Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: oscar1755    28/05/2010    5 recensioni
Rieccomi dopo tanto tempo…. Dopo il 43 ed il 44 ed in attesa del 45 …..riprendo da dove l’autrice ha interrotto (per breve tempo, spero) la storia. Maya e Masumi rimasti soli sulla nave che sta salpando. Contiene SPOILER – tutti i personaggi sono di proprietà di Suzue Miuchi
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 3


Ayumi si svegliò con un sussulto. Si passò una mano sulla fronte sudata ed attese che il respiro tornasse normale. L’incubo che la tormentava da diversi giorni era tornato anche quella notte, impedendole di riposare.
Nel sogno, una nebbia oscura la avvolgeva e lei, terrorizzata, cominciava a correre per sfuggire al buio opprimente finché non crollava esausta, annaspando in cerca di aria. A quel punto, si svegliava scossa da un fremito di paura.
Si alzò sospirando, consapevole che non sarebbe più riuscita ad addormentarsi. Ancora tremante, accese la luce e si portò le mani alle tempie che pulsavano dolorosamente. Strinse gli occhi e mise a fuoco la propria figura riflessa nello specchio. Aveva ancora qualche ora, prima dell’alba, per cancellare i segni della stanchezza dal volto.
Il suo stato di salute peggiorava di giorno in giorno, ma con abilità e costante impegno era riuscita a nasconderlo alle persone a lei vicine.
Con grande sacrificio, aveva acquisito padronanza nei movimenti anche quando, senza preavviso, la vista le si annebbiava fino a lasciarla al buio completo. Gli altri sensi si erano notevolmente affinati, compensando le lacune degli occhi.
Solo sua madre era a conoscenza della reale situazione e più volte aveva cercato di persuaderla ad affidarsi alle cure di esperti.
Ricordava le parole, semplicemente oneste nella loro crudezza, del dottore che l’aveva visitata in ospedale. Era assolutamente necessario ridurre chirurgicamente l’ematoma per scongiurare il pericolo di perdere la vista.
Con altrettanta lucidità aveva opposto un netto rifiuto. La Dea scarlatta era l’unica sua ragione di vita. Aveva studiato e lavorato a lungo e non avrebbe rinunciato alla sfida con Maya, nonostante la prospettiva di un futuro costituito solo da ombre.
Avvertì sulla pelle un calore impercettibile, sgranò gli occhi e percepì una debole scia luminosa che le confermò il sorgere del pallido sole dell’alba. Con rinnovata determinazione si preparò per affrontare un’altra giornata di prove impegnative.
Avrebbe interpretato la Dea scarlatta, nascondendo a tutti la propria cecità.

La voce di Sakurakoji la raggiunse mentre si accingeva a salire sull’autobus che l’avrebbe riportata a casa.
Comprese che il suo tentativo di fuga era miseramente fallito e si fermò per aspettarlo.
- Mi permetti di accompagnarti a casa? – le chiese, raggiungendola.
Al cenno di assenso di Maya, un aperto sorriso gli illuminò il viso.
Camminarono fianco a fianco per qualche isolato, prima che Sakurakoji rompesse il silenzio.
- Oggi le prove sono andate piuttosto bene, non trovi?
- Siamo affiatati – confermò Maya – Kuronuma era soddisfatto dei nostri progressi.
- Il merito è tuo. Quando hai declamato le parole di amore di Akoya, mi hai travolto con emozioni talmente intense da costringere la mia anima a rivelarmi il mio Isshin.
Maya arrossì, imbarazzata.
La dichiarazione di amore della Dea scarlatta era sorta spontanea dal suo cuore nel momento in cui aveva liberato, dalle catene della razionalità, il desiderio che nutriva per Masumi.
Per tutta la durata delle prove, aveva udito le parole di Sakurakoji giungerle attutite e distanti, mentre il suo corpo cedeva ad un abbraccio forte ed impetuoso ed i suoi occhi, velati da una profonda emozione, si perdevano in due iridi azzurre, scintillanti di sensuali promesse.
Nella tarda mattinata, durante una delle rare pause che il regista concedeva agli attori, un fattorino le aveva recapitato un mazzo di rose purpuree. L’incoraggiamento del suo ammiratore giungeva puntualmente gradito.
Si chiese, non senza diversi dubbi, se anche per Masumi la serata appena trascorsa fosse stata speciale. Ricordò l’espressione determinata del suo volto mentre le chiedeva spiegazioni sull’aggressione che aveva subito. Era chiaro che non le avrebbe concesso a lungo di tergiversare.
Tornò a prestare attenzione a Sakurakoji, riflettendo che, se fosse stata innamorata di lui, non avrebbe provato l’insicurezza che, da tempo, la assillava senza concederle tregua.
L’infatuazione per l’amico era ormai un ricordo lontano e non era assolutamente paragonabile ai complessi e contrastanti sentimenti che nutriva per l’enigmatico presidente della Daito.
- Sembri assente, Maya – asserì laconico.
- Scusami Yu. Sono solo un po’ stanca.
Sollevò la mano in un gesto impotente – che cosa è successo ieri? Sono rimasto a casa tua fino a notte inoltrata. Io e Rei eravamo preoccupati.
- Ho avuto un imprevisto, ecco tutto – chinò la testa di fronte all’espressione dubbiosa di Sakurakoji – va tutto bene, davvero – sottolineò, cercando di apparire convincente.
Osservò i movimenti impacciati di Maya ed il rossore diffuso sulle gote. Si stava allontanando da lui, ne era certo. In quel preciso istante la sua mente era altrove, catturata da qualcosa o qualcuno che non era lui.
- Stai forse pensando al tuo ammiratore? – la provocò, con una punta di irritazione nella voce.
- Perché me lo chiedi? – si difese.
- La scorsa settimana ho incontrato casualmente il signor Hayami. E’ strano come anche lui si ponga le mie stesse domande, Maya.
- Tu e Hayami avete parlato di me? – sbottò agitata.
- Calmati, si è trattato di una civile conversazione – disse con voce neutra – non credo che stia tramando contro la signora Tsukikage o contro di te per ottenere i diritti della Dea Scarlatta.
- Che cosa c’entra l’ammiratore con tutto questo?
- Mi ha chiesto in quali rapporti sei con lui – mormorò ironicamente, più rivolto a se stesso che a Maya – ed io ho risposto che ami un uomo che non hai mai visto.
- Perché tutti quanti vi ostinate ad analizzare i miei sentimenti? – sbottò risentita.
- Guardami, Maya  – la prese per le spalle  – io sono reale e sono qui con te. Ti voglio bene, lo sai, e se tu lo volessi …
- Basta Yu! – chinò il capo - non chiedermi ciò che non posso darti, ti prego. Sei il mio migliore amico, ma vorrei che smettessi di sviscerare il mio rapporto con l’ammiratore. Ciò che sento per lui è mio, e mio soltanto.
- Non puoi legarti ad un’ombra nascosta dietro ad un mazzo di rose. Tu confondi l’amore con una profonda gratitudine – proseguì con tono arrogante.
- Il mio cuore gli appartiene – si difese con altrettanta durezza.  
Scrollò le spalle, sconfitto – scusami, non volevo offenderti. Mi sono lasciato trasportare dalla collera. Avrei voluto essere io la persona che ti avrebbe reso felice. Desidero solo non vederti così tormentata.
- Ti ringrazio per la premura – si calmò – ma non sono triste. Si tratta semplicemente di stanchezza.
- Sarà certamente così –  finse di crederle, lasciando cadere il discorso – vieni ti accompagno a casa.
Si fissarono per un lungo istante e Sakurakoji capì che non avrebbe ottenuto nient’altro che amicizia da lei.

I raggi del caldo sole di metà pomeriggio filtravano attraverso le tende semichiuse illuminando l’elegante salotto nel quale si era trincerata da diverse ore.
La notte precedente aveva atteso l’arrivo di Masumi con impazienza, ma, alla fine, cedendo alle richieste del medico, aveva accettato di assumere dei tranquillanti.
Dalle poche informazioni che aveva ricevuto dal maggiordomo, aveva appreso che Masumi era sceso dall’elicottero in compagnia di una ragazza.
Nonostante lo avesse inondato di ulteriori domande, l’uomo si era limitato a scrollare lievemente le spalle sottolineando che erano le uniche notizie che l’autista gli aveva riferito. Aveva aggiunto, prima di uscire dal salotto, che il signor Hayami era arrivato alla villa quando lei dormiva e dopo aver parlato brevemente con suo zio e con il dottore era tornato a casa.
Folle di gelosia, lanciò un vaso di orchidee contro il muro per sfogare la propria frustrazione. Respirò a fondo diverse volte, cercando di controllare l’impeto di rancore verso il fidanzato.
Era certa che la ragazza insieme a Masumi fosse Maya Kitajima. Perché era sulla nave? E come sapeva della crociera? Che cosa aveva raccontato al suo fidanzato?
Sarebbe impazzita se non avesse trovato risposta alla ridda di domande che le vorticavano nella mente.
Camminò nervosamente avanti e indietro portandosi una mano alla tempia. Si sentiva comprimere il capo da un dolore intenso e pungente. Doveva assolutamente agire per impedire a Maya di rovinare la sua vita.
Masumi era attratto da lei, ne era certa. Nascosto dietro l’identità dell’ammiratore, l’aveva sostenuta ed incoraggiata per anni.
La ragazza costituiva, senza alcun dubbio, un grave intralcio alla loro felicità. Instillare il dubbio che le avesse rubato l’anello di fidanzamento non era servito a renderla invisa agli occhi di Masumi. Doveva riflettere attentamente e trovare un modo più efficace per allontanarla dalla possibilità di vincere la sfida con Ayumi e dal cuore del suo fidanzato.
Una smorfia sarcastica le si dipinse sul volto, mentre la soluzione al suo problema prendeva forma nella sua mente.

Si sforzò di concentrarsi sul lavoro. I pensieri, però, tornarono alla notte insonne appena trascorsa.
Il volto del medico era privo di espressione mentre gli descriveva lo stato di salute di Shiori. Gli occhi, però, non riuscivano a nascondere la preoccupazione. Lo aveva informato di averle somministrato un sedativo perché era molto agitata. Non potendo vederla perché stava dormendo, il signor Takamiya gli aveva spiegato che molto probabilmente il malore era dovuto all’eccessiva stanchezza.
Non convinto dalle sue parole vaghe, gli aveva augurato la buonanotte e si era congedato. Sulla porta di ingresso aveva incrociato l’autista di Shiori. L’uomo, invitato dalle sue domande, gli aveva sommariamente descritto l’accaduto.
- La signorina Shiori – aveva riferito conciso – si è alterata quando siamo rimasti bloccati nel traffico. Giunti all’attracco, scoprendo che la nave era salpata, è stata colta da una profonda crisi isterica. Ho telefonato immediatamente al signor Takamiya che mi ha ordinato di riportarla a casa. Questo è tutto signor Hayami.
Lo aveva ringraziato per la collaborazione e si era diretto alla macchina, snervato dal dubbio. Non gli erano sfuggite le occhiate di intesa tra Takamiya ed il medico. Sospettava che gli avessero nascosto una parte della verità.
Si alzò dalla comoda poltrona e si diresse verso l’ampia vetrata. Lo sguardo si fissò sul traffico. Consapevole che avrebbe dovuto assumere una posizione chiara e determinata nei confronti della propria famiglia e di quella di Shiori, indossò la giacca ed uscì dall’ufficio.
– Signorina Mizuki annulli gli tutti appuntamenti per oggi – ordinò, osservando il volto stupito della segretaria.

***

Ancora assonnata, uscì dalla propria camera e notò l’abbondante colazione sul tavolo della piccola cucina. Rassegnata, comprese che quella mattina non sarebbe riuscita a sfuggire alle domande di Rei.
L’amica era seduta e sorseggiava, con calma, una tazza di tè.
- Cosa vuoi, Rei? – le chiese senza tanti preamboli.
- Ormai è passata una settimana da quando sei rientrata quasi all’alba, rifiutandoti di dirmi dov’eri. Ti ricordo che mi avevi promesso di raccontarmi la tua disavventura – rispose con finto candore.
Maya allungò una mano ed afferrò un biscotto – ero su una nave.
- Stai scherzando?
- No.
- Smetti di essere così evasiva! – agitò la mano, impaziente.
- Fino ad ora ho risposto a tutte le domande, Rei.
- Non mi faccio scoraggiare dal tuo tono malizioso. Molto bene. Ti farò domande mirate, allora – la guardò dritto negli occhi – eri sola?
- No.
- Chi c’era con te?
- Il signor Hayami.
- Interessante – notò il rossore sul volto dell’amica – e che cosa ci facevi su una nave, di notte, in compagnia del presidente della Daito?
- Abbiamo parlato - sorrise vistosamente, decidendo di stare al gioco di Rei.
- Sono certa che mi stia sfuggendo qualcosa. Non lo odiavi, Maya?
- Non più.
- Ancora più interessante - mormorò – e di che cosa avete parlato?
- Nulla di importante.
- Non mentire, Maya, le tue guance stanno andando a fuoco – sottolineò con ironia – mi spieghi il significato di “nulla di importante”?
Scrutò Rei con attenzione. L’amica era davvero decisa a scoprire la verità e la determinazione che intravedeva nel suo sguardo allegro le fece capire che non avrebbe ceduto.
- Se non ti è chiaro, te lo tradurrò. Significa “non sono affari tuoi”.
Rei si premette platealmente le mani sulle tempie – dunque, vediamo di interpretare il tuo ermetismo usando la logica. Tra te ed il signor Hayami è successo qualcosa, che non definirei di poca importanza. Ultimamente sei più distratta del solito, pertanto ne deduco che l’astio che hai sempre provato per lui ha subito una decisa virata – concluse trionfante.
- Ora basta, Rei! – sibilò irritata.
- Come sei suscettibile, stamattina - la canzonò – chissà perché quando c’è di mezzo il signor Hayami arrossisci e diventi nervosa – reclinò il capo, compiaciuta.
- Non raccolgo le tue provocazioni – gettò un’occhiata all’orologio appeso al muro, prese un altro biscotto ed uscì di corsa – sono in ritardo per le prove.
- Maya ed il signor Hayami, chi lo avrebbe mai detto? – mormorò tra sé e sé, sorridendo.

***

Negli ultimi giorni erano circolate notizie insistenti, anche se non confermate, di una probabile malattia di Ayumi. Preoccupata, aveva deciso di incontrarla per accertarsi che le voci fossero infondate.
Entrò nel teatro e, mentre la vista si adattava alla penombra, notò un inserviente venirle incontro.
- Il teatro è chiuso, signorina. Che cosa posso fare per lei?
- Stavo cercando Ayumi Himekawa – spiegò con calma, guardandosi attorno – ma credo di essere arrivata troppo tardi.
- La signorina non ha ancora lasciato il teatro. E’ sua consuetudine attendere che tutti gli attori siano usciti prima di andarsene – le spiegò.
- Grazie – disse, avviandosi lentamente nella direzione indicata dall’uomo.
Si fermò sulla soglia del camerino, fissando la propria immagine, insieme a quella di Ayumi, riflessa nello specchio.
Rimase in silenzio, stupita dall’immobilità della rivale. Comprese, con sincera apprensione, la fondatezza delle voci che circolavano sulla sua salute.
Una molteplicità di pensieri contrastanti le invasero la mente, impedendole, per un attimo, di ragionare. Chiuse gli occhi per ritrovare la calma.
Le condizioni di Ayumi erano più gravi di quanto avesse potuto supporre. La sfida con lei sarebbe stata impari e sleale.
Lasciò che fosse il cuore a guidarla e, dispiaciuta e preoccupata, entrò nel camerino. Ayumi sussultò, percependo un lieve spostamento d’aria.
- Tu non ci vedi - affermò, senza tante cerimonie.
- Maya! Non devi farne parola con nessuno – si strinse le mani nervosamente – non voglio perdere la Dea scarlatta.
- Dimmi la verità Ayumi – la invitò, sedendosi accanto a lei.
Lacrime di amarezza le scesero sulle guance senza che lei riuscisse a trattenerle - perderò la vista se non mi faccio ridurre l’ematoma, ma non voglio abbandonare la sfida. Ho studiato sodo per interpretare la Dea scarlatta e non mi arrenderò facilmente.
- Devi curarti, non puoi salire sul palco senza avere la possibilità di vedere. E’ troppo pericoloso.
- La mancanza della vista mi ha permesso di affinare gli altri sensi e di percepire le molteplici sfaccettature dell’animo di Akoya – sollevò la mano in un gesto significativo.
- Baratteresti i tuoi occhi con la Dea scarlatta? – la interruppe allibita – non credi che sia un sacrificio eccessivo?
- Pensavo che mi avresti compreso, Maya. Dimentichi che scappasti di casa pur di poter recitare? Stai rincorrendo il tuo sogno da anni, dovresti sapere che non è possibile rinunciare ad Akoya.
Soppesò attentamente la parole di Ayumi prima di replicare. Cercò in fondo al cuore la verità che, per lungo tempo, aveva nascosto anche a se stessa e si rivolse a lei con genuina onestà.
- Per molto tempo il teatro ha rappresentato l’intera mia vita. Recitare mi rende libera e, quando interpreto un ruolo, sento nascere in me un’energia travolgente che mi fa sentire incredibilmente viva – ripercorse con la memoria i personaggi più importanti che aveva impersonato – però ho scoperto che vivere significa anche coltivare il valore dell’amicizia, scoprirsi innamorati, sperare nella realizzazione dei propri sogni – strinse una mano ad Ayumi – andrò dalla signora Tsukikage e le chiederò di rinviare la rappresentazione di prova. Io aspetterò fino a quando non recupererai la vista – si alzò, avviandosi verso la porta – voglio vincere la sfida, ma il prezzo che tu dovresti pagare è troppo alto anche per la Dea scarlatta.
Il silenzio che seguì fu interrotto da un sospiro di sollievo - insieme alla vista avevo perduto anche la mia guida interiore. Grazie, Maya.
- Attenderò la tua guarigione, Ayumi, ma sulla scena non ti concederò alcun vantaggio – le promise con un sorriso, lasciandola sola.

***

L’espressione ironica della signora Tsukikage non la intimidì. Sostenne il suo sguardo, determinata ad andarsene sono dopo avere ottenuto il consenso alla propria richiesta.
- Concederò ciò che chiedi, Maya – dichiarò solenne - sei consapevole che questo rinvio darà un grande vantaggio ad Ayumi? A causa della sua cecità ha affinato gli altri sensi, compiendo un passo importante verso la vittoria.
- Potrei perdere la sfida, lo so – si avvicinò alla finestra ed ammirò i fiori vistosi del giardino – ma non avrò rimpianti. Akoya è un inno alla nostra vita, non deve essere portatrice di dolore e rammarico. Lei rappresenta l’origine dell’esistenza, non la sua fine, la speranza di un sentimento che non tramonterà mai sugli uomini, indipendentemente dall’amore terreno per Isshin. La Dea scarlatta è la realizzazione dei nostri sogni – sorrise – sarò Akoya, signora Tsukikage, lei è in me, c’è sempre stata.
La donna trasalì, comprendendo come Maya fosse andata oltre la sua visione. Annuì compiaciuta, osservandola uscire. La ragazzina timida e spaurita che aveva accolto nella propria scuola di recitazione era scomparsa, lasciando il posto ad una giovane donna che avrebbe preso in mano le redini il proprio destino.


continua

Giunta al terzo capitolo aggiungo una piccola nota.
Come al solito, i miei personaggi sono un po’ OOC, soprattutto Masumi; trovo irritante che sia così passivo ed incapace di reagire nel manga, imho, (spero vivamente che la Miuchi lo renda più “uomo”: vorrei che contribuisse a risolvere le “magagne” piuttosto che lasciarsi trascinare dagli eventi), e così modifico il suo carattere per renderlo un po’ più vicino a come piacerebbe a me. Anche Maya è meno timida e meno “imbranata”. Concedetemi queste “licenze”, perché mi servono necessariamente per lo svolgimento della trama….

garakame: vediamo di rendere Masumi “edotto” sul carattere della sua fidanzata, ok?

Kaoru: sfogati pure: nemmeno a me piace Shiori, ma c’è, quindi dobbiamo tenercela (?)

Tetide: grazie per la fiducia che mi hai accordato. Spero che troverai la storia interessante fino alla fine.
  
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