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Autore: xXxOpheliac_382xXx    29/05/2010    1 recensioni
Il mio secondo sogno sui Gazetto, quello grazie al quale ho iniziato ad adorare Uruha XD anche questo era molto più corto e... stupido ._. così ho creato una situazione assurda e ho infilato quasi fino alla fine la mia Yuuwa con Aoi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aoi, Nuovo personaggio, Uruha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My Second Gazetto’s Dream:  Me and Uruha in love (?)


 

Eravamo in giro per questo piccolo paese italiano, dopo che io e lei avevamo finalmente trovato gli amori della nostra vita. Le nostre anime gemelle, come avevamo sempre desiderato. Così, io e la mia stupenda migliore amica, eravamo in autostrada, a piedi, con Aoi-san e Uru-pon. L’idea di arrivare al centro commerciale a piedi era stata solo ed esclusivamente mia. D'altronde, lei, in quel paese, ci era stata sì e no tre volte, forse.  Le avevo mostrato sempre le stesse cose, e non mi andava di farle vedere anche ai due: forse avevo paura di fare brutta figura, in un certo senso.

Tornate dal Giappone, prima avevamo presentato Aoi-san alla famiglia di lei, poi venne il mio turno con Uruha. Oh, come ci era rimasta mia mamma! Solo pensare al suo sguardo esterrefatto mi fa sorridere, anzi, forse anche ridere. Lui poi, si era divertito tantissimo a fare battute che io ero stata costretta a tradurre in italiano. Si poteva parlare un inglese fluente con mia mamma, che come me, aveva sempre eccelso nelle lingue straniere. Con Kouyou a casa, si provava a parlarlo, e Dio mio! quante figuracce aveva fatto tentando di cimentarsi nella formulazione di una frase un tantino più complessa! Però era tenerissimo: mia mamma sorrideva a gli porgeva il tè, io tentavo di nascondere dei risolini stupidi portando la mano sulla bocca e lui invece, arrossiva e sorridendo, abbassava un po’ la testa. Magari poi, quando ci trovavamo in camera da soli, gli accarezzavo una guancia e anche prendendolo un po’ in giro gli dicevo «Amore mio, sei davvero un fenomeno quando parli inglese! Per non parlare della tenerezza che mi fai!», e lui, ovviamente, sorrideva, arrossiva ed abbassava il capo di nuovo.

Quel giorno mia mamma aveva detto «Perché non uscite anche con Aoi e Yuuwa? E’ una così bella giornata! Magari andate in città. Qui, lo sai, non c’è proprio nulla. Soprattutto per lui, lo dico: chissà come si sente? Dover passare praticamente dalle stelle alle stalle... Dal grande, moderno, raffinato Giappone, a questo piccolo, arretrato paese pieno di ignoranti!». Non che anche la città accanto al nostro paesino di campagna fosse chissà quale grande centro culturale! Magari il porto, il mare, i bei locali, la rendevano una centro ancora abbastanza vivibile, nonostante i delinquenti e la malavita fossero ormai arrivati anche lì, ma non poteva essere decisamente messa a confronto con una città come Kyoto, Tokyo, la nostra amata Osaka o anche solo Nagoya, Sapporo..

Così, avevo pensato sarebbe stato meglio fare un giro per negozi, e magari passare un po’ di tempo nella discoteca o uno dei locali accanto il centro commerciale, appena fuori il mio modesto paesino. Eravamo all’entrata dell’infinito parcheggio, ma non avevamo ancora del tutto superato l’autostrada. Il sole aveva ormai superato l’orizzonte, e il cielo, come ero abituata a vedere da quando ero piccola, era prima di un bell’azzurro, per poi diventare arancione, quasi rosso in prossimità del confine. Le grandi ed ovattate nuvole, prendevano le stesse sfumature di quel cielo così sereno. Forse non ci avevo mai fatto tanto caso come durante quel pomeriggio. Probabilmente, la solita sensazione di serenità che provavo guardando il sole tramontare, era amplificata dal fatto che mi trovassi con lei ed Uruha. Sì, doveva essere sicuramente così.

 

Eravamo dentro ormai da ore. Pensavamo di essere lì solo da qualche minuto, e invece, il tempo era passato tanto velocemente, che non ci eravamo accorti dell’avviso della direzione diffuso grazie agli altoparlanti sparsi in tutta la struttura: il centro commerciale avrebbe chiuso entro qualche minuto. Io, come sempre disattenta, Yuuwa, altrettanto e quei due che di italiano cosa potevano capirne, avevamo continuato a camminare ignorando l’avviso. Così, quando le luci si spensero e si chiusero le saracinesche di tutti i negozi, fummo costretti a trovare un modo per sopravvivere: dormire sulle panchine che si potevano trovare vicino il bar interno, oppure sui bordi delle fontane agli ingressi. Da mangiare si poteva trovare di tutto nell’ipermercato, per cui eravamo a posto!

«Amore, mi accompagni in bagno?» Queste le ultime parole che avevo sentito dalla bocca di Yuuwa quella sera. Aoi sì, l’aveva accompagnata, e io ed Uruha eravamo rimasti seduti su quella panchina ghiacciata. Quella era solo ed esclusivamente per noi, accanto c’era quella di Aoi e Yuuwa. Eravamo quasi sdraiati, in qualche modo, ed io, ero stretta dalle sue braccia. L’unica luce proveniva dall’insegna del bar, e potevo notare in lui una certa aria divertita. Avevo avuto occhi solo per Kouyou sin da tre mesi prima di quella giornata, e speravo con tutta me stessa che continuasse ad essere così per sempre. Sì, lo so: un desiderio scontato per una giovane donna innamorata! Lo vidi avvicinare il suo volto al mio «Promettimi che non mi lascerai mai», sussurrò. E io, ovviamente, risposi «Sì», con voce a dir poco tremante. Mi baciò, appoggiando appena le labbra alle mie. Credo di aver provato meno tensione quando avevamo fatto l’amore per la prima volta. Faccenda pazzesca a dir poco.

«Ti amo», mormorò poi, prima di addormentarci entrambi in un posto assurdo come quello.

   
 
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