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Autore: Ryta Holmes    29/05/2010    8 recensioni
"In una sola notte il suo passato nella grande città dei Pendragon era stato cancellato. Quel passato fatto di impegno e dedizione, fatto di grandi imprese troppo spesso tenute nascoste. Un passato in cui aveva protetto l’erede al trono a rischio della propria vita.Una sola notte che aveva cambiato tutto. La sua reputazione, i suoi sentimenti e soprattutto la stima nei confronti di colui che considerava un amico, quasi un fratello nonostante il divario dato dal loro status. Una differenza  però, che il principe Artù aveva ben chiarito con ciò che aveva fatto quella notte. E che aveva costretto Merlino ad usare la magia."
Genere: Drammatico, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
Capitoli:
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Desclaimers: personaggi, storie e luoghi non appartengono a me. Se lo fossero sarei ricca e sarei probabilmente una sceneggiatrice, ma questi sono solo vaneggiamenti! Ad ogni modo scrivo senza nessuno scopo di lucro, tranne quello di divertirmi!


SO COSA HAI FATTO


.8.

“Un amico?”
Gaius si era avvicinato lentamente, cercando di non inciampare tra le rocce. Merlino lo aveva osservato per una manciata di secondi, per studiarlo.
“Il Drago è venuto a scontare il suo debito.”
Il medico di corte lanciò un’occhiata sorpresa verso il ragazzo e lui gli indicò le carcasse che giacevano poco lontano.
“Ci ha portato da mangiare… e mi ha spiegato un po’ di cose.”
Merlino sedette tra le rocce, come prima e invitò Gaius a fare altrettanto: finalmente poteva parlare in tutta tranquillità con il suo mentore; a dirla tutta non era nemmeno riuscito a salutarlo come avrebbe voluto.
Il vecchio accettò di buon grado quell’invito e gli fu accanto con un sospiro stanco.
“C’è ancora qualche speranza lassù?”
“Forse…devo… dobbiamo recuperare una spada....”
“E con quel dobbiamo, intendi tu… e Artù?” Azzardò Gaius, osservandolo. Merlino annuì sfuggendo a quello sguardo e torturando un lembo della manica della casacca.
“Dovresti parlarci.”
“No.” Replicò il giovane, sbrigativo. Tornò a dedicargli attenzione, puntando gli occhi azzurri in quelli scuri del suo tutore. “Il Drago si sbaglia, posso anche recuperare quella maledetta spada da solo! Non ho bisogno del principe!”
“Merlino, il principe conosce perfettamente la sua colpa e credimi ne è dispiaciuto!”
“Prendi le sue difese ora?” il mago iniziò a scaldarsi e il suo tono di voce si alzò abbastanza da far sollevare alcune teste, vicino all’accampamento.
“Non prenderò le difese di nessuno finché non saprò cosa è accaduto veramente quella notte.” Sentenziò risoluto Gaius.
Il giovane invece scosse la testa e sulle labbra si dipinse una smorfia di fastidio. “Non voglio parlarne…”
Il medico sospirò ancora, socchiudendo gli occhi e poi posò una mano sulla sua spalla. “Ho visto soffrire il principe per questa storia e vedo soffrire anche te, adesso. Non potete andare avanti in questo modo.”
“Ma per quale motivo devo essere io a fare il primo passo?” fu la replica aspra del giovane. Non riusciva a capire perché Gaius si impuntasse allo stesso modo del Drago. Erano tutti a non comprenderlo… o era lui che non riusciva a capire?
“Perché il principe non riesce nemmeno a stare in piedi. Hai visto tu stesso in che condizioni, si trova…”
“Mi ha ferito, Gaius. Mi ha umiliato… ho… ho la sensazione che mi umilierei ancora di più ad andargli incontro.” Le parole gli sfuggirono così, cupe come lo era lui al momento ma leggere come non lo erano mai state. Sfogarsi con Gaius, confidargli dubbi e paure, ascoltare le sue parole di incoraggiamento… erano cose che gli erano mancate fin troppo in quei mesi di esilio e di cui adesso sentiva un bisogno quasi feroce.
“Una persona che agisce con lungimiranza e con coraggio, non si umilierà mai per davvero. Adesso trovi terribile dover chinare il capo davanti agli eventi e ti sembrerà di umiliarti, ma vedrai che il tuo gesto non passerà senza le giuste conseguenze.”
L’espressione sul volto di Merlino si fece speranzosa mentre incrociava gli occhi del suo tutore. “Tu dici?”
“E’ così, ragazzo mio, fidati.”
Le labbra del ragazzo si distesero in un mezzo sorriso. “Mi sei mancato, sai?”
Gaius spostò la mano sul braccio e lo strinse forte, come a volergli trasmettere tutto l’affetto paterno che provava per lui. “Anche tu, Merlino. Fino a qualche giorno fa credevo non ti avrei più rivisto… e invece…” anche il vecchio sorrise, nonostante il mago notò molte più rughe su quel volto infiacchito dalle preoccupazioni. “Sei diventato molto più esperto con la magia.”
“Già…” annuì l’altro. “…mi sono rifugiato nella caverna di Balinor. Lì ho trovato diversi libri di magia… ho imparato molto. E’ così che ho scoperto cosa era accaduto a Camelot, ho praticato l’incantesimo dell’acqua per rivederti… e ho visto…” non riuscì a finire. Aveva scorto nel viso di Gaius la comprensione e capì che non c’era bisogno di altre spiegazioni.
Rilassò poi le spalle sospirando. “Non avrei mai creduto che sarebbe potuto succedere tutto… questo. Non volevo ferire il principe in quel modo…”
“Io non posso curare Artù, lo sai. Devi essere tu a farlo.”
“Ci ho provato, Gaius! Quando sono arrivati i druidi ero nella sua stanza ma non sono riuscito a guarirlo!”
Il medico arcuò un sopracciglio, sorpreso. “Hai provato con la magia? Le ferite sono stregate.”
“Lo so bene. Ma non funziona… il Drago mi ha detto che devo trovare la soluzione da solo, che la magia non serve…”
La conversazione si spense, perché il vecchio si era fatto pensieroso e l’attenzione era stata rivolta verso l’accampamento, dove giaceva Artù.
“Come funzionano le ustioni?” Merlino ruppe il silenzio; quella situazione era angosciante, perché maggiore sentiva il fardello della colpa sulle sue spalle. “Voglio dire, ogni quanto tempo ritornano?”
“Non riesco a capirlo, Merlino. Prima credevo durassero poco più di una luna ma poi ieri si erano riprese inspiegabilmente e stanotte invece sono peggiorate. Seguono una logica che non ho ancora compreso… adesso tu mi dici che non riesci a guarirle e davvero non so come fare!”
Il mago ascoltò con attenzione e quando notò la preoccupazione nel tono di voce del medico gli venne spontaneo posargli la mano su quella sua che gli cingeva ancora il braccio.
“Troveremo il modo… vedrai. Abbiamo il destino dalla nostra parte, dopotutto.” Voleva usare un tono ironico ma tutto quello che gli riuscì non fu neanche lontanamente sarcastico.
Gaius infatti si illuminò leggermente a quella dichiarazione e non fu difficile leggere il sollievo in quegli occhi stanchi. “Mi fido di te, ragazzo mio. Come sempre.”
Prese un forte respiro e si alzò in piedi, facendo scricchiolare la schiena. “Bene… andiamo a portare questo cibo vicino al fuoco. Saranno tutti affamati!”
Merlino lo imitò e nel frattempo annuì con convinzione andando poi ad inerpicarsi su una roccia per recuperare una delle prede del Grande Drago. Per un attimo gli sembrò di essere tornato indietro, quando lui e Gaius girovagavano per la foresta in cerca di piante medicinali; ripensò a lui che inciampava ovunque e contemporaneamente balzava qua e là, mentre alle sue spalle, il vecchio medico lo seguiva più lentamente. La sensazione di nostalgia durò un attimo, perché il suo stomaco prese a brontolare indispettito.
“A dire la verità, anch’io avrei una certa fame!”

*

Riemergere dall’incoscienza era sicuramente il momento che più detestava. Artù dischiuse gli occhi a fatica, strizzandoli un paio di volte per il dolore e ricordando velocemente la sua condizione e poi  anche la scomodità del luogo in cui si trovava. Si accorse subito di aver riacquistato lucidità, segno che la febbre lo avrebbe risparmiato per qualche ora, prima di ritornare a torturarlo.
Avrebbe voluto muoversi, magari girarsi su un fianco per far rilassare anche la spina dorsale, non abituata a dormire sui sassi ma come rammentò bene gli era impossibile. Il torace e le mani bruciavano ad ogni movimento e lo avrebbero tormentato per almeno qualche altro giorno, prima di riprendere per l’ennesima volta la via della guarigione.
Cacciò un sospiro seccato, pensando a quanto fosse stufo di sentirsi così impotente di fronte ai tanti eventi che si erano susseguiti in quel periodo.
Insomma, Merlino aveva avuto tutte le sue buoni ragioni per ferirlo ma non aveva sofferto abbastanza? Perché diamine quel servo da strapazzo non lo aveva ancora guarito?
Roteò gli occhi, appuntandosi mentalmente di non esprimere a parole quel pensiero. Merlino aveva il coltello dalla parte del manico e Artù era stupido fino ad un certo punto. Temeva che se lo avesse fatto infuriare di più, le sue ferite sarebbero rimaste lì ancora per un po’.
Compiendo uno sforzo immane e stringendo forte i denti per il dolore, riuscì comunque a farsi forza sui gomiti e a strisciare all’indietro contro una roccia: ottenne quanto meno di sollevarsi un poco per osservare quello che avveniva intorno a lui.
Era rimasto solo, scorse Gaius vicino ad un falò, intento ad arrostire quelle che gli parvero delle prede. Avrebbe dovuto chiedersi come potessero esserci fuoco e cibo in mezzo alle pietre ma fin da subito ipotizzò esserci lo zampino del suo servo, perciò evitò di perdere tempo con domande inutili.
Si chiese piuttosto dove fosse suo padre. Lo aveva visto crollare a poco a poco quando non appena erano stati in salvo in quella caverna, aveva ostinatamente minacciato Merlino; e invece dell’appoggio dei cavalieri, aveva trovato dapprima la sua opposizione e infine persino l’indifferenza di tutti gli altri.
Se fosse stato meno sofferente e non avesse perso conoscenza subito dopo, avrebbe sicuramente potuto assistere all’esatto momento in cui Uther Pendragon era rovinato su se stesso, sepolto dalla sconfitta e da tutte le sventure che aveva portato a Camelot.
Artù storse la bocca ripensando a quanto si sarebbe potuto evitare se suo padre avesse ragionato con più lucidità. Che la magia avesse fatto del male a suo figlio non era più importante, alla fine era diventata solo una battaglia tra lui e la sua ostinata paura, quel timore angosciato che lui stesso si era causato attraverso la magia.
Aveva decimato la popolazione, perso validi collaboratori e la credibilità verso gli altri regni. Artù sospettava che già qualche armata proveniente dalle terre confinanti, avanzasse con lo scopo di conquistare Camelot. Senza contare che proprio i druidi si erano già impossessati del castello con il benestare del popolo.
Uther si era distrutto con le sue stesse mani. E cosa peggiore, aveva trascinato con sé un intero regno.
Troppo spesso il giovane principe aveva riflettuto su quei pensieri; i tanti mesi trascorsi in un letto gli avevano dato modo di ragionare e soprattutto di placare anche i sensi di colpa per ciò che pensava di suo padre. Perché persino lui aveva capito, che il genitore non era più in grado di governare.
“Merlino, prendi la boccetta verde dalla sacca, per favore.”
La voce di Gaius catturò la sua attenzione; lo sguardo volò vicino al fuoco, dove il medico era intento a cucinare. Vide Merlino in piedi, accanto a lui e cacciò un sospiro dal naso: doveva parlare col suo servo.
“A cosa ti serve?”
“Nella fuga credevo di aver preso un tonico al rabarbaro per le infiammazioni, invece è un preparato di erbe per condire i cibi. Darà più sapore alla carne.”
Merlino ridacchiò, scambiandosi uno sguardo ilare col tutore e poi si affrettò a recuperare la boccetta dalla borsa di Gaius, che si trovava a pochi passi da Artù.
Il principe seguì con gli occhi chiari i movimenti dell’altro che si era avvicinato con tutta l’intenzione di ignorarlo e si era inginocchiato per terra alla ricerca della boccetta.
Era indubbio che il suo servo fosse la persona più testarda che conoscesse. Dopo di lui, ovviamente. Perché era fin troppo evidente il nervosismo che emanava, mentre rovistava invano nella borsa e lanciava occhiate sfuggenti verso di lui, sperando di trovare presto ciò che cercava e di allontanarsi il prima possibile.
Artù sospirò, stringendo poi i denti per una nuova fitta e prese coraggio per parlare. Finalmente, dopo tutto quel tempo. E per dirgli la prima cosa che gli era passata per il cervello.
“Era a questo che ti riferivi.”
Merlino si era fermato di botto, cogliendo quelle parole che sapeva rivolte a lui, visto che intorno non c’era nessuno e che tutti gli altri rifugiati erano troppo distanti per sentire il principe parlare.
Da lontano Gaius rivolse loro l’attenzione per un secondo e poi tornò ad occuparsi delle prede sul fuoco.
Il giovane mago restò per un istante in silenzio, continuando a fissare la sacca di panno grezzo e poi riprese a cercare come a voler continuare a disinteressarsi del principe.
Ma Artù ormai aveva parlato e questo significava aver fatto un enorme passo, perciò l’erede al trono si sentì autorizzato ad assumere un tono più arrogante.
“Sto parlando con te… Merlino.” Calcò bene la voce sul suo nome, come a voler dare al servo la sicurezza di non essersi sbagliato.
Il mago sollevò finalmente il capo, sbuffando. Gli occhi azzurri si assottigliarono seccati.
“Ah davvero? Non lo avevo capito… Padrone.” Questa volta fu il turno dell’altro di evidenziare l’appellativo con cui lo aveva chiamato.
E ad Artù inspiegabilmente creò dispiacere. Deglutì incrociando lo sguardo che quella notte lo aveva marchiato a fuoco sulla pelle, non solo con la magia ma anche con il suo disgusto. E che ancora adesso dimostrava quel disprezzo che lui stesso aveva provocato. Merlino lo aveva chiamato in quel modo e lo aveva fatto sentire un mostro.
Fu per questo che il suo tono di voce cambiò ancora e perse immediatamente quell’intonazione boriosa.
“Era a questo che ti riferivi quella volta?” domandò ancora; continuò a sostenere quello sguardo, puntellandosi su quel poco di orgoglio che gli era rimasto.
L’altro lasciò finalmente andare la sacca e sul volto per un attimo comparve la curiosità. “Quale volta?”
“La prima volta che ci siamo incontrati… mi dicesti che non sapevo con chi avessi a che fare… e che mi avresti battuto.” Fece una pausa, rendendosi effettivamente conto di quanto assurdo fosse quel discorso. Ma altro non gli era venuto in mente e quella era la prima occasione che aveva da tempo di poter parlare faccia a faccia col suo valletto.
“Era a questo che ti riferivi?” ripeté, alludendo alle sue ustioni.
Merlino sbatté le palpebre un paio di volte, sorpreso da quelle parole. “Beh…” rifletté un istante, come soppesando la risposta. “Sì. Certo…” aggrottò la fronte, studiando l’espressione del principe che annuiva umettandosi le labbra secche e cercando qualcos’altro da dire per non lasciar morire la conversazione. Poi però, scorse una boccetta verde che era rotolata dalla sacca vicino ad una roccia, la acchiappò e fece per rialzarsi in piedi. Lanciò un’altra occhiata ad Artù, prima di tornare velocemente da Gaius.
Il principe si sentì un perfetto idiota. Sollevò gli occhi al cielo, perché altro movimento non gli era consentito e si chiese mentalmente come aveva potuto andare a rivangare una cosa così lontana nel passato in una situazione del genere. Ovvio che Merlino era fuggito via! Lo aveva sicuramente preso per un povero delirante.
Socchiuse le palpebre, emettendo un lungo e stanco sospiro. Perché era diventato così difficile parlare con il suo servo? Prima che tutti quegli eventi accadessero, aveva sempre trovato piacevole confrontarsi con lui.
Certo più di qualche volta, lo aveva preso per un idiota, ma quando poi aveva scoperto la sua natura di stregone, aveva dato una risposta a tutti gli strani comportamenti che tante volte lo avevano portato a dubitare della sua intelligenza.
Va bene, forse idiota un poco lo era sul serio, ma quando lui aveva avuto bisogno di consigli o di conforto o di essere soltanto ripreso per qualcosa, Merlino non gli aveva mai negato quella parola giusta che serviva ad incoraggiarlo, a consolarlo o addirittura ad ammonirlo. Anche tagliente e irrispettosa, se necessario. E nonostante le differenze imposte dallo status sociale e dall’etichetta, tra loro erano nate spesso conversazioni che Artù aveva ricordato bene e che tante volte gli erano servite da lezione.
Merlino aveva la capacità di innervosirlo e di scuoterlo al tempo stesso, proprio perché non si era mai comportato fino in fondo come un servo. Anche se lui puntualmente lo rimetteva al suo posto, ordinandogli qualsiasi mansione gli venisse in mente, oppure schernendolo con le sue parole sprezzanti; o come aveva fatto quella notte…
Merlino continuava sempre ad imporre la propria persona, come se non si limitasse al semplice ruolo di servo ma anche a quello di consigliere, di guida, di protettore… e di amico.
“Per la cronaca. Non l’ho fatto.”
Artù riaprì gli occhi, sobbalzando e trovandosi davanti il mago. Torreggiava su di lui stringendo i pugni e quelle labbra che si erano assottigliate per il nervoso.
“Cosa?” domandò il principe, comprendendo subito che si riferiva alla conversazione di poco prima.
“Potevo farvi del male quella volta ma non l’ho fatto.”
“Lo so e-“
“Anche se più di una volta ve lo sareste meritato, non ho mai pensato di colpirvi intenzionalmente.” Continuò Merlino, ignorando la sua voce. Artù poteva leggere nel suo sguardo una rabbia che aveva trattenuto fino a quel momento e che finalmente poteva esplodere contro di lui, come se non avesse mai aspettato altro.
“E anzi a dirla tutta, mi sono sempre fatto in quattro per proteggervi con la mia magia!”
“Sì, lo-“
“Vi ricordate quando la Bestia Errante vi ha morso? Sono stato io a salvarvi!”
Artù provò nuovamente a parlare ma gli fu impossibile frenare la lingua del servo che ormai rigettava parole senza quasi respirare.
“E Nimueh la strega? Ve la ricordate? Sapete che sono stato io a fermarla e che vi voleva morto? O-o il Grande Drago! Credete veramente di essere stato voi ad impedire che distruggesse Ca-“
“Merlino, mi dispiace!”
L’esclamazione dell’erede al trono risuonò nelle orecchie del giovane, risvegliandolo dalla furia che lo aveva invaso.
Rimase in silenzio, con la bocca ancora aperta a fissarlo. La richiuse poi in attesa di qualche altra parola, quasi fosse convinto di non aver sentito bene.
“So quello che hai fatto, Gaius mi ha raccontato tutto.” Proseguì quindi Artù, il tono di voce che andava adombrandosi come se ogni parola fosse uno sforzo per lui.
“Mi dispiace per… quello che è successo. Non ne avevi colpa.”
“C’è un popolo intero che crede il contrario.”
“Non posso dire la verità, lo sai!” replicò velocemente Artù, agitandosi. “Camelot ha già perso la stima di mio padre, non posso dire a tutti cosa stavo per fare e perché, in questa situazione.”
Merlino scosse il capo a quelle parole così convinte. “Non mi umilierò ancora.”
“Ti sto chiedendo scusa, mi sembra.”
“Beh, dovrete dimostrarle le scuse. O potrei credere che lo facciate solo perché io vi guarisca.”
Il principe mugolò infastidito dalla testardaggine del mago. “Ma ovvio, che mi devi guarire!” esplose infine. “E poi ti potresti abbassare per favore? Non mi piace doverti parlare così!”
“Ecco, appunto. Iniziate proprio bene, Padrone. Devo andare adesso.” Si piegò per un inchino che ad Artù parve molto di scherno e pronunciò quell’appellativo con il tono più astioso che avesse mai sentito. Era impossibile stabilire chi dei due fosse il più furioso.
“Merlino, ringrazia che sono qui bloccato, perché se potessi muovermi te ne pentiresti!”
Il giovane mago sbuffò sarcastico ma non si mosse dalla sua posizione. “Beh, fortunatamente siete stato così sciocco da farvi ferire per mia mano. Non mi spaventano le vostre minacce.” Sentenziò, dandogli poi le spalle per tornare verso il fuoco.
“Dammi solo il tempo di guarire, stupido… di un servo!” fu la replica infiammata dell’erede al trono ma che ebbe solo l’effetto di catturare l’attenzione degli altri cavalieri. Sir Leon si avvicinò a lui preoccupato ma Artù lo mandò via bruscamente, dicendo di non aver bisogno della balia.
Continuò a borbottare a lungo, soprattutto quando ritornò più intenso il bruciore alle ferite. Imprecò anche, dimenticando l’etichetta chissà dove e non preoccupandosi nemmeno di andarla a ripescare.
Si era scusato, aveva ammesso la sua colpa nonostante lui fosse il principe. Che altro voleva quell’idiota di un servo?
Sospirò d’un tratto, quando rifletté meglio sui suoi pensieri: forse doveva smetterla di chiamarlo “idiota di un servo”…

*

Fu un rumore fastidioso a svegliare Merlino. Era riuscito a prendere sonno, dopo ore trascorse a riflettere sulla conversazione avuta con Artù. O meglio, avrebbe preferito riposare, visto che sentiva ancora addosso la stanchezza di quegli ultimi giorni, ma aveva continuato a ripensare a quello che si erano detti, a come dopo mesi in cui non si erano visti e soprattutto dopo quell’accaduto, avessero intavolato una conversazione surreale… che poi era sfociata nell’ennesimo battibecco.
Gli era venuto spontaneo dirgliene quattro. In barba all’etichetta, all’abisso che li divideva e a tutte le buone parole che il Grande Drago aveva sprecato per farli riappacificare.
Aveva riversato tutta quella rabbia che nei lunghi mesi di esilio aveva serbato nel cuore, offuscandolo, e che quando era esplosa sottoforma di parole infuriate all’indirizzo del principe, aveva portato via con sé ogni traccia di quell’oscurità che lo divorava ogni volta che aveva ripensato al passato.
Si era sentito alleggerito dopo. E soddisfatto anche. Perché quel testone del suo padrone aveva ammesso la sua colpa e gli aveva persino chiesto scusa.
Certo, quelle giustificazioni erano ancora tutte da dimostrare: Artù non aveva nemmeno chiuso la bocca che subito dopo lo aveva ripreso e gli aveva ordinato di guarirlo. Senza contare che il popolo di Camelot, cavalieri e sovrano compresi erano convinti che l’unico colpevole fosse lui e che l’erede al trono non avesse niente di cui discolparsi.
Erano troppi quindi, i pensieri che lo angustiavano, perché se da una parte si era sentito meglio dopo quella conversazione, dall’altra era ancora furioso con il principe. Se n’era andato ignorando le sue minacce e i suoi insulti ma non prima di avergli risposto a tono, senza frenare quella lingua che ormai non avrebbe più risparmiato nessuno.
Artù avrebbe dovuto capire che lui non era solo “uno stupido servo” come aveva seguitato a chiamarlo. Ma era una persona, anzitutto. E poi un mago e non di meno il suo protettore. Per cui se voleva salvo quel suo regale deretano, avrebbe dovuto collaborare. E umiliarsi anche lui, un poco,
perché Merlino aveva fatto già abbastanza.
“E’ incredibile!”
La voce di Gaius giunse alle orecchie del giovane, risvegliandolo del tutto. Avrebbe dormito ancora se non lo avessero svegliato e adesso che tornava cosciente, si accorse che il rumore proveniva dal punto in cui sapeva esserci il principe. C’era Gwen che parlava con Artù a voce un po’ troppo alta, per i suoi gusti e richiamava l’attenzione di qualche altro cavaliere, tra cui Lancillotto.
Merlino vide il principe risponderle freddamente ma non riuscì a leggere i suoi occhi chiari, per capire cosa provassero. Tornò a rivolgersi al suo tutore per chiedergli di cosa parlasse.
“Merlino, tu hai fatto qualcosa?”
“Quale tra le tante?” replicò ironico il mago, mettendosi a sedere e stropicciandosi la faccia perché passasse l’intontimento.
Gaius si piegò su di lui, tra le mani aveva delle bende che aveva appena ricavato da un mantello rosso Pendragon. “Sei riuscito a guarire Artù?”
Merlino arcuò le sopracciglia, sorpreso. “No… non ho fatto niente.” Lo sguardo si indirizzò immediatamente verso l’erede al trono e solo allora si rese conto che le vecchie bende raggrumate gli erano state tolte e sul petto nudo vi erano solo delle lievi piaghe arrossate.
“Possibile che sia un miracolo?” disse allora Gaius, l’incredulità nella voce.
Si guardarono per alcuni istanti, come ponderando sulle ultime parole del medico. Poi Merlino scosse la testa, cercando di rialzarsi in piedi.
“Forse ci voleva un po’ perché l’incantesimo che ho usato l’altro giorno, facesse effetto. Le ustioni avevano bisogno di tempo per guarire…”
“Lo spero ragazzo mio! Abbiamo aspettato più di un’ora da quando ci siamo accorti della sua guarigione e le ferite non si sono ancora ripresentate!”
“Di solito quanto tempo ci rimettevano per ricomparire?”
Gaius si strinse nelle spalle, riflettendo. “Quasi subito. Non facevamo in tempo a rendercene conto che subito Artù tornava a soffrire. E in ogni modo ci volevano settimane perché si rimarginassero così… e invece questa volta…” non ebbe bisogno di terminare la frase. Merlino aveva capito perfettamente, anche dalla speranza del suo tono di voce.
Inoltre la mente del giovane aveva iniziato velocemente a lavorare, quando gli fu chiaro che se dovevano agire come gli aveva spiegato il Drago, quello sarebbe stato il momento migliore.
Sollevò il capo, constatando che fosse buio fuori da quel rifugio e socchiuse poi gli occhi concentrandosi sulla sua magia.
“Drago, ci sei?”
Fu come se già sapesse che la creatura lo aspettava in cima alla grotta e infatti la sua risposta non tardò ad arrivare.
“Hai deciso di darmi ascolto, Merlino?”
Il mago sorrise, gli occhi ancora chiusi. Gaius non aveva notato nulla e si era affrettato per finire di medicare Artù.
“Ho altra scelta?”
“Certo che ce l’hai. Potreste rimanere lì a marcire finché non trovi un’idea migliore.”
“Ma non seguirei il mio destino…”
“Allora ti sei già risposto da solo.”
“Ma non è detto che io non possa ancora vendicarmi del principe, una volta fuori di qui.”
“Non lo farai.”
“E chi te lo dice?”
“Non hai ancora trovato una risposta a ciò che ti ho detto, vero? Ancora non sai come sia guarito così in fretta.”
“Cosa c’entra con ciò che ti ho detto?”
“Che devi ancora fare molta strada per capire. Adesso è giunto il momento che recuperiate Excalibur. Dovete fare in fretta, perché Mordred ha preso possesso del cristallo di Neahtid ed è pronto ad usarlo!”
“E va bene… ti dirò io quando scendere. Devo preparare queste persone al tuo arrivo o scatenerai un putiferio.”
“Prepararle? Che si spaventino di fronte alla mia potenza! Non ho dimenticato quello che mi hanno fatto!”
“Non costringermi ad ordinartelo da Signore dei Draghi. Lascia fare a me.”
Merlino non attese risposta, avanzò verso Artù, che nel frattempo veniva aiutato a rivestirsi. Sul torace e intorno alle mani, le bende rosse contrastavano con il pallore della sua pelle.
“Dobbiamo approfittare di questo momento e muoverci.” Spiegò, catturando l’attenzione di tutti su di sé. Sostenne lo sguardo dell’erede al trono che lo fissava incuriosito seppur ancora contrariato.
“Che intendi con muoverci?”
“Tra poco, verremo portati fuori di qui da… un mio amico. Se le vostre ferite sono in grado di reggere, possiamo andare a recuperare l’arma che fermerà i druidi.”
Artù lo guardava sempre più corrucciato. “Mi spieghi cosa hai in mente?”
“E’ quello che ho detto! I druidi sono qui per il cristallo di Neahtid.” Nel senti pronunciare il nome di quell’oggetto, il principe ebbe un fremito. “L’unico modo per fermarli è distruggere quel cristallo. E io so dove possiamo trovare la lama tanto potente da permetterlo.”
“E cosa vorresti fare tu, con un’arma?”
Gli occhi azzurri di Merlino ebbero un guizzo di luce, mentre rifletteva su ciò che diceva. Effettivamente le raccomandazioni del Drago avevano un senso, adesso. “E’ per questo che voi, dovrete venire con me. Siete il miglior cavaliere di Camelot e l’unico che può usare quella spada.”
“La cosa si fa interessante…”
“Ma sire! Siete ancora convalescente! E inoltre le ferite potrebbero…” Sir Leon provò a fermare il suo principe che già cercava di rialzarsi in piedi, completamente stufo di quella degenza.
“Le ferite non torneranno! Sono guarito ormai… e in quel caso, ci sarà Merlino con me, che le controllerà.” Lanciò un’occhiata in direzione del mago, che però rimase immobile.
“Avete sentito? Sono l’unico che può usare quella spada. E sono pronto a tutto, pur di salvare Camelot.”
“Lasciate almeno che veniamo con voi.” la voce convinta di Sir Leon non avrebbe ammesso nessun tipo di rifiuto. E Merlino sapeva che la grande devozione dei cavalieri per Artù non si sarebbe fermata al primo ostacolo.
“Tanto meglio.” Intervenne nella conversazione, spiccio. Non solo avrebbero potuto contare su altre forze, in caso di pericolo ma ciò avrebbe evitato anche che il mago restasse da solo con il principe.
Era la cosa che più gli pesava al momento, considerata la situazione così complicata e quelle ultime parole che si erano scambiati e che ancora gli risuonavano nelle orecchie.
“Bene… Ora, vi avverto: qualsiasi cosa vedrete, non reagite. Vi assicuro che non vi sarà fatto alcun male.”
I presenti guardarono tutti Merlino, con occhiate preoccupate e intimorite. Erano gli sguardi che di solito venivano lanciati agli stregoni, come se fossero colpevoli di portare loro dolore e sventure. Senza pensare che proprio un comune mortale e soprattutto il loro sovrano, era stato colui che li aveva condotti in quella fuga disperata.
Fu quindi con una luce sinistra negli occhi, che Merlino sollevò il capo e richiamò il Grande Drago nell’antica lingua.
E la creatura comparì alla loro vista planando pesantemente nella caverna.
Le orecchie di Merlino si riempirono delle urla di tutti e lui non riuscì a trattenere un sorriso soddisfatto: il Grande Drago aveva avuto la sua entrata trionfale… e anche lui aveva appena dimostrato a tutti, che i Signori dei Draghi esistevano ancora.

Continua…

Buondì!! ^^
Scusate il ritardo, avrei dovuto aggiornare ieri ma son stata due giorni senza internet per colpa del router ballerino -___-
In compenso la mancanza di distrazioni quali facebook, streaming, ecc mi ha permesso di arrivare quasi alla conclusione di questa fanfic (che ammetto aveva risentito di un blocco momentaneo)... quindi ancora qualche capitolo e la tortura finirà!! ;-D
E di questo che ne pensate? Finalmente Artù e Merlino si parlanoooooo... che faticaccia! XD soprattutto perchè mi sono usciti comici da soli, nonostante la situazione u_u è inutile, non ci riesco proprio a vederli seri per più di dieci secondi... mah.
E stavolta ho dato un po' di spazio anche al rapporto tra Gaius e Merlin che mi sembrava doveroso!
Ora aspetto commentiiiii!! Son proprio curiosa di avere pareri su quei due scemi che non fanno altro che bisticciare u_u faranno pace prima o poi? XD
Intanto vi lascio qualche piiiiiccola anticipazione:

"Non si aspettò quella reazione: il mago sobbalzò non appena sentì il tocco della sua mano e si scostò da lui quasi lo avesse scottato...."

Bene bene e adesso passiamo ai ringraziamenti!!
Innanzitutto grazie a tutti colori che hanno inserito questa storia tra le seguite, le ricordate e le preferite (che aumentano ancoraaaa *-* aaaaw!) e a tutti i lettori silenziosi! Anche se come sempre vi esorto a commentare! Più che altro per sapere se la piega che ha preso questa storia vi piace o no! ;-)

Poi voglio ringraziare in particolare: cabiria (ecco un primo approccio tra quei due ^^ che ne pensi? :D L'idea del Drago come suocera mi fa morireeeee XD ma in fondo Merlino aveva bisogno di consigli e lui era perfetto! Vaccate di Uther dici? beh... diciamo che l'arrivo del Drago non passerà inosservato....); saisai_girl (ehhh Merlino è troppo buono con Uther, è vero. Ma il punto è che Merlino in fondo è buono con tutti. Non ce lo vedo proprio ad uccidere se non per legittima difesa! Però intanto con le minacce gli ha chiuso il becco ;-) e adesso c'è da far pace col principe.... ihihihhi); akkarin_a (ti ringrazio tantissimo per il commento ^^ lo ammetto, quando vi chiedo di recensire non è tanto per sentirmi dire "brava" quanto proprio per conoscere i vostri pareri e le vostre supposizioni! Credo che in qualche modo servano sempre ad arricchirsi :-) Ora, adoro anch'io le storie con le rivelazioni! *-* soprattutto poi quando chi rivela è sempre sottovalutato da tutti! Qui Merlino finalmente si fa valere... e anche se è buono, non riesce a non approfittarne come nel caso del Drago XD La verità su quella notte, arriverà presto! Intanto però, una cosa posso dirla. Questa storia riguarderà unicamente il loro rapporto di amicizia... che è già complicato da solo, quindi non ci saranno risvolti slash. Per quello ho già idee per altre storie ;-D); Cassandra (grazie a te per il commento!! ^^ La verità sull'Asino Reale arriverà presto, promesso! Anche perchè finalmente mi dedicherò ben bene a quei due e al loro rapporto); Ramiza (sono d'accordo con te su tutta la linea! *-* credimi se ti dico che delle volte odio quando dipingono Merlino come un essere fragile e passivo; lui non è così, per niente! E in questa storia ho voluto imprimere soprattutto questo concetto... che sono felice sia arrivato ^^ grazie, davvero); bilancina92 (beh, Artù pare guarito adesso... ma resta ancora da capire il perchè! Merlino se lo sta ancora chiedendo.... XD); GiulyB (carissima! Anche se te l'ho già detto, sono contentissima di trovarti qui! ^^ grazie per tutti i complimenti e ti dirò... su una cosa ci hai preso! ;-) il prossimo capitolo sarà decisivo per alcune cosette... e intanto il Drago continua a dare consigli a modo suo XD); mindyxx (ritardo perdonato! XD tranquilla, grazie cmq per il commento! Ehehehe come ben sai sono sadica e c'è ancora qualche altro indizio da aggiungere, prima della verità! ;-) ma arriverà presto! Per quanto riguarda Uther... diciamo che gli manca il colpo di grazia....); aprile2010 (grazie di cuoreeee!! spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! ^^).

Già che ci sono mi faccio un altro po' di pubblicità! Recentemente ho scritto una one-shot sempre su sti due =D
Il titolo è "I doveri di un servo". E' una pre-slash ma sto lavorando per un seguito XD
Se ci fate un salto, ne sarei felice!! ;-)

Bene grazie ancora a tutti e COMMENTAAAATEEEEEEEEE!!!

Alla prossima!
Baci
Ry

   
 
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