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Autore: Creusa Jones    02/09/2005    2 recensioni
I ricordi sono entità impossibili da dimenticare...se seppelliti, assai spesso riemergono con inestinguibile forza, ostinati, reclamando vendetta. L'animo del giovane Harry James è inquieto, ma... come scoprirà, non sarà solo quando infurierà la guerra...
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 1 An Unexspected but Surprising Surprise Come dimenticare? Per l'ennesima notte, Harry non riuscì a dormire. Erano trascorsi ormai due mesi da quella fatidica notte...quella maledetta notte. Come dimenticare ciò che era avvenuto? Harry era consapevole del fatto che avrebbe dovuto farsene una ragione e trovare il modo per andare avanti... tuttavia, era estremamente arduo convivere con quel ricordo...quel terribile rimorso. Ma in fondo, Hagrid diceva il vero: "Quel che sarà sarà, Harry... e quando arriverà il momento lo affronterai, ragazzo mio". Rammentando quelle parole, oramai completamente sveglio, prese gli occhiali posti sul comodino, li infilò e si alzò dirigendosi verso la finestra. Scostò le leggere tendine ed osservò il passaggio ancora avvolto nel sonno, al di là del vetro. Edwige non aveva ancora fatto ritorno e lui si sentiva solo senza la compagnia della sua candida e fedele amica. Privet Drive era deserta, quasi una strada fantasma. Tutto lì intorno era desolato e così fastidiosamente silenzioso. L'animo di Harry era inquieto per gli incubi che senza che senza sosta lo tormentavano e l'insonnia. Ad ogni modo, mancava solo un giorno - o meglio, solo poche ore - all'arrivo della famiglia Weasley che l'avrebbe portato alla Tana, per trascorrere le ultime due settimane di vacanza. E questa era una prospettiva molto rassicurante... inoltre, c'era qualcos'altro che rincuorava il giovane mago. Un sogno, quasi la reminiscenza d'un sogno, un ricordo remoto di cui rammentava uno sguardo, nient'altro. Non un suono, non un qualsiasi rumore o volto... solo una sguardo immensamente dolce, sereno dall'intenso colore d'una viola. Ma più che un vero e proprio ricordo era una sensazione. Ripensando a quell'immagine, alzò gli occhi al cielo che aveva assunto la stessa tinta luminosa di quegli occhi così simili a pietre preziose. Stava albeggiando. Sorridendo, con il cuore un po' più leggero, si allontanò dalla finestra e cominciò a preparare le ultime cose per la partenza. Non stava più nella pelle, contava i minuti che lo separavano dalle 11.00, ora in cui sarebbe giunto il suo migliore amico: Ron. Rumori nella stanza a fianco e nel corridoio. Probabilmente zia Petunia si era alzata e a giudicare dal fracasso di inconfondibili passi pesanti anche zio Vernon. Le lancette dell'orologio procedevano spedite...ed erano già le 8.40, così Harry si vestì per la colazione che ovviamente avrebbe dovuto prepararsi da sé, ma ormai era abituato. Scese con passo lieve le scale ed entrò in cucina. "Ah...sei solo tu" disse acida zia Petunia, spuntando con il suo viso cavallino da dietro l'anta della credenza. Zio Vernon emise uno strano grugnito. "Speravo fosse il nostro piccolo Dudders..." continuò la donna, poi rivolgendosi al marito disse: " dorme ancora? Ho sfornato i suoi dolci preferiti" concluse con aria allegra. La dieta del caro Dudley, notò Harry con sollievo, doveva essere terminata, seppur non avesse affatto sortito i risultati sperati; dal momento che il piccolo Dudley somigliava sempre più ad un ippopotamo dai capelli biondi. "Non hai sentito tua zia, ragazzo? Non stare lì impalato sulla porta come uno stoccafisso! Svelto, va' a chiamare tuo cugino" lo aggredì lo zio, brusco. Sebbene riluttante, il giovane Potter obbedì. Uscì dalla cucina e ripercorse al contrario la strada, diretto alla stanza del cugino. Quella mattina non aveva proprio di ribattere o rispondere per le rime. Risalì i gradini con moltissima calma e alquanto soprappensiero. Ma tosto, venne barbaramente riportato alla realtà da una forsennata gomitata alle costole che gli mozzò il fiato e quasi lo fece ruzzolare giù dalle scale. Riprendendo fiato,massaggiandosi il petto dolorante, si accorse che il gentil gomito apparteneva a Dudley, il quale con furia taurina correva saltando a due a due i gradini e facendo tremare il pavimento. Quando tornò in cucina, Harry sedette il più distante che poteva dai tre Dursley che naturalmente non diedero alcun segno di averlo notato. Noncurante di ciò il ragazzo prese una fetta di pane tostato e si versò del latte nella tazza. Vide Dudley rimpinzarsi di smisurati bon bon strabordanti di crema al cioccolato caramellato fino a scoppiare ed osservare avidamente, con i suoi occhietti porcini ridotti a due fessure, il dolce che lui,Harry, si accingeva ad assaggiare. Dopo aver bevuto la solita tazza di tea, zio Vernon guardò l'orologio ed il suo tondo faccione paonazzo e baffuto sbiancò. Di lì a pochi secondi scoccarono le 10.00 ed Harry comprese. Mancava davvero poco! Successivamente alla colazione, l'allegria sul viso di zia Petunia era svanita e sia sulla casa che sui suoi abitanti era calata un'aura d'ansia e attesa. Solamente Harry sembrava euforico, il che non faceva altro che innervosire ulteriormente suo zio. La tensione si poteva tagliarsi con il coltello. "Che hai tanto da ridere?"abbaiò. "Non ridevo, controllavo solo di aver preso tutto" disse in tono piatto. "Mhm...sarà meglio per te" grugnì il parente. "Sai, non vorrei mai dimenticare qualche libro anormale o qualche sacchetto di Mou Mollelingua" disse sarcastico Harry, fingendo preoccupazione mentre con la coda dell'occhio notava suo cugino tapparsi la bocca con aria terrorizzata con quelle sue mani grassocce. Evidentemente aveva ricordato quel che era accaduto l'estate precedente per via dei Tiri Vispi Weasley di Fred e George. Harry si trattenne a stento dallo scoppiare a ridergli in faccia. I tre Dursley sedettero sul divano del salotto uno accanto all'altro, tentando di non prestare la minima attenzione al giovane che faticando non poco trascinava il baule dalla sua stanza al salotto. Zio Vernon, dal canto suo, irritato dalla presenza di tutti quei numerosi e indesiderati oggetti magici, afferrò il Daily Mail ed iniziò a leggere come di consueto; zia Petunia cominciò a ricamare, le mani incontrollabilmente tremanti e nervose. Dudley, pallido come un cencio, si limitò a guardarsi intorno, turbato. "Zio..." cominciò Harry " zio Vernon..." . Ma nessuno pareva dargli ascolto, così dovette alzare la voce (un po', forse). " Zio Vernon!". L'uomo sobbalzò. "Cosa urli?! Non sono sordo!" Harry pensò che lo fosse, ma non lo disse. "Non sono disposto a firmare nessun altro permesso che provenga da quel posto bislacco" grugnì l'omaccione. "Il giornale, zio Vernon... è al contrario" si limitò a dire il giovane mago in tono noncurante, dopo di che si sedette sul baule, aspettando. Il salotto era piombato nel silenzio più totale ed Harry guardò nostalgico la grande gabbia vuota di Edwige. La prima a rompere l'irreale atmosfera di quiete creatasi fu la zia. "Come avranno intenzione di arrivare questa volta?" proruppe flebilmente, soppesando ogni parola e temendo la risposta. L'anno precedente infatti i Weasley erano piombati in casa Dursley combinando (involontariamente) un gran pandemonio. Zia Petunia rasentò l'isteria quando si trovò nel bel mezzo del colossale caos. Un atroce dubbio pervasa la mente di Harry...e se fossero arrivati ancora con la Polvere Volante? Oh, sarebbero stati guai. Zio Vernon in seguito a quell'incidente si era assicurato di far richiudere completamente il camino per scongiurare l'eventualità che riesplodesse. "Ah! Adesso è a prova di bomba. Sta certo ragazzo, nemmeno quella gentaglia dei tuoi amici riuscirebbe più a passare di qui ora!" sosteneva orgoglioso,agitando il dito paffuto in segno di minaccia davanti al naso di Harry che tuttavia non ne era affatto convinto. "Non saprei" rispose alfine Harry. "Sarà bene che vengano in maniera consona o questa volta se la vedranno con me!" esclamò rivolto alla moglie, impettito e fiero come un generale napoleonico. "Ti assicuro che se succede come l'anno scorso, gli faccio causa a quel Winsy" concluse, guardando il nipote in cagnesco. "Weasley..." lo corresse Harry, impassibile. "Mai che si comportino civilmente questi...anormali. Scommetto che saranno nuovamente in ritardo". Anche Harry suo malgrado pensava che sarebbero arrivati in ritardo...ma contro ogni previsione... DLIN DLON!! Il campanello suonò e tutti -compreso Harry - sussultarono. Dapprima nessuno si mosse, ma il campanello suonò ancora...e ancora. Il maghetto decise di andare alla porta. "Aspettavi ospiti caro?" sussurrò la donna al marito mentre il campanello seguitava a trillare nervoso. "No. Ma che modi sono questi? Chi è il pazzo che continua a suonare così?!" sbottò lo zio perdendo le staffe. Era scattato in piedi, il faccione livido, diretto di gran carriera all'ingresso all'ingresso. Così, Harry allarmato lo precedette e si fiondò ad aprire la porta. I suoi stupefacenti occhi verdi si illuminarono dalla gioia. Davanti a lui, un uomo vestito di verde sgargiante che ancora giocava con quel povero campanello. Intanto zio Vernon stava quasi per esplodere. "Signor Weasley!" esclamò il ragazzo ed in quello stesso istante l'orologio a cucù cantò le 11.00. In orario perfetto!! "Oh,salve Harry! Tutto bene?" l'espressione raggiante del giovane era già una risposta più che sufficiente. "Potrebbe gentilmente smettere di tormentare il campanello, se non le spiace". Zio Vernon rimarcò in particolar modo sulla parola gentilmente, stando alle spalle di Harry e cercando come poteva di contenere tutta l'ira repressa. "Oh, ma certo...stupefacente! Come funziona questo rapanello, ad ecletticità?" chiese l'uomo di verde vestito, ansioso di risposte. "Si chiama campanello e ...sì, funziona ad elettricità, signor Weasley". "Bene". "I bagagli sono nel salotto" brontolò sbrigativo e sgarbato l'omone baffuto come se si stesse rivolgendo ad un fattorino. "Già è vero" disse Arthur Weasley, risvegliatosi dall'estatico torpore provocatogli dagli oggetti babbani. Entrando in casa, Harry incrociò lo sguardo del poderoso zio. Quanto ancora avrebbe resistito prima di scoppiare? Meglio non constatarlo. Zia Petunia e Dudley erano lì sul divano. Immobili,pietrificati. Non si mossero neppure quando il signor Weasley li salutò cordialmente o quando Harry diede loro l'arrivederci. In men che non si dica sia il giovane mago che Arthur (e bagagli al seguito) furono in auto ( una graziosa macchina celeste cielo presa in prestito dal Ministero) pronti a partire. "Allora Harry, come hai passato le vacanze?" "Bene...ehm...signor Weasley..." "Dimmi pure" il suo tono era gentile e affabile. "Be', dov'è Ron? Ecco... pensavo venisse anche lui". "Mhm...ehm...vedi, non ha potuto. Aveva un impegno inderogabile" rispose piuttosto sibillino il signor Arthur. Harry si risentì un tantino per la mancanza dell'amico...ma presto avrebbe dovuto ricredersi. Questo, però, lui ancora non lo sapeva. Prese ad osservare il paesaggio al di là del finestrino che sfrecciava straordinariamente veloce. Il vetro era giù per metà ed una brezza leggera gli carezzava il viso, scompigliandogli i corvini capelli ribelli. Era piacevole e rilassante. Seppur quella fosse un auto magicamente modificata, ci volle un po' prima di giungere alla meta: la Tana. "Eccoci arrivati". I due scesero dal veicolo e scaricarono il baule e la gabbia. L'atmosfera tutt'intorno era stranamente silenziosa. All'ingresso il signor Weasley mormorò Tollite!, puntando la bacchetta verso i bagagli che si sollevarono da terra e cominciarono, galleggiando sinistramente a mezz'aria, a dirigersi verso i piani superiori. "Non c'è nessuno" osservò Harry. "Forse sono usciti" ribattè con nonchalance Arthur, osservando il baule che nuotava nel vuoto percorrendo le scale. "Uh!! Ascolta Harry, ho dimenticato una cosa importante.Devo andare, ma non ci metterò molto. Accomodati pure, nel frattempo. Fa' come se fossi a casa tua" detto ciò, girò i tacchi ed uscì dalla casa. Harry rimase solo. Oltrepassò il salotto e si trovò in cucina. Si sedette su una sedia. Attese. Era sorprendente vedere come nulla alla Tana era cambiato rispetto alla seguente estate, mentre tutto il resto intorno a lui era inevitabilmente mutato. Almeno la Tana, pensò tra sè. Si guardò attorno, scorse l'orologio da parete innanzi a lui. Le strane lancette che informavano sull'ubicazione dei Weasley erano stazionate tutte nel medesimo luogo...la Tana. Erano tutti lì,allora?! Eppure nessuno gli era venuto incontro per salutarlo. Harry sapeva che era egoista pensare di voler essere sempre al centro delle loro attenzioni...non gli era tutto dovuto per il solo fatto d'essere Harry Potter. Se non volevano salutarlo, avevano tutto il diritto di non farlo. Ad ogni modo, non capiva il loro insolito comportamento. Tutta questa freddezza, la quasi totale indifferenza...non riusciva proprio - per quanto ci provasse- a spiegarsene il motivo. Era lì, solo in una casa quanto mai lontana. I pensieri iniziarono a vorticare frementi ed incontrollabili nella sua giovane mente. Il tempo fuori era bello ed il sole splendeva, ma egli non ci fece caso. Picchietii sul vetro della finestra. Harry alzò gli occhi e si diresse verso il rumore proveniente dall'esterno della finestra. Scostò piano le tende a quadri rossi e... il sorriso tornò sul suo bel viso. Quella visione lenì la sua tristezza. "Edwige!" Aprì immediatamente la finestra, più felice che mai. Ringraziò il cielo di avergli riportato la sua candida amica. la nivea civetta gli volò incontro, si appollaiò sulla sua spalla destra, gli beccò dolcemente la guancia in segno e tubò dignitosamente. Harry sorrise. Improvvisamente Edwige si alzò in volo ed uscì dalla stanza. "Edwige, dove vai?". L'animale tornò indietro e rimane a mezz'aria battendo le ali lucenti, in attesa...come se volesse essere seguita. Così il giovane spalancò in fretta la porta di servizio della cucina ed uscì dall'abitazione per seguire Edwige. "Aspettami! Dove stai andando?". Accelerò il passo. Edwige svoltò l'angolo ed Harry con lei,poi... "SORPRESA!!" Si fermò di scatto. Nel giardino era stato allestito un vero proprio banchetto: un'immensa tavolata, letteralmente invasa da ogni genere di leccornia gli si parò davanti. I Weasley in coro gli urlarono: "AUGURI HARRY!!" . Fred e George fecero scoppiare alcuni petardi di loro invenzione e scintille multicolore splendettero intorno a tutti loro. Ron gli corse incontro. Harry era sbalordito, senza parole. Edwige volteggiò un paio di volte sul suo capo, poi si diresse verso un uomo e si fermò sulla sua spalla... Sirius Black!!! Harry pensò d'avere le allucinazioni. Come poteva il suo padrino essere lì, davanti a lui? "Buon compleanno, Harry!". La sua voce risuonò chiara e limpida nelle orecchie di un Harry quanto mai sconcertato. Guardò quell'uomo...alto, scuri capelli corti e ben tenuti, il volto giovane pulito e sbarbato, due grandi ed espressivi occhi turchesi che lo fissavano,sorridendo. Era completamente diverso dall'ultima volta in cui lo vide, ma non aveva alcun dubbio, ne era certo...era lui: il suo padrino. Il giovane mago avvertì un leggero formicolio agli angoli degli occhi. "Ci sei, Harry?" chiese Ron, vedendo l'aria stralunata dell'amico. Harry ricacciò indietro le lacrime che minacciavano di sgorgare sfacciate sul suo volto. "Eh? Oh, sì sì, ci sono". Vedendo tutti quei volti felici non potè fare a meno di sorridere a sua volta. La tristezza e i cupi sentimenti che per l' intera estate lo avevano perseguitato svanirono come fumo. Fu più forte di lui, non riuscì a trattenersi: corse verso Sirius e lo abbracciò con tutte le sue forze, come un bimbo che rivede il padre dopo lungo tempo. Sentì una lacrima scivolare calda sul profilo della guancia. La asciugò prima che qualcuno potesse accorgersene. "E' stata di Surius l'idea per questa festa, sai Harry?" esclamò Ron. "Be', avevo pensato ad una festa per il tuo compleanno...anche se un po' in ritardo, a dire il vero. Dopotutto, 15 anni non si compiono tutti i giorni, dico bene?" disse quasi imbarazzato Sirius. Harry si staccò dal padrino. "Sirius, come sei riuscito ad arrivare qui? E' rischioso, sei ancora ricercato" affermò il ragazzo istintivamente. "Non preoccuparti, sono un osso duro...e comunque non pensiamo a me ora. C'è un compleanno da festeggiare: il tuo". Harry non insistette oltre con le domande anche se mille quesiti in quel momento affollavano la sua mente. "Come stai,Harry? Stai bene, caro?" domandò premurosa la signora Weasley, cingendolo in un abbraccio che avrebbe potuto far concorrenza al possente Hagrid. "Hai deciso di stritolarlo, mamma?!" Molly Wealey lasciò Harry che tornando a respirare normalmente, si riassettò i tondi occhiali sul naso. "Ora capisci, Harry, perché non c'era nessuno in casa?" disse sorridendo Arthur Weasley. "Io...grazie...non so cosa dire" balbettò il giovane. "Meglio, così possiamo cominciare a mangiare!" scherzò Fred (o era George?). La madre fulminò entrambi con lo sguardo, ma presto rise. Harry prese posto accanto a Sirius ed osservò i commensali uno per uno. C'erano proprio tutti: la signora Weasley che insisteva affinché lui e Black facessero il bis di tutto; il signor Weasley che discuteva animatamente con Percy riguardo la reale funzione dei telefoni cellulari babbani; vicino a loro si trovava Bill, un'altro dei fratelli maggiori di Ron. Egli lavorava per conto della Gringott (l'inespugnabile Banca dei Maghi). Più in là stavano: Charlie che interessò tutti esponendo le nuove scoperte sullo stile di vita dei draghi; poi Fred e George che come di consueto erano i più scatenati. Harry notò anche Penelope Light, la fidanzata di Percy, che chiacchierava allegra con Ginny, l'ultimogenita di casa Weasley...e naturalmente c'era il suo padrino. Questa era la più grande, gradita e sorprendente sorpresa di quel giorno, per lui. Fu solo dopo un po' che si accorse...mancava solo una persona all'appello. Qualcuno di molto importante: Hermione. Ma come aveva fatto a non rendersene conto prima? Forse la presenza di Sirius gli aveva fatto dimenticare la sua migliore amica? Tuttavia, l'atmosfera fu lieta a tal punto che non diede eccessivo peso alla sua mancanza. La festa fu qualcosa che Harry non si sarebbe mai aspettato. "Eccezionale", pensò. Mangiarono più di quanto i loro stomaci potessero contenere. Dopo i secondi (che furono più di due), miss Weasley portò in tavola dei graziosi ed invitanti dolci simili a crostatine dalle forme bizzarre. Con enorme sorpresa di tutti, addentandone uno Bill iniziò a ricoprirsi di squame verdi e azzurre, tramutandosi in breve tempo nel sosia di uno dei draghi descritti da Charlie poco prima. Fred e George si rotolarono dalle risate ed anche gli altri (Bill compreso) scoppiarono in una risata sonora. Harry era certo se fosse capitato a Percy, per i gemelli sarebbero stati dolori. "Ah,ah!! Te lo dicevo io che avrebbe funzionato! Ah!" ansimò a fatica George, tenendosi il ventre dolorante per le risa. "Potremmo battezzarle con il nome di Squamotti!" "Penso che avranno enorme successo se li metterete in commercio, ragazzi" esclamò ridendo Bill, nascosto dalle squame. "Che figli degeneri!! Manomettere i dolci e trasformare vostro fratello in un uomo-drago!" si adirò mamma Weasley. "Dai mà, era solo uno scherzo" disse Fred, stampando un grosso bacio sulla guancia della madre. Fra schiamazzi e chiacchiere si fece largo il tramonto, dipingendo il cielo d'oro e d'arancio. La giornata passò tanto velocemente che Harry si stupì di scorgere il sole rosso che calava sulla volta celeste, al di là degli alberi. Arrivò il momento della torta! Sirius si alzò e si schiarì la voce. "Bene, credo che sia arrivato il momento più atteso..." fece uno sguardo eloquente a Harry "...la torta! Ma prima vorrei ringraziare voi, Molly ed Arthur per avermi dato la possibilità d'essere qui quest'oggi. Non mangiavo così bene da moltissimo tempo". Miss Weasley arrossì. Il signor Weasley sorrise comprensivo. "Figurati Sirius. Qui sarai sempre il benvenuto, lo sai". Dopo di che Black, alzò la bacchetta pronunciando: "Dulcia!". Si udì un piccolo "sbuff" poi, su una graziosa nuvoletta a mo' di vassoio, apparve la torta più invitante che Harry avesse mai avuto il piacere di vedere. Dalle notevoli dimensioni, la torta costruita su tre livelli (che la facevano sembrare simile ad una piramide) aleggiava a mezz'aria, sospinta dalla bacchetta di Sirius che la fece giungere fino al centro della tavolata. L'aria si impregnò del delicato profumo del dolce. L'uomo dagli occhi turchesi pronunciò: "Flama!" e le 15 candeline si accesero all'unisono. "Avanti Harry, esprimi un desiderio". Un desiderio? Harry era troppo felice per desiderare altro, non gli veniva in mente nulla...tranne...un pensiero impossibile fece capolino nella sua memoria...forse...Soffiò sulle candeline. Tutti applaudirono e il giovane mago sorrise a quella che da ormai un lustro considerava la sua famiglia. Ad ognuno Sirius distribuì una grande fetta di torta. Il sole era calato completamente, le ombre si allungarono nella sera stellata sferzata da un'amena brezza profumata di muschio selvatico. Per quella che era stata una giornata fantastica, si prospettava una serata ancora migliore. Fino a quando il cielo divenne troppo buio. Miss Weasley ed il marito con Charlie e Bill iniziarono a sparechiare, lasciando il povero Siriusin balia delle mille domande dei giovani Weasley e di Harry.. Dopo un po' la compagnia fu riunita di nuovo e Black fu libero da quella valanga di curiosi. "Bene..." proruppe Sirius, dopo il caffè " Sono stato immensamente bene con voi, ma è giunto per me il tempo di andare". "Andare...adesso?" "Sì, Harry. Non posso trattenermi oltre...per questioni di sicurezza" disse pacatamente l'uomo dallo sguardo profondo come il cielo. "Inoltre Fierobecco starà per arrivare". "Bene Sirius... allora arrivederci" disse il signor Weasley, stringendo la mano all'amico, " Tienici informati". "Lo farò Arthur, addio". "Fa' attenzione" raccomandò miss Weasley. "Forza ragazzi,salutate Sirius e poi tuttu a letto". Così, uno ad uno salutarono Black e si diressero nelle proprie stanze. "Ci vediamo in camera, Harry" disse Ron mentre attraversava la soglia dell'abitazione. "Be', sarà meglio che andiamo anche noi, caro". "Sì, hai ragione. Buonanotte". Quando anche i due coniugi Weasley rientrarono, il maghetto e Sirius rimasero soli a guardare il manto vellutato del cielo blu punteggiato da copiose stelle luminose che circondavano la bianca luna al suo primo quarto crescente. "Speravo rimanessi almeno fino a domani". "Non mi è possibile, Harry... anche se, credi, lo vorrei tanto". "Perché no, scusa? Potresti smaterializzarti così da arrivare a destinazione in un battito di ciglia" propose speranzoso. "Potrei, è vero, sarei facilmente rintracciabile e correrei il rischio di essere scoperto". "Capisco". "Le cose miglioreranno... dovresti vedere Fierobecco come è cresciuto" disse Sirius, sorridendo. "Dove vivi ora?" azzardò Harry. Sirius parve riflettere prima di rispondere. "Lontano, in campagna" replicò evasivo, "E' un posto davvero...vivibile, forse un po' troppo calmo per me. Inoltre l'ippogrifo può scorrazzare tranquillo senza pericolo d'esser visto". Seguì qualche istante di silenzio in cui un gruppo di pasciute nuvolette celesti attraversò celere la volta stellata rincorrendosi. "Buon compleanno,Harry" esclamò all'improvviso il suo padrino, facendolo sobbalzare. L'uomo gli porse uno scrigno di legno scuro e piuttosto greve provvisto di un luccicante lucchetto dorato. "E' per me?" "Ma certo! Pensavi che non ti avrei fatto un regalo?" "Oh, grazie...cos'è?". In realtà, per Harry, il fatto che Sirius fosse sano e salvo era il migliore dei regali. "Aprilo" lo esortò Black, porgendogli una chiave bronzea decorata con fili d'argento. "Un diario?" si stupì Harry, estraendo un quaderno dalle molte pagine, ricoperto da velluto bordeaux e chiuso da un nastro blu prussia di seta. "Era di tua madre" disse infine l'uomo in un sospiro che celava profonda malinconia. Harry si accorse che in cima al diario che teneva fra le mani vi erano incise a caratteri aurei le lettere che formavano il nome: "Lilian Evans". Un vortice di emozioni invase il cuore di Harry. Gioia, tristezza, felicità, malinconia...non sapeva neanche lui come si sentiva in quell'istante. "Come mai...lo avevi tu?" chiese senza distogliere lo sguardo dal prezioso oggetto. "E' l'unica cosa che sono riuscito a trarre in salvo quella notte di tanto anni fa...quando giunsi alla vostra casa in macerie, quando non ti trovai. L'ho custodito per tutto questo tempo con la massima cura, attendendo il momento opportuno... e finalmente è giunto" disse Sirius, poi guardò Harry con dolce espressione paterna. "La conoscevo bene... sarebbe stata felice di sapere che adesso sarai tu a conservarlo". Harry sentì una lacrima scivolare cristallina sul suo volto chiaro. "Tu... l'hai mai letto,Sirius?" "No, non avrei mai potuto violare i pensieri più intimi di Lily. Questo diario era destinato a te. Solo tu puoi leggerlo...solo tu sei in grado di trovare la chiave che ti permetterà di sfogliare queste pagine che a chiunque altro appaiono vuote e candide" gli sorrise. Seguitarono a conversare piacevolmente fino a quando un acuto verso ruppe la quiete dell'aria. "Fierobecco!" esclamò istintivamente Harry. Sirius annuì. Quasi subito un'enorme creatura alata planò sull'erba verde scuro, sollevando un turbine di foglie. I grandi occhi arancioni dell'animale mitologico scintillarono sinistramente nel buio. Sirius si inchinò al cospetto dell'ippogrifo senza mai interrompere il contatto visivo e dopo pochi secondi Ia fiera creatura si prostrò, permettendo a Black di avvicinarsi per carezzargli amorevolmente il becco. Anche Harry eseguì il medesimo rituale. Seppur conoscessero entrambi Fierobecco, tale consueta cerimonia fatta di inchini era indispensabile se non volevano aizzare l'animale, famoso per essere incredibilmente altero ed orgoglioso. "Ben tornato, amico mio" lo salutò Sirius. "Ora devo proprio partire, fra non molto albeggerà". "Mi ha fatto piacere rivederti". Furono le sole parole che lì per lì riuscì ad esprimere perchè un nodo alla gola gli impediva di continuare. "Anche a me, Harry" rispose l'altro, abbracciando il figlioccio. Fierobecco si piegò sulle zampe anteriori cosicché Black potesse montargli in groppa con un sol balzo. "Ci vedremo ancora, ti scriverò ogni volta che mi sarà possibile. A presto". L'ippogrifo si librò in volo, alzando numerosi aliti di vento e prese immediatamente quota. Il giovane stette con gli occhi smeraldini rivolti verso l'alto finché Sirius e la sua cavalcatura non furono spariti al di là delle nubi crepuscolari che preannunciavano l'imminente avvento dell'alba di un nuovo giorno. Con la pace nel cuore e con molta calma Harry rientrò nella casa addormentata e stando attendo a non fare alcun rumore molesto, salì piano la scala - che scricchiolava ad ogni passo - conducente alla stanza di Ron. Entrò nella camera (Ron dormiva profondamente), si mise il pigiama, si sfilò gli occhiali e li posò sul comodino accanto al letto, insieme allo scrigno. Si coricò sotto le lenzuola continuando a guardare il diario ricevuto in regalo. "Chiave...?" pensò dubbioso. Rimase desto per qualche altro minuto, ma alfine il sorpore prese il sopravvento su di lui e si addormentò, abbracciato a quel diario ornato da elaborate lettere dorate e bronzee che un tempo lontano era stato il confidente più silenzioso di sua madre.
  
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