Titolo:
What do you live for? I live
for you
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale
Autrice: Cicci 12
Capitolo: Sotto i riflettori
Personaggi: Robert Pattinson e Altro Personaggio inventato da me
AVVISO: dal primo giugno non avrò più internet e non so quando
riuscirò a recuperarlo. Quindi per un po’ non riuscirò ad aggiornare… chiedo
perdono!! L Spero comunque che continuerete a seguirmi e io prometto che tornerò il prima possibile. ^^ Ora non mi
resta che dirvi, buona lettura!! J
What do you live for? I live for you
…Sotto i riflettori…
Quando mi
svegliai, la mattina seguente, la prima cosa che sentii fu il respiro leggero
di Elettra sdraiata accanto a me, la testa ancora appoggiata sul mio petto.
Sembrava
tranquilla, nessuno incubo che disturbasse il suo
sonno e la cosa rese felice anche me.
Presi una
ciocca dei suoi capelli tra le dita, accarezzandola piano, cercando di non
svegliarla.
Purtroppo i
miei intenti furono vani, perché dopo pochi minuti la
sentii muoversi, segnale evidente che si era svegliata.
Alzò il volto
verso di me, gli occhi ancora semichiusi.
- Buongiorno.-
biascicò con la voce ancora impastata dal sonno, ma regalandomi un bellissimo
sorriso.
- Buongiorno.-
le sussurrai io, allungandomi verso di lei per posarle un bacio sulle labbra.
- Mmmh… che
ore sono?- mi chiese poi, alzandosi a sedere e passandosi una mano tra i
capelli arruffati.
Afferrai il
cellulare posato sul comodino accanto al letto e lessi l’ora.
- Quasi le 9.-
le risposi poi, alzandomi a mia volta.
- Dobbiamo
darci una mossa. Abbiamo l’aereo alle 11.- commentò lei, così iniziammo a
prepararci.
Facemmo
entrambi una doccia veloce, in tempi distinti, intenzionati a mantener fede al
patto che avevamo fatto la sera precedente.
Ci vestimmo in
fretta e alle
Quando
raggiungemmo gli altri in sala da pranzo furono tutti
stupiti di vedere Elettra con me: era evidente che aveva passato la notte in
camera mia.
- È successo
qualcosa?- chiese Ashley preoccupata.
Io ed Elettra
ci scambiammo un’occhiata veloce, mentre capivo che non era ancora pronta a
parlare di quello che era successo con suo padre.
- Niente di
preoccupante, tranquilla. Ti spiegherò dopo.- le promise Elettra, sedendosi a
tavola e versandosi una tazza di caffè.
- Avete fatto
a modo stanotte, maialini?- chiese subito Kellan, con sguardo malizioso: mi
sembrava strano che non avesse detto ancora nulla!
- Certo, Kell,
ci siamo rotolati nel letto tutta notte. Non hai
sentito le urla dalla tua camera? Eppure Rob è stato piuttosto bravo.- gli
rispose la mia ragazza, senza neanche sollevare lo sguardo dalla sua colazione.
Vidi il
sorriso svenire dal viso del mio collega, mentre tutti quanti scoppiavamo a
ridere.
Alle 10 ci trovavamo tutti in macchina diretti all’aeroporto; non
avevo chiesto ad Elettra se voleva passare a salutare i suoi, non mi sembrava
il caso, e non mi sembrava nemmeno ne avesse alcuna voglia, anche se leggevo
molta tristezza nei suoi occhi, mentre guardava la città scorrere fuori dal
finestrino.
Appena
giungemmo davanti al terminal, un’imprecazione uscì dalla mia bocca: davanti
all’entrata erano appostate almeno una cinquantina di ragazzine e non era
difficile capire chi stessero aspettando.
- Dannazione,
ma sono dappertutto queste. E ora come facciamo?- chiese Kellan, fissando poi la sguardo su Elettra.
La guardai anche io, aspettando una qualche reazione che non arrivò: si
limitò solo a fissare la fans, come persa nei suoi pensieri.
- Tesoro?-
cercai di attirare la sua attenzione, sfiorandole un braccio.
Lei si voltò
verso di me, lo sguardo stranamente deciso.
- Voglio
rimanere al tuo fianco, ma preferisco non farmi riconoscere, non subito. Non
voglio farmi conoscere al mondo come la tua ragazza in questo modo.- mi rispose infine.
- D’accordo.-
le risposi.
Le feci
indossare gli occhiali da sole e un cappellino con visiera che avevo estratto
dalla mia borsa, poi, dopo un bel respiro, scendemmo
dall’auto.
La sua figura
era ben visibile tra di noi, ma il mio corpo e quello di Kellan, dalla parte
opposta rispetto a me, la nascondevano abbastanza.
Ignorammo le
ragazzine che cominciarono ad urlare appena ci videro:
avevamo un aereo da prendere.
Quando
entrammo nell’ampio terminal, purtroppo, le sorprese non erano finite; erano presenti anche una miriade di giornalisti, che appena
si accorsero della presenza di Elettra ci attaccarono come bestie fameliche in
cerca di uno scoop.
- Signor
Pattinson, chi è lei?-
- È la sua
nuova ragazza?-
- È la stessa
ragazza che è stata vista in sua compagnia all’anteprima di Eclipse, a Los
Angeles?-
- Ci dica
qualcosa di più.-
Li ignorai
senza troppa fatica, mentre le guardie del corpo ce li tenevano lontani:
Elettra aveva ragione, non volevo presentarla al mondo in quel mondo.
Finalmente
riuscimmo a liberarcene quando entrammo nella sala d’attesa.
- Fiu!! Pensavo davvero di non uscirne viva.- commentò Elettra,
togliendosi cappello ed occhiali.
- Devi
abituartici, bambolina, se vuoi restare accanto al bel tenebroso.- l’avvertì Kellan, facendole l’occhiolino.
- Lo so.- rispose lei, sorridendomi.
- Mi
dispiace.- le dissi poi, come a scusarmi di averla trascinata in tutto quello.
- Rob, la vuoi
smettere di scusarti per questa cosa? Cominci a darmi sui nervi.- mi riproverò
lei, schiaffeggiandomi il petto.
Non dovemmo
aspettare molto prima di salire sull’aereo e partire; finalmente vidi le case
fiorentine allontanarsi, man mano che salivamo, e non potei fare a meno di
esalare un sospiro di sollievo.
Speravo
davvero che da quel momento in poi le cose sarebbero state
più semplici.
* * *
Il volo fu
abbastanza lungo e tranquillo da permettermi di rilassarmi e di dormire per un
paio d’ore appoggiata alla spalla di Robert.
Dovevo
ammettere che era stato un sollievo lasciare l’Italia e tutte le preoccupazioni
che mi aveva dato negli ultimi giorni; forse tornare
non era stata l’idea migliore che avessi avuto in vita mia.
Per alcuni
interminabili minuti, mentre stavamo aspettando l’aereo, avevo anche temuto che
si potesse ripetere la storia dell’anno precedente e di vedere Claudio arrivare
all’aeroporto e sputarmi in faccia tutte le cattiverie che sapevo benissimo avrebbe voluto rivolgermi, lì davanti a quel gate.
Ma per mia
fortuna le mie paure erano risultate infondate.
Finalmente
l’aereo toccò terra californiana alle 10 circa, ora
americana, facendomi sentire veramente a casa.
Prima di
partire Robert non mi aveva chiesto se volevo tornare dai miei per salutarli e
gli ero molto grata per quello: non sapevo quale sarebbe stata la mia reazione
e, soprattutto, quella di mio padre nel rivederci, e avrei fatto qualsiasi cosa
per evitare un nuovo litigio che rischiava di rendere la situazione tra di noi
irreversibile.
Gian l’avevo salutato il giorno prima e un messaggio veloce prima
dell’imbarco mi aveva permesso di scusarmi a grandi linee, promettendogli di
chiamarlo appena arrivata per spiegargli meglio ciò che era successo.
- Tesoro,
tutto bene?- mi chiese Robert preoccupato, vedendomi soprapensiero.
- Si, certo. Scusa, stavo solo pensado.- gli risposi,
tranquillizzandolo con un sorriso.
Anche lui mi
rivolse uno sei suoi sorrisi più belli, mentre ci
dirigevamo verso il terminal: non dovevo più pensare a ciò che era stato, ora
c’eravamo solo noi due, era quella la cosa veramente importante.
Quel semplice
pensiero mi aiutò a rilassarmi, cosa che tuttavia non durò molto: appena le
porte si furono aperte, la stessa identica scena che si era presentata a
Firenze si ripeté.
Circa una
ventina di giornalisti ci assalirono con domande e flash appena ci ebbero individuati.
Mi affrettai ad indossare i miei occhiali da sole e il cappellino che mi
aveva dato Robert, calandomelo sugli occhi, mentre ci facevamo largo tra di
loro ignorandoli e senza rispondere ad alcuna domanda.
Con Robert e
Kellan che mi proteggevano ai lati e Jackson dietro, mi sembrava di essere io
la star con le sue guardie del corpo.
Una situazione
molto strana, dovevo ammetterlo, e anche molto imbarazzante: in quel momento ringraziai il fatto che nessuno potesse riconoscermi.
Senza non
poche difficoltà riuscimmo a raggiungere le nostre macchine e appena salita mi
liberai dei miei indumenti di scena, passandomi una mano tra i capelli per
pettinarli: odiavo nascondermi, ma non era così che volevo farmi vedere al
fianco di Robert.
- Tutto ok?-
mi chiese lui per la millesima volta quel giorno.
- Rob, sto
bene. Smettila di chiedermelo.-
- Hai ragione, scusa. Sono troppo insistente, vero?- mi chiese
poi, con un sorriso un po’ triste.
- No, sei
semplicemente preoccupato per me e lo apprezzo. Ma sto
bene, davvero.- gli risposi accarezzandogli una guancia.
Voltò il viso
versò il palmo della mia mano, baciandolo con delicatezza, mentre l’auto
partiva, allontanandosi dall’aeroporto.
Spostai lo
sguardo fuori dal finestrino, mentre la città di Los Angeles scorreva veloce,
come un film a velocità accelerata: era bello essere tornata lì, mi era
mancata, anche se solo per pochi giorni.
Quando era
diventata la mia vera casa? Quando avevo smesso di considerare l’Italia come
tale?
Forse quando me n’ero andata da Firenze, oppure da quando avevo
incontrato Robert.
Erano domande a cui non sapevo dare una risposta.
- Elettra?-
attirò la mia attenzione Robert: forse era già un po’ che mi chiamava, ma non
l’avevo sentito, presa dai miei pensieri.
Sapevo che si
era trattenuto dal chiedermi ancora una volta se stavo bene e lo apprezzai.
- Scusa, sono
un po’ distratta.- cercai di scusarmi, scuotendo la testa come a scacciare i
pensieri che mi ingombravano la mente.
- Ti vedo
pensierosa, bambolina.- mi fece notare Kellan, seduto accanto a Robert,
sporgendosi per guardami in faccia.
- Hai ragione.
È stato un viaggio lungo, sono un po’ stanca.- risposi, sperando che l’accettassero come spiegazione.
- Vuoi andare
a casa?- mi domandò poi il mio ragazzo: forse si aspettava che mi fermassi da
lui.
E dovevo
ammettere che la cosa mi allettava molto, ma c’era una cosa che doveva fare
prima e che mi aveva occupato la mente per la maggior parte del viaggio.
- Si, ma solo perché devo fare una cosa.-
- Cosa?- mi
chiese lui, mettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- Le mie foto
insieme a voi all’aeroporto saranno già su tutti i
giornali domani, e anche se non mi si riconosce, voglio dirlo a Jenny e Chris.
Voglio che lo scoprano da me, non dai media.- gli spiegai, guardandolo negli
occhi.
Lui si limitò
ad annuire, facendomi capire che si trovava perfettamente d’accordo con me.
Mi posò un
bacio sulla fronte, poi mi circondò le spalle con un braccio, facendomi
appoggiare al suo petto.
Quando
giungemmo finalmente davanti a casa mia, mi aiutò a scaricare i bagagli, mentre
io fissavo le finestre del mio appartamento, cercando di preparami un discorso:
era sabato mattina, quindi non c’erano possibilità che
le mie coinquiline non fossero in casa.
- Devo
augurati buona fortuna?- mi chiese Robert, tuttavia un po’ divertito.
- Credo
proprio di si. Potresti rischiare di ritrovarti single
domani.- gli risposi con un sospiro.
- Sono sicuro
che capiranno. Comunque in bocca al lupo.- mi disse,
chinandosi verso di me e baciandomi delicatamente sulle labbra.
- Crepi. Ti
chiamo stasera.- gli promisi poi, mentre lui si preparava a risalire in
macchina.
- D’accordo. A
stasera. Ciao.- mi rispose, facendomi l’occhiolino.
- Ciao
bambolina.- mi salutò poi Kellan dal finestrino, mentre mi avviavo verso la
porta.
- Ciao Kell.- lo salutai a mia volta, voltandomi e sorridendogli.
Quando giunsi
davanti al mio appartamento faci un bel respiro e infilai la chiave nella
toppa, aprendola.
Feci appena in
tempo ad entrare e posare la valigia che le mie
coinquiline mi furono subito addosso.
- Ele, sei
tornataaaaaa!!!- mi urlò Jen in un orecchio, mentre si
avvinghiava a me.
- Si, sono tornata, ma vorrei mantenere l’uso di entrambi i
timpani.- le risposi tuttavia divertita, mentre rispondevo all’abbraccio.
- Com’è stato
il tuo soggiorno in Italia?- mi chiese poi, allontanandosi un po’: avevo detto
che sarei andata da sola ed era stato tremendamente difficile impedire loro di
accompagnarmi all’aeroporto la mattina in cui ero partita.
- Tutto bene.-
le risposi sorridendole.
Le avrei
raccontato più avanti cos’era successo con Claudio e mio padre, forse, ma non
in quel momento: il racconto che più mi premeva era un altro.
- A proposito,
guarda un po’ cosa circola su internet.- aggiunse poi Jennifer, trascinandomi
verso il computer che c’era in salotto.
- Jen, prima
devo dirvi una cosa.- tentai di fermarla io: volevo
togliermi quel peso subito.
- No, prima
devi vedere queste.- insistette lei, facendomi fermare davanti al monitor.
Appena vidi
cosa mi voleva mostrare i miei occhi si spalancarono e il sangue mi si ghiacciò
nelle vene: le foto scattate a me e agli altri all’aeroporto di Los Angeles troneggiavano
sulla pagina web aperta sullo schermo.
Com’era
possibile che fossero già in rete? Le avevano scattate solo un’ora prima.
Poi mi resi
conto che i giornalisti avevano le loro risorse.
- Guarda quella
come sta avvinghiata a Robert. Ma chi cavolo sarà?-
commentò acida Chris, anche se era palese che quello avvinghiato alla figura
femminile che gli stava accanto era proprio Robert: ma l’unico motivo era
quello di proteggermi.
E a quanto
pareva c’era riuscito, visto che nemmeno le mie amiche mi avevano riconosciuto.
- Ehm…
ragazze, è proprio di quelle foto che vi volevo parlare.- accennai titubante,
mentre tutte e due mi fissavano senza capire.
Mi schiarii la
voce, cercando di prendere coraggio: dovevo pensare che Robert aveva ragione,
avrebbero capito.
- Ecco… quella
ragazza che sta… avvinghiata a Robert… sono io.-
sussurrai con un filo di voce.
Alzai lo
sguardo da terra quando non percepii alcuna reazione da parte loro: mi
fissavano a bocca aperta, come se avessero visto un fantasma.
Poi, senza
preavviso, scoppiarono a ridere.
Sospirai:
dovevo immaginarlo.
- Ma dai, piantala. Non farti sempre questi viaggi mentali. Fanno male, amica mia.- mi prese in giro Jenny, battendomi una
mano sulla spalla.
- Jen, non sto
scherzando. Li frequento ormai da parecchio tempo.- aggiunsi poi, mentre il
riso delle due cominciava ad affievolirsi.
Estrassi il
cellulare dalla tasca dei jeans: l’unico modo era quello di
far vedere loro le foto che mi ero scattata con Robert e gli altri.
Forse così mi
avrebbero creduta.
Mostrai loro
le immagini del set di Eclipse, degli attori con i costumi di scena, io e Kris
la prima sera che ero uscita con loro, le foto della festa di compleanno, io e
Kellan che facevamo gli scemi sul bordo della piscina, quelle con me, Ashley,
Kris e Nikki alla spiaggia, io e Taylor in acqua, io e Rob che fissavamo il
tramonto, scattata a tradimento da Kellan, poi tutti noi in Italia e infine io e Robert che ci baciavamo, sul set dell’ultimo servizio
fotografico.
Appena
richiusi il cellulare per riporlo nuovamente nella tasca dei jeans, notai gli
occhi stralunati delle mie coinquiline e sicura di avere la loro attenzione,
raccontai tutta la storia, dallo scontro con Robert fino al bacio che mi aveva
dato poco prima di salire in casa.
Loro mi
ascoltarono senza aprire bocca, incredule, come se stessi raccontando una
favola irreale.
Anche quando finii la storia, né Chris né Jen dissero niente, limitandosi
a guardarmi.
- Mi dispiace
non avervi detto niente, lo so che sono stata un’egoista e che ho dimostrato di
non fidarmi di voi. Ma non ero pronta a dirvi tutto,
non ancora. Ma ora che io e Robert stiamo insieme ho
preferito che siate venute a saperlo da me piuttosto che dai giornali.-
Ancora non
parlavano e temetti che la loro rabbia fosse più grande di quel che mi
aspettassi.
- Siete molto
arrabbiate, vero?- chiesi loro, abbassando lo sguardo, mentre gli occhi mi si
riempivano di lacrime.
- Io… Io… non
lo so. Insomma, penso che l’incredulità in questo momento sia il sentimento più
forte. Poi chissà, forse arriverà anche la rabbia. Però apprezzo che tu ce l’abbia raccontato. Finalmente.- disse Chris, senza
guardarmi negli occhi.
- Io non sono
arrabbiata.- intervenne poi Jen, facendomi sollevare la testa di scatto.
- In un certo
senso ti capisco. Insomma, probabilmente anche io
avrei reagito come te, non sarei stata pronta a condividere tutto quello con
altre persone. Però sono contenta che tu ce l’abbia
detto.-
Sorrideva.
Ero incredula, ma Jenny stava sorridendo; le lacrime
cominciarono a scendere, ma questa volta per la felicità.
- Grazie, Jen.- le sussurrai.
- E di cosa?
Anzi, congratulazioni.- mi disse poi, abbracciandomi, come se le avessi appena
detto che stavo per sposarmi.
- Ora però
vogliamo sapere TUTTI i particolari. Ah, e mi sembra sottinteso dirti che sei
OBBLIGATA a presentarci tutti.- disse poi la mia amica, sottolineando
le parole “tutti” e “obbligata”.
Così passammo
tutta la giornata a parlare di Robert e gli altri, con TUTTI i particolari.
Quando alla sera lo chiamai, sotto lo sguardo vigile delle mie
coinquiline che lanciarono gridolini eccitati quando sentirono la sua voce, gli
raccontai ciò che era successo dopo che ci eravamo lasciati.
- Devo
immaginare che l’hanno presa piuttosto bene?- mi chiese quando sentì Jen e
Chris sospirare al suono della sua voce, facendo ridere me ed
arrossire loro.
Finalmente il
mio periodo felice era iniziato: stavo con Robert, le mie amiche accettavano la
nostra vicinanza ed ero tornata in America.
Speravo con
tutto il cuore che niente rovinasse la mia felicità.
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Eccomi tornata!! ^^
Chiedo infinitamente scusa per la prolungata assenza, ma tra lo studio
(maledetti esami!! -.-) e trasloco (che avverrà tra
pochi giorni; ho la casa sottosopra!! ç_ç) sono sommersa dagli impegni, e il tempo a mia disposizione
non è mai abbastanza. -.-
Anzi, proprio
non c’è…
Giusto
un’oretta alla sera, se mi va bene… -.-
Aaah, ke vita
dura!! :P
Ok, dopo questa
esagerazione, andiamo avanti
Chiedo anche
perdono se con questo capitolo non rispondo alle recensioni, ma vado un po’ di
fretta. Perdono!!!! L
Prometto che
lo farò nel prox cap che potrò pubblicare. >.<
Come ho già
detto nell’avviso iniziale, per un po’ non potrò aggiornare, ma spero tanto di poterlo fare prestissimo… altrimenti rischio di perdere le
mie lettrici, anche se spero tanto di no. ;)
Un bacioneeeee
Cicci 12