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Autore: Juls18    01/06/2010    3 recensioni
certe storie sono fatte per essere tramandate, altre per essere mitizzate, altre per servire da insegnamento, altre semplicemente dimenticate... altre storie invece, vengono fatte dimenticare ma non sempre è possibile cancellarle per l'eternità. basta un piccolo indizio, un filo sfuggito al buio dell'oblio per farne rivivere il ricordo e per riportarla alla luce. è questo che capita ad un gruppo di amici. attraverso sogni che non sono solo sogni, ricerche e indizi che a volte non sembrano portare a niente, questo gruppo scoprirà che certe storie ci appartengono più di altre e che a volte i sentimenti e le emozioni sono fatti per superare i secoli e per rivivere, in un ciclo continuo di amore, amicizia, rivalità, invidia e inganno. cosa sarà più forte? l'amore o l'invidia?
Nuova versione della storia. si chiama "I ricordi del tempo"
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mimi Tachikawa, Yamato Ishida/Matt
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Inghilterra





Per prima cosa dobbiamo andare dai conti Foster-

-E secondo te ci inviteranno per una tazza di te?-

-No. Ma il loro castello si può visitare. E visto che è lì che hanno trovato il quadro... -

-È il primo posto dove andremmo anche noi!-

-Allora è deciso ragazzi. Primo passo castello Foster!-

E con una nuova meta, ci preparavamo a partire. Ora l'avventura stava per iniziare veramente. E avevamo ancora tanta strada da fare, tante prove da superare. E dei nemici da affrontare. Era l'inizio della storia che ci ha resi quello che siamo, nel bene e nel male.





Se qualcuno non ha mai compiuto il viaggio aereo Tokyo-Londra, credo che poche e semplici parole possano bastare per rendere l'idea: 12 ore. Esatto, 12, intense, snervanti, estenuanti ore. Ma si potrebbe pensare che circondata dagli amici, con un fantastico fidanzato, il tempo fosse volato. Purtroppo, non avevo considerato un particolare rilevante, anzi, fondamentale: mio padre. Il viaggio sarebbe stato anche piacevole, se non avessi dovuto sorbire le occhiatacce di mio padre ogni volta che Matt osava, anche per caso, sfiorarmi troppo a me. Quindi, quello che poteva essere un semplice e normale viaggio aereo, si trasformò in un vero e proprio incubo. Ogni volta che mi alzavo, per qualsiasi cosa, mio padre mi tormentava

-Dove vai? Perché non resti seduta? Cosa stai andando a fare?-

perciò potete capirmi se il ricordo di quel viaggio non suscita in me sensazioni o emozioni piacevoli. Anche perché poi non successe niente di particolarmente rilevante durante quelle dodici ore. Noi ragazzi ci eravamo divisi i compiti. Volevamo sapere tutto quello che era possibile sapere sull'Inghilterra del XVIII secolo. Ci eravamo documentati sulla storia di quel periodo, Joley sapeva citare a memoria tutta la genealogia dei reali inglesi, Ken sapeva a memoria la storia della foresta di Sherwood, comprese tutte le leggende legate a quel luogo, Kary e Tk avevano studiato tutto quello che riguardava Croftwell. Io e Matt, vi chiederete voi? Sappiate che i nostri amici ci proibirono di fare qualsiasi cosa.

-Dovete pensare solo a voi due, lasciate fare a noi!-

furono le parole precise di Kary. E noi lo facemmo... con la continua supervisione di mio padre, ovviamente.



Chiunque sia stato a Londra conserva il ricordo di una città assolutamente fantastica, ricca di posti fantastici da scoprire, di cose da vedere. Qualsiasi persona che è mai stata a Londra, desidera ritornarci, perchè è una città che ti cambia, che ti lascia qualcosa dentro di indelebile. Anche per me è stato lo stesso, quando tornai a vederla molto tempo dopo il mio primo viaggio in inghilterra. Avete capito bene, io Londra, per la prima volta, l'ho vista dal finestrino di un altro aereo. Infatti, non solo avevamo dovuto sopportare un viaggio di 12 ore, Londra-Tokyo, ma abbiamo dovuto anche fare un altro viaggio che da Londra ci portò dritti nel cuore del Regno Unito, molto vicino a Croftwell.

Arrivammo a notte fonda, a Birmingham. Era buio, e tutto quello che desideravamo era arrivare al più presto in albergo, e stendersi su un letto e pensare solo a dormire. Perciò, la nostra prima notte in Inghilterra la passammo a dormire, piacevolmente cullati da morfeo, che per fortuna mi concesse un sonno privo di sogni.



Una luce intensa e una voce cristallina furono le prime cose che sentii la mattina dopo. Non dovevo fare una sforzo enorme per sapere a chi appartenesse quella voce

-Mimi, alzati!!! E' una bellissima giornata, il sole è alto e splende e noi abbiamo molte cose da fare!-

-Joley...-

-Ma Mimi, sono già le nove di mattina, ed è ora di alzarsi-

-Joley, ti prego, smettila!-

-Ma Mimi...-

-Joley, ancora cinque minuti...-

-Ma...-

-Va bene, va bene, mi alzo!-

E, contrariamente a quanto avevo intenzione di fare, fui costretta ad alzarmi dal meraviglioso grovigli di lenzuola che mi aveva accolto per tutta la notte. E appena aprii gli occhi, non potei fare a meno di urlare, spaventando a morte Joley e la povera Kary.

-Mimi, ma sei impazzita per caso???-

-Già, ma che ti prende, vuoi farmi prendere un colpo!-

Ma io ero troppo presa da quello che vedevo per ascoltare i rimproveri delle mie compagne di stanza.

-Cosa avete fatto?-

Joley e Kary si lanciarono prima uno sguardo stupito, poi, guardandomi come se fossi una pazza

-Mimi, ti senti bene? Non è che stai ancora sognando?-

forse stavo ancora sognando, era l'unica spiegazione possibile, l'unica che mi venisse in mente.

-Cosa avete fatto...-

continuavo a ripetere quelle parole, erano le uniche che mi venissero in mente. Mi alzai di scatto dal letto, e indietreggiai. Ora Joley e Kary erano spaventate.

-Mimi va tutto bene? Che ti succede? Che ti pre...-

Non sentii come finì la sua frase. Kary. So che lentamente sentii le mie gambe cedere, la mente mi scoppiava. Ero indietreggiata fino al muro, e lentamente scivolai verso il basso. Mi sentivo come in bilico, e poi li vidi. Uomini, armati, venire verso di me, e una voce femminile dire

-Prendetela-

istintivamente urlai. Poi, il buoi.





Quando ripresi conoscenza ero sdraiata sul mio letto. Sentivo le palpebre pesanti, non riuscivo ad aprirle. Alzare anche solo una mano era faticoso. Cercai di parlare, ma dalla mia bocca uscirono solo suoni poco articolati e confusi. Ma poi la sentii, una mano prendere la mia, una mano forte, decisa. Voltai lentamente il capo verso la persona che sentivo al mio fianco, e aprii gli occhi, anche se mi costava fatica. E lo vidi, al mio fianco. Mi trovai davanti ad un dio greco sceso dall'Olimpo. Portava un paio di jeans, una maglietta azzurra e aveva i capelli umidi. Si era probabilmente fatto la doccia da poco e non aveva avuto tempo di asciugati. Ma era una visione, il mio Matt. Ma era anche tanto preoccupato. Lo sentivo da come mi stringeva la mano, da come mi guardava.

-Ciao-

fu tutto quello che mi disse. Ed era terribilmente dolce.

-Ciao-

gli feci eco io. Lo vidi sorridere impercettibilmente, ma tanto bastava.

Piano piano misi a fuoco anche il resto della stanza, e mi trovai addosso quattro paia di occhi preoccupati che mi osservavano. Mi tirai su a sedere, anche se la cosa mi costò parecchie fatiche. Mi sentivo terribilmente indolenzita, e confusa. Non mi ricordavo niente.

-Che mi è successo?-

Nessuno mi rispose.

-Forza, qualsiasi cosa sia ditemela. Ormai sono pronta al peggio-

-Sicura di volerlo sapere?-

la voce incerta di Kary era spaventata da morire. Non so se spaventata da me, o dalla paura di ferirmi dicendo quello che era successo.

-Certo Kary, non ti preoccupare. Ormai niente mi può spaventare più si quello che mi sia già successo-

e per convincerli sorrisi, cercando di essere la più naturale possibile. Eppure nessuno si decideva a dirmi niente.

-Ora basta ragazzi-esplosi ad un certo punto-Noi siamo amici, e ci siamo sempre detti tutto. Forza, voglio sapere cosa mi è successo, quindi ditemelo!-

-Ci guardavi e avevi il terrore nei tuoi occhi-

Joley stava parlando con una voce bassissima. Eppure ogni parola era come una pugnalata per me.

-Ci hai chiesto per non so quanto tempo “cosa avete fatto”. All'inizio pensavamo fossi ancora addormentata, ma poi, non lo so, ci siamo spaventate. Ti sei alzata di scatto dal letto, e sei indietreggiata fino al muro. E intanto continuavi a fissarci come se fossimo dei mostri. Ci siamo avvicinate a te, e hai iniziato ad urlare. Ci urlavi “non vi avvicinate, state indietro” e cose simili e noi...-

Joley stava piangendo. Kary intervenne al suo posto, continuando il racconto

-Alla fine hai urlato, hai urlato un “No” e poi ti sei accasciata al suolo. Ci siamo precipitate da te ma eri come se fossi morta. Respiravi a e quasi non sentivamo il battito del cuore. Poi...-

Kary rivolse uno sguardo a Matt, e fu lui a concludere il discorso.

-Noi, invece, appena ti abbiamo sentito urlare, ci siamo precipitati da voi in camera, e ti abbiamo trovata per terra. Sembravi...-

-Morta?-

Si limitò ad annuire. Ero spaventata, e angosciata. Restammo non so quanto in silenzio.

-Eppure io, non mi ricordo niente...-

era vero. Io non mi ricordavo niente, se non quella voce. La voce! Io l'avevo già sentita, ma dove?

-Mimi, che hai?-

-La voce...-

-Cosa?-

-Mi ricordo solo una voce, femminile, che diceva “prendetela”-

-Una voce femminile?-

-Si, femminile-

Seguirono altri minuti in silenzio.

-Ma questo non ha senso!-

urlò ad un certo punto Joley.

-Già sappiamo poco di tutto, già sappiamo poco di noi, e ora si aggiunge anche una voce femminile? E chi è ora questa? Ma è mai possibile che ci vada bene qualcosa a noi?-

Purtroppo era vero. Eravamo in Inghilterra da ventiquattro ore, e già si stavano creando altri problemi. Ma una cosa del genere non mi era mai successa. Non avevo mai avuto una visione da sveglia. I miei ricordi mi apparivano sempre di notte, sotto forma di sogno. E non ce la facevo più

-E' tutto così frustrante! Non ne posso più-

detto questo mi alzai dal letto. Non ne potevo più di stare sdraiata, mi faceva sentire ancora di più una persona inutile. Ma appena alzata da letto, successe una cosa molto divertente. Infondo, credo di possedere un potere innato: creare situazioni assurde, ma riuscire sempre a tirare fuori il sorriso. Accadde tutto in pochissimi secondi, e ancora oggi non posso fare a meno di sorridere. Dovete sapere, infatti, che io, da brava principessa quale sono, e viva la mia modestia, dormo sempre con la camicia da notte. Mi piace considerarla una delle mie eredità della mia vita passata. Ma c'è anche un'altra considerazione da fare. E qui c'entra mio padre. Mio padre usava, quando andava in viaggio per lavoro, comprarmi un pensierino. Una volta si presentò a casa con una maglia, una maglia scelta apposta per me. Che pensiero carino, direte voi. Certo, tranne per un piccolissimo particolare. Mio padre non aveva la minima idea di che taglia avessi, così mi comprò una maglia come minimo di tre taglie più grandi. Quindi mi arrivava circa sotto il ginocchio. A quel punto, per non offendere mio padre, e per utilizzare lo stesso la maglia, mia mamma ebbe la bella idea di farmela usare come camicia da notte. Allora voi ora vi chiederete, cosa c'è di strano? Indossavo tipo un vestitino. Certo, quando avevo dieci anni. Ora, passati più di 6 anni, la mia statura si era alzata e ormai, la maglia, aveva assunto quasi la lunghezza tipica di una maglia. Quindi, se avete seguito il mio discorso, e so di averla presa molto alla lontana per spiegare l'accaduto, ecco cosa accadde. Appena mi alzai dal letto, e mi misi in piedi, tre ragazzi divennero tutti rossi in viso. Ken, prontamente, si girò dall'altra parte, ma, per un caso del destino, si girò talmente velocemente, che andò incontro a Joley, che era dietro di lui. Ken perse l'equilibrio e si ritrovò tra le braccia di una sbalordita, ma anche piuttosto felice Joley. Tk, invece, rimase a guardare quel secondo in più le mie gambe che si meritò, non solo una occhiataccia mia, ma anche un bella sberla sulla testa da parte di una arrabbiatissima Kary. Lei si è sempre giustificata dicendo che era stato un gesto assolutamente involontario. Come no. Invece la reazione più bella fu quella di Matt. Per prima così divenne tutto rosso, poi dostolse lo sguardo da quello che stava osservando, poi tornò tranquillamente a vedere. Io, nel frattempo, che mi ero dimenticata di cosa stavo indossando, diciamo che non era proprio una mia priorità il mio abbigliamento in quel momento, scoppia a ridere, e molto innocentemente dissi

-Ma si può sapere cosa vi prende?-

Il silenzio. Intanto Matt continuava imperterrito a guardarmi, e non sembrava minimamente intenzionato a rispondermi. Ma per fortuna, avevo delle vere amiche.

-Mimi-iniziò Kary-ti prego, copriti-

-Perché?-

e lei

-Guardati-

E allora mi guardai, e fu in quel momento che realizzai. E, per prima cosa sbiancai, poi divenni tutta rossa e urlai, contro tutti

-PERVERTITI!!!!!!-

E mi chiusi in bagno, disperata. Ma prima, tirai un sonoro ceffone a Matt. Perché quando ci vuole, ci vuole.





Decisi di non pensare a quello che era successo. Infondo poteva anche essere stato a causa del viaggio, della stanchezza, quello che avevo visto. Non volevo dargli troppa importanza. Si poteva dire che la giornata non era partita nel modo migliore. Non solo avevo avuto una visione inquietante, ma i ragazzi avevano anche visto ciò che non dovevano vedere. Perciò, ancora abbastanza imbarazzata per quello accaduto in camera mia, decisi di scendere per fare una bella colazione. Infondo eravamo in un albergo, e tanto valeva sfruttare l'occasione. Scesi da sola, non mi andava di stare in compagnia quella mattina, lo ero stata fin troppo. Mi stavo già gustando la mia bella colazione all'inglese, quando sentii l'ultima cosa che volevo sentire

-Mimi, tesoro, buongiorno!-

mi voltai lentamente, sperando di essermi sbagliata. No, non mi ero sbagliata

-'Giorno mamma-

-E' questo il modo di salutare tua madre di prima mattina?-

-Come ti dovrei salutare, di grazia?-

-Tanto per incominciare, un bel abbraccio, un bel sorriso, e un bel bacio sulla guancia, proprio come facevi una volta...-

-Mamma, avevo cinque anni quando ti salutavo così la mattina, e sono undici anni che ogni mattina ma ripeti le stesse cose-

-Giornata iniziata con il piede sbagliato tesoro?-

sospirai. Infondo la mamma, è sempre la mamma.

-In un certo senso si mamma-

-Ci sono problemi?-

-No mamma, ho solo fame- e sfoderando il sorriso più convincente dissi -andiamo a fare colazione insieme?-

-Certo!!!!-

per cui la mia tranquilla colazione si trasformò in una tranquilla colazione con la mia mamma. Ed è inutile dire, che il solo argomento trattato fu... Matt. Mia mamma voleva sapere tutto, come se ci fosse molto da raccontare. Fu proprio una piacevole colazione, interrotta, fortunatamente, dall'arrivo del soggetto trattato. E, per una volta, mia madre fece la cosa giusta. Si alzò da tavola dicendo che aveva finito, e obbligato Matt a sedersi vicino a me, e dopo avermi strizzato l'occhio, se ne andò, con il sorriso sulle labbra.

-Tua madre è sempre così...-

-Discreta?-

-Si, è proprio l'aggettivo che avrei usato-

-No, non sempre. A volte fa anche peggio-

-Mi piacerebbe vederla in quella circostanza!-

-Oh, credo che non tarderai molto a vederla comportarsi in modo perfettamente discreto e civile-

-Mi devo preoccupare?-

-Credo di si-

Scoppiammo a ridere, ma poi calò un improvviso silenzio pieno di imbarazzo. Dal nervoso iniziai a mescolare incessantemente il mio povero thè, mentre Matt si concentrava sulla sua brioche. Infondo non lo avevo ancora perdonato per il fatto che prima in camera non avesse distolto lo sguardo. Al solo ricordo avvampai. Quello sguardo su di me...

-Ti senti bene?-

-Come?-

Matt mi stava fissando. Aveva appoggiato la brioche sul piatto, e mi fissava. Arrossii ancora di più

-Ho detto se ti senti bene-

-Certo che sto bene! Perché non dovrei stare bene? Sto benissimo-

Aveva alzato un sopracciglio e ora mi guardava scettico.

-A me non sembra-

Alzai gli occhi al cielo

-E tu cosa ne sai, scusa? Saprò se sto bene, no?-

-Sei più agitata del solito, e stai girando quel povero thè da un sacco. Ormai sarà diventato freddo-

-Se a me piace freddo, che problema hai?-

-Nessuno-

-Bene-

-Bene-

Restammo in silenzio per tutta il tempo, fino a che, finita la colazione, non ci alzammo da tavola, dirigendoci verso l'ascensore. Volevo disperatamente tornare in camera e buttarmi sul letto. Non riuscivo nemmeno a guardarlo in viso. Stavamo aspettando che l'ascensore arrivasse al piano, quando ad un tratto sentii la sua mano afferrare la mia e stringerla. Non potei fare altro che stringerla a mia volta. Molto lentamente mi voltai verso di lui, solo per scoprire due occhi azzurri puntati su di me.

-Scusa-

lo dicemmo insieme, e la cosa ci fece sorridere. Lentamente si avvicinò a me e poggiò le sue labbra sulle mie, in bacio delicatissimo. Da quanto tempo era che non lo baciavo? Troppo. Ben presto il bacio si fece più intenso. Ne avevo bisogno, ne avevamo bisogno, entrambi. Il luogo attorno a noi perse ben presto i suoi contorni, il tempo non esisteva, esistevamo solo noi. Sentii le sue mani sui miei fianchi, per poi scivolare dietro, sulla schiena, per stringermi a lui. Anche le mia mani si erano mosse, le avevo portate dietro il suo collo, e ben presto mi trovai ad accarezzare i suoi capelli. Eravamo sempre più vicini. C'eravamo solo noi. Quando ci staccammo, per il bisogno di respirare, mi trovai sempre avvinghiata a lui, i nostri visi vicini, troppo vicini. Era così bello stare lì con lui. Poi mi diede un bacio sul naso, e io mi trovai a sorridere per un gesto così dolce. Se non lo avessi capito prima, di certo lo avrei capito in quell'istante. E glielo dissi. Mi avvicinai al suo orecchio, mi dovetti alzare sulle punte dei piedi per poterlo fare, ma ne valse la pena.

-Ti voglio bene Matt-

e lui, stringendomi di più a se

-Anche io-

e mi strinsi a lui. Fu in quel momento che sentimmo quel rumore- CLACK. Ci staccammo velocissimi, spaventati da quel suono solo per scoprire dietro di noi una raggiante Joley, con in mano una macchina fotografica.

-Scusate, ma eravate così teneri che non ho resistito!-

-Sempre la solita, eh?-

-Certo-

e sul sorriso contagioso della mia amica, scoppiai a ridere. Inutile dire che quella foto la conservo ancora gelosamente, anche se si è ingiallita a causa del tempo. Ma anche se ingiallita, l'emozione che provo ogni volta nel rivederla è la stessa di allora. E sono quei momento in cui benedico la mia cara, impicciona, amica Joley, lei e la sua mania per le foto.



Comunque, nonostante fossimo arrivati a Birmingham, il nostro viaggio era appena incominciato. Avevamo a disposizione solo tre settimane per risolvere il mistero e non tornare in Giappone a mani vuote. Ma non avremmo potuto scoprire niente se restavamo fermi lì, a Birmingham. Dovevamo andare a Croftwell, solo lì avremmo saputo la verità. Perciò il nostro viaggio riprese nella tarda mattinata di quella calda giornata di Luglio. Ci volevano, più o meno, quattro ore di macchina per arrivare a destinazione. Il viaggio fu piacevole e meraviglioso. Ci ritrovammo ben presto circondati dalla natura incontaminata dell'Inghilterra. Per fortuna, i nostri genitori avevano prenotato un pullman che ci avrebbe portato a Croftwell, e così potemmo passare il viaggio tutti insieme. E fu durante il viaggio che scoprimmo i primi indizi.

Ken, da bravo studioso quale era, iniziò ben presto a raccontarci quello che aveva scoperto.

-La strada che stiamo seguendo adesso combacia perfettamente con la antica strada che si faceva una volta arrivando da Londra. Sono più di quattrocento anni che carrozze, carri, gente a piedi percorre questa strada per raggiungere Croftwell-

-Vuoi dire-intervenne una Joley altamente eccitata per il viaggio-che quello che noi stiamo vedendo è la stessa cosa che vedevano i conti e le contesse una volta?-

-Precisamente-

-Quindi, intervenne Kary- Mimi tu questa strada l'hai già fatta?-

Mi sporsi verso il finestrino, guardando attentamente il paesaggio circostante, per cercare di vedere o di riconoscere qualcosa. Niente, non riuscivo a riconoscere niente.

-Mi dispiace Kary, ma non mi viene in mente niente-

-Peccato-

-Su ragazze, non deprimetevi. È solo il primo giorno, non vorrete pretendere di scoprire tutto in un solo giorno?-

Tk aveva sempre una gentilezza e una allegria nella voce che era impossibile resistergli. Ci ritrovammo tutti a concordare con Tk, c'era ancora tempo. E così, scherzando e chiacchierando del più e del meno, passammo le prime ore tranquillamente, fino a quando ad un tratto il pullman si fermò.

-Ci sono problemi?-

Chiede Matt a sua madre, che stava venendo verso di noi. Infatti, da bravi ragazzi che eravamo, ci eravamo impossessati dei posti infondo, come di diritto, lasciando gli adulti davanti, alle loro chiacchiere. Anche se mia madre monopolizzava sempre i discorsi...

-No Matt, nessun problema. Ci volevamo solo sgranchire un po' le gambe, noi non siamo più giovani come voi!-

-Ma che dici mamma-

saltò su Tk

-Tu non sei vecchia-

Lei si limitò a scuotere il capo e a sorridere in direzione del figlio. Era una donna incredibilmente dolce.

-Grazie Tk. Comunque c'è anche un altro motivo per cui ci siamo fermati. L'autista ci ha detto che non molto lontano da qui c'è una fonte fantastica, e allora avevamo pensato di dare un'occhiata. Che ne dite, venite con noi?-

-Ma naturalmente che vengono con noi Fubuky (scusate, mi sono inventata il nome della mamma di Matt e Tk, ma non so proprio come si chiama. Se qualcuno le sapesse e me lo facesse sapere, cambierei subito^^ scusate ancora) non vorrai certo lascirli qui, no?-

Naturalmente solo mia madre poteva intervenire così. Perciò, ci dirigemmo tutti fuori alla ricerca di questa fonte. La passeggiata fu piacevole, molto piacevole a dire la verità. Ci ritrovammo immersi in un mondo fantastico, sembrava quasi che il tempo lì si fosse fermato. A parte il piccolo sentiero di terra battuta, non c'era niente di moderno. Gli alberi secolari della foresta, i fiori dai mille colori e il silenzio tutto attorno creavano un mondo in cui perdersi. E poi, improvvisamente, eccola comparire davanti a noi. Fu come vedere un miraggio, uno di quei posti che vedi solo nei film. Davanti a noi si apriva una radura, con un piccolo lago dalle acqua cristalline al centro. Non era molto grande, ma qualcuno aveva costruito sopra un delizioso ponte, il legno bianco, da cui era possibile ammirare il lago.

-È incantevole-

-Fantastico-

-Meraviglioso-

furono le esclamazioni di stupore mie, di Kary e Joley. Come spinta da una forza più grande di me, mi ritrovai a prendere la mano di Matt e a tirarlo verso il lago

-Mimi, ma che fai!-

-Zitto e vieni-

E così fummo i primi ad arrivare al lago, seguiti subito dopo dagli altri. Mi inginocchia sulla sponda del laghetto e immersi una mano nell'acqua, ma subito la ritirai.

-È gelata!-

mi ritrovai a esclamare. Vidi il riflesso di Matt sopra il mio, che mi guardava come se fossi una bambina

-E' normale. È l'acqua di una fonte, per forza che è fresca-

-Oh, scusami, grande mister-so tutto-io-

-Certo che... come mi hai chiamato?-

e come ragazzini mi ritrovai a correre per scappare da un furioso Matt. Odiava essere chiamato così. Ma lui era più veloce, mi prese presto e mi ritrovai schiacciata contro un albero.

-Come mi hai chiamato?-

-Mister-so tutto-io-

e iniziai a ridere.

-Cosa hai da ridere ora?-

-Niente, ma sei buffo-

-Sarei buffo?-

-Si-

e inizia a ridere ancora più intensamente di prima. Ero incontenibile, ma ero felice, incredibilmente felice. Anche lui alla fine si mise a ridere, e dopo un po' ci avviammo verso gli altri, mano nella mano. Inutile descrivere l'occhiataccia di mio padre nei confronti di quella scena, ma lo sguardo di mia madre fu più che sufficiente a farlo desistere dal dire qualcosa. Ad un tratto mi accorsi che Kary era al centro del ponte, e osservava la superficie del lago intensamente. Così mi avvicinai a lei.

-Un penny per i tuoi pensieri-

-Non credo valgano così tanto, sai?-

Kary sembrava molto triste. Mi preoccupai.

-Che succede Kary, qualcosa non va?-

-No, no, tranquilla. È solo che...-

-Che cosa?-

seguirono alcuni attimi di silenzio.

-Kary, lo sai che su di me ti puoi confidare. Ti puoi fidare di me-

-Lo so Mimi. È solo che, non so neanche io se...-

-Va bene, quando vorrai parlarmene io sono qui, va bene?-

-Grazie-

Mi fece un bel sorriso, e continuammo a osservare il lago. Quando, ad un tratto, si sciolse, e mi disse tutto.

-Sai questa mattina, quando eravamo in camera anche con i ragazzi?-

-Si, ho presente-

-Ecco, hai presente quando tu ti sei alzata e ...-

-Si si, ho presente-

come potevo dimenticarmi della mia bellissima figura di quella mattina?

Kary arrossì leggermente e, facendosi forza, riprese a dirmi

-Ecco, quando tu ti sei alzata, ecco, ho visto che... si, insomma lui, lui guardava, ed ecco io...-

-A chi ti stai riferendo?-

Kary divenne ancora più rossa in volto.

-A lui...-

-Intendi dire...-

-Si-

-Gli occhi azzurri colpiscono ancora, eh?-

Kary si limitò ad annuire. Ecco una scoperta interessante. Kary aveva una cotta per Tk.

-Non devi essere così giù Kary, è una cosa meravigliosa!-

-No, non lo è!-

-Ma perché dici così?-

-Perché da quanto tempo lo conosco? Da sempre, e sono sempre stata la sua migliore amica. Di certo lui non penserà mai a me come...-

-Come una possibile ragazza?-

-Esatto!-

faceva fatica a trattenere le lacrime, lo vedevo. Così mi ritrovai ad abbracciarla, come una sorella potrebbe fare, e mi ritrovai a sussurrale

-Sono sicura che ti sbagli. Dai tempo al tempo, Kary, e mai dire mai! Non possiamo sapere cosa ci succederà, non si può mai sapere-

-Quindi dici che ho una possibilità!-

-Ma certo che ce l'hai!-

-Ehi, che succede? Perché vi state abbracciando? Io chi sono, quella che nessuno vuole?-

-Joley-

Ci trovammo a dire in coro io e Kary. Alla fine mi ritrovai ad abbracciare tutte e due le mie più care amiche.

-Dai ragazze, andiamo. È il momento di rimettersi in viaggio!-

Le urla dei ragazzi ci raggiunsero e con molto dispiacere ci dovemmo staccare. Fui l'ultima a incamminarmi verso gli altri. Prima volevo fare una cosa. Tirai fuori dalla tasca dei pantaloni una monetina, voltai le spalle verso la balaustra del ponte, chiusi gli occhi e, esprimendo un desiderio, lancia la monetina. Sentendo il suono sordo della moneta che toccava l'acqua, aprii gli occhi e mi girai verso i miei compagni che mi stavano aspettando sul sentiero. E accadde di nuovo. La vista mi si offuscò, sentii le gambe cedermi. Feci appena in tempo ad afferrarmi al ponte, che inizia a perdere il tempo. Ci siamo, pensai. Sto svenendo. E poi, fu il buio.



( Ero in mezzo ad una una foresta. Stavo camminando tranquillamente, ero sola. No, dietro di me sentivo la presenza di un'altra persona. Mi girai e vidi una ragazza, carina, bionda, vestita da cameriera. Mi seguiva, silenziosa, ma quando si accorse del mio sguardo si fermò e mi disse

-Vi serve qualcosa, madame?-

-No, niente, grazie Marie-

Marie, ecco come si chiama. Ripresi a camminare, serena, fino a che non lo vidi. Era un piccolo laghetto, dalle acque cristalline, con il ponte bianco sopra di esso. Si sentiva il gorgoglio della fonte. -Ci siamo finalmente, madame-

sento dire da Marie. Io mi limito ad annuire con il capo. Le faccio cenno di aspettarmi lì dov'è, e, da sola, mi avvicino alla fonte. Mi inginocchio sull'erba, e porto una mano a contatto con quell'acqua cristallina, ma è gelata, e istintivamente la ritraggo subito.

-Non sapete che trattandosi di una fonte, l'acqua è sempre più fredda del normale?-

Non devo fare molto sforzo per sapere a chi appartiene quella voce. Mi alzo e lentamente mi giro verso di lui. È così proprio come me lo ricordo. Capelli biodi, che riflettono la luce del sole, occhi azzurri, in cui perdersi. Sarebbe un bell'uomo se non avesse stampato perennemente quel suo sorriso da superiore in volto. Non posso che guardarlo con disprezzo e rispondere prontamente

-So perfettamente una cosa del genere-

-E allora perchè avete immerso la vostra mano nell'acqua?-

-Non sono affari vostri-

-Siete già permalosa di mattina, milady?-

-Ma come osate, brutto cafone maleducato! E voi sareste un lord inglese. La vostra educazione lascia alquanto a desiderare-

-La mia educazione è perfetta, milady, solo che ritengo opportuna usarla con gente che meriti un trattamento riguardevole-

-E io non ne sarei degna?-

-Ho per caso ferito il vostro orgoglio?-

-Non avete risposto alla mia domanda-

-E voi non avete risposto alla mia-

Ci fissiamo per qualche istante.

-Non era mia intenzione ferirvi Milady. E per rispondere alla vostra domanda, non sono ancora sicuro su cosa pensare di voi-

-Cosa intendete dire?-

-Che non mi fido di voi-

-E io non mi fido di voi. Direi che siamo alla pari-

-Siete abituata a dire sempre quello che pensate, madame?-

-Solo quando lo ritengo opportuno-

Per la prima volta lo sentii ridere.

-Siete divertente milady-

e continuò a ridere.

-Come osate voi, ridere di me!-

ero talmente tanto furiosa che mi avvicinai a lui, ed ero pronta a schiaffeggiarlo. Ma lui fu più veloce di me, afferrò la mia mano prima che potessi rendermene conto.

-Cosa volevate fare?-

-Non lo avete capito?-

-Non è un comportamento da perfetta milady inglese-

-E voi non vi comportate da vero lord, messere-

-E come dovrei comportarmi, se posso chiedervelo?-

-Chiedetemi scusa-

-Prego?-

-Voi mi avete offesa, pretendo delle scuse-

-Le scuse si devono meritare, Milady, non si possono pretendere-

-Voi siete un arrogante...-

ma non potei finire la frase perchè qualcosa mi urto improvvisamente, e mi ritrovai a perdere l'equilibrio. Sfortunatamente anche lui, colto alla sprovvista, e a causa dell'urto subito, si trovò in equilibrio precario, e prima di potercene rendere conto ci trovammo sdraiati sull'erba. Sentivo il suo corpo premere sul mio, non ero mai stata tanto vicina ad un uomo in vita mia. Mi trovai quasi ad urlare

-Alzati subito da me-

Lui non se lo fece ripetere e subito si alzò. Poi, mi offrì la mano per farmi alzare, mentre la mia preoccupata Marie si precipitava verso di me.

-Madame, madame, state bene?-

-Si Marie, non ti preoccupare-

Mi ritrovai ad afferrare la mano del conte e in un attimo mi ritrovai in piedi. Marie fece un passo verso di me, e dopo essersi assicurata che stavo bene, si tranquillizzò. Intanto la mia attenzione si era spostata su ciò che mi aveva fatto perdere l'equilibrio e rimasi piacevolmente sorpresa. Davanti a me si trovava un bellissimo cucciolo, un meraviglioso esemplare di razza canina, dal pelo lungo e morbido. Era di un colore grigio, con striature nere, e con due occhi chiari impressionanti. Mi ritrovai presto chinata verso quel meraviglioso esemplare e lo accarezzai. Sembrò apprezzare quel trattamento.

-Vi chiedo perdono Milady, è tutta colpa mia-

alzai lo sguardo verso il conte.

-Fino a prova contraria, sir, è stata colpa di questo cucciolotto a farmi perdere equilibrio, voi non c'entrate-

-Invece si, milady. Quel cucciolo, come dite voi, è mio, e non dovrebbe comportarsi così-

Mi ritrovai a ridere.

-Lo trovate divertente?-

-Mi scusi, ma è normale che abbia reagito così. È un cucciolo, vuole solo un po' di coccolo. Non è vero, tesoro mio?-

il cane, in compenso, si limitò ad abbaiare soddisfatto e a scodinzolare, in attesa di altre coccole. Fu così che alzai lo sguardo verso il conte e per la prima volta, trovai un sorriso sincero sul suo volto. E io non potei fare a meno di ricambiare.)

























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Salve a tutti!!!! Eccomi tornata! Lo so che è da un sacco di tempo che non aggiorno, ma questa volta ho dei motivi validi. Causa università, e tra esami, lezioni e treni da andare a prendere, non ho avuto proprio tempo di scrivere. Se poi aggiungete il fatto che la mia ispirazione ha deciso di abbandonarmi per un bel po' di tempo, capirete il motivo di tanto ritardo, o almeno lo spero. Ok, lo so che forse risulteranno motivazioni stupide, ma è la verità.

Comunque spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto. Allora, ci stiamo avvicinando a Croftwell, meta dei nostri eroi, e la storia inizia ad entrare nel pieno vivo dell'azione. Ci sono ancora tante cosa ancora da scoprire, quindi, purtroppo per voi, non vi libererete di me così facilmente^^

e ora passo hai ringraziamenti



Selhin: mia cara, leggere le tue recensioni è sempre molto piacevole, lo ammetto. E grazie anche per i consigli, ma ti svelo un piccolo segreto. Ci sono a volte tanti errori, perché mi ritrovo sempre a finire di scrivere i capitoli sull'una, le due di notte, come in questo caso. E mi capita sempre di finire di scrivere e di sentire improvvisamente il sonno farsi strada, ed è per questo che non ho la forza per rileggere e cancellare eventuali errori o ripetizioni!!! cmq grazie tanto per i tuoi consigli, mi fa sempre piacere riceverli, perchè credo che migliorarsi sia sempre la cosa migliore per ognuno di noi. Un'altra cosa, la tua descrizione di una Sora vipera, che ride con la mano davanti alla bocca, era proprio come volevo che apparisse. Sono contenta di esserci riuscita. Per quanto riguarda la decisione di Izzi, mi dispiace, ma devi ancora aspettare un pochino per scoprire la motivazione. Un bacio grande grande, e mi raccomando, mi aspetto una bella recensione anche per questo capitolo. Ciao ciao Juls



Mijen: grazie per la recensione! Mi fa piacere che tu trovi i capitoli sempre più belli ed emozionanti, è molto gratificante. E mi fa piacere che ti piacciano molto Mimi e Matt, sono sempre stati la mia coppia preferita, e io me li immagino così, carini e anche un pochino sdolcinati. Per quanto riguarda Sora, bisogna pazientare, ma prima o poi saprai tutto^^ un bacio Juls



Didda94: scusa per il ritardo del capitolo! Se hai aspettato tanto per l'altro, non oso immaginare cosa tu abbia passato per aspettare questo! Chiedo ancora scusa, spero di essere almeno riuscita di farmi perdonare con questo per il ritardo enorme, e spero tu non abbia perso la speranza definitivamente! Sappi che la finisco la storia, prima o poi XP A presto Juls













  
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