Capitolo:
2
Personaggi:
Amanda
Grayson, Spock “Selek”
Note: Ambientato nell’Episodio
“Yesteryear” della Serie Animata. Non sapendo quanti di voi hanno potuto vedere
questa particolare serie –non ho trovato nessuno Streaming in italiano-, vi
faccio un breve riassunto della trama:
Dopo una missione su Time Planet, Kirk
e Spock, che avevano usato il Guardiano per una missione di ricerca scientifica
su Orione, al loro ritorno scoprono che la linea temporale è mutata: al posto
di Spock vi è Thelin, un Andoriano, come Primo Ufficiale e nessuno sembra
ricordarsi del Vulcaniano.
Grazie ad alcune ricerche, si viene a
sapere che Spock, muore nel tentare di superare da solo la prova detta kash-wan, nonostante la sua giovane età.
A seguito di quest’incidente Amanda lascia Vulcano e muore sullo Shuttle che
l’avrebbe riportata sulla Terra.
Tornando alla memoria a quel giorno,
Spock ricorda di essere stato davvero ad un punto dalla morte, ma l’intervento
provvidenziale di un suo lontano cugino, tale Selek, lo aveva salvato. Compreso
che Selek altri non era che se stesso tornato dal futuro, Spock usa di nuovo il
Guardiano e ritorna al 2239, per salvare se stesso.
(Nel precedente capitolo, avevo messo
come data 2233, utilizzando la timeline, quella più seguita, secondo cui Spock
sarebbe nato nel 2230, mentre Kirk nel 2333. La data, però, è ancora molto
combattuta, visto che si continua ad oscillare tra il 2230 e il 2232.. La
Compagnia Nemeryal FanFic. si scusa per il disagio!)
Capitolo
2
ShirKhar, Vulcano, Anno: 2239
Age:
Seven
Troppo
Giovane. Parte I [Selek’s Side]
[Gli
animali riconoscono le persone grazie al fiuto, ma noi madri abbiamo un senso
ancora più affinato]
Accanto alla grande finestra, Selek
osserva i contorni di ShirKhar, sfumati, immersi nel bagliore scarlatto di
Vulcano. Il suo sguardo, acceso da una fiammella di malinconia, è fisso su due
figure, sedute una accanto all’altra, il padre col viso chino sul figlio e il
figlio con gli occhi abbassati, colmi di vergogna e incertezza.
Selek è composto, la luce ne accende i
contorni decisi, il portamento rigido, ma tiene in ombra le mani, nascoste
dietro la schiena, e preda di brevi scatti nervosi, come se una parte inconscia
del Vulcaniano volesse poggiarne le dita contro la finestra e continuare ad
osservare, non visto, la scena che si svolge davanti ai suoi occhi.
-Spero che tu non sia stato disturbato
dal comportamento di mio figlio-
Selek si volta piano, senza scomporsi,
la tunica chiara che fruscia appena sul pavimento scuro.
Negli occhi del Vulcaniano si dipinge
l’esile figura di Amanda, i capelli corti, il corpo aggraziato fasciato da un
vestito rosa antico, dalle maniche svasate, e un sorriso sincero sul volto
ancora giovane.
-No Amanda, mia signora- risponde
Selek, con tutta la cortesia dovuta alla moglie dell’Ambasciatore Sarek –Ogni
ragazzo ha molto da imparare. Il mio giovane cugino ha una strada più difficile
degli altri da percorrere-
Il sopracciglio sottile di Amanda si
inarca appena, creando una lieve ruga sulla fronte, e gli occhi azzurri vengono
percorsi da un breve scintillio.
-Sembra che tu lo comprenda meglio di
suo padre- quella della donna non è un accusa, ma una semplice constatazione,
eppure Selek, per un istante, avverte come una morsa di disagio alla bocca
dello stomaco.
-E’ molto difficile per un padre
pretendere meno della perfezione da suo figlio- ribatte comunque, senza lasciar
trasparire quella strana sensazione –Spock troverà la sua strada-
Il tono è deciso, sicuro, pare quasi
affermare un’innegabile certezza, come se i suoi occhi avessero visto molto più
lontano di quel momento, arrivando a cogliere ogni immagine nascosta nelle profonde
e volubili pieghe del tempo.
-Lo spero proprio- un sussurro
affranto, quasi sconfitto, quello di una madre che vede il proprio figlio
costretto ad una sofferenza che non può in alcun modo alleviare, perché
rischierebbe solo di aumentarla irrimediabilmente –Io rispetto Vulcano e le sue
tradizioni, ma sono pesanti per una persona sensibile-
Dallo sguardo di Selek si possono
cogliere parole silenziose, che la sua voce non pronuncerà mai.
Lo so.
Lo è per lui, come per te.
-Il ragazzo deve affrontare fra poco
la prova del Kash-wan, non è vero?-
Diretto, privo di inflessioni. Selek
ha indossato una maschera impenetrabile, sicuro che quelle parole, tutta la
malinconia di cui sono impregnate, non verranno mai sentite, se non da lui, nei
sussurri quieti della notte, quando è difficile controllare se stessi, ma è
necessario un confronto, pena la negazione e l’annullamento di se stessi.
-Il mese prossimo-
Il sopracciglio del Vulcaniano si
inarca, le labbra si piegano appena, in una piccola smorfia di confusione.
-Domani non è il giorno venti del mese
di Tasmeen?-
-Certo, c ‘è qualcosa che non va?-
-A volte mi sembra..- Selek si porta
una mano al viso, nascondendo le labbra dietro le dita –Di aver perso la nozione
del tempo-1
Amanda si avvicina con circospezione,
piegando la testa di lato e corrugando la fronte. Allunga una mano verso il
volto di Selek, i cui occhi, persi nella concentrazione, non colgono il lento
movimento della donna; quando le dita stanno per sfiorare la guancia del
Vulcaniano, un uggiolio di protesta le fa voltare il capo e abbassare subito il
braccio.
Un sehlat
di grandi dimensioni, il pelo fulvo e gli occhi di un nero talmente denso da
sembrare liquido, li osserva entrambi con le zampe anteriori allungate sul
pavimento e la schiena inarcata verso l’alto, la lingua rosa che appare e
scompare tra le zanne affilate.
Selek si riscuote e sente il corpo
sussultare nel vedere Amanda così vicino a lui; si allontana appena,
dirigendosi verso l’uscita, ma il sehlat
lo raggiunge con un balzo, bloccandogli la strada.
-Sembri proprio piacere ad I-Chaya- ride Amanda, nascondendo le
labbra dietro le dita lunghe e sottili, ma gli occhi azzurri dardeggiano con
astuzia sul volto del Vulcaniano, che si sente costretto in trappola.
Abbassa lo sguardo verso il sehlat e il naso nero, pulsante, dell’animale gli fa provare un
brivido spiacevole lungo la schiena: grazie all’olfatto, I-Chaya lo ha
riconosciuto, nonostante gli anni, nonostante la piega temporale.
No..non può permetterlo..i ricordi lo
assalgono come un fiume in piena e si infrangono con la rigida diga di
controllo vulcaniano, costruita dopo tanti, dolorosi anni di fatica e
privazioni. Non può permettere che ceda, non in quel momento.
Non in quel tempo..
Alza lo sguardo, per deviare in
qualche modo il discorso, qualsiasi cosa per fargli dimenticare, ma Amanda non
è più nella stanza.
E Selek non sa se sentirsi al sicuro
o nella peggiore delle trappole.
***
Non ha resistito.
Alla fine, una parte della diga ha
ceduto e le sue gambe si sono mosse spinte solo dalla calda malinconia umana,
non dalla fredda curiosità vulcaniana.
Selek si ferma sulla soglia della
stanza, soffermandosi sui dettagli che colpiscono con forza la sua vista e il
suo animo: la finestra accanto alla lunga scrivania, il letto dalle coperte
azzurre, il tappeto scuro, dai riflessi sanguigni, la piccola lampada appesa
alla parete, sopra un comodino su cui è appoggiata una lunga candela blu notte,
con accanto alcune bacchette di incenso odoroso.
Entra e si volta, scostando con un
movimento leggero la porta e soffermandosi sulle linee decise dell’armadio di
legno chiaro, con alcuni simboli vulcaniani impressi ai lati delle maniglie e sulla
parte superiore.
Si accosta nuovamente all’entrata, facendo
ben attenzione che nessuno arrivi e lo colga a “ficcare il naso” come direbbe
un certo Ufficiale Medico di sua conoscenza, nella camera di un’altra persona.
Anche se, gli sussurra la sua parte
Vulcaniana, non sta veramente “ficcando il naso”, visto che ogni cosa in quella
stanza gli appartiene..in teoria.
Scrolla le spalle con un movimento involontario e si siede sul bordo
del letto, affondando appena tra le lenzuola, stringendo le mani l’una con
l’altra e lasciando che tutti i ricordi, tutti i suoni, tutti i profumi
contenuti in quella stanza gli danzino attorno, come spiriti invisibili che con
voci argentine cantano trame diverse per un’unica storia.
Riapre gli occhi, con il trillo di un’ultima,
soave nota pizzicata sulla corda tesa di una lira vulcaniana, e il suo sguardo,
seguendo il sussurro di un tenue ricordo, soffuso e sfocato, si fissa di nuovo
sull’armadio.
La luce proveniente dalla finestra avvolge
la maniglia scura entro un bagliore scarlatto, tempestato di pulviscolo dorato,
racchiudendola in una gabbia dalle sbarre preziose ed evanescenti.
Si alza dal letto e avvicina, incerto,
la mano, prima di bloccarsi.
Vuole davvero riaprire le porte dei ricordi?
Dietro quelle ante c’è tutto quel che
di Umano il piccolo Spock ha deciso di lasciarsi alle spalle, o almeno ha finto di decidere: una parte di lui lo
ha fatto, ma l’altra si è lasciata sopraffare dal rimorso, dalla consapevolezza
del rischio di gettare, spazzare via un lato inscindibile di sé.
La mano si serra attorno alla maniglia
e le ante si aprono lentamente; i contorni degli oggetti contenuti, o meglio,
nascosti nell’armadio, appaiono in un lampo, colpiti dai raggi prepotenti del
sole.
Uno in un particolare attira l’attenzione
del Vulcaniano: una scatola scura, squadrata, con sopra l’immagine slanciata della
Enterprise appartenuta al Capitano Archer.
Allunga le dita verso la confezione,
ricordo del regalo della sorella di Amanda, Lady Elisa, e la tiene stretta,
prima di aprirla ed estrarne il contenuto.
Ma come ben sa, dentro non vi è il
modello della Enterprise, che riposa placidamente dentro il secondo cassetto
del comodino, ma qualcosa di più intimo e personale, qualcosa che la parte
Vulcaniana ha desiderato distruggere in più occasioni, tagliando il filo sempre
più fragile, però mai in procinto di spezzarsi, che lo teneva legato al lato
Umano.
Persino Sybok, per mettere Spock alla
prova, lo aveva –anzi, lo avrebbe-
invitato a distruggerlo, sfidandolo a dimostrargli quanto Vulcaniano fosse
effettivamente diventato, ma in quel momento, in quel tempo, il pupazzo a forma
di orso è ancora lì, in quella piccola scatola, gli occhi color miele fissi verso
un punto lontano e il muso nocciola un poco schiacciato all’altezza del naso.
Stringe appena la presa sulla pancia
morbida del pupazzo e può quasi sentire i gemiti soffocati di Spock
sprigionarsi da quelle labbra scure, mute, sottili, la rabbia del Vulcaniano
che non riesce, non può prevalere sull’Umano, il dolore, la disperazione.
E poi il calore, il conforto, il dolce
profumo di Amanda sul pelo forse un po’ liso, sulle zampe più chiare rispetto
al resto del corpo, sul fiocco scarlatto annodato alla gola.
Quanti ricordi, quanta malinconia in
un unico, piccolo oggetto..
-Credevo tenessi il pupazzo in un
punto più nascosto della sua stanza-
-Sarebbe stato illogico, l’angolo più
nascosto è dove si va a controllare per primi, e dunque...- gli occhi di Selek si sgranano e la testa si
alza di scatto, scontrandosi con lo sguardo quieto di Amanda, le braccia
incrociate al petto e un sorriso astuto sul viso.
-Amanda, mia signora..-
-Oh, non c’è bisogno che dici nulla- la donna ride e si avvicina, per poi posargli
dolcemente la mano sulla guancia - Gli
animali riconoscono le persone grazie al fiuto, ma noi madri abbiamo un senso
ancora più affinato, non lo sapevi..Spock?-
1.
1.
Il
dialogo riportato è preso direttamente dall’Episodio “Yesteryear”
Diario di Nemeryal, Data Astrale 23.05.2010
Oplà! Nuovo capitolo
per voi, miei signori! (E ringrazio Persefone Fuxia! Effettivamente "bacchi di incenso" è un'espressione tipicamente del parlato -o almeno dalle mie parti XD E' stato comunque corretto nel testo *inchino*
Quanto mi aiuta
scrivere queste OneShot..con il poco tempo a disposizione causa scuola (troppe
interrogazioni! Troppe! Qualcuno lo spiega ai prof che a Maggio gli studenti
sono più fumati di una sigaretta?) Per le mie due Long Fiction (di cui una, sì,
è quella di Star Trek, di cui ho da poco riscritto il primo capitolo per
la..quarta volta, credo) non ho abbastanza tempo, ma per queste un
angolino-ino-ino riesco a ritagliarlo!
Comunque! Rispondiamo
alle recensioni!
Lady
Amber: Ti consiglio di
guardarlo Star Tre V, più che altro per le scene con Kirk, Spock e McCoy, ma
soprattutto per Sybok! Grande Sybok, tanta stima..Concordo, Spock che coccolo
un peluche credo sia una delle cose più pucciose al mondo..tranne forse Bones
con le orecchie da coniglietto XD Grazie per la recensione!
Persefone
Fuxia: Meno male che il
finale andava bene, quanto ci ho messo a scriverlo, devo aver consumato la
tastiera! (Anche io sono ancora molto affezionata al mio orsetto, praticamente
ha la mia veneranda età XD) Spero di essere riuscita a fare un lavoro decente
anche questo capitolo, anche se personaggi nuovi non ve ne sono..eh vabbè!
Grazie per la recensione!
Thiliol: Spero di essermela cavata anche con questa^^ Grazie per
la recensione!
Abdulla: E io mi spingerò là, dove nessun trekker-fanwriter è
mai giunto prima! *posa plastica davanti al pc e grilli in sottofondo* ehm..oh,
qualcuno che condivide con me una buona opinione del film (pensavo di essere l’unica!)..spero
che questo capitolo possa piacerti e ti ringrazio per essere sempre presente!
(e Sybok tornerà anche nei prossimi capitoli! W Sybok!!!)
Ringraziamenti:
A Dolce_Lady per averla messa fra le preferite, a Lady Amber e Istul per averla inserita tra le seguite e Rei Hino e
Astry_1971 per aver commentato
la fan fiction “Il Sacrificio dell’Alfiere”
Al
prossimo capitolo,
Tai
Nasha no Karosha!