Caro Leo, quanto sangue e quanta morte si vedono quotidianamente qui al fronte! Quanti feriti! Sono tutti ragazzi di diciott'anni, se non più giovani. Che ingiustizia mandarli a combattere e a morire, quando hanno ancora tutta la vita davanti! Qui è tutto un'ingiustizia. Mi manchi, voglio tornare a casa e cancellare dalla mente tutte le orribili immagini che ho osservato in questo maledetto posto lontano dalla mia patria. Sai, ogni tanto penso alla nostra bella Toscana, ricoperta di fiori e di verde e rimembro quegli ormai lontanissimi giorni passati a correre nei campi e a raccogliere fiordalisi per le strade. Questi pensieri mi distolgono, anche se solo per un attimo, dalle terribili pene e conseguenze della guerra. Oh, Leo, tu non immagini quante notti ho trascorso in piedi a tentare di curare ferite incurabili nel corpo e nell'animo dei militari, oppure a portare gli uomini infortunati nell'infermeria passando sotto al fuoco austriaco. I soldati non sanno nemmeno perchè combattono, non sanno se le loro mogli e i loro figli stanno bene; le loro lettere molte volte non possono essere spedite perchè le vie di comunicazione con l'Italia sono state interrotte, spesso non ricevono neppure il cibo (se così si può chiamare) per giorni e giorni e sono sudici e ricoperti di fango. Come si può pretendere di far combattere degli uomini in queste condizioni disumane? Come si può pretendere di far combattere dei RAGAZZI, alcuni dei quali non ancora maggiorenni? Credo che se non morirò uccisa da un'arma da fuoco, morirò perchè il mio cuore sarà talmente colmo di immagini cruente di guerra da scoppiare. E' un bene che non ti abbiano chiamato in battaglia, non avrei sopportato un dolore grande come quello della tua caduta sul campo! E' arrivato un altro ferito grave, devo andare a curarlo: ha bisogno del mio aiuto. Ti lascio con la speranza che tua stia bene e che ci rincontreremo presto. Tua Sara