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Autore: Vivy_my    31/05/2010    3 recensioni
“L’hai uccisa tu, non è vero?” domandai, ma non volevo sapere la risposta. Pregai che scuotesse la testa, che negasse, ma lui rimase immobile, con lo sguardo basso. “Rispondimi!” urlai, anche se una voce dentro di me mi diceva di stare zitta, di non insistere. Se non gliel’avessi chiesto, se non l’avessi sentito dire da lui, avrei potuto fingere di non sapere nulla, avrei potuto continuare ad amarlo, convincendo me stessa che mi ero sbagliata. “Mi dispiace.”sussurrò lui. Lacrime calde mi rigavano le guance, ma non mi importava. “Perché?” singhiozzai. “Perché?” Lui rimase zitto. Volevo andarmene, uscire da quella stanza. Volevo prendere il telefono e offrirlo loro su un piatto d’argento, come avrei dovuto fare. Ce l’avevo in pugno. Volevo fare il mio lavoro e dimenticare tutto, ma allora perché non lo facevo? Rimanevo immobile, e il tempo passava. E lui, accanto a me, con la testa fra le mani, mi guardava.
***
Una Bella che lavora per il governo, un Edward in fuga che si è messo nei guai con le persone sbagliate. E quando le loro strade si incroceranno, ancora una volta nella sua carriera Bella dovrà scegliere fra ciò che è giusto, e ciò che le dice il cuore.
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Storiella senza pretese partorita dalla mia mente già paranoica e malata di suo in un momento di follia particolarmente acuto dovuto al caldo e alla disperazione post-scuola (e dalla spazzatura che guardo in tv). Ultimamente sono in fissa con questo genere di cose, ne sono cosciente. E non ho ancora iniziato a scrivere quello che davvero avevo intenzione di scrivere, che sarebbe molto peggio ahah.  Come sempre, avevo iniziato con un’idea completamente diversa, più normale, e poi mi sono fatta prendere la mano. Aspettatevi una Bella molto più sicura di sé e attraente, anche se con la sua solita sensibilità, e un Edward sempre vampiro che combina qualche guaio più grande di lui. E tante, tante cose strane e contorte.

 

 Prologo - Hard to be worked out

“Ora basta, Carlisle. Direi che ci siamo spinti fin troppo oltre.” Sbottò Edward, rigirando il telefono fra le mani per trovare il coraggio di riattaccare. L’altro uomo protestò flebilmente attraverso l’apparecchio, ma Edward lo zittì di nuovo. “Se non ti importa del resto, forse questo ti interesserà. Credo che siano sulle nostre tracce. L’altro giorno ho beccato uno di loro che mi seguiva, e per tre giorno una macchina grigia è rimasta parcheggiata davanti al mio vialetto. Sai, il genere di automobile che sembra gridare “sto cercando di non farmi notare ma in realtà dentro di me ci sono degli agenti che ti stanno tenendo d’occhio”, o qualcosa del genere.”

Carlisle borbottò qualcosa di incomprensibile dall’altro capo del telefono, poi sospirò. “D’accordo, hai vinto tu. Tieni un basso profilo, cerca di non farti notare. Se avessero avuto qualche prova contro di te, ti avrebbero già incastrato.”

“E…?” suggerì Edward, con un luccichio di trionfo negli occhi. Si passò una mano nei capelli, e la chioma ramata luccicò nella luce di ghiaccio della luna. “E non fare nient’altro. Per ora.”  Gli concesse l’altro, e riattaccò.

Edward si lasciò cadere sulla poltrona, a braccia incrociate. Non era molto, lo sapeva. Quell’uomo non avrebbe lasciato perdere, e la tregua poteva essere soltanto temporanea. Ma era comunque  una vittoria, anche se effimera, ed era decisamente meglio di niente. Quando aveva iniziato, unendosi a Carlisle e al suo gruppo, Edward aveva visto in loro dei suoi simili. Ora, vedeva soltanto una manciata di mostri senza scrupoli. Ma una volta che si era invischiati, tirarsi indietro era impossibile. In teoria.

Lo strillo acuto del campanello lo fece sobbalzare, e si maledisse per non aver sentito i passi sul vialetto. Doveva stare in guardia. Che senso aveva essere dotati di sensi così acuti, se poi non li si utilizzava?

Edward camminò piano verso la porta, cercando di dominare la curiosità. Non poteva essere nulla di buono, a quell’ora: la luna era alta in cielo, era evidente anche senza guardare un orologio che fosse sera inoltrata. Chi poteva essere?

Aprendo la porta con studiata lentezza, si ritrovò davanti un volto pallido e sorridente, incorniciato da una cascata di morbidi capelli castani perfettamente acconciati.

  
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