Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: gemini    26/06/2003    2 recensioni
Tre ragazze decidono di partire per un viaggio, per capire meglio se stesse e cosa vogliono realmente dalla loro vita...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly, Yayoi Aoba/Amy, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

ON THE ROAD

 

CAPITOLO OTTO: LA PARTITA

 

Note: questo capitolo è un po’ diverso dagli altri, soprattutto per la rilevanza che viene data al calcio, e di questo mi scuso con i lettori che non amano molto questo sport J Ma, essendo una fanfic di CT, ho pensato che non poteva mancare una partita J Ringrazio mio fratello per i consigli che mi ha dato nella stesura del capitolo J

 

Sendai, 24 giugno, ore 11

Tsubasa, Jun e Hikaru avevano cenato a casa di Ryoichi e Kasumi. Terminato l’allenamento, i due ragazzini li avevano invitati a cena per sdebitarsi, e i tre amici avevano deciso di accettare. L’accoglienza della famiglia Kudo era stata a dir poco entusiasta: i genitori di Ryoichi quasi erano svenuti quando avevano visto Tsubasa Ozora e altri due famosi calciatori della nazionale entrare a casa loro insieme ai due figli. Anche Tsutomu, il fratellino più piccolo, che aveva appena sette anni, era stato felicissimo di incontrare i suoi idoli. I tre ragazzi si erano trovati benissimo, e si erano divertiti molto nel rievocare le loro più memorabili imprese calcistiche insieme a quella famiglia di appassionati fan, che pendevano dalle loro labbra e non si perdevano una sola parola dei loro racconti. A fine serata i tre amici avevano promesso a Ryoichi che li avrebbero aiutati anche il mattino seguente per l’allenamento di rifinitura, e che per nulla al mondo si sarebbero persi la partita del pomeriggio.

-Cavolo, non vedo l’ora di vedere la faccia di Keiichi e Shuji quando vedranno Tsubasa Ozora e i suoi compagni seduti nella panchina della mia squadra!!-, aveva esclamato il ragazzino, eccitatissimo.

-Non credi che lo sappiano già? Magari Yukina lo ha detto al fratello-, aveva obiettato Tsubasa con un sorriso.

Ryoichi aveva scosso energicamente la testa. –Assolutamente no. Le ho fatto promettere che non avrebbe detto niente. E Yukina mantiene sempre le promesse-.

La mattina i tre amici avevano raggiunto la squadra alle otto, e li avevano trovati già intenti a fare venti giri di campo di corsa. Kasumi e Yukina, in tuta e scarpe da ginnastica, erano in piedi di fronte alla panchina, e li incitavano con il loro tifo. Non appena li avevano visti, Ryoichi e i compagni erano corsi loro incontro entusiasti.

-Siete venuti!-, aveva esclamato il ragazzino al colmo della contentezza.

Tsubasa aveva sorriso. –Anch’io mantengo sempre le mie promesse-.

L’allenamento era proseguito fino alle 11. Poi Tsubasa chiamò i ragazzini e disse loro di mettersi seduti a terra di fronte a lui, perché aveva qualcosa da dire loro.

-Poverini, vi aspetta il discorso pre-partita di Tsubasa-, disse Hikaru ridacchiando.

-Smettila di prendermi in giro!-, replico l’amico con un sorriso. Poi il suo volto si fece serio. –Ragazzi, ho visto che vi siete allenati con serietà e impegno. Siete molto in gamba, e sono convinto che abbiate tutte le carte in regola per fare una bella partita oggi. Volevo farvi solo un paio di raccomandazioni finali. La prima è che dovete volere fortemente questa vittoria, e crederci fino in fondo, per quanto forti possano essere i vostri avversari, e per quante difficoltà possiate incontrare nel corso dei novanta minuti. Se lotterete con tutte le vostre forze e tutta la vostra volontà, non fallirete. La seconda è che non dovete mai dimenticare che il pallone è il vostro migliore amico(credevate forse che potesse mancare la mitica massima tsubasiana? J ndGemini), e che quindi dovete avere fiducia in lui. Il pallone sarà al vostro fianco in questa sfida, e non vi tradirà mai. Se metterete in questa partita tutta la passione che avete per il calcio, vedrete che i risultati verranno fuori-, disse.

Ryoichi e gli altri lo guardarono con ammirazione.

-Il pallone è il mio migliore amico-, ripeté Ryoichi con un sorriso accarezzando lievemente la palla.

Tsubasa annuì. –Esatto. Questa è la cosa più importante, e dovete sempre tenerla a mente-, replicò.

-Il pallone è il mio migliore amico-, ripeterono i giovani calciatori tutti in coro.

Hikaru e Jun sorrisero. –Certo che Tsubasa sa sempre come dare la carica alla squadra-, osservò Matsuyama.

L’amico annuì. –E’ un capitano nato, e sono sicuro che in futuro saprà essere anche un allenatore fantastico-, rispose.

-Bene, ragazzi. A che ora è la partita questo pomeriggio?-, domandò Tsubasa.

-Inizia alle quindici-, rispose Tatsuya.

-Perfetto. Direi di trovarci al campo un’ora prima, per fare un po’ di riscaldamento e stabilire qualche mossa tattica-, disse il ragazzo. Anche i due amici annuirono.

-Tattica?-, fece Tatsuya senza capire.

-Certo. Per vincere una partita non è sufficiente la preparazione atletica, bisogna anche stabilire con precisione come si imposterà l’incontro, in base alle caratteristiche proprie e degli avversari-, spiegò tranquillamente Tsubasa.

-Ah! Sai che questa non la sapevo?-, esclamò il giovane portiere sorridendo.

I ragazzini scoppiarono a ridere, e lo stesso fecero le due manager.

-Credo che fino ad ora abbiano giocato solamente seguendo l’istinto-, commentò Jun sorridendo rivolto ai due amici.

Tsubasa annuì. –Ora si spiegano gli scarsi risultati-, disse.

-Noi conosciamo abbastanza bene Keiichi e gli altri ragazzi. Credete che riusciremo ad elaborare una strategia vincente?-, chiese Ryoichi speranzoso.

Il capitano della nazionale giapponese annuì. –Ne sono più che sicuro. Allora ci vedremo qui alle due, che ne dite?-

-Sìì!-, esclamarono i ragazzini all’unisono.

 

Nagano, ore 11.30

Sanae, Yayoi e Yoshiko si apprestavano a ripartire alla volta di Sendai. Avevano trascorso una serata piacevole a Nagano, cenando al McDonald, dove Yoshiko si era praticamente divorata due Big Mac, scatenando l’ilarità delle amiche, e passeggiando un po’ per la città. Erano tornate in albergo a mezzanotte, stanche ma piuttosto serene, e si erano addormentate subito. Il mattino si erano svegliate alle nove passate, ed erano scese a fare colazione. La signora dell’albergo le aveva accolte con molta gentilezza, e aveva chiesto loro cosa avessero visitato nella città e come era sembrata loro Nagano. Finita la colazione, le ragazze erano tornate su in camera a preparare le loro cose.

Alle 11.30 le tre amiche scesero di sotto portando con sé le valige. Sanae andò alla reception per riconsegnare le chiavi alla padrona dell’albergo.

-E così ripartite di già-, disse questa in tono vagamente deluso.

La ragazza annuì. –Sì, abbiamo deciso di proseguire per Sendai-.

-E’ un peccato, speravo che sareste rimaste più a lungo qui a Nagano-.

-Ci sarebbe piaciuto, ma purtroppo non abbiamo molti giorni a nostra disposizione-, si affrettò a replicare Sanae.

-Certo, capisco. Beh, vi auguro buon viaggio, ragazze-, disse la donna gentilmente.

Sanae le sorrise. –Grazie, signora. Arrivederci-, rispose, e raggiunse le due amiche che l’attendevano nella hall del piccolo albergo. Caricarono la valigia in macchina e ripartirono.

-Sono stata veramente bene qui-, disse Yoshiko, osservando dal finestrino Nagano che si allontanava.

-Soprattutto al McDonald, vero Yoshi?-, ridacchiò allegramente Yayoi.

-Non dirmelo, che mi viene voglia di un altro hamburger!-, rise l’amica.

-Spero che ci sia un McDonald anche a Sendai-, osservò Sanae ridendo anche lei insieme alle amiche.

-Hai intenzione di riprendere l’autostrada, Sanae?-, domandò Yayoi stiracchiandosi leggermente.

La ragazza scosse la testa. –No, preferivo fare una di queste strade secondarie. E’ più panoramica e meno trafficata. Magari ci vorrà un po’ di più, ma tanto non c’è fretta. Che ne dite?-

-Penso che sia una buonissima idea-, replicò Yayoi, guardando distrattamente fuori dal finestrino.

-Anch’io sono d’accordo. L’autostrada non mi è mai piaciuta-, disse Yoshiko, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita.

-Perfetto. Così poi potremo fermarci in qualche ristorantino carino, anziché in un autogrill-, disse Sanae, imboccando una tranquilla stradina secondaria.

Il paesaggio che si vedeva era davvero delizioso, e Yayoi e Yoshiko si persero ad osservarlo dal finestrino.

-Sapete, oggi mi sento molto tranquilla. Ho come il presentimento che a Sendai troveremo qualcosa di bello-, sussurrò Yayoi appoggiando la fronte al finestrino.

-Spero non un altro corteggiatore-, sorrise Yoshiko.

L’amica scosse il capo. –Lo spero anch’io. L’esperienza con Masaro è stata abbastanza penosa-, disse, rabbuiandosi in volto.

-Pensi di avere preso la decisione giusta?-, le domandò Sanae.

Yayoi annuì. –Assolutamente sì. Non era giusto illudere Masaro che il nostro rapporto potesse avere un’evoluzione, l’avevo già illuso fin troppo, con quel bacio. L’attrazione fisica che provavo per lui non era sufficiente per instaurare una relazione. O meglio, sarebbe stata sufficiente se il mio cuore fosse stato libero, ma non lo è-.

-Quindi se non ci fosse stato Jun, pensi che Masaro avrebbe avuto qualche possibilità?-, chiese Yoshiko.

L’amica sospirò leggermente. –Forse, ma non voglio pensarci. Le cose sono andate com’era giusto che andassero. Io sono innamorata di Jun, punto e basta. E’ una cosa di cui non ho dubitato neppure per un secondo-, disse con fermezza.

-Chissà cosa staranno facendo i ragazzi in questo momento…-, mormorò Sanae stringendo più forte il volante.

-Credete che ci stiano cercando?-, intervenne Yoshiko.

-Ma…non sanno neppure da che parte cominciare-, obiettò Yayoi.

Sanae annuì. –Yayoi ha ragione. Anche se avessero pensato di venire a cercarci, avrebbero una possibilità su un milione di riuscire a trovarci. Non credo che si siano imbarcati in quest’impresa impossibile-, disse.

-Tu cosa faresti al posto loro, Sanae?Non partiresti alla ricerca dell’uomo che ami anche se ci fosse solo una possibilità su un miliardo di trovarlo?-, domandò Yoshiko.

L’amica abbassò lo sguardo. –Forse…-, sussurrò.

-Io sono sicura che l’avresti fatto. E anch’io…credo che l’avrei fatto-, ribatté la ragazza.

-Quindi secondo te i ragazzi sono da qualche parte in giro per il Giappone alla nostra ricerca?-, chiese Yayoi.

Yoshiko annuì. –Penso sia molto probabile-.

-E questa cosa ti fa piacere?-, chiese ancora l’amica.

La giovane arrossì. –Sì…se fosse vero, sarebbe una bellissima dimostrazione d’amore-, mormorò.

Le due amiche tacquero per un istante, ciascuna persa nei propri pensieri.

-Ma dove potrebbero essere andati?-, disse infine Sanae.

Yoshiko scosse il capo. –Non lo so. Mi stupisco che non abbiano pensato di telefonare a Maki-, rispose.

-Secondo me non ci stanno cercando. Magari ci avranno pensato, ma sono sicura che hanno lasciato perdere-, obiettò Yayoi in tono poco convinto.

-Sei tu la prima a non credere a quello che stai dicendo-, ribatté tranquillamente Yoshiko.

La ragazza chinò la testa, pensierosa. –Hai ragione. E’ dal primo giorno che non faccio altro che chiedermi se lui mi sta cercando. Una parte di me spera che sia così, mentre l’altra…l’altra ha paura di essere trovata. Mi rendo conto che, anche se ci stessero veramente cercando, è praticamente impossibile che ci trovino…ma il pensiero di come dovrei comportarmi se ci trovassero, non mi lascia nemmeno per un attimo-, ammise infine dopo un istante di silenzio.

-Anch’io provo le stesse cose. Da una parte, l’idea che Tsubasa possa essere partito alla mia ricerca mi riempie di gioia, perché significherebbe che sono importante per lui, che occupo almeno uno spazio nel suo cuore. Però, in certi momenti ho paura che se lui mi trovasse, cederei nuovamente ai miei sentimenti e tutto tornerebbe ad essere come prima-, disse Sanae, continuando a guardare la strada.

Yoshiko annuì. –Sono d’accordo con voi. Ma devo ammettere che una simile dimostrazione d’amore…beh, la trovo stupenda, ecco…non so, il pensiero che possano aver fatto una cosa simile per noi mi rende così felice…-, disse sorridendo dolcemente.

-Beh, è meglio non pensarci, ragazze, altrimenti rischiamo di farne un’ossessione-, fece Sanae, scrollando vigorosamente le spalle.

-Hai ragione. Abbiamo già abbastanza problemi a cui pensare-, approvò Yayoi.

Yoshiko non disse nulla. Si limitò ad annuire e, in silenzio, con un’espressione malinconica dipinta sul volto, tornò ad appoggiare la testa al sedile posteriore dell’auto.

 

Sendai, ore 14.30

I ragazzini della squadra di Ryoichi si erano radunati al campo alle 14, come deciso da Tsubasa. Insieme al loro allenatore e ai suoi due amici, avevano discusso un po’ di tattica, e stabilito alcune mosse da utilizzare nel corso della partita. I giovani calciatori erano rimasti sorpresi dall’abilità di Tsubasa: non solo era un grande allenatore, ma anche uno straordinario tecnico. E i suoi due amici non erano certo da meno: Misugi, che era un vero e proprio genio per quanto riguardava la tecnica, aveva spiegato loro per filo e per segno la trappola del fuorigioco, mentre Matsuyama aveva parlato ai ragazzini dell’importanza del gioco di squadra e della collaborazione tra compagni.

Terminata la discussione, i piccoli atleti avevano cominciato il riscaldamento, sotto lo sguardo attento dei tre mister. Erano evidentemente pieni di entusiasmo e di voglia di vincere. Alle 14. 30 arrivarono al campo anche gli avversari, che camminavano in fila dietro ai due leader, Keiichi e Shuji Nakagawa. Keiichi era il più grande, un ragazzo di circa quattordici anni, alto, snello e ben proporzionato. Aveva i capelli neri un po’ lunghi raccolti in un codino, gli occhi neri e sfavillanti e la carnagione bianchissima. Shuji, coetaneo di Ryoichi e di Yukina, era alto quanto il cugino, ma fisicamente più robusto. Aveva spalle larghe, braccia muscolose e gambe ben tornite. I capelli neri gli arrivavano appena sotto le orecchie, ed erano tenuti indietro da un cappellino rosso, gli occhi leggermente a mandorla erano scuri e luminosi, e anche la carnagione era piuttosto scura. Si fermarono di fronte a Ryoichi e Tatsuya con aria di sfida.

-Buongiorno, ragazzi. Spero che siate pronti per la nostra sfida-, disse Keiichi in tono di superiorità, squadrando il numero dieci avversario dall’alto in basso.

Ryoichi gli rispose con un sorriso luminoso e vivace. – Puoi giurarci, ci siamo allenati come non mai!Anzi, lascia che ti presenti i nostri tre nuovi allenatori-, rispose, con la voce che tradiva la sua allegria.

-Allenatori? Avete un allenatore, anzi, addirittura tre?-, replicò Shuji in tono beffardo.

Tatsuya annuì, gongolante. –E che allenatori!-, esclamò.

-Eccoli, sono lì, dietro di voi-, disse Ryoichi, indicando ai due avversari Tsubasa, Jun e Hikaru.

Shuji e Keiichi si voltarono rapidamente, e lanciarono una rapida occhiata nella direzione indicata dal ragazzino. Il loro sguardo, inizialmente sarcastico e distratto, si fece attento, quando notarono nei tre ragazzi alti  e ben piantati di fronte a loro qualcosa di familiare. Poi Keiichi strabuzzò gli occhi.

-Non ci posso credere!-, esclamò incredulo, portandosi una mano alla bocca.

-Perché, chi sono?-, domandò il cugino senza capire.

-Imbecille!Guardali meglio!-.

Shuji osservò i tre amici con maggiore attenzione, e tutt’un tratto sbiancò violentemente. –No!Non possono essere loro!-, esclamò.

-Shuji, Keiichi, vi presento Tsubasa Ozora, Jun Misugi e Hikaru Matsuyama. Immagino che avrete già sentito parlare di loro-, disse Ryoichi in tono beffardo, avvicinandosi a Tsubasa. –Ragazzi, questi sono Shuji e Keiichi Nakagawa, portiere e attaccante della squadra avversaria-.

-Piacere di conoscervi, ragazzi-, disse Tsubasa rivolgendo loro un simpatico sorriso.

-Oh mio Dio…per me è un onore!-, esclamò Shuji avviandosi di gran carriera in direzione del giovane,ma Keiichi lo fermò tirandolo per la maglia.

-Sei impazzito?-, gli ringhiò contro.

-Ma Keiichi…sai che i calciatori della nazionale sono i miei idoli…e abbiamo l’occasione di conoscere tre di loro, tra cui il nostro grande capitano! E non tirarmi così!-, replicò Shuji liberandosi bruscamente dalla stretta del cugino.

-Adesso sono gli allenatori dei nostri avversari, quindi, finchè non finisce la partita, sono nostri rivali anche loro. Una volta terminato l’incontro, andremo a conoscerli immediatamente-, ribatté Keiichi con fermezza, fissando il cugino con espressione determinata.

-Già…non hai tutti i torti-, ammise il cugino. –Ok, rimandiamo tutto a dopo-, disse, lanciando a Tsubasa e agli altri un sorriso d’intesa.

-Sorellina…era questa la sorpresa a cui avevi accennato ieri sera?Quando mi hai detto che Ryoichi e gli altri avevano una grossa sorpresa in serbo per noi?-, domandò Keiichi rivolgendosi alla sorella.

Yukina annuì con un sorriso. –Sì. Solo che avevo promesso di non rivelarti quale fosse prima di oggi-, replicò.

Keiichi sospirò, ed emise una breve risata. Poi si voltò verso Ryoichi, con una luce diversa negli occhi. –Ammetto che avete fatto un bel colpo, e poi dovrete spiegarmi cosa ci fanno loro qui. Ma non crediate di spaventarci: anche se vi hanno allenato il grande capitan Tsubasa e i suoi amici, noi riusciremo a battervi comunque-, disse in tono di sfida.

Ryoichi ricambiò il suo avversario con un bel sorriso di sfida. –Questo lo credi tu, Keiichi. Non siamo gli stessi dell’altra volta, e te lo dimostreremo-, replicò.

Keiichi ridacchiò. –L’altra volta sei stato bravo, sei riuscito a segnare un gol a Shuji. Ma questa fortuna non si ripeterà una seconda volta-.

-Stavolta gliene segnerò almeno due-, disse il ragazzino con convinzione.

-Non te lo permetterò mai, ragazzino-, intervenne Shuji fissandolo torvo.

-Ragazzi, anziché continuare a sfidarvi a parole, che ne dite di cominciare la partita?-, intervenne Tsubasa avvicinandosi ai tre contendenti.

-Io sono d’accordo-, esclamò allegramente Ryoichi.

-Non vedo l’ora-, dissero sia Keiichi che Shuji.

-Perfetto, allora. Io sarò l’arbitro. Spero che vi fidiate della mia imparzialità-, disse il giovane, prendendo il fischietto che gli porgeva Yukina.

-Naturalmente-, disse Keiichi.

-D’accordo, allora. Tutti in campo!-, esclamò il capitano della nazionale giapponese.

I ragazzini non se lo fecero ripetere due volte, e corsero a schierarsi ciascuno nella propria posizione. Shuji, con calma e freddezza, raggiunse la porta alla sinistra di Tsubasa, e vi si posizionò infilandosi lentamente i guanti e sistemandosi il cappellino sulla testa. Tatsuya, sistematosi nella porta di destra, iniziò a saltellare nervosamente per allentare la tensione. Accanto all’arbitro rimasero solo i due capitani, per procedere al lancio della monetina.

-Testa o croce?-, domandò Tsubasa rivolto a Keiichi.

-Testa-, disse risolutamente il ragazzino.

Il giovane lanciò in aria la moneta. –Testa. Il calcio d’inizio è vostro-, disse, mostrando la moneta ai due calciatori.

Entrambi andarono ad occupare le rispettive posizioni in campo. Keiichi si posizionò sul cerchio di centrocampo, accanto ad un compagno di squadra, in attesa del fischio d’inizio.

Tsubasa lanciò una rapida occhiata ai suoi due amici, seduti sulla panchina accanto a Kasumi e Yukina, che erano visibilmente tese ed emozionate, e alle due squadre posizionate in campo. Poi fischiò. La partita era iniziata.

 

Per strada, ore 15

Sanae e le altre erano ormai a buon punto del loro viaggio. Tra circa un’ora sarebbero state a Sendai. La stanchezza cominciava effettivamente a farsi sentire, nonostante si fossero fermate oltre un’ora per pranzo. Sanae non ne poteva più di guidare, e anche le altre cominciavano ormai a sentirsi i muscoli tesi e indolenziti.

-Sanae, vuoi riposare un po’? E’ da stamattina che guidi-, disse Yayoi preoccupata, gettando una rapida occhiata al volto pallido e tirato dell’amica.

La ragazza annuì. –Effettivamente sì-, ammise.

-Potremmo fermarci un po’ nella prossima città-, propose Yoshiko. –Anch’io avrei bisogno di sgranchirmi un po’-.

-Sono d’accordo. Tu che ne dici, Sanae?-, approvò Yayoi.

-Per me va benissimo, ho proprio bisogno di riposarmi almeno una mezz’oretta. Tra venti minuti circa dovremmo arrivare a Koriyama, potremmo fermarci lì-, propose la ragazza dopo un’occhiata alla cartina.

Le due amiche approvarono la proposta. Sanae tenne d’occhio con attenzione i cartelli stradali, e appena vide la scritta “Koriyama” svoltò nella direzione che le veniva indicata.

 

Sendai, ore 15

Erano passati circa 15 minuti dall’inizio della partita, e il risultato era ancora fermo sullo zero a zero. Subito dopo il calcio d’avvio, la squadra di Keiichi aveva cominciato ad attaccare furiosamente. Il giovane attaccante era determinato e grintoso, e le sue movenze feline ricordarono a Tsubasa quelle di Kojiro Hiyuga, il suo più grande rivale di sempre. Già al secondo minuto un suo tiro violentissimo aveva messo seriamente i brividi a Tatsuya, ma fortunatamente era finito alto sopra la traversa. Keiichi ci aveva riprovato subito dopo, ma stavolta Tatsuya era stato bravo a intercettare il tiro e a respingerlo con i pugni. La squadra di Ryoichi era sottoposta ad un vero e proprio assedio, i difensori erano stremati e anche la resistenza di Tatsuya era stata messa a dura prova. Ryoichi arretrava più che poteva per dare una mano a difesa e centrocampo, ma i tre campioni si rendevano conto fin troppo bene della superiorità della squadra avversaria. Keiichi e i suoi compagni superavano gli altri per tecnica, forza fisica e spirito combattivo, e la buona volontà di Ryoichi non riusciva a compensare tutte le ingenuità che, purtroppo, i compagni del centrocampo continuavano a commettere, perdendo palla con troppa facilità e concedendo troppi spazi agli avversari. Il primo attacco di Ryoichi fu soltanto al quattordicesimo. Sull’ennesimo attacco di Keiichi, che aveva rubato palla con la consueta grinta a centrocampo e aveva superato tre avversari come fossero birilli, i ragazzi furono bravissimi ad applicare la trappola del fuorigioco spiegata da Jun. Sul calcio di punizione, un lungo lancio attraversò tutto il campo e raggiunse Ryoichi, che l’agganciò con destrezza e si avviò verso l’area avversaria veloce come un fulmine. Giunto all’altezza del dischetto del rigore, fece partire un tiro potentissimo, diretto esattamente verso l’angolino alla sinistra del portiere. Sembrava fatta, ma non aveva fatto i conti con la bravura di Shuji Nakagawa, che con un gran colpo di reni riuscì a raggiungere il pallone e ad afferrarlo con presa sicura.

Ryoichi, demoralizzato, si lasciò cadere a terra, mentre Shuji lo fissava con espressione trionfante.

-Ora tocca a te, cugino!-, gridò il portiere, effettuando un rinvio lungo e preciso che terminò direttamente sui piedi di Keiichi Nakagawa.

Il ragazzo afferrò la palla al volo e cominciò a correre a grande velocità in direzione della porta difesa da Tatsuya, mentre la difesa, che era avanzata a supporto dell’attacco di Ryoichi, cercava disperatamente di tornare indietro. Keiichi superò in dribbling due avversari senza la minima difficoltà e , giunto proprio al limite dell’area, fece partire un violento missile che si insaccò nell’angolino alla sinistra di Tatsuya, che era rimasto a guardarlo immobile, come inebetito.

Nakagawa esultò trionfante, festeggiato da tutti i compagni che gli corsero incontro e lo sommersero di abbracci. Tatsuya si inginocchiò a terra e diede un gran pugno nel terreno, tremando per la rabbia, mentre Ryoichi, rattristato, guardava con occhi tristi e colpevoli in direzione di Tsubasa.

Dopo aver fischiato per convalidare il gol di Keiichi, Tsubasa si avvicinò a Ryoichi e gli diede una pacca sulla spalla.

-Coraggio, la partita non è ancora finita-, gli disse con un sorriso.

Il ragazzino ricambiò il sorriso, e corse verso il cerchio di centrocampo incitando i compagni a non arrendersi e ripetendo loro le parole di Tsubasa.

In panchina intanto, Hikaru e Jun tentavano di tirare su il morale a Kasumi e Yukina, che erano rimaste profondamente deluse dal gol di Keiichi.

-Non rattristatevi, ragazze, la partita è appena cominciata-, disse Misugi tranquillamente, mettendo una mano sulla spalla di Yukina.

-E’ vero. Noi ci siamo trovati in svantaggio tantissime volte-, aggiunse Matsuyama.

Le due ragazzine fecero un sorriso tirato. –E’ vero, ma…i precedenti non sono dei migliori-, disse Kasumi sconsolata.

Hikaru le diede un buffetto sulla guancia. –Andiamo, non fate quei musi lunghi! Dovete essere ottimiste se volete fare il tifo per i vostri amici!-, disse in tono confortante.

Yukina si asciugò una lacrimuccia che le era scesa su una guancia e, sorridendo, annuì. –Avete ragione-, disse piano, prima di ricominciare a gran voce ad incitare Ryoichi e i suoi compagni.

La situazione però non sembrava migliorare affatto, per i ragazzini. I tiri di Ryoichi venivano immancabilmente parati da Shuji Nakagawa, mentre Keiichi faceva letteralmente impazzire la difesa avversaria e costringeva Tatsuya a fare salti mortali per impedire una goleada. Ma anche la bravura e la caparbietà del giovane portiere non riuscirono ad impedire che, al trentesimo minuto di gioco, Keiichi raddoppiasse con un inafferrabile, stupendo pallonetto, che suscitò l’ammirazione di Tsubasa stesso.

I compagni di Ryoichi, profondamente demoralizzati, caddero seduti sul terreno di gioco mentre Tatsuya, furibondo per non essere riuscito a impedire il gol di Nakagawa, prendeva a calci il palo della porta. Ryoichi, pur sentendosi anch’egli triste e sfiduciato, non aveva però intenzione di arrendersi. Si erano allenati duramente per quella partita, sacrificando anche tanti momenti di svago e divertimento. Avevano potuto contare sulla collaborazione di tre campioni della nazionale giapponese. Non potevano buttare tutto al vento così. Forse vincere la partita era impossibile, Keiichi e Shuji Nakagawa erano troppo forti per loro, erano di un altro pianeta. Ma non dovevano cedere, non con ancora un’ora di partita da giocare.

-Forza, ragazzi, tutti in piedi! E tu calmati, Tatsuya. C’è ancora un’ora da giocare, vogliamo già arrenderci? Tutta la fatica che abbiamo fatto, e l’aiuto dei ragazzi, vogliamo gettarli via così?-, disse a gran voce, guardando i compagni uno ad uno.

-Ma Ryoichi…loro sono troppo forti per noi…Shuji ha parato tutti i tuoi tiri, mentre Keiichi…nessuno di noi è in grado di marcarlo-, obiettò tristemente Tatsuya, guardandosi la punta dei piedi.

-Non credevo fossi un simile coniglio, Tatsuya. Credevo ci tenessi quanto me a fare una bella gara-, lo rimproverò il ragazzino in tono deluso.

-Non sono un coniglio! Ma guardiamo in faccia la realtà, non abbiamo speranza di vincere!-, obiettò il portiere, irritato.

-Anche se ci fosse una speranza su un milione dobbiamo lottare! Lottare fino in fondo, con tutte le nostre forze! E crederci, credere in noi, nelle nostre possibilità!-, gridò Ryoichi, tremando leggermente.

Tsubasa si avvicinò al ragazzino, e gli appoggiò una mano sulla spalla. –Ryoichi ha ragione, ragazzi-, disse tranquillamente, guardando i giovani calciatori.

-Coraggio, alzatevi, lottate!-, incitarono Yukina e Kasumi dalla panchina.

Ryoichi si avvicinò a Tatsuya e gli porse la mano per aiutarlo a rialzarsi. – Non cedere, amico-, gli disse.

Tatsuya lo guardò per un lungo istante, pensieroso, poi annuì. –Hai ragione, Ryoichi. Lottiamo-, rispose, e si sorrisero.

Tutta la squadra ricominciò a lottare con maggior vigore e convinzione. Ryoichi assunse personalmente il compito di marcare Keiichi, e riuscì ad impedirgli varie volte di arrivare al tiro. Peccato che i tentativi di gol del ragazzino continuassero ad essere sistematicamente sventati dalle incredibili parate di Shuji Nakagawa. Tsubasa dovette riconoscere che era davvero forte, e aveva gran classe negli interventi. Al pari di Ryoichi e Keiichi, aveva un grande futuro davanti.

Il primo tempo si chiuse sul 2 a 0 per la squadra dei Nakagawa, ma Ryoichi e i suoi compagni  non avevano la minima intenzione di gettare la spugna. Avrebbero lottato fino in fondo, qualunque fosse stato il risultato.

Al quindicesimo minuto del secondo tempo, Keiichi, con una serie di finte geniali, riuscì a liberarsi dalla marcatura di Ryoichi, e a tirare in porta, decisissimo a segnare. Il tiro era potentissimo, un vero e proprio bolide. Il ragazzo lo osservò dirigersi verso la porta difesa da Tatsuya con aria trionfante, certo che sarebbe stato il suo terzo gol. Anche Ryoichi, la disperazione negli occhi, seguì la traiettoria del pallone pregando silenziosamente che non entrasse.

Tatsuya superò se stesso. Si gettò in direzione del tiro come una furia e riuscì ad allontanare la palla di pugno. La gioia dei suoi compagni esplose. Questa magnifica parata li rinvigorì ulteriormente, e dieci minuti dopo Ryoichi accorciò le distanza con una bellissima rete, un pallonetto simile a quello tirato prima da Nakagawa che beffò sornione il tuffo di Shuji. Il portiere avversario, furioso per essere stato superato, diede un pugno rabbioso sul terreno, e poi lanciò un’occhiata assassina al giovane goleador, che stava correndo al centro del campo per festeggiare la rete insieme ai compagni, gridando la propria esultanza con tutto il fiato che aveva in corpo. Keiichi Nakagawa si avvicinò al cugino, e lo aiutò a rialzarsi, poi gli diede una pacca sulla spalle incitandolo a non prendersela troppo. –Vinceremo noi comunque-, disse convinto, guardando Ryoichi con occhi fiammeggianti.

La panchina esplose di gioia al gol di Ryoichi. Kasumi e Yukina saltarono in piedi e si abbracciarono esultanti, con le lacrime agli occhi, senza riuscire a smettere di gridare e ballare per la felicità, mentre Jun e Hikaru sorrisero compiaciuto, scambiandosi un’occhiata d’intesa con Tsubasa, che intanto si congratulava con il giovane attaccante facendogli il segno di ok con la mano.

La partita riprese in un clima completamente mutato. La squadra dei Nakagawa faticava a digerire il gol subito, in particolare Shuji, che appariva ancora evidentemente furioso, mentre quella di Ryoichi era stata completamente rinvigorita dalla rete segnata, ed attaccava con rinnovato impegno ed entusiasmo.

Keiichi, con rabbia, rubò palla a centrocampo dai piedi di un avversario e si involò, rapido come un fulmine, verso la porta difesa da Tatsuya, deciso a segnare a tutti i costi. I suoi occhi erano accesi dalla luce della vittoria. Entrò dentro l’area con la solita sicurezza, e lì si ritrovò a fronteggiarlo Ryoichi, anch’egli con un’espressione battagliera dipinta in volto.

-Togliti di mezzo-, gli intimò Nakagawa in tono rabbioso, cercando di dribblarlo.

-Scordatelo-, replicò Ryoichi nello stesso tono, senza staccarglisi di dosso.

I due continuarono a fronteggiarsi per qualche minuto, tra le grida di incitamento dei compagni, mentre Tsubasa osservava con attenzione la scena a pochi passi da loro. Poi, con una mossa fulminea, Ryoichi riuscì a togliere la palla dai piedi del rivale, e a ripartire con uno scatto velocissimo in direzione della porta avversaria.

Keiichi imprecò, e cominciò a correre più forte che poteva inseguendo l’avversario, che si stava dirigendo verso l’area a tutta velocità. Rapido come una saetta, il ragazzino entrò in area, trovandosi nuovamente faccia a faccia con Shuji. Keiichi, rendendosi conto di non riuscire più a raggiungerlo, tentò di fermarlo intervenendo con una scivolata da dietro, ma Ryoichi se ne accorse e lo saltò con grande abilità. Poi ricadde a terra e, al volo, fece partire un tiro forte e preciso in direzione della porta. I compagni e le due manager seguirono la traiettoria del tiro col fiato sospeso, e lo osservarono volteggiare elegantemente in area dirigendosi come un fulmine verso il sette alla sinistra del portiere. Ma Shuji Nakagawa, con un poderoso colpo di reni, si distese alla sua sinistra e riuscì a respingere il pallone di pugno, allontanandolo in calcio d’angolo.

Ryoichi fece una smorfia, mentre Tatsuya imprecava e gli altri compagni esprimevano rumorosamente la propria delusione. Keiichi Nakagawa tirò un sospiro di sollievo, e fece col capo un cenno d’approvazione al cugino.

Mancavano quindici minuti alla fine dell’incontro, e la squadra di Ryoichi si era piazzata quasi tutta nell’area avversaria, sperando di sfruttare al meglio l’occasione propizia del corner. Ma sul tiro fu più rapido Shuji, che anticipò Ryoichi e allontanò il pallone di piede, lanciandolo in direzione del cugino, che attendeva immobile appena fuori dall’area. Keiichi agganciò il pallone e iniziò a correre rapidamente, inseguito da tutti gli avversari che cercavano disperatamente di rientrare in tempo nella propria metà campo. Scartò con una mossa felina i due difensori rimasti a guardia della propria area, e giunto all’altezza del dischetto del rigore fece partire una delle sue micidiali cannonate.

-Questo è il terzo!-, gridò, mettendo tutta la sua forza nel tiro.

-Siamo perduti!-, esclamò Kasumi dalla panchina coprendosi gli occhi, mentre Yukina si limitò a mordersi le labbra, tenendo però lo sguardo fisso sulla propria porta.

Tatsuya fece un altro miracolo, riuscendo a spedire la palla sopra la traversa. Il numero otto avversario andò a battere il tiro dalla bandierina, cercando di effettuare un preciso traversone che pescasse la testa di Keiichi, ma il portiere fu nuovamente bravissimo ad intervenire sul pallone di pugno e allontanarlo dalla propria area, dove un compagno lo recuperò cominciando ad avanzare. La squadra venne avanti compatta, con passaggi rapidi e precisi, nonostante l’intenso pressing operato dagli avversari. Mancavano cinque minuti.

-Forza, ragazzi, dobbiamo assolutamente pareggiare!-, incitò Tatsuya dalla propria porta.

Keiichi si fece sotto, ma l’avversario riuscì ad evitare il suo intervento passando la palla ad un compagno. La squadra aveva superato la metà campo. Mancavano quattro minuti.

-Non potete fallire, non potete!-, incitò Yukina in tono supplichevole, guardando Ryoichi con apprensione. Il ragazzino si trovava nell’area avversaria, ed era marcato strettamente da due avversari.

I suoi compagni intanto erano arrivati al limite dell’area, ma il possessore di palla si rese conto che era praticamente impossibile riuscire a passare la palla al capitano senza che intervenissero i suoi marcatori. Senza sapere cosa fare, i ragazzini continuarono a passarsi la palla a vicenda. Mancavano tre minuti.

-Passate la palla a Ryoichi!-, gridò Kasumi, agitandosi nervosamente.

Ryoichi intanto si guardava intorno come una belva in gabbia, cercando disperatamente un modo di sottrarsi alla tenaglia dei due avversari, che non gli lasciavano un solo centimetro di spazio. Shuji Nakagawa osservava la scena con un sorrisetto beffardo sul volto, mentre Keiichi, poco distante, aspettava il momento giusto per intervenire e sottrarre la palla agli avversari. Mancavano due minuti.

-Non arrenderti, Ryoichi!-, disse piano Tsubasa, guardando il ragazzino dritto negli occhi.

Finalmente, uno dei compagni si decise, e lasciò partire un cross in direzione del capitano, che saltò per cercare di colpire la palla di testa. Subito anche i due marcatori saltarono, ma Ryoichi era partito con anticipo e riuscì ad anticiparli. Stava per aggiustarsi la palla sul piede per tirare, quando sentì il rumore di qualcuno che si avvicinava in tackle. Istintivamente lo evitò, e quando si girò vide di fronte a sé Keiichi Nakagawa. Mancava un solo minuto al fischio finale.

-Non segnerai-, sibilò Keiichi, cercando di togliere la palla al rivale.

I due ingaggiarono l’ultimo duello del match, una lotta all’ultimo sangue. Ryoichi era abilissimo ad evitare gli interventi dell’avversario, ma Keiichi non voleva saperne di arrendersi, e seguiva i movimenti del rivale passo passo, senza dargli modo di liberarsi dalla sua serrata marcatura. Ryoichi si spostava verso destra, e subito Keiichi lo imitava. Ryoichi si spostava verso sinistra, ed ecco Keiichi pronto a seguire il suo movimento. Non c’era via d’uscita. Mancavano trenta secondi.

-Devo farcela assolutamente-, pensò il ragazzino concentratissimo, mentre un rivolo di sudore gli scorreva lungo una guancia. Doveva farlo per i suoi compagni, che si erano allenati duramente per questa sfida, per le manager che li stavano sostenendo, e anche per Tsubasa e i suoi amici che li avevano allenati e aiutati. Non poteva cedere a Keiichi Nakagawa. E allora decise di tentare il tutto per tutto.

Fintò un dribbling verso destra. Keiichi, rapido, si spostò verso destra seguendo il movimento dell’avversario, ma in un istante si rese conto di essere caduto in trappola. Ryoichi, veloce come un fulmine, scattò sulla sinistra, oltrepassando l’avversario. Poi il ragazzino si aggiustò la palla sul piede, preparandosi al tiro. Nakagawa imprecò.

-Parala, Shuji, ti prego!-, gridò, osservando con apprensione crescente la traiettoria della palla.

Shuji si tuffò in direzione del tiro con tutte le sue forze, distendendosi più che poteva. Sfiorò la palla con le dita…per un istante sembrò quasi bloccarla ma poi…la sfera lo oltrepassò e, lentamente, come in una scena al rallentatore, andò ad insaccarsi nella rete, proprio nell’angolino alla sinistra del portiere.

In quel momento, Tsubasa fischiò la fine della partita.

Sul campo cadde un silenzio pesantissimo. I giocatori della squadra di Ryoichi guardavano allibiti la palla infilata nella rete, incapaci di credere che fosse entrata veramente, ancora troppo increduli e meravigliati per esultare. Increduli e sconcertati erano anche i compagni dei Nakagawa, che scuotevano la testa incapaci di accettare quanto era accaduto.

Keiichi era in ginocchio nella propria area di rigore, e batteva nervosamente i pugni contro il terreno di gioco, furioso con se stesso per essersi fatto superare da Ryoichi. Il primo a riprendersi fu Shuji. Il giovane portiere si rialzò, pulì il cappellino macchiato d’erba e si avvicinò al rivale, tendendogli la mano con un sorriso.

-Complimenti-, gli disse.

Ryoichi sorrise, e sul suo volto si dipinse un’espressione di felicità assoluta, di incontenibile esultanza. Si voltò verso i compagni, e finalmente il grido che aveva nel cuore prese forma.

-GOOL!-, esclamò felice, correndo verso i compagni.

-GOOOOL!-, esclamarono a loro volta gli altri, correndo verso di lui. Si gettarono sul loro capitano abbracciandolo con esultanza, e rotolarono a terra ridendo e gridando estasiati. Tatsuya arrivò dalla sua porta e si gettò su di loro, urlando tutta la sua felicità.

Sulla panchina le manager stavano saltando felicissime, con gli occhi colmi di lacrime di gioia. Anche Hikaru e Jun erano contenti, e osservavano sorridendo i festeggiamenti dei ragazzini. Se l’erano proprio meritato questo pareggio, avevano faticato così tanto per ottenerlo!

Shuji si avvicinò al cugino, e gli mise una mano sulla spalla. Stava sorridendo.

-Bella partita, Keiichi-, gli disse.

Il ragazzo annuì. –Già. Hanno meritato il pareggio-, rispose, guardando Ryoichi con ammirazione.

-Già-, disse Shuji pensieroso. –Forza, ora che è finita possiamo andare a chiedere un autografo a Tsubasa-, aggiunse, cominciando a correre in direzione del giovane calciatore.

-Ehi! Anch’io voglio l’autografo del capitano!-, esclamò Keiichi ritrovando il sorriso, e rincorrendo il cugino.

 

Koriyama, ore 17.30

Sanae, Yayoi e Yoshiko avevano trascorso il pomeriggio a Koriyama. Appena arrivate, dopo aver parcheggiato l’auto, si erano recate in una sala da tè della cittadina, e avevano trascorso più di un’ora lì a bere, mangiare e riposarsi. Erano stanchissime per il viaggio e per tutte le emozioni che erano capitate loro nei giorni appena trascorsi. Avevano bisogno di concedersi un break sia fisico che mentale prima di raggiungere Sendai, la prossima meta del loro viaggio. Avevano bisogno di staccare la spina dal pensiero costante che le aveva accompagnate da quando avevano lasciato Okinawa, ovvero se dovevano tornare a casa e parlare dei propri problemi con i ragazzi, oppure proseguire nel proprio viaggio finchè non si fossero sentite pronte ad affrontarli. Avevano cercato di trascorrere un’ora come se fossero tre normali ragazze in viaggio di piacere, senza nessun problema per la testa e con l’intenzione di divertirsi e godersi la vita. Avevano chiacchierato di argomenti il più futile possibili, riso e scherzato, pur essendo ben consapevoli che stavano solamente indossando una maschera e cercando di fingere che tutto andasse bene. Poi, finito di bere il tè, avevano fatto una passeggiata per la cittadina, e lì erano rimaste per tutto il tempo in silenzio, persa ognuna nei propri pensieri, osservando distrattamente le vie, i negozi e i monumenti di Koriyama ma senza praticamente vederli.

Erano circa le 17 quando Sanae, dopo aver dato una rapida occhiata all’orologio, aveva suggerito che era meglio tornare alla macchina e ripartire, e le due amiche erano state d’accordo con lei. Ed eccole ora di nuovo per strada, in viaggio.

-Ehi!-, esclamò Sanae a un certo punto, sentendo un tonfo provenire dal retro dell’automobile e accorgendosi di stare sbandando verso sinistra.

-Cosa succede?-, chiese Yoshiko, che nel frattempo si era assopita sul sedile posteriore, svegliandosi di scatto e sollevandosi a sedere.

-Sanae, stai sbandando!-, esclamò preoccupata Yayoi.

-Non capisco, la macchina è instabile-, mormorò la ragazza, frenando bruscamente e accostando. Inserì la freccia d’emergenza, e scese dall’automobile, mentre le due amiche abbassavano il finestrino. Fece un giro intorno all’auto per controllare la situazione, e capì subito qual era il problema. La ruota posteriore destra si era bucata, ed era evidentemente afflosciata e malconcia.

-Maledizione!-, esclamò, chinandosi per esaminare il danno con maggiore attenzione.

-Che succede?-, domandò Yoshiko, infilando la testa fuori dal finestrino.

-Si è bucata una ruota-, rispose Sanae, irritata.

-Sai come cambiarla, vero?-, chiese Yayoi con una nota speranzosa nella voce.

-Sì, credo di sì-, disse l’amica, e andò ad aprire il cofano dell’auto per trovare la ruota di scorta e il cric per cambiarla. Niente. Andò a vedere nel portabagagli, sperando che si trovasse lì. Niente.

-Non è possibile!-, esclamò sconcertata, mettendosi le mani nei capelli.

-Cosa succede?-, si allarmò immediatamente Yayoi.

-Non abbiamo la ruota di scorta-

 

La partita è finita, e Ryoichi e i suoi compagni manterranno la promessa di accompagnare Tsubasa e gli altri in giro per Sendai alla ricerca delle ragazze. Ma se fosse Ryoichi il prossimo ad avere problemi d’amore? Intanto, le ragazze saranno soccorse da tre vecchie conoscenze…che proporranno loro di continuare il viaggio insieme. Chi saranno questi tre nuovi personaggi? E cosa accadrà ancora in questo viaggio?

Per saperne di più, e per vederne davvero delle belle, non perdetevi il nono capitolo di “ON THE ROAD”!

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: gemini