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Autore: Joey Melian    30/05/2010    1 recensioni
Una piccola storia, riguardante uno dei miei attori preferiti. Un attore molto dotato, ma notato assai poco. Scritta in un momento di profonda depressione. Tutta vostra.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billy Boyd
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Here I stand, helpless and left for dead.
Close your eyes, so many days go by.
Easy to find what's wrong, harder to find what's right.
I believe in you, I can show you that I can see right through all your empty lies.
I won't stay long, in this world so wrong.
Say goodbye, as we dance with the devil tonight.
Don't you dare look at him in the eye, as we dance with the devil tonight?

 

“Allora, amico”, disse Dominic sedendosi vicino a lui nella roulotte che ancora puzzava di scotch. “Oggi noi quattro Hobbit non abbiamo riprese in programma, quindi possiamo darci alla bella vita e lasciare il lavoro sporco alle altre povere, piccole razze della Terra di Mezzo!”.

“Bella vita di che genere, amico?”, chiese Billy sottolineando il nomignolo con cui ormai erano soliti chiamarsi.

“Oh, non lo so”, disse Dominic osservando la bottiglia di scotch sul comodino. “Già ti sei sbronzato ieri sera, quindi la sbronza per stasera possiamo risparmiarcela. Potremmo prendere Elijah e andarcene un po’ in giro per la città, firmare qualche autografo, farci fare qualche foto. Sai, roba da grandi attori”.

“Non credo di averne voglia”, rispose Billy. “Scusa, amico”.

“Di far cosa non hai voglia?”, chiese Elijah entrando nella roulotte, con il suo solito sorriso brillante. Portava uno zaino sulla spalla e le chiavi della sua enorme macchina in mano. “Di certo non hai voglia di far altro se non di andare a fare un po’ di surf coi tuoi vecchi amici!”.

“Siamo troppo a Nord per il surf, Lij!*”, esclamò Dominic con una risata.

Elijah assunse l’espressione da bambino ferito che di solito meritava mesi e mesi di prese in giro, e Billy non riuscì a trattenerlo. Sentì il proprio petto iniziare a tremare e proruppe in una risata che sorprese piacevolmente Dominic che già lo vedeva appeso per il collo ad una corda nel bagno della roulotte.

E Billy continuò a ridere, tenendosi la pancia perché aveva la nettissima sensazione che se l’avesse lasciata andare tutto quello che aveva nel corpo sarebbe uscito da qualche parte. Le lacrime agli occhi e le guance rosse lo fecero somigliare in maniera impressionante ad una di quelle scimmie che da bambino gli piaceva da morire rimanere a guardare allo zoo.

“Cosa c’è di tanto divertente?”, domandò uno stralunato Sean Astin entrando nella roulotte.

“Oggi si va a fare del buon vecchio surf, mio caro Sean”, disse Billy senza smettere di ridere.

 

“Oh, andiamo, non può essere tanto male!”

“Stai scherzando, vero? E’una tragedia!”

“Jo, stiamo solo cambiando classe. Certo che non è una tragedia!”

“Forse non lo sarà per te”.

“No, non lo sarà. E vuoi sapere perché?”

“E sentiamo Bill, perché non lo sarà?”

“Perché saremo insieme qualunque cosa succeda, Jo”.

“Okay, si, sarà una tragedia”.

“Tu sei pazza, credi a me”.

 

Dominic aveva avuto maledettamente ragione.

L’acqua era troppo mossa e troppo fredda per poter anche solo sognare di fare un bagno. Figuriamoci poi per salire su una tavola di legno.

“Non se ne parla”, disse Sean.

“Oh, andiamo Mr. Sicurezza Personale! Cos’è, hai paura di bagnarti un po’?”, disse Dominic.

“No, ho paura di affogare”, rispose Sean mettendosi le mani sui fianchi. Lo faceva sempre quando era nervoso. O quando non si metteva a fare gesti agli elicotteri in atterraggio per paura che si schiantassero al suolo.*

Billy si sedette sulla sabbia bianca, ad osservare l’Oceano Pacifico che si stendeva innanzi a lui. E in quel momento non poté far altro che sentirsi il punto più piccolo nell’universo. Sarebbe stata una sensazione meravigliosa se solo si fosse ricordato di spegnere il cellulare che teneva in tasca e che continuava a vibrare da almeno cinque minuti.

“Pronto”, disse.

“Finalmente riesco a sentire la tua voce!”, disse la squillante voce di Ali nel telefono.

“Eh già”, rispose Billy sentendosi osservato. Alzando lo sguardo notò gli azzurri occhi di Dominic puntati su di sé, lo sguardo serio. Lo sguardo alla sono-tuo-amico-e-non-ti-giudicherò-ma-stai-facendo-la-cosa-sbagliata. “Come stai?”, si ricordò di chiedere. Sapeva che Ali odiava quando non la faceva sentire almeno un po’ importante; quando lui non si interessava alla sua vita.

“Oh, sto benissimo!”, rispose lei. “Mi manchi”, gli mormorò dopo qualche secondo di pausa.

“Ah”, gemette Billy. Improvvisamente cominciò a sentire molto caldo sotto la tuta da surf. I suoi sensi di colpa iniziavano a farsi sentire, ma niente poté eguagliare il terrore puro che avvertì quando Ali parlò ancora: “Sai, domani prendo un aereo e vengo in Nuova Zelanda. Mi hanno dato due settimane di ferie”.

Billy rimase in silenzio.

Aveva la bocca secca e il calore si era trasformato in gelo.

Rimase in silenzio perché gli parve che il gelo gli avesse bloccato ogni funzione vitale.

“Ma non dici niente?”, disse Ali fingendosi offesa. O forse lo era davvero.

“Che bello!”, riuscì a dire Billy. “E’tanto ormai che non ci vediamo”, aggiunse sperando di ricordarsi bene l’ultima volta che lei aveva preso un aereo da Edimburgo a Wellington.

“Quasi un mese”, disse Ali, improvvisamente allegra. “E mi sei mancato ogni giorno”, mormorò di nuovo.

E di nuovo Billy non seppe risponderle.

Perché non gli era mancata. Non era lei che gli era mancata ogni giorno, sia che si trovasse a Glasgow o a Londra o in Nuova Zelanda. Non era lei l’unica persona a cui aveva detto la frase “Mi sei mancata” non appena l’aveva rivista.

“Senti Ali, ora devo andare”, riuscì ad articolare. “Dominic mi sta chiamando e sembra una cosa importante. Ci vediamo domani tanto”.

“Non vedo l’ora”, disse Ali. “Ti amo”.

“Anche io”, rispose Billy chiudendo la chiamata.

Di nuovo il solito problema.

Non era mai riuscito a dire “Ti amo”, sia che si trattasse di Ali, sia che si trattasse di Lucy, con cui aveva condiviso perfino un vecchio appartamento di Glasgow ai tempi della Scuola di Arte Drammatica.

“Bello mio”, disse Dominic avvicinandosi. “Sei in un mare di casini”.

Ma nemmeno Dominic riusciva ad immaginarsi quanto fosse grosso quel casino.

 

 

 

 

 

 

v  Matamata, il luogo dove si sono svolte le riprese di Hobbiville, si trova quasi sull’Oceano Pacifico, a Nord della Nuova Zelanda.

v  The Fellowship of the Ring, Behind the Scene.

  
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