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Autore: crimsontriforce    30/05/2010    0 recensioni
È una strana amicizia a tre, quella che nasce da un'Ammazzadraghi piantata nel petto di uno dei partecipanti. [Albert, Dart, Lavitz]
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trekking col morto





Due più uno

Sud di Serdio



“Questo guanto...”, farfugliò il ragazzo tamburellando con la mano destra sull'armatura rossa che gli copriva la sinistra. Prima di aprire bocca doveva essergli sembrata un'idea meravigliosa; ora si avvicinava titubante, con l'espressione di uno che sarebbe stato più a suo agio in bocca a un drago.
Albert registrò la sua presenza da qualche parte nel susseguirsi confuso di luoghi e facce che gli si erano parati davanti da dopo la fuga dalla prigione di Hellena. Che lo lasciassero tutti solo coi suoi ricordi, una buona volta. Incassò la testa fra le braccia raccolte, sperando di scomparire nella roccia su cui era seduto.
“Questo guanto è... l'ultima cosa che ha toccato”, riprese Dart con voce più ferma, “mentre mi affidava la cura di Lei... di te.”
Allungò la mano – come si fa coi cavalli, a onor del vero, piano piano col palmo aperto per mostrare di non avere cattive intenzioni, e finì a scompigliargli i capelli in una carezza ferrata.

Era infantile. E stupido. Ma di uno stupido col cuore, da fratello maggiore preoccupato – difatti Shana lo riconobbe proprio per quello e sorrise, poco lontano.
E non era il tocco di Lavitz. Se l'intenzione era quella di assolverlo per interposta persona, stava sbagliando tutto: non sapeva. Non poteva capire come vent'anni di morti erano confluite nell'unica con un volto. Ma l'intenzione alla fine sembrava più semplice di così, più basilare e Albert, stremato e dolente, seppe riconoscere il calore in quella mano distesa. Vi appoggiò la fronte e chiuse gli occhi.







Tre meno uno

Mayfil, città della morte



Albert avrebbe chiamato il suo nome, l'avrebbe urlato perfino, dimentico di ogni etichetta e del pericolo che altri mostri lo sentissero, se avesse creduto di avere anche una sola possibilità di venir compreso da quell'ammasso putrescente che li scherniva vestendosi di una forma amata.
Dart chiese, “Lavitz, ascolta, sono io”, e Lavitz ascoltò.

Albert si sarebbe lasciato trafiggere, se fosse servito ad espiare il senso di colpa che si portava dietro da Hellena e che nelle lugubri aule di Mayfil ricordava fin troppo da vicino il peso di catene infernali. Ma la sua missione lo atterriva ancor di più, una missione che lo richiedeva vivo, e così la consapevolezza di una patria che dipendeva da lui, e Albert restava disperatamente aggrappato alla sua lancia, alta in posizione di parata, le nocche serrate fino a sbiancare.
Dart lasciò cadere la spada, offrendo il petto al colpo nemico, e la presa del demone si spezzò.

Lavitz ringraziò una sola persona, prima di scomparire in una colonna di luce, e non era il suo re. Albert non gli diede torto.










LA FREDDEZZA EMOTIVA DI QUESTO GIOCO MI UCCIDE. HO GIOCATO PARTITE A LEMMINGS PIU' SENTITE. Anche l'inconsistenza della trama, a dirla tutta.

Al momento segno la raccolta come completa, ma non escludo di aggiungerci qualcosina in futuro! :)
   
 
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