato tanti anni fa.
Le fontane spruzzavano piccole gocce d'acqua che rinfrescavano i turisti da quel sole amaro. L'aria era secca e la piazza brulicava di gente; dei signori sedevano al bar sorseggiando caffè e raccontandosi storie di tempi passati che ormai sembrano non essere mai esistiti, i nipoti ascoltavano stregati da quelle strane parole che ai bimbi parevano più belle di mille racconti incantati. Gruppetti di ragazzi ridevano e scherzavano, alcuni si guardavano con occhi trasognati, forse si erano appena innamorati. Le mamme si pavoneggiavano dei loro piccini, e dopo tutto che altro avevano di più importante da raccontare? I rimorsi del passato non erano certo più interessanti. Le voci si intrecciavano e formavano una calorosa melodia, tutti discorsi di poco valore, solo parole labili che riempivano il tempo.
Discesi la via principale ammirando i palazzi antichi che conoscevo perfettamente, ma che ogni volta mi lasciavano senza fiato. Mi soffermai sul mio preferito, il palazzo Gaudì, curve armoniose decorate da pietre azzurre e arancio, inusuali forme e disegni che sarebbero potuti appartenere ad un sogno di Tim Burton.
Camminavo sorridente in quell'immenso viale, dove le diverse lingue parlate dagli stranieri non erano più distinguibili. I mimi, tipici della Ramblas, divertivano i passanti, con i loro voluttuosi costumi. Uno di questi vestito da torero mi fece l'occhiolino dal suo viso dipinto d'oro; mi regalò una rosa rossa e io feci scivolare nel barattolo accanto ai suoi piedi un pò di monete che cadendo produssero un tintinnio metallico. Sentii l'eco di quel suono anche quando le monete smisero di rotolare, annusai il fiore facendomi inebriare dal suo profumo denso, come il sole. Percepivo ogni cosa chiaramente, ogni sensazione era amplificata all'ennesima potenza, ero un pò stordita dal quel caos perfetto, ma mi sentivo viva. Tutto era così dannatamente vero.
Presi il giornale dall'edicola - Buenas tarde!- mi salutò l'edicolante. Mi rimisi in cammino con il mio giornale, lo aprì e iniziai a leggere qualche pagina, erano le solite notizie di cronaca nera e di crisi economica. Sorrisi guardandomi intorno, forse la crisi c'era davvero, ma non saresti mai riuscito a leggerla sul volto di nessuno in questa città. Imboccai una via secondaria entrando nel mercato di Barcellona. I venditori gridavano cercando di attirare l'attenzione dei passanti, le signore facevano la spesa e i bambini si fermavano a guardare le bancarelle dei dolci. Il disordine era totale, ma in un certo senso era rassicurante, era una follia di colori e spezie piacevole, una confusione che ti risvegliava, sentivo il sangue pulsare nelle vene. Il caldo era torrido e le donne sventolavano affannosamente i loro ventagli andalusi.
Attraversai tutto il mercato per poi ritornare sulla via principale fino al porto. Il cielo era di un'azzurro denso e il sole spiccava brillante. Più mi avvicinavo al mare e più potevo sentirne l'odore. Mi sedetti sul bordo del ponte e rimasi ad osservare i pescatori, con le loro magliette sporche, la barba trasandata e le gocce di sudore sulla pelle abbronzata. Niente era più bello per me del sentire il suono fluido dello spagnolo di quegli uomini. L'odore del pesce fresco mi era entrato nelle narici e si era impresso nella mia memoria. Ancora adesso a distanza di anni lo ricordavo perfettamente, proprio come la sensazione del sale sulle labbra e del sapore di quell'aria di mare. Quel mare così diverso da questo mare, così grigio e spumeggiante da sembrare infuriato. Invece il mio mare era di un blu acceso con sfumature smeraldo e risplendeva sotto i raggi del sole. Questi ricordi mi riportarono alla realtà con un velo di nostalgia e tante domande a cui non potevo rispondere.
Sarei mai tornata a casa? Avrei mai più percorso quei viali animati? Avrei mai più vissuto in quel modo? Avevo una gran voglia di annusare una rosa rossa e sentirne davvero il profumo, volevo sentire ancora una volta il sangue caldo nelle vene e volevo ascoltare ancora i racconti di un pescatore.
Qui invece era tutto silenzioso, udivo solo il vento che alzava la sabbia scaraventandomi addosso fini granelli, e il mare che si struggeva contro gli scogli.
Mi misi a sedere e provai ad annusare l'aria, ma non sentii nulla, non aveva un odore, proprio come il cielo non aveva colore.
Delle ciocche di capelli seguivano il vento, mi coprivano il volto e una lacrima scendeva timida e muta lungo il volto. E lo sguardo, fisso sull'orizzonte. E i miei pensieri erano già oltre quel mare.
  
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