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Autore: Cicci 12    28/05/2010    3 recensioni
Elettra Bertani, una ragazza italiana, da poco trasferitasi a Los Angeles, ma con tanta voglia di fare nuove esperienze e di conoscere gente nuova. Ed è proprio quello che le accadrà, anche se nel suo piano non era previsto un certo attore famoso dagli occhi cristallini che tante volte l’ha fatta sognare. Si incontrano per caso, sotto il sole californiano; come si dice, quando il destino ci mette lo zampino....
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- Scusami, non volevo. Tutto bene?- chiese una voce roca e profonda. Sollevai gli occhi per guardarlo in viso e il cuore mi si fermò per quelli che mi sembrarono almeno 5 secondi. Due occhi azzurri e profondi mi osservavano con un misto di preoccupazione e fastidio. Ma quello che mi fece rischiare l’infarto fu il fatto che io conoscevo quegli occhi, anche se li avevo sempre e solo visti in fotografie, film e programmi TV. Quegli stessi occhi azzurri che spesso tormentavano i miei sogni da ormai 2 anni, da quando li avevo incrociati nel film cult dell’anno precedente, “Twilight”. Quelli erano gli occhi di Robert Pattinson, il mio sogno proibito ed impossibile. (Capitolo 2)
Salve a tutti!! Bè, negli ultimi tempi le ff su Robert si sprecano,
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 32 Sotto i riflettori

Titolo: What do you live for? I live for you
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale
Autrice: Cicci 12
Capitolo: Sotto i riflettori
Personaggi: Robert Pattinson e Altro Personaggio inventato da me
AVVISO: dal primo giugno non avrò più internet e non so quando riuscirò a recuperarlo. Quindi per un po’ non riuscirò ad aggiornare… chiedo perdono!! L Spero comunque che continuerete a seguirmi e io prometto che tornerò il prima possibile. ^^ Ora non mi resta che dirvi, buona lettura!! J

 

What do you live for? I live for you

…Sotto i riflettori…

Cap. 32 Sotto i riflettori

 

Quando mi svegliai, la mattina seguente, la prima cosa che sentii fu il respiro leggero di Elettra sdraiata accanto a me, la testa ancora appoggiata sul mio petto.

Sembrava tranquilla, nessuno incubo che disturbasse il suo sonno e la cosa rese felice anche me.

Presi una ciocca dei suoi capelli tra le dita, accarezzandola piano, cercando di non svegliarla.

Purtroppo i miei intenti furono vani, perché dopo pochi minuti la sentii muoversi, segnale evidente che si era svegliata.

Alzò il volto verso di me, gli occhi ancora semichiusi.

- Buongiorno.- biascicò con la voce ancora impastata dal sonno, ma regalandomi un bellissimo sorriso.

- Buongiorno.- le sussurrai io, allungandomi verso di lei per posarle un bacio sulle labbra.

- Mmmh… che ore sono?- mi chiese poi, alzandosi a sedere e passandosi una mano tra i capelli arruffati.

Afferrai il cellulare posato sul comodino accanto al letto e lessi l’ora.

- Quasi le 9.- le risposi poi, alzandomi a mia volta.

- Dobbiamo darci una mossa. Abbiamo l’aereo alle 11.- commentò lei, così iniziammo a prepararci.

Facemmo entrambi una doccia veloce, in tempi distinti, intenzionati a mantener fede al patto che avevamo fatto la sera precedente.

Ci vestimmo in fretta e alle 9.30 in punto eravamo nella hall con le nostre valigie.

Quando raggiungemmo gli altri in sala da pranzo furono tutti stupiti di vedere Elettra con me: era evidente che aveva passato la notte in camera mia.

- È successo qualcosa?- chiese Ashley preoccupata.

Io ed Elettra ci scambiammo un’occhiata veloce, mentre capivo che non era ancora pronta a parlare di quello che era successo con suo padre.

- Niente di preoccupante, tranquilla. Ti spiegherò dopo.- le promise Elettra, sedendosi a tavola e versandosi una tazza di caffè.

- Avete fatto a modo stanotte, maialini?- chiese subito Kellan, con sguardo malizioso: mi sembrava strano che non avesse detto ancora nulla!

- Certo, Kell, ci siamo rotolati nel letto tutta notte. Non hai sentito le urla dalla tua camera? Eppure Rob è stato piuttosto bravo.- gli rispose la mia ragazza, senza neanche sollevare lo sguardo dalla sua colazione.

Vidi il sorriso svenire dal viso del mio collega, mentre tutti quanti scoppiavamo a ridere.

Alle 10 ci trovavamo tutti in macchina diretti all’aeroporto; non avevo chiesto ad Elettra se voleva passare a salutare i suoi, non mi sembrava il caso, e non mi sembrava nemmeno ne avesse alcuna voglia, anche se leggevo molta tristezza nei suoi occhi, mentre guardava la città scorrere fuori dal finestrino.

Appena giungemmo davanti al terminal, un’imprecazione uscì dalla mia bocca: davanti all’entrata erano appostate almeno una cinquantina di ragazzine e non era difficile capire chi stessero aspettando.

- Dannazione, ma sono dappertutto queste. E ora come facciamo?- chiese Kellan, fissando poi la sguardo su Elettra.

La guardai anche io, aspettando una qualche reazione che non arrivò: si limitò solo a fissare la fans, come persa nei suoi pensieri.

- Tesoro?- cercai di attirare la sua attenzione, sfiorandole un braccio.

Lei si voltò verso di me, lo sguardo stranamente deciso.

- Voglio rimanere al tuo fianco, ma preferisco non farmi riconoscere, non subito. Non voglio farmi conoscere al mondo come la tua ragazza in questo modo.- mi rispose infine.

- D’accordo.- le risposi.

Le feci indossare gli occhiali da sole e un cappellino con visiera che avevo estratto dalla mia borsa, poi, dopo un bel respiro, scendemmo dall’auto.

La sua figura era ben visibile tra di noi, ma il mio corpo e quello di Kellan, dalla parte opposta rispetto a me, la nascondevano abbastanza.

Ignorammo le ragazzine che cominciarono ad urlare appena ci videro: avevamo un aereo da prendere.

Quando entrammo nell’ampio terminal, purtroppo, le sorprese non erano finite; erano presenti anche una miriade di giornalisti, che appena si accorsero della presenza di Elettra ci attaccarono come bestie fameliche in cerca di uno scoop.

- Signor Pattinson, chi è lei?-

- È la sua nuova ragazza?-

- È la stessa ragazza che è stata vista in sua compagnia all’anteprima di Eclipse, a Los Angeles?-

- Ci dica qualcosa di più.-

Li ignorai senza troppa fatica, mentre le guardie del corpo ce li tenevano lontani: Elettra aveva ragione, non volevo presentarla al mondo in quel mondo.

Finalmente riuscimmo a liberarcene quando entrammo nella sala d’attesa.

- Fiu!! Pensavo davvero di non uscirne viva.- commentò Elettra, togliendosi cappello ed occhiali.

- Devi abituartici, bambolina, se vuoi restare accanto al bel tenebroso.- l’avvertì Kellan, facendole l’occhiolino.

- Lo so.- rispose lei, sorridendomi.

- Mi dispiace.- le dissi poi, come a scusarmi di averla trascinata in tutto quello.

- Rob, la vuoi smettere di scusarti per questa cosa? Cominci a darmi sui nervi.- mi riproverò lei, schiaffeggiandomi il petto.

Non dovemmo aspettare molto prima di salire sull’aereo e partire; finalmente vidi le case fiorentine allontanarsi, man mano che salivamo, e non potei fare a meno di esalare un sospiro di sollievo.

Speravo davvero che da quel momento in poi le cose sarebbero state più semplici.

 

* * *

 

Il volo fu abbastanza lungo e tranquillo da permettermi di rilassarmi e di dormire per un paio d’ore appoggiata alla spalla di Robert.

Dovevo ammettere che era stato un sollievo lasciare l’Italia e tutte le preoccupazioni che mi aveva dato negli ultimi giorni; forse tornare non era stata l’idea migliore che avessi avuto in vita mia.

Per alcuni interminabili minuti, mentre stavamo aspettando l’aereo, avevo anche temuto che si potesse ripetere la storia dell’anno precedente e di vedere Claudio arrivare all’aeroporto e sputarmi in faccia tutte le cattiverie che sapevo benissimo avrebbe voluto rivolgermi, lì davanti a quel gate.

Ma per mia fortuna le mie paure erano risultate infondate.

Finalmente l’aereo toccò terra californiana alle 10 circa, ora americana, facendomi sentire veramente a casa.

Prima di partire Robert non mi aveva chiesto se volevo tornare dai miei per salutarli e gli ero molto grata per quello: non sapevo quale sarebbe stata la mia reazione e, soprattutto, quella di mio padre nel rivederci, e avrei fatto qualsiasi cosa per evitare un nuovo litigio che rischiava di rendere la situazione tra di noi irreversibile.

Gian l’avevo salutato il giorno prima e un messaggio veloce prima dell’imbarco mi aveva permesso di scusarmi a grandi linee, promettendogli di chiamarlo appena arrivata per spiegargli meglio ciò che era successo.

- Tesoro, tutto bene?- mi chiese Robert preoccupato, vedendomi soprapensiero.

- Si, certo. Scusa, stavo solo pensado.- gli risposi, tranquillizzandolo con un sorriso.

Anche lui mi rivolse uno sei suoi sorrisi più belli, mentre ci dirigevamo verso il terminal: non dovevo più pensare a ciò che era stato, ora c’eravamo solo noi due, era quella la cosa veramente importante.

Quel semplice pensiero mi aiutò a rilassarmi, cosa che tuttavia non durò molto: appena le porte si furono aperte, la stessa identica scena che si era presentata a Firenze si ripeté.

Circa una ventina di giornalisti ci assalirono con domande e flash appena ci ebbero individuati.

Mi affrettai ad indossare i miei occhiali da sole e il cappellino che mi aveva dato Robert, calandomelo sugli occhi, mentre ci facevamo largo tra di loro ignorandoli e senza rispondere ad alcuna domanda.

Con Robert e Kellan che mi proteggevano ai lati e Jackson dietro, mi sembrava di essere io la star con le sue guardie del corpo.

Una situazione molto strana, dovevo ammetterlo, e anche molto imbarazzante: in quel momento ringraziai il fatto che nessuno potesse riconoscermi.

Senza non poche difficoltà riuscimmo a raggiungere le nostre macchine e appena salita mi liberai dei miei indumenti di scena, passandomi una mano tra i capelli per pettinarli: odiavo nascondermi, ma non era così che volevo farmi vedere al fianco di Robert.

- Tutto ok?- mi chiese lui per la millesima volta quel giorno.

- Rob, sto bene. Smettila di chiedermelo.-

- Hai ragione, scusa. Sono troppo insistente, vero?- mi chiese poi, con un sorriso un po’ triste.

- No, sei semplicemente preoccupato per me e lo apprezzo. Ma sto bene, davvero.- gli risposi accarezzandogli una guancia.

Voltò il viso versò il palmo della mia mano, baciandolo con delicatezza, mentre l’auto partiva, allontanandosi dall’aeroporto.

Spostai lo sguardo fuori dal finestrino, mentre la città di Los Angeles scorreva veloce, come un film a velocità accelerata: era bello essere tornata lì, mi era mancata, anche se solo per pochi giorni.

Quando era diventata la mia vera casa? Quando avevo smesso di considerare l’Italia come tale?

Forse quando me n’ero andata da Firenze, oppure da quando avevo incontrato Robert.

Erano domande a cui non sapevo dare una risposta.

- Elettra?- attirò la mia attenzione Robert: forse era già un po’ che mi chiamava, ma non l’avevo sentito, presa dai miei pensieri.

Sapevo che si era trattenuto dal chiedermi ancora una volta se stavo bene e lo apprezzai.

- Scusa, sono un po’ distratta.- cercai di scusarmi, scuotendo la testa come a scacciare i pensieri che mi ingombravano la mente.

- Ti vedo pensierosa, bambolina.- mi fece notare Kellan, seduto accanto a Robert, sporgendosi per guardami in faccia.

- Hai ragione. È stato un viaggio lungo, sono un po’ stanca.- risposi, sperando che l’accettassero come spiegazione.

- Vuoi andare a casa?- mi domandò poi il mio ragazzo: forse si aspettava che mi fermassi da lui.

E dovevo ammettere che la cosa mi allettava molto, ma c’era una cosa che doveva fare prima e che mi aveva occupato la mente per la maggior parte del viaggio.

- Si, ma solo perché devo fare una cosa.-

- Cosa?- mi chiese lui, mettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

- Le mie foto insieme a voi all’aeroporto saranno già su tutti i giornali domani, e anche se non mi si riconosce, voglio dirlo a Jenny e Chris. Voglio che lo scoprano da me, non dai media.- gli spiegai, guardandolo negli occhi.

Lui si limitò ad annuire, facendomi capire che si trovava perfettamente d’accordo con me.

Mi posò un bacio sulla fronte, poi mi circondò le spalle con un braccio, facendomi appoggiare al suo petto.

Quando giungemmo finalmente davanti a casa mia, mi aiutò a scaricare i bagagli, mentre io fissavo le finestre del mio appartamento, cercando di preparami un discorso: era sabato mattina, quindi non c’erano possibilità che le mie coinquiline non fossero in casa.

- Devo augurati buona fortuna?- mi chiese Robert, tuttavia un po’ divertito.

- Credo proprio di si. Potresti rischiare di ritrovarti single domani.- gli risposi con un sospiro.

- Sono sicuro che capiranno. Comunque in bocca al lupo.- mi disse, chinandosi verso di me e baciandomi delicatamente sulle labbra.

- Crepi. Ti chiamo stasera.- gli promisi poi, mentre lui si preparava a risalire in macchina.

- D’accordo. A stasera. Ciao.- mi rispose, facendomi l’occhiolino.

- Ciao bambolina.- mi salutò poi Kellan dal finestrino, mentre mi avviavo verso la porta.

- Ciao Kell.- lo salutai a mia volta, voltandomi e sorridendogli.

Quando giunsi davanti al mio appartamento faci un bel respiro e infilai la chiave nella toppa, aprendola.

Feci appena in tempo ad entrare e posare la valigia che le mie coinquiline mi furono subito addosso.

- Ele, sei tornataaaaaa!!!- mi urlò Jen in un orecchio, mentre si avvinghiava a me.

- Si, sono tornata, ma vorrei mantenere l’uso di entrambi i timpani.- le risposi tuttavia divertita, mentre rispondevo all’abbraccio.

- Com’è stato il tuo soggiorno in Italia?- mi chiese poi, allontanandosi un po’: avevo detto che sarei andata da sola ed era stato tremendamente difficile impedire loro di accompagnarmi all’aeroporto la mattina in cui ero partita.

- Tutto bene.- le risposi sorridendole.

Le avrei raccontato più avanti cos’era successo con Claudio e mio padre, forse, ma non in quel momento: il racconto che più mi premeva era un altro.

- A proposito, guarda un po’ cosa circola su internet.- aggiunse poi Jennifer, trascinandomi verso il computer che c’era in salotto.

- Jen, prima devo dirvi una cosa.- tentai di fermarla io: volevo togliermi quel peso subito.

- No, prima devi vedere queste.- insistette lei, facendomi fermare davanti al monitor.

Appena vidi cosa mi voleva mostrare i miei occhi si spalancarono e il sangue mi si ghiacciò nelle vene: le foto scattate a me e agli altri all’aeroporto di Los Angeles troneggiavano sulla pagina web aperta sullo schermo.

Com’era possibile che fossero già in rete? Le avevano scattate solo un’ora prima.

Poi mi resi conto che i giornalisti avevano le loro risorse.

- Guarda quella come sta avvinghiata a Robert. Ma chi cavolo sarà?- commentò acida Chris, anche se era palese che quello avvinghiato alla figura femminile che gli stava accanto era proprio Robert: ma l’unico motivo era quello di proteggermi.

E a quanto pareva c’era riuscito, visto che nemmeno le mie amiche mi avevano riconosciuto.

- Ehm… ragazze, è proprio di quelle foto che vi volevo parlare.- accennai titubante, mentre tutte e due mi fissavano senza capire.

Mi schiarii la voce, cercando di prendere coraggio: dovevo pensare che Robert aveva ragione, avrebbero capito.

- Ecco… quella ragazza che sta… avvinghiata a Robert… sono io.- sussurrai con un filo di voce.

Alzai lo sguardo da terra quando non percepii alcuna reazione da parte loro: mi fissavano a bocca aperta, come se avessero visto un fantasma.

Poi, senza preavviso, scoppiarono a ridere.

Sospirai: dovevo immaginarlo.

- Ma dai, piantala. Non farti sempre questi viaggi mentali. Fanno male, amica mia.- mi prese in giro Jenny, battendomi una mano sulla spalla.

- Jen, non sto scherzando. Li frequento ormai da parecchio tempo.- aggiunsi poi, mentre il riso delle due cominciava ad affievolirsi.

Estrassi il cellulare dalla tasca dei jeans: l’unico modo era quello di far vedere loro le foto che mi ero scattata con Robert e gli altri.

Forse così mi avrebbero creduta.

Mostrai loro le immagini del set di Eclipse, degli attori con i costumi di scena, io e Kris la prima sera che ero uscita con loro, le foto della festa di compleanno, io e Kellan che facevamo gli scemi sul bordo della piscina, quelle con me, Ashley, Kris e Nikki alla spiaggia, io e Taylor in acqua, io e Rob che fissavamo il tramonto, scattata a tradimento da Kellan, poi tutti noi in Italia e infine io e Robert che ci baciavamo, sul set dell’ultimo servizio fotografico.

Appena richiusi il cellulare per riporlo nuovamente nella tasca dei jeans, notai gli occhi stralunati delle mie coinquiline e sicura di avere la loro attenzione, raccontai tutta la storia, dallo scontro con Robert fino al bacio che mi aveva dato poco prima di salire in casa.

Loro mi ascoltarono senza aprire bocca, incredule, come se stessi raccontando una favola irreale.

Anche quando finii la storia, né Chris né Jen dissero niente, limitandosi a guardarmi.

- Mi dispiace non avervi detto niente, lo so che sono stata un’egoista e che ho dimostrato di non fidarmi di voi. Ma non ero pronta a dirvi tutto, non ancora. Ma ora che io e Robert stiamo insieme ho preferito che siate venute a saperlo da me piuttosto che dai giornali.-

Ancora non parlavano e temetti che la loro rabbia fosse più grande di quel che mi aspettassi.

- Siete molto arrabbiate, vero?- chiesi loro, abbassando lo sguardo, mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime.

- Io… Io… non lo so. Insomma, penso che l’incredulità in questo momento sia il sentimento più forte. Poi chissà, forse arriverà anche la rabbia. Però apprezzo che tu ce l’abbia raccontato. Finalmente.- disse Chris, senza guardarmi negli occhi.

- Io non sono arrabbiata.- intervenne poi Jen, facendomi sollevare la testa di scatto.

- In un certo senso ti capisco. Insomma, probabilmente anche io avrei reagito come te, non sarei stata pronta a condividere tutto quello con altre persone. Però sono contenta che tu ce l’abbia detto.-

Sorrideva.

Ero incredula, ma Jenny stava sorridendo; le lacrime cominciarono a scendere, ma questa volta per la felicità.

- Grazie, Jen.- le sussurrai.

- E di cosa? Anzi, congratulazioni.- mi disse poi, abbracciandomi, come se le avessi appena detto che stavo per sposarmi.

- Ora però vogliamo sapere TUTTI i particolari. Ah, e mi sembra sottinteso dirti che sei OBBLIGATA a presentarci tutti.- disse poi la mia amica, sottolineando le parole “tutti” e “obbligata”.

Così passammo tutta la giornata a parlare di Robert e gli altri, con TUTTI i particolari.

Quando alla sera lo chiamai, sotto lo sguardo vigile delle mie coinquiline che lanciarono gridolini eccitati quando sentirono la sua voce, gli raccontai ciò che era successo dopo che ci eravamo lasciati.

- Devo immaginare che l’hanno presa piuttosto bene?- mi chiese quando sentì Jen e Chris sospirare al suono della sua voce, facendo ridere me ed arrossire loro.

Finalmente il mio periodo felice era iniziato: stavo con Robert, le mie amiche accettavano la nostra vicinanza ed ero tornata in America.

Speravo con tutto il cuore che niente rovinasse la mia felicità.

 

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Eccomi tornata!! ^^
Chiedo infinitamente scusa per la prolungata assenza, ma tra lo studio (maledetti esami!! -.-) e trasloco (che avverrà tra pochi giorni; ho la casa sottosopra!! ç_ç) sono sommersa dagli impegni, e il tempo a mia disposizione non è mai abbastanza. -.-

Anzi, proprio non c’è…

Giusto un’oretta alla sera, se mi va bene… -.-

Aaah, ke vita dura!! :P

Ok, dopo questa esagerazione, andiamo avanti

Chiedo anche perdono se con questo capitolo non rispondo alle recensioni, ma vado un po’ di fretta. Perdono!!!! L

Prometto che lo farò nel prox cap che potrò pubblicare. >.<

Come ho già detto nell’avviso iniziale, per un po’ non potrò aggiornare, ma spero tanto di poterlo fare prestissimo… altrimenti rischio di perdere le mie lettrici, anche se spero tanto di no. ;)

Un bacioneeeee

Cicci 12

 

  
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