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Autore: Dark Sider    28/05/2010    5 recensioni
Si sarebbe lasciato morire lentamente, silenziosamente, come Argo che aspettava il ritorno del suo amato Ulisse.
[Quarta classificata a parimerito al contest "La vita segreta delle parole" e vincitrice del premio "The end"]
Accenni SasuNaru
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa ff sii basa su un’esperienza vera: in sostanza, questa è l’esperienza di una persona a cui tengo molto. Non è stato facile scrivere dal suo punto di vista dato che alcune cose le ho dovute intuire, altre erano evidenti. Mi sono sentita in dovere di accostare a questa frase, la sua esperienza: un’esperienza molto triste, in realtà, di autolesionismo, che avevo bisogno di scrivere per non dimenticare.

 

 

 

 

 

Cantico dei drogati

 

 

 

 

 

«Naruto, la vuoi smettere di agitarti come un neonato? Sei decisamente troppo teso: rilassati un pò» quello di Shikamaru fu solo un sussurro, ma abbastanza forte da essere udito anche da Sasuke.

Naruto, il ragazzo che era stato richiamato, si portò a sedere un po’ più composto sul sedile della corriera che procedeva quasi a passo d’uomo in mezzo al traffico, piena di studenti urlanti. Il biondo portò la coda dell’occhio ad incontrare la figura elegante di Sasuke Uchiha, compostamente seduto sulle scalette della corriera, non avendo trovato posto altrove come sempre accadeva.

Quando anche l’Uchiha, attirato dalle parole di Shikamaru, portò la coda dell’occhio a cercare il viso emozionato di Naruto, il biondo si affrettò a puntare lo sguardo dritto davanti a sé assumendo, però, un’espressione contrariata: quella che si stampava in faccia ogni volta che Sasuke andava contro le parole che –esattamente cinque mesi e un giorno prima- aveva sputato contro Naruto.

Alla maldestra dichiarazione del biondo erano, infatti, seguite poche, semplici parole: «No. Non mi interessi.»

Quelle quattro parole, quelle sedici lettere –come i suoi anni- avevano prodotto nel biondino un effetto devastante che lo aveva trascinato nel baratro della depressione finché Shikamaru, il genio maledetto, non gli aveva fatto notare che i comportamenti dell’Uchiha non combaciavano affatto con le sue parole.

Sasuke, infatti, lanciava fugaci occhiate al biondo –quando questo prendeva la corriera per tornare a casa da scuola- lasciando trasparire, solo per un attimo, qualcosa che si avvicinava pericolosamente all’amore e che il corvino cercava di mascherare voltandosi altrove.

Più significativo di alcuni sguardi c’era, a testimoniare l’incoerenza di Sasuke, quel giorno in cui l’Uchiha aveva pedinato a lungo Naruto riuscendo, incredibilmente, a far passare il fatto per una coincidenza dettata dall’esigenza di raggiungere una meta sconosciuta che pareva trovarsi lungo la stessa strada che Naruto stava percorrendo.

Episodi simili, poi, si erano ripetuti con frequenze più o meno elevate, durante tutti quei cinque mesi.

Naruto adorava il fatto che, nonostante le sue parole, Sasuke potesse provare qualcosa per lui, ma lo infastidiva il fatto che il corvino continuasse a nascondersi dietro le sue bugie, senza un apparente motivo.

A complicare ulteriormente tutta la situazione, c’era anche l’incredibile autocontrollo di Sasuke il quale riusciva a non far trasparire le sue emozioni in alcuna maniera ed in alcuna circostanza, eccetto la frazione di secondo in cui guardava il biondo. Per il resto, capire cosa passasse per la testa all’Uchiha era impossibile.

Quel giorno non era diverso in alcun modo dai precedenti. O dai successivi.

Come sempre, l’Uchiha era avvolto da un indelebile alone di depressione e malumore che gli impediva di sorridere o di essere felice anche solo per un attimo.

Con le cuffiette dell’iPod ad estraniarlo dal mondo esterno, Sasuke continuava a starsene seduto nello scomodo cantuccio tra altri suoi due amici concedendosi il lusso, quando nessuno lo vedeva, di lanciare occhiate al biondo, sorprendendolo sempre perso nella sua contemplazione.

Sasuke portò lo sguardo fuori dal finestrino per controllare a che punto fosse il viaggio: ancora pochi minuti e sarebbe arrivato a casa. E anche quella giornata avrebbe consumato tutte le sue emozioni in quei 45 minuti di viaggio lasciandosi davanti solo vuoto e noia.

 

 

 

«Sa…su…ke» qualcuno biascicò il nome di Sasuke aggiungendoci, dopo, qualcosa che il corvino non riuscì a capire.

Sentendo l’amico scoppiare a ridere, anche lui si sciolse in un riso rumoroso ed incontrollato senza sapersi nemmeno spiegare il perché. Aveva solo un’enorme voglia di ridere dettata, probabilmente, dall’annebbiamento che aveva avvolto il suo cervello  in una resistente morsa.

Il dolore, la solitudine, la malinconia erano solo nomi che vorticavano pigri nella memoria di Sasuke, senza che lui ne ricordasse il significato.

Il corvino sentì qualcuno spintonarlo così forte da rischiare di farlo cadere, benché fosse seduto.

«Vaffanculo, Suigetsu» ululò l’Uchiha, sempre scosso da quella risata irrefrenabile, senza sapere se avesse mandato a quel paese l’amico giusto.

«Smettila di toccarmi!» aggiunse, intercalando ogni sillaba con una risata e spingendo colui che lo infastidiva un gradino più in basso sulle scalette della corriera. «Devi stare fermo» continuò, stampandosi in faccia un sorrisetto che dipingeva sul suo viso un’espressione ebete, così poco da lui.

Ma l’amico non era intenzionato a fermarsi e continuava a spintonare Sasuke, senza un evidente motivo.

Da fuori, quella scena appariva solo come un groviglio indistinto di corpi che si spingevano, si insultavano e ridevano sguaiatamente. Da fuori, Naruto evitava di guardare tutto quell’ammasso di spostati: gli avrebbe fatto troppo male trovarvi anche Sasuke, così diverso dal solito, così chiassoso e rumoroso.

«Autista! Autista!» cominciò a gridare l’Uchiha, perché il suo amico si era accanito con ancora più ardore contro di lui. A sentire le parole di Sasuke tutti i suoi amici, lui compreso, scoppiarono in una risata ancora più forte.

Il cervello dell’Uchiha sembrava totalmente fuori il suo controllo ed il corvino non sapeva nemmeno se fosse ancora nella sua testa, tanto la sentiva vuota e leggera. Pensare sembrava essere diventato un dettaglio trascurabile e le uniche cose che il ragazzo riusciva a percepire erano euforia e felicità, che manifestava urlando frasi senza senso e ridendo così forte da farsi venire mal di testa.

«Uchiha, fai schifo!» gli fece qualcuno, in risposta, e Sasuke ribatté con un’altra risata e facendo il dito ad una persona che riusciva a percepire solo come un insieme di contorni sfocati.

Il corvino sapeva che c’era qualcosa che avrebbe dovuto fare, qualcosa di molto più appagante, ma in quel momento non riusciva a ricordare che cosa fosse.

L’unica cosa certa che sapeva era che aveva voglia di ridere e di divertirsi e la gente che gli stava intorno non esisteva più.

Sicuramente non pensava che vederlo in quello stato faceva soffrire il povero Naruto; in verità non lo pensava affatto, in quel momento, o non avrebbe di certo avuto bisogno di una canna per sentirsi così euforico, per dimenticarsi di tutto.

 

 

Sasuke si trascinò fino alla sua camera.

Si sentiva ancora esaltato ed euforico e quelle sensazioni sarebbero durate ancora a lungo.

Non gli piacevano i suoi amici, troppo diversi da lui, così infantili e superficiali; non gli piaceva la sua vita, troppo difficile da decifrare, da portare avanti; non gli piaceva la sua disillusione, aveva rovinato lui e la vita di qualcun altro; non gli piaceva farsi le canne, ma servivano per dimenticare ogni cosa.

Perché Sasuke aveva deciso di auto lesionarsi, di soffrire e solo perché avrebbe potuto stare più male.

Sapeva che poteva essere felice, ma ne aveva paura.

Naruto lo amava. E lui, che si impegnava tanto a nasconderlo, amava Naruto.

Anche se era il suo opposto, anche se era così idiota, Sasuke se ne era innamorato. Forse perché Naruto era diverso da tutti gli altri e riusciva sempre a sorprenderlo.

Ma l’Uchiha non credeva nell’amore. Non credeva più a niente.

I suoi genitori che non facevano altro che litigare, che lo ignoravano come se non esistesse; suo fratello che sembrava non trovare mai del tempo per lui; gli amici che non lo capivano, tutto lo aveva indotto a pensare che nulla è eterno, che tutto finisce dolorosamente.

Si era legato troppo a Naruto per rischiare di essere lasciato da lui se si fossero messi insieme: non voleva aggiungere altro dolore al dolore.

Per cui preferiva fingere che del biondo non gli importasse niente. Faceva meno male di una possibile –quanto ovvia- delusione.

Ma, a volte, quel dolore era troppo forte e Sasuke era costretto a soffocarlo in qualche modo: l’unico che aveva trovato era confondersi la mente, farsi le canne. Sapeva che era sbagliato, ma non poteva farne a meno.

Si distese sul letto e, a poco a poco, il sonno prese il sopravvento.

Sapeva che poche ore dopo si sarebbe svegliato e che l’effetto della droga sarebbe finito: allora il dolore sarebbe stata l’unica cosa che avrebbe percepito. Di nuovo.

Era un circolo vizioso, dal quale non riusciva ad uscire. Non voleva andare avanti e non poteva tornare indietro.

Avrebbe continuato ancora a fingere di essere felice così, di avere tutto; avrebbe lasciato che le tenebre asciugassero il suo dolore silenzioso che, a volte, esplodeva incontenibile alla luce argentea della luna.

Avrebbe continuato ad apparire forte; avrebbe lasciato alle tenebre la sua debolezza, avrebbe lasciato che la fagocitassero bramose.

Si sarebbe lasciato morire lentamente, silenziosamente, come Argo che aspettava il ritorno del suo amato Ulisse.

 

 

Le pene silenziose,

celate dalla luce del giorno,

risplenderanno nelle tenebre.

 (Tagore)

 

 

 

 

 

***

Non mi aspettavo di essere arrivata quarta con questa ff *.*

Credevo di aver dato vita ad un obbrobrio Beh, che dire, mi fa piacere sapere che non è così XD

 

Riporto il giudizio:

 

Quarta classificata parimerito: Lovy chan con "Il cantico dei drogati"


Correttezza grammaticale e sintattica, ortografia: 14/15 punti
Nulla di grave in questa sezione, a parte la dimenticanza di due virgole e qualche imperfezione con l’uso della punteggiatura ma per il resto la ff è corretta. Soltanto in un caso ho riscontrato un piccolo errore di battitura: “eccetto la frazione di secondo il cui guardava il biondo”, che richiedeva non “il” ma appunto “in”, comunque a parte questo errore, sicuramente di distrazione, sei andata bene.

Stile, forma e lettura scorrevole: 14,5/15 punti
La ff scorre velocemente, aiutata da uno stile lineare ed omogeneo. La forma era adeguata al tema scelto, eccetto in due punti nei quali avrei leggermente modificato il modo di esprimere un concetto, ossia “Il biondo portò la coda dell’occhio ad incontrare…” avrei detto piuttosto “con la coda dell’occhio incontrò…”. Inoltre nella frase “Sasuke aveva deciso di auto lesionarsi” avrei detto “Sasuke aveva deciso di farsi del male” per rendere ancora più tagliente e forte il concetto. A parte questo nulla da dire, il lessico si adatta perfettamente al tema scelto che, devo dire, era anche piuttosto delicato da trattare.

Originalità: 8,5/10 punti
Trovo che questa ff sia piuttosto originale e coerente con lo spirito della frase scelta. Sasuke che sceglie di rifugiarsi nella droga per trovare quel senso di “annebbiamento” contro il dolore potrebbe in sé anche non essere un concetto “nuovo”, ma il modo in cui hai impostato la cosa, il “luogo” scelto, ossia la corriera, che ho sempre immaginato come un posto dove le persone sono allo stesso tempo vicine e lontane, ha di molto alzato il punteggio in originalità. Hai trattato questo tema difficile ed estremamente attuale in modo delicato ed insieme incisivo. Brava.

Caratterizzazione dei personaggi: 9/10 punti
Sasuke era perfettamente coerente, nonostante abbia avuto quel momento di “delirio”, di completa uscita dagli schemi. In realtà credo tu abbia fatto bene ad inserire quel particolare stato d’animo, anche per sottolineare come chi si affida alla droga non riesca più ad essere se stesso, ma sia instabile emotivamente, come tutte le sue percezioni siano alterate. Potrebbe sembrare una leggera “risalita” quella risata liberatoria che Sasuke sceglie di concedersi, ma in realtà è uno sprofondare ancora di più nel baratro del proprio dolore. Ho adorato il finale, quell’introspezione psicologica che ti ha permesso di spiegare e giustificare la non fiducia di Sasuke, la sua difficoltà nei rapporti umani, la sua incapacità di legarsi a Naruto nonostante l’amore ci sia. Confesso di aver adorato il momento in cui Sasuke respinge il biondo con quelle tre parole “Non mi interessi.” È come una sentenza definitiva: è lui stesso l’artefice della propria infelicità. Molto brava davvero.

Attinenza alla frase scelta: 8/10 punti
Brava anche qui. La frase, come ho già detto, si lega perfettamente allo spirito della storia. “Le pene silenziose, celate dalla luce del giorno, risplenderanno nelle tenebre.” Sinceramente non avrei mai pensato alla possibilità di interpretare in questo senso la frase e tu l’hai fatto in modo senza dubbio originale. Non ho dato il massimo perché avrei preferito un maggiore approfondimento della cosa, ma già così la ff è molto interessante: le tenebre interiori quelle metaforiche, ossia il dolore e la solitudine di Sasuke, di giorno vengono celate con quell’atteggiamento duro e scostante, ma poi vengono fuori nelle tenebre “vere”, nei momenti in cui sa che nessuno può vedere la sua fragilità e la sua sofferenza. Brava.

Giudizio personale: 8/10 punti
È una ff senza dubbio insolita, ma che vale la pena leggere, per riflettere su problematiche ben più importanti ed attuali. Sei riuscita a descrivere il disagio non solo di Sasuke, ma di molte delle persone al giorno d’oggi. Complimenti.

Totale 62/70

 

 

Complimenti anche alle altre partecipanti e alle podiste ^^

  
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