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Autore: jotica90    24/05/2010    5 recensioni
" - Non fare il bambino Jonas.- Un borbottio irritato aumenta l’ilarità della ragazza.
- Ti stai divertendo non è vero?- Una risata trattenuta malamente fuoriesce dalle labbra di Rebecca.
-Non immagini quanto…- Lo sguardo della ragazza è deciso e in quell’istante, Joe capisce perché suo fratello sia rimasto così colpito da lei…
Forte,
orgogliosa,
caparbia,
schietta,
ma soprattutto Normale,
talmente comune da risultare speciale."
Sperando che vi interessi...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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" Di quelle che non dormi mai

Buonasera a tutti! Mi chiamo Gaia e sono nuova della sezione, questa è una fanfic che ho elaborato in parte nella mia gita con parenti a Roma, dove, tra l'altro è ambientata.

Ok prima di lasciarvi alla lettura volevo solo dirvi che non sono impazzita quando ho messo alcune frasi in corsivo, solo che dovevo distinguere l'italiano della protagonista dall'americano parlato da Jonas. Quindi non essendo ne capace, ne volendo scrivere le parti in inglese, in inglese, ma volendo comunque differenziare le lingue, ho pensato di scrivere le parti in lingua straniera in corsivo.

Senza ulteriori indugi vi auguro Buona Lettura.

 

 

....

 

 

" Voglio una vita che non è mai tardi

Di quelle che non dormi mai
Voglio una vita
La voglio piena di guai..."

[Vasco Rossi- "Vita spericolata"]

 

E' come essere ad un concerto, una folla di persone che quasi non respiri,

urla, grida, pianti, risa,

amore, odio, amicizia e tradimenti...

Ti fai spazio tra corpi di sconosciuti ed amici,

sputi in faccia a chi ti ha sempre aiutato e accetti la mano di chi non ha mai aiutato nessuno.

Ti lanci nel vuoto pur non sapendo quello che ti aspetta e ti intimorisce ciò che fino al giorno prima era una certezza.

Tutto questo fa parte di una qualsiasi vita,

ogni individuo passa tutto questo, ciò che ci rende unici e inimitabili,

speciali e allo stesso tempo superflui

è la meta alla quale aspiriamo e quella che riusciamo a raggiungere.

Perchè in fondo noi non facciamo che correre verso qualcosa che ancora non abbiamo.

 

 

L'odore dell'asfalto bagnato e l'aria frizzantina regnavano incontrastati quella mattina di fine Agosto, erano solo le sette e Roma aveva visto la luce solo da poche ore quando Rebecca si trovava  su Ponte Sisto diretta al lavoro, con la sua aria assonnata e la musica alta ad accompagnare il suo cammino.

Quel giorno avrebbe avuto un doppio turno al ristorante e come se non bastasse, quella sera, doveva accompagnare Flavia, amica psicopatica non che collega, al concerto del gruppo più idiota che lei avesse mai sentito. Dalla parte opposta tre ragazzi dai vestiti appariscenti stavano percorrendo lo stesso ponte, godendosi il sole mattutino e il panorama che a quell'ora la città li offriva.

- nh...che botta, ma dove guardi quando cammini, si può sapere?!-

- Scusa, ti sei fatta male?- Un ragazzo dai capelli ricci con degli occhiali da sole "stravaganti" le stava tendendo la mano. Becky lo squadrò da capo a piedi per poi fulminarlo con lo sguardo e alzarsi con le proprie forze.

- Guarda dove cammini la prossima volta. - Raccolse frettolosamente l'mp3 e la borsa che le erano caduti nell'impatto per poi rivolgere un'ultima occhiata ai tre ragazzi stranieri e continuare sulla sua strada con un po' di pazienza in meno e un livido in più.

- Ma è stata lei a venirmi addosso.-

- Nicky Nicky, addirittura ai piedi ti cadono. - fu tutto quello che il ragazzo dai capelli mori riuscì a pronunciare prima di unirsi al fratello maggiore in una risata che di precedenti ne aveva visti pochi, tra un singhiozzo e l'altro si avviarono verso la macchina nera che li stava aspettando alla fine del ponte, lasciando il più piccolo di loro con un espressione tetra a fissare il vuoto davanti a lui.

La giornata cominciava proprio bene...   

 

- Becky sei di nuovo in ritardo...-

- lo so, lo so mi metto il grembiule e arrivo. -

Per quanto quel giorno non avesse voglia di stare in quel luogo, di dare retta ai capricci dei turisti, di parlare inglese o di sentire l'eccitazione di Flavia sulla serata che le attendeva, non avrebbe mai potuto fare a meno di quel locale perchè, con tutti i suoi pro e contro, lì si sentiva a casa.

Quel ristorante  dove anche alle sette e trenta di mattina i pochi clienti riuscivano a sfinirti, dove Emanuele un ragazzo di trent'anni dalla figura slanciata e l'aria snob riusciva a mandarti in bestia con la sua sola presenza, storcendo il naso ogni volta che entrava qualcuno che per lui non era alla sua altezza. Dove Flavia, una ragazzina dai capelli color del grano faceva gli occhioni dolci a qualunque bel ragazzo entrasse nel locale, accompagnato o meno.

Quel luogo, dove per la prima volta si era sentita accolta dieci anni prima, quando ancora bambina era entrata per chiedere un po' d'acqua e qualche informazione per trovare la via di casa e quel giorno Cesare, un omone dall'aria bonaria le aveva rivolto un sorriso e le aveva offerto il pranzo, da allora quello era stato il suo rifugio, il suo angolo segreto per estraniarsi da ogni problema.

Erano ormai le sei quando Rebecca finì di lavare l'ultimo bicchiere della giornata, si diresse nel retro per cambiarsi, tra uno sbadiglio e l'altro indossò i leggins con una gonna scozzese bianca e nera e le sue scarpe da tennis, il rossetto e senza guardarsi nemmeno allo specchio si apprestò a ritornare al bar per aspettare Tina che le avrebbe portato la vespa per andare al concerto. Per ingannare il tempo prese uno dei biglietti da visita del ristorante e incominciò a scarabbocchiarci dietro sovrapensiero, neanche cinque minuti dopo la porta davanti a lei si aprì e un turbine biondo le andò incontro saltandole in braccio.

- Ziaaaaaaaa...-

- Mia! così la soffochi!- Una ragazza minuta dai boccoli biondi e gli occhi color del ghiaccio entrò nel locale, doveva avere più o meno vent'anni, la bambina sentendola scese dalle braccia della ragazza con uno "scusa mamma" e andò a sedersi su una sedia davanti al bancone dove le fu dato un bicchierone di succo di frutta.

- Becky sei bellissima...-

- Grazie Tina, ti ho lasciato il mazzo di chiavi nell'armadietto buona serata...- Prese il casco della vespa si mise in tasca il biglietto da visita scarabocchiato e con un ultimo saluto a tutti si diresse verso il motorino nella piazzetta antistante al ristorante. 

 

Prima dei concerti era sempre teso, sentiva l'adrenalina salire, fino ad offuscare ogni pensiero liberandogli la mente. La musica era sempre stata la sua vita, da che si ricordava le note erano state le sue amiche più intime, ora si trovava nel camerino insieme ai suoi fratelli per la prova vestiti, ma avrebbe potuto avere addosso una tunica che non se ne sarebbe accorto. Era mezz'ora buona che stava fissando il suo riflesso nello specchio senza realmente vederlo, era come se il suo corpo e la su mente fossero scollegati, pensava a tutto e a niente...

- Nick, Nicky, ohi ci sei?-

- Cosa?-

- E' tre volte che ti chiamo, tutto bene?-

- Si stavo solo pensando.-

E quando hai due fratelli impiccioni la risposta "stavo solo pensando" sembra nascondere sempre altri significati, infatti, puntualmente Kevin Jonas uscì dalla montagna di vestiti posti per terra al centro della stanza dando voce al pensiero che girava nella mente di tutti...

- Alla Ragazza di stamattina? Ti ha proprio colpito! In tutti i sensi. -

- Molto divertente, ho proprio dei fratelli simpatici- l'allegro quadretto fu interrotto dal una ragazza dai capelli castani che aprì la porta del camerino ricordandogli che da lì a quattro minuti sarebbero saliti sul palco.

Quello fu il segnale che il momento per le cavolate era finito, lo show stava per iniziare, non c'era più spazio per ragazze o prese in giro, era incominciato il conto alla rovescia.

Le urla nella piazza, l'ultimo controllo luci e le ultime prove del suono, persone dello staff che giravano come impazzite dietro le quinte... 10, 9, 8, 7, 6, 5,...

 

Arrivò alla Piazza di Porta San Giovanni che il sole aveva lasciato spazio al crepuscolo ormai da mezz'oretta, non sarebbe mai riuscita a trovare Flavia in mezzo a tutta quella gente e mandarle un messaggio sarebbe stato come buttare via i soldi, entrò dalla porta creata con i pannelli di legno apposta per il "Grande" concerto e cercò un angolo dove ci fosse stata abbastanza aria per vivere, non troppo rammaricata nel trovarsi nelle ultime file. Almeno li ci sarebbe stato meno chiasso e avrebbe potuto sentire la ' sua' di musica, speranza vana visto che dopo neanche mezz'ora da quando era entrata si era ritrovata a mo' di sardina nelle prime file, spinta da ragazzine urlati che sembravano possedute da chissà quale demone.

Il fumo bianco e le prime note segnarono l'inizio del concerto, e le grida sempre più forti diedero a Rebecca l'ennesima conferma che quella sarebbe stata una di quelle serate da dimenticare.

Per tutta la prima ora del concerto fu occupata a respingere gomitate, cosa vana perchè neanche al ristorante ne aveva mai prese tante, ma questa volta non c'era neanche la scusante che fossero tutti ubriachi, erano semplicemente pazzi. Persino mettere l'mp3 in tasca era un'impresa impossibile, così si era ritrovata a tenerlo in mano e a cercare di non pesarsi troppo sulla transenna su cui era stata schiacciata per non perforarsi lo stomaco.

E poi, qualcosa cambiò... l'atmosfera mutò, forse era la pioggia che offuscava i sensi, o l'improvviso silenzio della folla, che sembrava ascoltare veramente per la prima volta, o forse le urla di prima l'avevano talmente infastidita da darle allucinazioni uditive.

Fatto sta che per la prima volta quella sera, a quel concerto, Rebecca posò lo sguardo su quel palco, e vide un ragazzo che suonava il piano, non una rockstar giovane e piena di se.

Semplicemente un ragazzo intimorito che sembrava infinitamente piccolo in confronto a tutto ciò che lo circondava, ma quella voce, quello sguardo dimostrava anche quanto poteva essere forte pur essendo fragile, quanto poteva essere coraggioso pur avendo paura.

Perchè, pur sembrando minuscolo su quel palco, Nick Jonas regnava su tutto e tutti, ma più di tutto quel ragazzo non era più il più piccolo dei tre fratelli Jonas era un semplice ragazzo che donava ciò che aveva dentro a tutte le persone che lo stavano guardando, sentendo, ascoltando, provando.

Perfino quella ragazza così determinata a non ascoltare, a chiudere le porte in faccia a quella musica che aveva sempre denigrato, non poteva fare a meno di essere rapita da quella magia che si era creata. Di tenere il fiato sospeso per l'emozione, di sentirsi, almeno in minima parte, come se stesse vivendo quel senso di liberazione che ti porta ad urlare tutto il tuo dolore, le tue speranze perdute, il tuo senso di confusione e vuoto, per farti sentire un po' più leggera e un po' più serena.  

Ma come tutte le magie e tutti i sogni, si finisce per ritornare alla realtà, a volte, come in questo caso, un po' bruscamente, per non dire duramente. Perchè fu proprio l'asfalto freddo a risvegliare Rebecca da quell'atmosfera surreale, quando ritornò alla realtà si ritrovò con un ginocchio sbucciato e l'mp3 in frantumi, ma il meglio venne subito dopo, quando un esercito di quindicenni urlanti, quasi la calpestarono, per salire sul palco inseguite dal corpo d'ordine al completo.

Quella fu la famosa goccia che fece traboccare il vaso, Becky prese l'mp3 distrutto e cercò una via d'uscita da quell'inferno, prima se ne sarebbe andata e prima avrebbe messo fino a quella giornata inverosimile.

Peccato per lei che l'unica via d'uscita fosse di girare intorno al palco e andarsi a perdere tra corridoi pieni di porte, probabilmente deserti solo perchè erano tutti impegnati nella riuscita del concerto. Più tardi avrebbe trovato qualcuno a cui chiedere aiuto per uscire, ora aveva bisogno di sedersi e fare qualcosa per il suo ginocchio che aveva iniziato a bruciare. Aprì la prima porta che le capitò a tiro senza nemmeno leggere la scritta, per fortuna era completamente vuota, o almeno non c'era nessuno al suo interno, se non un grande numero di vestiti sparsi ovunque, uno specchio illuminato e un divano nell'angolo. Lo stesso dove la ragazza si sedette e presto cedette alla stanchezza addormentandosi.

 

Inchino, applausi, al centro del palco, la piattaforma si abbassa e....fine.

Un altro concerto finisce, con qualche intoppo, ma magico proprio per questo.

Stanchi e sudati, ma soddisfatti, se uno li avesse guardati in quel momento era così che li avrebbe descritti. Tra abbracci e strette di mano da parte di tutto lo staff i fratelli Jonas si avviarono al loro camerino. Il primo ad entrare fu Kevin, che dopo un primo sguardo alla stanza si fermò di colpo facendo sbattere Joe e Nick contro la sua schiena. Fu proprio il più piccolo ad inveire per primo contro il maggiore:

- Kevin!che cavolo ti prende si può sapere?-

- Già vuoi per caso rovinare il mio naso perfetto?-

- Joe...-

- Tutti e due! Zitti! Guardate lì- Entrambi i fratelli seguirono l'indicazione del maggiore e tra i vestiti videro una figura addormentata, rannicchiata in un angolo del divano, con i capelli arruffati ed un buco nei vestiti all'altezza del ginocchio. Tutti e tre pensarono dovesse essere una conseguenza dell'invasione delle fans sul palco di quella sera.

Si avvicinarono con cautela alla ragazza per non spaventarla ed evitare reazioni troppo violente o urla troppo assordanti, ma quando Becky aprì i suoi occhi verdi, non iniziò ne ad urlare dall'eccitazione, ne dallo spavento. Studiò la stanza e solo successivamente le figure dei ragazzi davanti a lei, li scorse tutti e tre per fermarsi sul più piccolo, sgranare gli occhi, ed assumere un espressione accigliata:

- TU!-

- TU!-

 

 

...

 

Fine primo capitolo!!! Che è stato durissimo, ora perfavore lasciate un piccolo commentino, per farmi contenta e soprattutto, per segnalarmi le cose che non vanno o cose che vi sono particolarmente piaciute.

                                                                                                      

 

Baci Gaia

   
 
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