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Autore: LawrenceTwosomeTime    29/05/2010    0 recensioni
Una ragazza con troppi progetti per la testa scopre che i suoi sogni più reconditi stanno a mano a mano diventando realtà. Complice uno strano episodio di sonnambulismo che la coglie ogni notte, e che sembra sconvolgere non solo la sua mente, ma anche il mondo reale...
Genere: Commedia, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina successiva, quando raggiunse il loculo universitario, Magda si sentiva la faccia insolitamente gonfia. O meglio, dilatata: come se due mollette invisibili le stessero lentamente sformando i lati del viso.
Si fece prestare uno specchietto per il trucco da Henriette, la quale era notoriamente gelosa dei suoi averi – di cui tra l'altro faceva mostra con parca contenutezza – ma per un qualche arcano mistero non rimaneva mai a corto di articoli da maquillage.
E così, dicevamo, si guardò allo specchio: sembrava una rana.

Iniziata la lezione, tutto divenne improvvisamente chiaro. Il professore blaterava (non importa di cosa, si trattava in ogni caso di una lingua neolatina facilmente comprensibile da una diciottenne europea), lei prendeva appunti e… nella sua testa avveniva un silenzioso conflitto di cui solo la proprietaria sembrava avvertire l'assordante cacofonia. L'emisfero sinistro e quello destro stavano litigando.

Sempre lì nel tuo mondo a gingillarti in qualche utopica assurdità! Studia, piuttosto! E non perdere la concentrazione!, diceva l'emisfero sinistro – non senza mantenere un encomiabile contegno. Altrettanta padronanza non vantava invece l'emisfero destro, che dalla vorticante nebbia grigiognola della sua reclusione forzata, rispondeva in tono smorzato: Uhmmm…Domani voglio le albicocche a colazione.
Ovvio che l'altro rincarava la dose:Pronto? C'è nessuno in casa? Qualcuno può dire all'emisfero destro di lasciar perdere quella compagnia itinerante di rivoluzionari pret a portér e concentrarsi sulle cose serie? Ma cosa credi, che un giorno ti faranno ottenere un lavoro? Pensa piuttosto al qui e ora, al "oggi mi laureo e domani forse mangio"!. A quel punto, l'emisfero destro s'inalberò come non gli succedeva da molto tempo, e la piccola tempesta serpeggiante diventò uno tsunami di cumulonembi color carbone: Senti un po', maresciallo della pubblica lobotomia… Forse a te farà piacere un futuro rinchiuso in un cubicolo di due metri per due (si, so contare anch'io) facendo telefonate da mattina a sera, ma io punto a una soluzione alternativa. E lo sai che qui dentro comando io, da sempre. Perciò adesso stai buono e limitati a prendere quel cazzo di appunti!.
E sinistro mugunava: Non è giusto, solo perché lui ha le sinapsi più lunghe…Mica vuol dire qualcosa, tutt'al più gli mancano dei neuroni….
Hai detto qualcosa?
No, no, scusa… Per favore non t'incazzare

Il viso di Magda si sgonfiò.

E così la giornata continuava, con una piccola sezione di lei che s'impegnava a non smarrire il filo di ciò che le ruotava intorno, ed il suo cuore profondo e pulsante che si arrovellava a più non posso per risolvere il quesito postole da Valerie: "Come si rappresentano le persone?".
Più che facilitarle il compito, sembrava ostruirle il cammino.
Ma ecco che risuonava un febbrile grattar di sedie, e le cartelle tiranne premevano contro le spalle dei loro ignari portatori. E Luc le posava una mano sulla spalla e sussurrava con una dose di bon ton pericolosamente vicina alla carie: "Ti andrebbe di pranzare con noi? La piccola Henri dice che non viene con noi due maschiacci, se non ci sei anche tu".
Henriette stirò la boccuccia accondiscendente, arricciandosi i liscissimi capelli da bambola in un gesto oscenamente naturale.
"Mi dispiace, Luc, davvero, ma questa sera ho del lavoro urgente da sbrigare, e se non mi ci metto adesso rischio di non finire più"
"Che genere di lavoro?"
"Un…ehm, definiamolo un mandato artistico"
Evidentemente il bel giovane non sembrava deciso a indagare oltre; tuttavia si sedette accanto a lei e la guardò in modo sottilmente canzonatorio.
"Dì un po': te ne stai sempre per conto tuo?"
"Dovrei stare per conto di qualcun altro?", rispose lei con freddezza.
Luc rimase a bocca aperta, mentre il poderoso Jean emergeva non si sa come da dietro Henriette ridacchiando gioviale: "Ti ha ricacciato le parole in gola, eh, bello?"
"Ma…sbaglio o parli un po' meglio il francese?", disse la piccola lolita con una nota di stizza.
Magda decise che a quel punto, si, tanto valeva scoprire le carte.
"Ho studiato come una matta in questi giorni… Si può dire che abbia letteralmente divorato il dizionario. E poi, a forza di abitare in un ostello, la pronuncia si è corretta da sé"
Luc si grattò la testa ispida, tanto eterea da dare l'impressione che in quella massa fiammante non potesse albergare la minima parvenza di sporco.
Poi si congedò brevemente con un: "Ok", e un'alzata di spalle.

Mentre uscivano, l'udito sensitivo di Magda captò in extremis le parole di Henriette: "E dire che mi pareva strana quando si esprimeva come una troglodita…Adesso che sembra capire tutto ed è pure capace di fare battute di spirito stravolgendo il significato delle frasi, mi spaventa ancora di più".
Magda si tirò in piedi digrignando i denti. "Per una che si da tante arie, ha il cervello decisamente poco ventilato".
Inciampò, vacillò, si districò e uscì in corridoio. Non fu proprio sicura di aver visto giusto – c'era una luce accecante che riverberava dalle vetrate in fondo – ma le parve di scorgere la sagoma solitaria del Jean di poc'anzi che agguantava un ragazzino magro per la nuca e gli spremeva il naso contro un armadietto di metallo. E un rumore liquido, come di splat.
Il profilo del robusto ripetente dava l'idea di una fusione blasfema tra Jack Black e Philip Seymour Hofmann.
"Posato…Come no! Solo il giovedì pomeriggio, in esclusiva per le ragazze attraenti. È proprio vero che la madre degli stolti è una bagascia insaziabile".
Inutile aggiungere che l'oggetto del rimprovero era nientepopodimeno che il suo lato ingenuo.

A metà corridoio, a Magda sovvenne di aver lasciato la cartella in classe. Si vede che non era giornata.
Fatto ancor più imprevisto, seppur non irritante, fu il constatare che una sagoma solida, da lei distrattamente registrata con la coda dell'occhio; una sagoma che sembrava procedere a passo spedito guardando avanti a sé, infischiandosene di lei; una sagoma che avanzava al suo fianco, frenò con la stessa improvvisa imprecazione da lei proferita, e invertì il senso di marcia nel medesimo, preciso momento.
Ora entrambi erano consapevoli di camminare fianco a fianco, ma non osavano guardarsi.
Questo almeno, finché non giunsero davanti alla porta, e – persi nella loro ostinata mancanza di considerazione del prossimo – si ritrovarono schiacciati l'uno contro l'altro.
Tra mugugni e sospiri decisamente poco cortesi, Magda si districò per prima, poi – da bravo cavaliere – venne lui. Si guardarono, finalmente.
"Ma tu… Non ci posso credere", dissero all'unisono.
"Tu sei la ragazza della libreria!".
"Ecco dove ti avevo già visto", borbottò poi Magda, senza però essere certa del reale significato delle proprie parole.
Si osservarono per un po', indecisi su cosa fare. Infine lui spezzò di nuovo il silenzio.
"Ma tu guarda se non è una fortuita coincidenza!"
"Perché fortuita?", chiese lei in tono scettico.
"Mah", rispose lui, con l'aria di chi è stato colto con le mani nel barattolo della marmellata, "Detto sinceramente, sono grato alla sorte per averci fatti rincontrare. O perlomeno, ne sono più lieto che se mi fosse capitato di inciampare in quel marcantonio tatuato della stazione che mi chiede sempre dei soldi".
"Mi chiamo Pierre", disse poi, tendendole la mano.
"Magda", disse lei stringendogliela. Aveva una stretta asciutta, riguardosa, e niente affatto delicata.
"Spero che Luc non ti abbia parlato di me", si affrettò a ingiungere lui con un sorrisetto nervoso.
"Conosci Luc?"
"No, certamente non l'ha fatto… È troppo impegnato a entrare nelle tue grazie per ricordarsi di infamare il suo migliore amico"
Certo, non ha peli sulla lingua, considerò Magda scrutando l'espressione solo apparentemente distratta del suo interlocutore.
"Ci eravamo già visti?", chiese poi all'improvviso, "Intendo…Dopo quella volta in libreria?".
Lui fece un sorriso appena accennato.
"Non è nella mia natura omettere i particolari più scabrosi, e forse è proprio per questo motivo che sono una calamita per le brutte figure ma… Ti ho sognata"
"Hai sognato me?"
"No, no, non proprio te. Ho sognato una ragazza che ti assomigliava tantissimo. Era un sogno vivido, inquietante eppure bellissimo. Così sconcertante che ho pensato di raccontarlo alla prima persona che vedevo. In questo caso, Luc"
"E chi non è capace di sognare, cerca in continuazione di appropriarsi dei sogni degli altri", aggiunse in un secondo momento.
Ma a Magda parve di aver parlato per prima.

C'era il rischio che dimenticasse la cartella una seconda volta, quindi si affrettò a raccoglierla e poi, rivolgendosi a quell'imperscrutabile ragazzo di cui non riusciva a capire le reali intenzioni con un misto di distacco e calore (granatina tiepida), lo congedò.
"Mi ha fatto piacere incontrarti, Pierre. Chissà, magari uno di questi giorni ci becchiamo"

Magari uno di questi giorni ci becchiamo. Ci becchiamo.
Pierre sembrò ruminare quelle parole a bocca chiusa, meditando. Il suo sguardo era comicamente serio.
"Quando vuoi", disse poi.
Ma lei era già fuori dalla scuola.
Non si era permessa di dirgli che anche lei aveva sognato lui, quella notte. C'era un deserto, e un asilo abbandonato. E poi un salottino. Era stato un sogno imperniato di dolcezze e struggimento. Una mattanza.
Ma non voleva correre il rischio di prendere lucciole per lanterne, perché lui poteva non essere effettivamente lui.

Pierre aveva gli occhi azzurri, di un bell'indaco spento.
Il ragazzo del sogno aveva gli occhi nocciola.
  
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