Buonasera
a tutti! Mi chiamo Gaia e sono nuova della sezione, questa è una fanfic che ho
elaborato in parte nella mia gita con parenti a Roma, dove, tra l'altro è
ambientata.
Ok
prima di lasciarvi alla lettura volevo solo dirvi che non sono impazzita quando
ho messo alcune frasi in corsivo, solo che dovevo distinguere l'italiano della
protagonista dall'americano parlato da Jonas. Quindi non essendo ne capace, ne
volendo scrivere le parti in inglese, in inglese, ma volendo comunque
differenziare le lingue, ho pensato di scrivere le parti in lingua straniera in
corsivo.
Senza
ulteriori indugi vi auguro Buona Lettura.
....
" Voglio una vita che non è mai tardi
Di quelle che non dormi mai
Voglio una vita
La voglio piena di guai..."
[Vasco Rossi- "Vita spericolata"]
E' come essere ad un
concerto, una folla di persone che quasi non respiri,
urla, grida, pianti, risa,
amore, odio, amicizia e
tradimenti...
Ti fai spazio tra corpi di
sconosciuti ed amici,
sputi in faccia a chi ti ha
sempre aiutato e accetti la mano di chi non ha mai aiutato nessuno.
Ti lanci nel vuoto pur non
sapendo quello che ti aspetta e ti intimorisce ciò che fino al giorno prima era
una certezza.
Tutto questo fa parte di una
qualsiasi vita,
ogni individuo passa tutto
questo, ciò che ci rende unici e inimitabili,
speciali e allo stesso tempo
superflui
è la meta alla quale
aspiriamo e quella che riusciamo a raggiungere.
Perchè in fondo noi non
facciamo che correre verso qualcosa che ancora non abbiamo.
L'odore dell'asfalto bagnato e l'aria frizzantina
regnavano incontrastati quella mattina di fine Agosto, erano solo le sette e
Roma aveva visto la luce solo da poche ore quando Rebecca si trovava su Ponte Sisto diretta al lavoro, con la sua
aria assonnata e la musica alta ad accompagnare il suo cammino.
Quel giorno avrebbe avuto un doppio turno al
ristorante e come se non bastasse, quella sera, doveva accompagnare Flavia,
amica psicopatica non che collega, al concerto del gruppo più idiota che lei
avesse mai sentito. Dalla parte opposta tre ragazzi dai vestiti appariscenti
stavano percorrendo lo stesso ponte, godendosi il sole mattutino e il panorama
che a quell'ora la città li offriva.
- nh...che botta, ma dove guardi quando
cammini, si può sapere?!-
- Scusa, ti sei fatta male?- Un ragazzo dai capelli
ricci con degli occhiali da sole "stravaganti" le stava tendendo la
mano. Becky lo squadrò da capo a piedi per poi fulminarlo con lo sguardo e
alzarsi con le proprie forze.
- Guarda dove cammini la prossima volta. - Raccolse
frettolosamente l'mp3 e la borsa che le erano caduti nell'impatto per poi
rivolgere un'ultima occhiata ai tre ragazzi stranieri e continuare sulla sua
strada con un po' di pazienza in meno e un livido in più.
- Ma è stata lei a venirmi addosso.-
- Nicky Nicky, addirittura ai
piedi ti cadono. - fu tutto quello che il ragazzo dai capelli mori riuscì a pronunciare
prima di unirsi al fratello maggiore in una risata che di precedenti ne aveva
visti pochi, tra un singhiozzo e l'altro si avviarono verso la macchina nera
che li stava aspettando alla fine del ponte, lasciando il più piccolo di loro
con un espressione tetra a fissare il vuoto davanti a lui.
La giornata cominciava proprio bene...
- Becky sei di nuovo in ritardo...-
- lo so, lo so mi metto il grembiule e
arrivo. -
Per quanto quel giorno non avesse voglia di
stare in quel luogo, di dare retta ai capricci dei turisti, di parlare inglese
o di sentire l'eccitazione di Flavia sulla serata che le attendeva, non avrebbe
mai potuto fare a meno di quel locale perchè, con tutti i suoi pro e contro, lì
si sentiva a casa.
Quel ristorante dove anche alle sette e trenta di mattina i pochi clienti
riuscivano a sfinirti, dove Emanuele un ragazzo di trent'anni dalla figura
slanciata e l'aria snob riusciva a mandarti in bestia con la sua sola presenza,
storcendo il naso ogni volta che entrava qualcuno che per lui non era alla sua
altezza. Dove Flavia, una ragazzina dai capelli color del grano faceva gli
occhioni dolci a qualunque bel ragazzo entrasse nel locale, accompagnato o
meno.
Quel luogo, dove per la prima volta si era
sentita accolta dieci anni prima, quando ancora bambina era entrata per
chiedere un po' d'acqua e qualche informazione per trovare la via di casa e
quel giorno Cesare, un omone dall'aria bonaria le aveva rivolto un sorriso e le
aveva offerto il pranzo, da allora quello era stato il suo rifugio, il suo
angolo segreto per estraniarsi da ogni problema.
Erano ormai le sei quando Rebecca finì di
lavare l'ultimo bicchiere della giornata, si diresse nel retro per cambiarsi,
tra uno sbadiglio e l'altro indossò i leggins con una gonna scozzese bianca e
nera e le sue scarpe da tennis, il rossetto e senza guardarsi nemmeno allo
specchio si apprestò a ritornare al bar per aspettare Tina che le avrebbe
portato la vespa per andare al concerto. Per ingannare il tempo prese uno dei
biglietti da visita del ristorante e incominciò a scarabbocchiarci dietro
sovrapensiero, neanche cinque minuti dopo la porta davanti a lei si aprì e un
turbine biondo le andò incontro saltandole in braccio.
- Ziaaaaaaaa...-
- Mia! così la soffochi!- Una ragazza minuta
dai boccoli biondi e gli occhi color del ghiaccio entrò nel locale, doveva
avere più o meno vent'anni, la bambina sentendola scese dalle braccia della
ragazza con uno "scusa mamma" e andò a sedersi su una sedia davanti
al bancone dove le fu dato un bicchierone di succo di frutta.
- Becky sei bellissima...-
- Grazie Tina, ti ho lasciato il mazzo di
chiavi nell'armadietto buona serata...- Prese il casco della vespa si mise in
tasca il biglietto da visita scarabocchiato e con un ultimo saluto a tutti si
diresse verso il motorino nella piazzetta antistante al ristorante.
Prima dei concerti era sempre teso, sentiva
l'adrenalina salire, fino ad offuscare ogni pensiero liberandogli la mente. La
musica era sempre stata la sua vita, da che si ricordava le note erano state le
sue amiche più intime, ora si trovava nel camerino insieme ai suoi fratelli per
la prova vestiti, ma avrebbe potuto avere addosso una tunica che non se ne
sarebbe accorto. Era mezz'ora buona che stava fissando il suo riflesso nello
specchio senza realmente vederlo, era come se il suo corpo e la su mente
fossero scollegati, pensava a tutto e a niente...
- Nick, Nicky, ohi ci sei?-
- Cosa?-
- E' tre volte che ti chiamo,
tutto bene?-
- Si stavo solo pensando.-
E quando hai due fratelli impiccioni la
risposta "stavo solo pensando" sembra nascondere sempre altri
significati, infatti, puntualmente Kevin Jonas uscì dalla montagna di vestiti
posti per terra al centro della stanza dando voce al pensiero che girava nella
mente di tutti...
- Alla Ragazza di stamattina?
Ti ha proprio colpito! In tutti i sensi. -
- Molto divertente, ho proprio
dei fratelli simpatici- l'allegro quadretto fu interrotto dal una ragazza
dai capelli castani che aprì la porta del camerino ricordandogli che da lì a
quattro minuti sarebbero saliti sul palco.
Quello fu il segnale che il momento per le
cavolate era finito, lo show stava per iniziare, non c'era più spazio per
ragazze o prese in giro, era incominciato il conto alla rovescia.
Le urla nella piazza, l'ultimo controllo
luci e le ultime prove del suono, persone dello staff che giravano come
impazzite dietro le quinte... 10, 9, 8, 7, 6, 5,...
Arrivò alla Piazza di Porta San Giovanni che
il sole aveva lasciato spazio al crepuscolo ormai da mezz'oretta, non sarebbe
mai riuscita a trovare Flavia in mezzo a tutta quella gente e mandarle un
messaggio sarebbe stato come buttare via i soldi, entrò dalla porta creata con
i pannelli di legno apposta per il "Grande" concerto e cercò un
angolo dove ci fosse stata abbastanza aria per vivere, non troppo rammaricata
nel trovarsi nelle ultime file. Almeno li ci sarebbe stato meno chiasso e
avrebbe potuto sentire la ' sua' di musica, speranza vana visto che dopo
neanche mezz'ora da quando era entrata si era ritrovata a mo' di sardina nelle
prime file, spinta da ragazzine urlati che sembravano possedute da chissà quale
demone.
Il fumo bianco e le prime note segnarono
l'inizio del concerto, e le grida sempre più forti diedero a Rebecca l'ennesima
conferma che quella sarebbe stata una di quelle serate da dimenticare.
Per tutta la prima ora del concerto fu
occupata a respingere gomitate, cosa vana perchè neanche al ristorante ne aveva
mai prese tante, ma questa volta non c'era neanche la scusante che fossero
tutti ubriachi, erano semplicemente pazzi. Persino mettere l'mp3 in tasca era
un'impresa impossibile, così si era ritrovata a tenerlo in mano e a cercare di
non pesarsi troppo sulla transenna su cui era stata schiacciata per non
perforarsi lo stomaco.
E poi, qualcosa cambiò... l'atmosfera mutò,
forse era la pioggia che offuscava i sensi, o l'improvviso silenzio della
folla, che sembrava ascoltare veramente per la prima volta, o forse le urla di
prima l'avevano talmente infastidita da darle allucinazioni uditive.
Fatto sta che per la prima volta quella
sera, a quel concerto, Rebecca posò lo sguardo su quel palco, e vide un ragazzo
che suonava il piano, non una rockstar giovane e piena di se.
Semplicemente un ragazzo intimorito che
sembrava infinitamente piccolo in confronto a tutto ciò che lo circondava, ma
quella voce, quello sguardo dimostrava anche quanto poteva essere forte pur
essendo fragile, quanto poteva essere coraggioso pur avendo paura.
Perchè, pur sembrando minuscolo su quel
palco, Nick Jonas regnava su tutto e tutti, ma più di tutto quel ragazzo non
era più il più piccolo dei tre fratelli Jonas era un semplice ragazzo che
donava ciò che aveva dentro a tutte le persone che lo stavano guardando,
sentendo, ascoltando, provando.
Perfino quella ragazza così determinata a
non ascoltare, a chiudere le porte in faccia a quella musica che aveva sempre
denigrato, non poteva fare a meno di essere rapita da quella magia che si era
creata. Di tenere il fiato sospeso per l'emozione, di sentirsi, almeno in
minima parte, come se stesse vivendo quel senso di liberazione che ti porta ad
urlare tutto il tuo dolore, le tue speranze perdute, il tuo senso di confusione
e vuoto, per farti sentire un po' più leggera e un po' più serena.
Ma come tutte le magie e tutti i sogni, si
finisce per ritornare alla realtà, a volte, come in questo caso, un po'
bruscamente, per non dire duramente. Perchè fu proprio l'asfalto freddo a
risvegliare Rebecca da quell'atmosfera surreale, quando ritornò alla realtà si
ritrovò con un ginocchio sbucciato e l'mp3 in frantumi, ma il meglio venne
subito dopo, quando un esercito di quindicenni urlanti, quasi la calpestarono,
per salire sul palco inseguite dal corpo d'ordine al completo.
Quella fu la famosa goccia che fece
traboccare il vaso, Becky prese l'mp3 distrutto e cercò una via d'uscita da
quell'inferno, prima se ne sarebbe andata e prima avrebbe messo fino a quella
giornata inverosimile.
Peccato per lei che l'unica via d'uscita
fosse di girare intorno al palco e andarsi a perdere tra corridoi pieni di
porte, probabilmente deserti solo perchè erano tutti impegnati nella riuscita
del concerto. Più tardi avrebbe trovato qualcuno a cui chiedere aiuto per
uscire, ora aveva bisogno di sedersi e fare qualcosa per il suo ginocchio che
aveva iniziato a bruciare. Aprì la prima porta che le capitò a tiro senza
nemmeno leggere la scritta, per fortuna era completamente vuota, o almeno non
c'era nessuno al suo interno, se non un grande numero di vestiti sparsi
ovunque, uno specchio illuminato e un divano nell'angolo. Lo stesso dove la
ragazza si sedette e presto cedette alla stanchezza addormentandosi.
Inchino, applausi, al centro del palco, la
piattaforma si abbassa e....fine.
Un altro concerto finisce, con qualche
intoppo, ma magico proprio per questo.
Stanchi e sudati, ma soddisfatti, se uno li
avesse guardati in quel momento era così che li avrebbe descritti. Tra abbracci
e strette di mano da parte di tutto lo staff i fratelli Jonas si avviarono al
loro camerino. Il primo ad entrare fu Kevin, che dopo un primo sguardo alla
stanza si fermò di colpo facendo sbattere Joe e Nick contro la sua schiena. Fu
proprio il più piccolo ad inveire per primo contro il maggiore:
- Kevin!che cavolo ti prende si
può sapere?-
- Già vuoi per caso rovinare il
mio naso perfetto?-
- Joe...-
- Tutti e due! Zitti! Guardate
lì-
Entrambi i fratelli seguirono l'indicazione del maggiore e tra i vestiti videro
una figura addormentata, rannicchiata in un angolo del divano, con i capelli
arruffati ed un buco nei vestiti all'altezza del ginocchio. Tutti e tre
pensarono dovesse essere una conseguenza dell'invasione delle fans sul palco di
quella sera.
Si avvicinarono con cautela alla ragazza per
non spaventarla ed evitare reazioni troppo violente o urla troppo assordanti, ma
quando Becky aprì i suoi occhi verdi, non iniziò ne ad urlare dall'eccitazione,
ne dallo spavento. Studiò la stanza e solo successivamente le figure dei
ragazzi davanti a lei, li scorse tutti e tre per fermarsi sul più piccolo,
sgranare gli occhi, ed assumere un espressione accigliata:
- TU!-
- TU!-
...
Fine
primo capitolo!!! Che è stato durissimo, ora perfavore lasciate un piccolo
commentino, per farmi contenta e soprattutto, per segnalarmi le cose che non
vanno o cose che vi sono particolarmente piaciute.
Baci Gaia