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Autore: allanon9    25/05/2010    1 recensioni
Un caso più duro del solito porterà a sviluppi imprevisti. Prima Ff a puntate, buona lettura.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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5° Capitolo. 

La caffetteria dietro il CBI aveva anche una discreta fornitura di gelati artigianali e all’ora di pranzo era sempre affollata.

Comprato il loro cono, alla fragola per Lisbon e alla vaniglia per Jane, si incamminarono lentamente verso l’ufficio, gustandosi il fresco pasto e la bella giornata primaverile.

“Jane io…” cominciò Teresa a disagio.

“Lo so Lisbon, non importa.” Le rispose lui sorridendo.

“Ma come fai a sapere cosa stavo per dire?” si spazientì lei.

“Andiamo Lisbon, ti conosco abbastanza per sapere cosa passa per la tua testa anche senza sforzarmi di interpretarti.” Il tono saccente di Jane la infastidì.

“Davvero?”si fermò a fissarlo.

“Non ti arrabbiare di nuovo, ti prego…ok scusa cercherò di trattenermi.” Disse lui rivolgendole il suo miglior sguardo da cucciolo a mo’ di scusa.

Lei sollevò gli occhi al cielo esasperata, avere a che fare con Jane era come dover badare con un bambino irrequieto ma tanto, tanto dolce.

“Mi fai assaggiare il tuo gelato?” le chiese sorridendole in quel modo irresistibile.

“Ok.” E gliel’ho offrì. Lui le prese mano con la sua e guidò il cono verso la sua bocca in un gesto che a lei sembrò così sensuale che si trovò a fissarlo senza fiato.

“Uhm…buono. Vuoi assaggiare il mio?” offrì sorridendole con l’espressione innocente.

Lei si leccò le labbra secche e rispose con la voce roca: “No…uhm…no grazie, non mi piace la vaniglia.”

“Peccato perché è buonissimo.” Disse lui facendo spallucce e riavviandosi.

Lei lo seguì in silenzio.

Nell’ascensore Jane la guardò di sottecchi e improvvisamente serio le disse: “Lisbon tu meriti di essere felice, non chiudere fuori le possibilità che la vita ti offre.”

Lei deglutì a disagio prima di rispondergli.

“Senti da che pulpito viene la predica.”

Si pentì subito di averlo detto, ma ormai era troppo tardi.

Lui abbassò gli occhi per impedirle di capire quanto l’avessero ferito le sue parole.

“Uhm…credo che andrò a stendermi un po’.” Disse allontanandosi in fretta appena si aprirono le porte.

“Jane!” gridò lei cercando di fermarlo.

Lui ondeggiò la mano come a dirle di lasciar perdere e lei si diresse depressa al suo ufficio.

La giornata si concluse senza che si presentassero nuovi casi e Lisbon poté smaltire parecchie scartoffie arretrate.

Hightower l’aveva chiamata nel pomeriggio ma, per fortuna, non l’aveva rimproverata per nessuno dei comportamenti eccessivi di Jane.

Alle sette si alzò dalla scrivania con l’intento di andare a casa presto e dedicarsi un po’ a se stessa.

Andò nel bullpen per congedare anche i il suo team.

“Potete andare a casa se volete, ci vediamo domani.” Disse rivolta a tutti in generale.

Cho, Rigsby e Van Pelt non se lo fecero ripetere due volte, si alzarono e raccolte le loro cose la salutarono contenti.

Jane rimase disteso sul divano, come se non l’avesse sentita.

“Jane…va a casa.” Gli disse lei piuttosto sicura che fosse sveglio.

Lui non rispose subito e Lisbon pensò che forse dormiva davvero. Si avvicinò per svegliarlo ma lui aprì gli occhi prima che potesse toccarlo.

“Uhm…” si stiracchiò l’uomo. “E’ già ora di andare? Bene.” Disse alzandosi ed infilandosi la giacca.

“Jane…” cominciò Lisbon.

“Cosa?” le chiese lui fermandosi sulla porta del bullpen.

“Non volevo essere così dura prima, mi dispiace.” Mormorò non staccando gli occhi da quelli di lui.

Jane le si avvicinò piano, l’espressione indecifrabile.

“Non devi scusarti, hai solo detto la verità. Tu sai quanta vergogna io provi per le mie debolezze, quanto io odi mostrarle, ma ci sono e a volte anch’io sento il bisogno di un contatto umano.”

La guardava con quei suoi incredibili occhi, la maschera che indossava ogni giorno scomparsa.

“Ma non posso permettermi nulla Lisbon, Red John è ancora libero ed ho già troppo sangue innocente sulle mie mani. Lui ha ucciso l’unica cosa buona della mia vita: la mia famiglia. La mia priorità ora è prenderlo ed ucciderlo, vivo per questo. Ma tu no, tu sei la legge non la vendetta e puoi permetterti di pensare alla tua vita.” Un sorriso affiorò sulle sue labbra, dolce e tenero.

“Non permetterò a nessuno di farti del male Lisbon, lo sai che puoi sempre contare su di me.” Le disse.

Teresa sbatté due volte le palpebre, velocemente, per ricacciare le lacrime. Una grande rabbia le incendiò lo sguardo.

“Come puoi pretendere di salvarmi Jane, se non sai neanche come salvare te stesso!” gli gridò in faccia.

Patrick sorrise ancora di più. La maschera di nuovo al suo posto.

“Bene, ti preferisco arrabbiata piuttosto che pietosa. Non voglio la tua pietà Lisbon. Ora è meglio che vada, in questi giorni non ho dormito granchè neppure qui.” Disse passandosi stancamente la mano sugli occhi.

“Prenderai le pillole?” gli chiese Lisbon a voce bassa, la rabbia scomparsa, si sentiva sconfitta.

“Uhm…credo di sì, a volte è l’unico modo. Notte Lisbon.” La salutò lui andando verso l’ascensore.

“Jane…aspetta, scendo con te.” Lo rincorse lei.

Entrarono in ascensore in uno scomodo silenzio, appena le porte si aprirono lui la fece passare per prima.

“Voglio fare un patto con te Jane.” Disse lei avvicinandosi alle auto.

Patrick la guardò sorpreso. “Un patto? Che tipo di patto?”

Teresa sorrise brevemente prima di parlare.

“Ti permetterò di salvarmi, se sarà davvero necessario, a patto che tu mi lasci salvare te.”

Patrick sentì qualcosa agitarsi nel suo petto, una sensazione strisciante che gli chiuse il cuore in una morsa ferrea. Cos’era? Non riusciva a capirlo. Il sorriso dipinto in faccia come sempre, le rispose:

“Sei una pessima bugiarda Lisbon, lo sai? Sappiamo benissimo tutt’e due che stai bluffando e che non accetterai mai che io provi a salvarti e grazie per l’altra parte del discorso è molto dolce da parte tua, ma so già che non ci riuscirai.”

Lei sorrise di rimando e sullo stesso tono disse: “Patrick Jane, mi conosci abbastanza per sapere che se mi metto in testa una cosa non mi arrendo finchè non la ottengo.”

Si guardarono sfidandosi per parecchi minuti, alla fine stesero le loro mani destre e se le strinsero in un silenzioso patto.

“Non sia mai detto che Patrick Jane si tira indietro in una sfida.” Sussurrò lui ritirando la mano e prendendo le chiavi della sua Citroen dalla tasca della giacca.

“Bene. A domani Jane.” Disse lei salendo sulla sua macchina.

“A domani Lisbon.” Rispose lui salendo a sua volta sull’auto.

Misero in moto e ogni uno prese la strada verso il proprio appartamento.

Forse non tutto era perduto per quei due, unendo le loro forze ne sarebbero venuti fuori, malconci forse, conoscendo i loro caratteri, ma vivi.

 

 

Ringrazio tutte per la vostra fedeltà, devo confessare che non è facile scrivere di Teresa e Patrick perché, almeno alla luce degli ultimi accadimenti nella serie, loro due non sono ancora così presi l’uno dall’altra.

O meglio a volte sì, vedi lui che vuole proteggerla ad ogni costo e lei che lo difende nonostante sia un dolore nel c**o!, e a volte no.

Spesso è lei poco attenta verso Jane.

Ad ogni modo alla prox storia.

Un bacione a tutte.

  
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