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Autore: sailormoon81    31/05/2010    5 recensioni
Sulle note di "Veramente", di Massimo di Cataldo, il momento della separazione tra Usagi e Mamoru secondo il mio personale punto di vista.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Veramente

Parte terza – Arrivederci... mamma

 

Era in pericolo! La sua mente gli urlava che lei era in pericolo. Doveva correre a casa sua. Immediatamente!

 

***

 

Si svegliò di soprassalto, stupendosi di trovare il letto vuoto. Dove si era cacciata Chibiusa? Le bastò dare un’occhiata dalla finestra per capire dove trovarla.

Non perse tempo a trasformarsi. Mise su un paio di jeans e una maglietta azzurra e corse fuori. Per sbattere, una volta in strada, contro quello che sembrava essere un muro.

“Usagi? Tutto bene?”

“Ahio, che male!” si lamentò la bionda, massaggiandosi la fronte. Alzò gli occhi, per trovarsi faccia a faccia con un paio di occhi azzurri che la fissavano spaventati.

“Mamo-chan… che…”

“Ho sentito qualcosa… e ho pensato che fossi in pericolo…”

“Io sto bene…” Per quanto si possa stare bene dopo esser stati lasciati senza una ragione… concluse mentalmente.

“Eppure ho avvertito chiaramente la forza del cristallo d’argento…”

La ragazza prese la spilla fra le mani. “No, il cristallo non ha…” si interruppe, ricordandosi di quanto era accaduto nel pomeriggio. Voleva una conferma? Beh, eccola!

“Chibiusa! È lei ad essere nei guai!”

Non si perse in spiegazioni, e cominciò a correre verso il parco, dove era sicura di trovare la bambina.

 

*

 

“Bene, coniglietto. Eccoti qui, tutta sola.”

Un uomo incappucciato levitava sopra la bambina, che stringeva al petto un oggetto luminoso. “Consegnami il prezioso cristallo e, forse, ti lascerò andare.”

“Vattene, o Sailor Moon te la farà pagare!”

“Illusa: Sailor Moon ti odia! Credimi se ti dico che le farei un piacere eliminandoti. Le hai rovinato la vita. Lei ti odia!”

 

Nella mente della piccola si susseguirono immagini degli ultimi mesi.

Vide la vita di Usagi prima del suo arrivo: era felice, con tante amiche e un ragazzo fantastico; ora invece Usagi era sola, il suo fidanzato l’aveva lasciata e le sue amiche non la volevano più con loro a causa della sua tristezza.

Era troppo piccola per capire che le immagini e le emozioni che provava così chiaramente erano solo frutto di un’illusione, e fece la sola cosa che una bambina poteva fare: credette alle parole di quell’uomo e pianse.

 

“No! Non lo ascoltare! Non è vero che ti odio!”

 

Era una voce familiare, che tante volte aveva sentito rivolgerle parole di rifiuto.

Ma non poteva essere lì: lei era a casa a dormire, sotto l’effetto della magia lunare.

Si stropicciò gli occhi con le mani chiuse a pugno e guardò in direzione della voce: lo sguardo era appannato, ma la figura di Usagi era inconfondibile, con gli odango tanto simili ai suoi.

Avrebbe voluto urlarle di andarsene, di mettersi in salvo: benché piccola, era pur sempre la figlia di una regina, e sapeva quando assumersi le sue responsabilità e non coinvolgere altre persone nei suoi guai.

Ed era fin troppo chiaro che quell’essere incappucciato volesse lei, e nessun altro.

Aprì la bocca per dirle alla ragazza di allontanarsi, invece dalle sue labbra uscì un “Aiutami, Usagi!”

Moon Crystal Power, make up!”

Sotto lo sguardo incredulo di Chibiusa, Usagi completò la trasformazione.

 

Sailor Moon si avvicinò alla bambina, che la guardava con un’espressione mista di sorpresa e timore quasi reverenziale.

“Ora sono con te, Chibiusa” sorrise la guerriera. “E ti assicuro che nessuno oserà farti del male.”

“Che scena commovente” sibilò la voce del nemico. “Ma non basteranno i tuoi giochetti per togliermi la vittoria. Io sono il Saggio, spirito della distruzione, e tutto ciò che farai sarà inutile.” concluse, rivolto a Sailor Moon.

Da sotto il cappuccio, gli occhi dell’uomo divennero rossi, e puntarono verso Chibiusa.

“Non guardare!” urlò Sailor Moon, nascondendo la piccola alla vista del nemico.

 

*

 

Mamoru si sentiva inutile.

La donna che amava era in pericolo, ma non aveva i mezzi per aiutarla.

Avrebbe dato volentieri la sua stessa vita, pur di saperla al sicuro, ma aveva paura che, avvicinandosi, l’avrebbe condannata a morte.

“Idiota!” si disse. “Così la stai uccidendo tu!”

Mosse un passo verso le due figure inginocchiate a pochi metri da lui, ma immediatamente una visione gli tolse il respiro: Usagi era morta.

Come un codardo, ritornò al suo nascondiglio e pregò che qualche dio benevolo volesse prendere la sua vita e donarla a lei.

 

 

*

 

La risata dell’uomo risuonò come una minaccia, nel silenzio della notte.

“Non servirà porti come scudo, piccola guerriera. Io arrivo sempre dove voglio.”

Sailor Moon non capiva a cosa si riferisse: era certa che, con l’aiuto del cristallo, avesse protetto la bambina da qualsiasi attacco avesse lanciato il nemico.

Un’occhiata a Chibiusa le bastò per gelarle il sangue nelle vene: il suo sguardo era vitreo, fisso in un punto lontano, davanti a lei.

“Chibiusa! Chibiusa, che ti ha fatto?” urlò, scuotendo il corpo inerte della piccola.

L’abbracciò, quasi volesse infonderle un po’ del suo calore; la strinse a sé come se fosse la cosa più preziosa che possedesse, e fu in quel momento che accadde.

Immagini terribili le si affacciarono nella mente: immagini di morte e distruzione, di dolore e solitudine.

“Tutto questo è colpa tua, Piccola Lady” stava dicendo una voce. “Nessuno ti ama, nessuno ti vuole bene. Sei solo un peso per tutti: i tuoi genitori stavano meglio prima del tuo arrivo; le guerriere non avevano pensieri, prima di dover badare a te. Sei inutile, e per colpa tua il regno è distrutto.”

Sciolse velocemente l’abbraccio, ritornando alla realtà.

Possibile che il cuore di Chibiusa sia pieno di tanta sofferenza?, si domandò, conoscendo già la risposta: quante volte aveva visto Chibiusa piangere nel silenzio? E quante volte l’aveva presa in giro, per questo?

Cosa mai volesse fare quel pazzo, proiettandole simili immagini nella mente, era ancora un mistero.

Così come era un mistero capire come riportare Chibiusa alla realtà.

 

*

 

“Dobbiamo fare qualcosa, Artemis!” pianse Luna, osservando impotente la scena.

Il gatto bianco scosse il capo. “Conosci le regole. Non possiamo rivelare quello che…”

“La vita di Chibiusa è in pericolo” lo interruppe la micia. “E non me ne starò qui, ferma a osservare, sapendo ciò che so!”

Senza che Artemis potesse fermarla, Luna uscì dal nascondiglio dietro un cespuglio e raggiunse la sua amica guerriera.

“Usagi-chan” chiamò. “Usagi, devi ascoltarmi.”

“Luna, Chibiusa non mi risponde. È bloccata in un incubo” pianse la guerriera, “e non so come aiutarla.”

“Non potrai fare nulla per lei” rise il Saggio. “Lei sarà in mio potere e niente di ciò che farai potrà salvarla dal suo destino.”

“Devi sapere una cosa, Usagi. Una cosa di estrema importanza. Chibiusa viene da un altro tempo. Chibiusa viene dal futuro, Usagi!”

La guerriera alternò lo sguardo tra la bambina e la sua fedele compagna.

Se quello che stava dicendo Luna era la verità, allora lei aveva visto giusto.

E se era così, solo lei avrebbe potuto salvarla.

“Luna, allontanati. Solo in un modo potrò aiutare Chibiusa.”

La gatta lesse negli occhi della sua amica una determinazione che non le aveva mai visto. “Usagi-chan, tu sai…”

“Allontanati.”

Luna obbedì alla sua giovane padrona, che mai le era sembrata tanto adulta nei suoi quattordici anni.

Raggiunse Artemis e insieme tornarono nel loro nascondiglio.

In silenzio, videro il corpo di Sailor Moon diventare evanescente, avvolto in una luce bianca che dal centro del suo petto si riversava in quello della bambina.

 

*

 

Doveva farcela.

Doveva chiamare a sé tutta la potenza del cristallo d’argento per far sì che i suoi sentimenti raggiungessero Chibiusa, ovunque lei si trovasse in quel momento.

“Cristallo, non deludermi” pregò, mentre una luce calda la avvolgeva e aumentava d’intensità, per poi spostarsi verso il cuore della sua protetta.

Avvertì il corpicino di Chibiusa irrigidirsi tra le sue braccia; la strinse a sé con tutta la forza che aveva e lentamente la sentì rilassarsi.

Chiuse gli occhi e si concentrò sulle immagini che aveva visto in precedenza: erano sparite.

Al loro posto, solo amore e felicità.

“Sailor Moon” chiamò Chibiusa, aprendo lentamente gli occhi.

“Stai bene” sorrise la guerriera. “Ora allontanati. Tuxedo Mask ti porterà al sicuro.”

Come dal nulla, l’eroe mascherato le raggiunse e, presa in braccio la bambina, la portò al sicuro, tra gli alberi.

 

*

 

“Dannata ragazzina” imprecò il Saggio. “Appena ti avrò eliminata, risolverò tutti i miei problemi in una volta sola!”

Cominciò ad attaccare la guerriera con raggi di energia.

Sailor Moon cercava, per quanto possibile, di evitare quegli attacchi, ma sapeva che non poteva continuare in quel modo. Era nei guai, non potendo attaccare: si sentiva stanca, svuotata di ogni energia, ma doveva continuare a lottare.

La sola cosa che riuscì a fare, fu alzare uno scudo col cristallo d’argento, in modo che per il Saggio fosse impossibile intercettare chiunque fosse nascosto nel parco.

Sapeva che nessuna sarebbe intervenuto in suo aiuto: Mamoru era con Chibiusa, al sicuro dentro lo scudo; le altre guerriere non avrebbero avvertito il pericolo, a meno che lei non avesse tolto la protezione; e lei non era sicura di potercela fare da sola.

 

*

 

“Mamoru. Lei morirà! Tu non le sei stato lontano, e lei morirà! Sei un debole. E per questo lei oggi morirà!”

Ancora quella voce.

“Basta… basta, ti prego… chi sei? Cosa vuoi da noi?”

Il ragazzo si portò le mani alla testa, nel tentativo di far cessare quelle minacce di morte.

 

*

 

Chibiusa osservava spaventata ora la battaglia, ora il moro che aveva accanto. Non sapeva che fare.

Doveva aiutare Sailor Moon?

Doveva stare nascosta?

Si accorse che il ragazzo le aveva lasciato la mano per portarsela alla testa. Che gli stava succedendo? Stava forse male? Per causa sua?

Usagi, Sailor Moon, era in pericolo per colpa sua.

Tuxedo Mask sembrava soffrire terribilmente, forse per causa sua.

I suoi genitori stavano morendo per causa sua, perché aveva voluto giocare con il prezioso cristallo, esponendo così tutta la sua gente agli attacchi nemici…

Forse quell’uomo cattivo aveva ragione a dire che nessuno l’amava.

“Ti voglio bene” sentì dire, ma nessuno aveva parlato.

Una sensazione di benessere le partì dal cuore e allontanò quei brutti pensieri dalla mente.

Chiuse gli occhi e vide, come in un sogno, la sua mamma che le sorrideva da lontano e le tendeva la mano; accanto a lei, il suo papà la stava aspettando a braccia aperte.

Erano loro, la sua mamma e il suo papà, ma erano anche altre due persone. Due persone che conosceva, e a cui voleva molto bene, nonostante le litigate e i dispetti.

Sorrise al suo sogno e lentamente aprì gli occhi.

Presto sarebbe tornata a casa.

Ora voleva solo aiutare i suoi amici.

Ma cosa poteva fare? Era solo una bambina… l’unica cosa che le venne in mente fu appoggiare la testa sul petto del ragazzo. Forse, se gli avesse fatto sentire che lei era lì, avrebbe sopportato meglio il dolore.

 

*

 

Mamoru avvertì una leggera pressione all’altezza del petto e un calore che solo quando stava con Usagi riusciva a provare.

Sentiva di essere vivo.

Sentì la voce nella sua testa diminuire di intensità, fino a scomparire. Poi un ulteriore urlo, gli fece capire che quell’incubo era finito. Abbassò lo sguardo, e vide Chibiusa accoccolata sul suo petto.

Perché sentiva di essere legato a quella bambina? “Ehi, piccolina. Va tutto bene…” una frase per rassicurarla. Ma forse più per rassicurare se stesso. Stava bene solo quando era con lei. O con Usagi…

Usagi!

Stava ancora combattendo!

Volse lo sguardo alla battaglia: Sailor Moon non se la passava molto bene.

Era come un burattino in balia dei colpi avversari.

Se la aiuto, lei morirà, si disse, sempre più indeciso sul da farsi.

Avvertì appena la pressione di una piccola mano sul suo volto.

Abbassò lo sguardo per incontrare quello di Chibiusa: gli stava chiedendo di aiutare Sailor Moon. Ma come spiegare a una bambina così piccola il paradosso che si trovava a vivere in quel momento?

“Vorrei aiutarla” spiegò, “ma non posso. Se non le sto lontano, per Sailor Moon sarà la fine…”

“Chi ti ha messo in testa simili idiozie?” si sentì domandare.

Si girò in direzione della voce e fu sorpreso di trovare Luna che lo fissava come se volesse ucciderlo con i suoi stessi artigli.

“Lo so, l’ho sognato.”

La gattina strabuzzò gli occhi. “E tu la lascerai morire solo per uno stupido sogno?”

“Non ho scelta!” tentò di giustificarsi Mamoru, ma non riusciva a convincere nemmeno se stesso della veridicità di quegli avvertimenti.

“Chi pensi che trarrebbe più vantaggio, dalla vostra separazione?” incalzò Luna. “Se siete uniti, niente e nessuno potrà battervi. Invece, guarda ora, Mamoru! Usagi è da sola, che combatte una battaglia non sua, solo per salvare Chibiusa!”

“E se non riuscissi ad aiutarla? Se non dovesse esserci un futuro, per noi?”

“Dannazione, Mamoru! Voi avrete un futuro! Siete voi il vostro futuro, e Chibiusa è…”

“Luna, basta così.”

La voce autoritaria di Artemis fece zittire la gattina. “Non è necessario aggiungere altro. Ora, tutto è nelle loro mani.”

 

Mamoru osservò ora i due gatti, ora la sua Usagi, ora Chibiusa.

Non capiva. Non aveva idea di cosa stesse succedendo.

Sapeva solo che quanto detto da Luna era una possibilità da non sottovalutare.

Fece per alzarsi, ma si accorse che la bambina era ancora stretta a lui.

Avrebbe dovuto lasciarla sola, per correre in aiuto di Sailor Moon?

Non poteva farlo, qualcosa gli diceva che il suo posto era lì, con Chibiusa.

“Usagi!” urlò. “Ti amo, Usagi. Ti ho sempre amata, e sempre ti amerò!”

 

 

*

 

Non sapeva più cosa fare: ogni tentativo di attacco andava a vuoto! Se solo avesse potuto contare sul fattore distrazione che Tuxedo Mask comportava per il nemico durante ogni battaglia!

Nel caos della battaglia le sembrò di sentire la voce del suo ormai ex ragazzo che la chiamava, che le diceva di amarla e che sarebbero stati insieme per sempre.

Era solo un’illusione, ne era certa, ma tanto bastò per ricaricarla di un’energia nuova.

Si accorse che stava per essere inghiottita da una sfera di energia negativa, e questo avrebbe segnato la fine. Non poteva accettarlo! Chiamò a sé tutta la potenza del cristallo d’argento, la stessa potenza che la regina Serenity aveva utilizzato per sconfiggere Beryl.

“No! Sailor Moon!”

Sentì qualcuno urlare, ma non poteva permettersi distrazioni. Aveva paura di sbagliare, e non doveva accadere.

Fu un attimo: la sfera la avvolse, e il buio ebbe la meglio, finché il cristallo d’argento non emanò tutta l’energia di cui era in possesso, portando la luce dove prima c’erano le tenebre.

Si sentiva svuotata, ma felice: avevano vinto.

Ancora una volta il mondo era salvo.

 

 

Ti prego spiegami cos'è
questa emozione oscura che brucia l'aria intorno a me
che mi domando solo se
ci credi ancora veramente oppure no
perché ti amo veramente
ti amo ancora veramente.

 

 

“Usagi! Usagi, svegliati. Ti prego…”

Lentamente la guerriera aprì gli occhi, per trovarsi di fronte le due persone più importanti della sua vita. Senza una parola, li abbracciò entrambi.

“Perdonami per quello che ti ho fatto, Usako… Non ti lascerò mai più, lo giuro.”

“Lo so, Mamo-chan. E so anche che resteremo insieme per sempre… e che il nostro amore ci regalerà qualcosa di meraviglioso.” Guardò Chibiusa, la quale, per tutta risposta, le fece una linguaccia prima di voltarle le spalle e, accompagnata da Luna P, si diresse verso casa.

La sua vera casa.

 

Ormai non aveva senso continuare a nascondersi: “Chiave del tempo! Riportami a casa!”

Un raggio partì dal cielo e andò a posarsi a pochi passi dalla bambina. Chibiusa si voltò a guardare un’ultima volta i due ragazzi, fece loro un inchino e, con un sorriso, si lasciò colpire dal raggio.

 

Usagi avvertì un leggero soffio accarezzarle il viso. Un delicato bacio e un solo sussurro. “Arrivederci… mamma.”

 

 

 

Mi sono accorta solo ora di aver lasciato in sospeso questa storia O.o

Ero stra-convinta di averla conclusa XD

In ogni caso, ecco rimediato all’errore ^^

Uhm, a conti fatti, il restyling non è venuto come desideravo, ma preferisco vederla conclusa e dedicarmi ad Attimi d’amore, che so che molti di voi aspettano con ansia.

Quindi, per ora, questa fic resta così, magari tra non molto la sistemerò ancora, ma per il momento… Veramente finisce qua =)
Mi rendo conto che è molto frettolosa e incasinata, specialmente l'ultima parte, ma ora come ora, davvero, non saprei rimetterci mano come si deve...

Grazie di cuore a chi ha letto, a chi legge e a chi leggerà in futuro.

E un grazie più grande a chi lascia un commentino-ino-ino per farmi sapere che ne pensa =)

A presto (ho finito il lavoro pomeridiano, quindi c’è una qualche speranza di completare in fretta Attimi O.o) con le altre storie =)

Bax, Kla

   
 
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