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Autore: Elos    28/05/2010    11 recensioni
[…] Ebbene, è andata come è andata. Adesso me ne sto qui e aspetto.
Vorrei poter dire fieramente di non avere il fiatone, di non avere le ginocchia che mi tremano e la schiena a gelatina, ma purtroppo è così: ho il fiatone, le ginocchia che se le tenessi unite sbatterebbero rumorosamente l'una contro l'altra e la colonna vertebrale ridotta ad una pappa molliccia.
E' che faccio tredici anni tra un po', e non è che stamattina mi aspettassi precisamente di morire in giornata.

Partecipante al concorso La vita segreta delle parole indetto da the forgotten dreamer e vincitrice del premio IC.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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L'eroe è sempre eroe per sbaglio. (U. Eco)




Sull'azzurro limpido del cielo le nubi spiccano come i ricami del fior di loto negli yukata d'estate.
L'azzurro e il bianco sono tagli luminosi contro il verde scuro delle fronde, e le nuvole sono sempre le stesse, a guardarle qui o sdraiati in un prato a Konoha, ad oziare lontani dagli occhi di Akuma. Dopotutto non è andata poi male come credevo.
- Be', in qualche modo sono riuscito a fuggire... -
Mi piacerebbe sentirmi almeno un po' orgoglioso del crepitio di foglie e terra smossa che sento tra i cespugli alle mie spalle, ma al momento sono un po' troppo occupato a convincermi che non ho paura. Io non ho paura. Certamente, io non ho nessunissima paura.
Per un attimo penso di restarmene qui, ma poi mi ricordo che qui, lì, non fa alcuna differenza. Ormai è andata, ed è andata come è andata.
Torno indietro e sollevo i bastoncini di legno con i quali ho preparato false impronte di cane. Un cane ninja, solo il maestro Kakashi poteva pensare a qualcosa di così assurdo. Un cane ninja. Un cane ninja di nome Pak. Bah.
Ci sono otto uomini vestiti di nero ad aspettarmi tra i cespugli, con le ombre innaturalmente allungate nella frescura del sottobosco e allacciate alla mia, prigioniere. Be', la trappola è scattata. E congratulazioni, Nara, adesso sei morto.
- … o, almeno, è quello che mi sarebbe piaciuto dire in questo frangente. -

Il frangente è che mi hanno mandato all'inseguimento di Sasuke Uchiha e di un genin della Sabbia che ha fatto a pezzi e brandelli davanti ai miei occhi due persone, senza che vi fosse una ragione sensata per farlo, nel bel mezzo di una battaglia non prevista e ferocissima, assieme ad un gruppetto formato da un cane, un idiota e un'incapace.

Non c'è bisogno di chiamarsi Shikamaru Nara per capire che è stata una pazzia.



Il frangente dell'eroe





Io sono uno stratega. Me lo dicono tutti, ed è la verità.
Non mi piace combattere, non mi piace faticare: dev'essere per questo che ho imparato fin da bambino a spremermi le meningi, per poter capire come ottenere il massimo risultato fattibile con la minor fatica possibile.

Di me ho ben chiare due cose.
La prima: non ho pretese da eroe né aspirazioni da martire, no, grazie, proprio no. Fare l'eroe è una fatica, intanto, e i martiri hanno gloria lunga e vita breve. A me piace dormire. Mi piace contare le nuvole, giocare a shogi. Parlare con Asuma, pranzare con Choji. Tutte cose che da morto non potrei più fare, per cui no: la gloria agli eroi, che mi lascino le nuvole.
La seconda: se voglio continuare a restare vivo, se voglio continuare ad avere nuvole e shogi e tutto il resto, devo sempre, sempre, sempre fidarmi del mio cervello. Quel che il mio cervello mi dice di fare io lo devo fare, e all'inferno tutto il resto.
Mentre Sakura mi saltellava attorno facendo rumore per cercare di svegliarmi, il mio cervello mi gridava a tutta forza di fingermi morto: ed io avevo tutte le intenzioni di assecondarlo, proprio tutte, ma poi quello stupido cane ha morso la mia stupida gamba, e mi hanno tirato dentro in questa stupidissima storia così che mi sono trovato a dover dire lo posso fare solo io.

Lo posso fare solo io. E' la cosa più stupida che chiunque possa dire, lo posso fare solo io, soprattutto se prima si è detto che a farla, questa cosa, ci sono nove possibilità su dieci di morire.


Ebbene, è andata come è andata. Il mio cervello aveva come sempre ragione, ed io adesso me ne sto qui e aspetto.
Vorrei poter dire fieramente di non avere il fiatone, di non avere le ginocchia che mi tremano e la schiena a gelatina, ma purtroppo è proprio così: ho il fiatone, le ginocchia che se le tenessi unite sbatterebbero rumorosamente l'una contro l'altra e la colonna vertebrale ridotta ad una pappa molliccia.
E' che faccio tredici anni tra un po', e non è che stamattina mi aspettassi precisamente di morire in giornata.
Sono stanco. Mi fa male il braccio, dove la ragazza della Sabbia mi ha colpito, e la testa per la fatica di tenere tutte queste ombre legate alla mia. Ho l'esaurimento dell'incontro nell'arena ancora sulle spalle. C'è il sollievo del verde: non è poi un brutto posto, questo, per fare... be', quel che devo fare. E' un verde scuro, pulito. La ragazza della Sabbia aveva occhi di un verde così: occhi come le foglie, il lato più scuro e umido delle foglie, quello rivolto verso il basso, dove il sole non arriva.
Che strano pensiero.

Comunque c'è un nono ninja del Suono qua attorno. L'ha detto il coso, lì, il cane di Kakashi. Se c'è, e non è qui fuori con gli altri, vuol dire che li ha seguiti e che si è nascosto.
Be', io conosco il modo per tirarlo allo scoperto: farlo non servirà a niente, però è sempre meglio che starmene qui ad aspettare pacificamente che il mio tempo scada. E' comunque questione di minuti. Pochi minuti. Troppo pochi minuti. Oh, accidenti, chi me l'ha fatto fare di cacciarmi in una storia così?
Prendo in mano shuriken e kunai, pesandoli tra le dita, e carico il colpo. Vedo gli otto che ho davanti sgranare gli occhi, allarmati: gli occhi sono l'unica cosa che vedo delle loro facce, ma tranquilli, ragazzi, non c'è bisogno di preoccuparsi così. Non di me. Sono io quello preoccupato. Terrorizzato, meglio. Sono io quello terrorizzato.
Lancio le lame e me le vedo ribattere e tornare indietro, tutte, senza che neanche una passi oltre la guardia dell'appostato.
- E' inutile. - Dice uno di loro. - Ormai conosciamo la tua tecnica. -
Che era inutile lo sapevo anche io.
Sono stanco. Il mio corpo risucchia l'ombra, mentre la tecnica si scioglie.


Io sono uno stratega.
Come tutti i buoni strateghi, ho avuto un momento in cui ho immaginato la mia vita da grande: e l'ho immaginata come una vita piacevole, tutto sommato, una buona vita. Ho immaginato belle cose molto piccole per me: una piccola casa, una piccola moglie, due piccoli figli.
Come tutti gli ottimi strateghi, ho avuto anche un momento in cui sono stato consapevole che nulla di ciò che andavo immaginando per me sarebbe stato esattamente come l'avevo pensato. La mia piccola casa avrebbe avuto probabilmente tubature molto fragili e un tetto di tegole che avrebbero fatto passare l'acqua nei giorni di pioggia. I due piccoli figli non sarebbero mai stati gli adorabili frugoletti dei miei desideri, ma due pesti caotiche e chiassose, e la mia piccola moglie avrebbe presumibilmente avuto notevoli rassomiglianze con mia madre.
Sia ben chiaro, io adoro mia madre: ma sono anche abbastanza intelligente da capire da solo che lei non ha precisamente un, uh, carattere facile.

Ho pensato che la vita mi sarebbe andata bene anche così. Sarebbero stati piccoli difetti, minuzie, che mi avrebbero comunque lasciato il tempo di sdraiarmi a contare le nuvole.

Non mi aspettavo che sarebbe finito tutto oggi.

Vorrei dare la colpa a Sakura, o a Kakashi. Accidenti, un po' di colpa in effetti ce l'hanno e gliela do, però per il resto è stata una scelta mia: potevo far finta di essere svenuto per davvero, o scappare, oppure non dire lo faccio io e invece sono venuto via con loro malgrado il mio cervello strillasse no no no.
E' che non pensavo di voler fare l'eroe, e di sicuro non volevo essere un martire, però queste cose non vengono mai fuori come e quando le abbiamo immaginate, ma arrivano inaspettatamente. E' la sfortuna che le chiama.
Dev'essere così che nasce un eroe: due dosi di sfortuna e una di casualità, trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliatissimo, e zac, ecco lì l'eroe.

Ho fatto tutto quel che potevo per far andare avanti gli altri, e non ho pensato a un modo per scappare, per me, per salvarmi.
Dopotutto, sono un pessimo stratega. E l'eroe più sbagliato che si possa immaginare.


- Come hai detto tu, non ce la faccio più. - Ansimo. Mi manca il fiato.
Lui fa una brutta faccia, una faccia cattiva, dura, una faccia dagli occhi traslucidi come pezzi di vetro, e poi:
- Puoi venire fuori a tagliargli la testa. - Chiama.
Io non ci dovevo venire. Non dovevo dar retta a Sakura, dovevo starmene sdraiato e far finta di niente; però se l'avessi fatto magari ci sarebbe stato uno degli altri, ora, al posto mio. Magari quell'idiota di Naruto. E invece mi sono alzato, sono andato, e adesso ci sono qui io. Così, forse, gli altri ce la faranno.
Ecco: questo è un buon pensiero.
Mi ci aggrappo.
Quando qualcuno atterra alle mie spalle con un tonfo lieve faccio uno sforzo immane per non voltarmi e, soprattutto, per non farmi cedere le ginocchia. Sento le giunture scricchiolare, però respiro, respiro, respiro ancora. Voglio respirare. Voglio ancora shogi. Ancora nuvole, ancora vita, ancora tutto.

E in fondo so che non dovrei essere qui, ora, però davvero non riesco a pentirmene.


- Asuma, che ci fai qui? -






Note dell'autrice:

I dialoghi sono ripresi interamente da Naruto, edizione italiana, numeri 13 e 14, capitoli 117, 118, 119, e così le scene. Genma ha appena mandato Sasuke all'inseguimento di Gaara, e Kakashi ha spedito loro alle spalle Sakura, Naruto, Shikamaru e Pack. Temari e Kankuro sono insieme al fratello e c'è Shino che li sta pedinando di nascosto, pronto a fare il suo figurone. Trovo sia uno dei pezzi più avvincenti del fumetto, uno di quelli che ti tengono con il naso incollato tra le pagine finché non è finita. La frase conclusiva, ovviamente, è rivolta da Shikamaru ad Asuma.
Di nuovo, approfitto di un concorso per sperimentare: non avevo mai scritto nulla di così lungo tutto in prima persona, ed è stato tutto sommato più divertente e più facile da buttar giù di quanto mi aspettassi. Il risultato non sta a me giudicarlo, però scrivere su Shikamaru è sempre un piacere: in un mondo di depressi e complessati è semplicemente un'adorabile persona normalissima.

Questo racconto ha preso parte al concorso La vita segreta delle parole indetto dalla gentilissima the forgotten dreamer, classificandosi sesto e vincitore del premio IC. Potete trovare giudizi e punteggi qui.

Le storie già pubblicate dalle altri partecipanti sono Dark Angel di Verolax (Prima Classificata parimerito), Cantico dei drogati di Lovy chan (Quarta Classificata parimerito e vincitrice del premio The end) e Petali di Hanil (Prima Classificata a parimerito); ma vi suggerisco di andare a leggere anche quelle di Lalani, di DarkRose86, di Shurei, di el wing e di KiMiKo_93, non appena le pubblicheranno.
Ancora tutte le mie congratulazioni alle altre partecipanti e i miei ringraziamenti alla giudice per gentilezza e disponibilità.

Un enorme grazie a bravesoul per questo bellissimo banner:

  
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