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Autore: nina and his smile    26/05/2010    9 recensioni
Fu allora che lo vide.
Il cielo nero era tempestato di stelle, tante piccole perle vive e pulsanti cucite sull’infinito. Severus non aveva mai visto una notte simile, e ne rimase rapito.

Settima classificata al contest "Dai Classici alle FanFiction" indetto da vogue91.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Auguro a ciascuno di voi di ritrovarsi sotto ad un cielo del genere.
...o, se non altro, di leggere questa storia!

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La notte che ho visto le stelle

Sgombra, o gentil, dall'ansia / Mente i terrestri ardori
(Alessandro Manzoni)

La notte della Londra Babbana era disgustosamente rumorosa. I motori delle auto, la musica dei bar e le risa vuote della gente circondavano la mente di Severus come un ronzio fastidioso ma abituale. Dopo più di un’ora passata in strada il ragazzo si era arreso e, seppure seccato, aveva permesso alle urla violente di quella bolgia di fare da sottofondo ai suoi pensieri.
Mezzanotte era passata da un pezzo e le vie erano piene di giovanotti ubriachi e ragazze in minigonna. Le bottiglie riflettevano la luce degli sgangherati neon delle insegne, e una musica insistente metteva fretta a tutti.
Severus camminava addossato alle pareti degli edifici, cercando di non urtare gli avventori dei bar. Quell’ambiente lo metteva a disagio, ricordandogli gli anni che si era appena lasciato alle spalle. Ogni ragazzo spavaldo era un Potter che lo insultava, ogni donna agghindata era un disgustato rifiuto; la mente di Severus tornava a mostrargli ricordi che solo uno studente trascurato e bruttino poteva avere. Una vergogna ingiustificata lo faceva camminare più veloce, stretto nel suo largo cappotto nero. Non vedeva l’ora di raggiungere la sua meta: aveva bisogno di qualcosa capace di distrarlo davvero dalle angosce che lo tormentavano, e la paura era l’unica in grado di annebbiargli la mente. Presto un cappuccio nero l’avrebbe reso uguale agli altri e, concentrandosi sugli ordini impartiti dai Mangiamorte, nessun’altro pensiero gli avrebbe dato fastidio.
Finalmente Severus raggiunse l’ingresso di un viottolo buio. Atteso il passaggio di un gruppo di ragazzi festanti, vi si infilò rapidamente. Fece qualche passo, poi si assicurò di essere uscito dal fascio di luce e si smaterializzò.

Il silenzio lo investì in modo innaturale.
Il campo di grano dove era appena comparso era immerso nel buio, e l’orizzonte era illuminato soltanto dalle lontane torce della villa a lui solo visibile. Le lunghe spighe gli accarezzavano le ginocchia, frusciando mosse da un alito di vento. C’era qualcosa di magico nell’aria, ma non in modo malvagio. Severus, immobile, si sentiva strano. Era come se quella solitudine richiamasse i suoi sempre guardinghi sensi a prestare attenzione, a capire che stava succedendo qualcosa di… bello?
Riscuotendosi il ragazzo si stupì di quei pensieri, dandosi dello sciocco per averci perso anche solo un secondo. Cosa poteva esserci di bello in un campo buio, che avrebbe fatto meglio ad attraversare per raggiungere il nascondiglio del suo nuovo padrone? Facendosi strada tra le spighe si avviò: era solo una notte come le altre, e non aveva certo il tempo di perdersi in simili stupidaggini.
Eppure… eppure continuava a sentire una forza che vibrava dentro di lui, dicendogli che quello non era un momento come tutti gli altri. Non aveva fatto che pochi passi, quando si fermò di nuovo. Chiuse gli occhi e tese le orecchie: nulla, solamente il grano che ondeggiava seguendo i respiri del vento. Sollevò di nuovo le palpebre e si concesse un altro istante per fissare il buio, poi concluse che la stanchezza gli stava giocando uno strano tiro. Alzò il braccio con la bacchetta accesa e riprese il suo cammino.
Qualche minuto dopo Severus era quasi riuscito a lasciare da parte quella strana sensazione, quando il volo basso di un pipistrello lo fece sobbalzare. Allarmato alzò lo sguardo e…
Fu allora che lo vide.
Il cielo nero era tempestato di stelle, tante piccole perle vive e pulsanti cucite sull’infinito. Severus non aveva mai visto una notte simile, e ne rimase rapito. All’improvviso tutte le sue preoccupazioni svanirono e il ragazzo sentì il cuore leggero, svuotato dai pesi che lo opprimevano; fu come ricominciare a respirare dopo una dolorosa apnea. Con la bocca socchiusa, Severus rimase per un tempo indefinibile ad ammirare l’incredibile spettacolo. Quel cielo stellato andava ben oltre la sua capacità di definirlo, e se avesse avuto qualcuno a cui raccontarlo non avrebbe saputo scegliere le parole più adatte. Il ragazzo non avrebbe voluto sbattere le palpebre, per paura di perderne anche solo un secondo: era la cosa più bella che avesse mai visto.
In silenzio, le gambe si piegarono e Severus si ritrovò inginocchiato nel grano. Non riusciva a distogliere lo sguardo meravigliato dal firmamento, nonostante il collo gli facesse male a causa della scomoda posizione. “Ancora un istante”, si ripeteva, “un istante e poi raggiungerò i Mangiamorte”; e così i minuti cominciarono a scorrere.
Severus non ricordava l’ultima volta che si era sentito tanto tranquillo e sollevato. La quiete notturna mitigava i pensieri roventi che durante il giorno lo avevano assalito, permettendo al ragazzo di farne una migliore analisi. La rabbia… l’invidia… la solitudine…
Tremando, cercò di fare chiarezza dentro di sé. Un istante prima era prigioniero di una vita orribile, segnata da rimorsi e sofferenze che in quel momento gli sembravano privi di peso; aveva creduto che non ci fosse rimedio ai suoi errori, ma quella luce inaspettata gli faceva vibrare il cuore suggerendogli il contrario.
Non richiesto, il ricordo di due occhi verde chiaro si fece prepotentemente strada nella sua mente. Senza alcun preavviso il volto di Lily comparve davanti a lui, con una chiarezza di particolari impressionante. Era da due anni che non la vedeva, da quando la scuola era finita e lei aveva sposato Potter. Da allora il nome di Lily aveva portato soltanto astio e amarezza nel cuore di Severus. Il ricordo di quella notte, invece, era diverso: non c’era la solita nostalgia straziante, ma una dolce memoria affezionata. Lily… le labbra di Severus si mossero piano a chiamare qual nome. Per tutto quel tempo si era sentito tradito da lei, ma era la cosa giusta? Guardando le stelle gli tornarono in mente le serate estive di Spinner’s End, quando i due bambini cercavano di vedere il cielo oltre la luce della città. Lily amava sdraiarsi nel giardino dietro casa e raccontare al suo Sev storie di principi e principesse, fiabe Babbane che il bambino trovava stupide ma allo stesso tempo affascinanti. Più di una notte aveva sognato di avere uno di quei cavalli bianchi di cui Lily aveva parlato a lungo, per poter cavalcare e portare la bambina lontano, lontano…
Cullandosi nel caldo ricordo del sorriso dell’amica, Severus riuscì finalmente ad ammetterlo: Lily aveva fatto molto per lui, convincendolo a vivere e amandolo per quello che era, e accusarla era il peggior torto che potesse farle.
Una lacrima scivolò sulla guancia di Severus, mentre l’uomo si rendeva conto di quanto l’amica gli mancasse. Non era stata la rabbia del rifiuto a fargli male in quegli anni, ma la nostalgia di quello sguardo… l’unico che lo facesse sentire davvero felice.
Cosa gli stava succedendo? Lui, Severus Piton, sempre burbero e disilluso, stava piangendo come un bambino sotto al cielo stellato. Lui, Severus Piton, sempre tormentato dal giudizio degli altri, si sentiva speciale sotto al firmamento che lo aveva aspettato per tutti quegli anni.

Un rumore secco annunciò la Materializzazione di una figura incappucciata.
-Piton? Cosa diavolo stai facendo?-
Severus si mise rapidamente in piedi, nascondendo il volto bagnato. -Nulla-
-Muoviti, allora. Dovresti essere già alla villa!- borbottò brusco il Mangiamorte, avviandosi e facendogli cenno di seguirlo.
Severus camminò silenziosamente fino al dimesso portone, senza osare alzare lo sguardo. Prima di richiudere i battenti guardò di nuovo in alto, e un’ultima lacrima attraversò serenamente il suo volto.

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Questa fan fiction si è classificata settima al contest "Dai Classici alle Fanfiction", indetto da vogue91, con punteggio
87/90. Siamo state tutte molto brave! ^^
Se vi è piaciuta, cosa ne dite di lasciarmi una recensione? A Severus piacerebbe tanto... e a lui non potete dire di no, giusto?
  
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