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Autore: purplebowties    01/06/2010    3 recensioni
Un tempo Chuck e Blair erano adolescenti che si rincorrevano ed io ero un'adolescente che scriveva di loro. Una collezione di storie brevi, frammenti di vita che hanno condotto questi personaggi a dirsi le celebri three words, eight letters. Storie acerbe, leggere e speranzose, un pò come ero io quando le scrissi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio, Più stagioni
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Six Years Old: The (Bass) Monster

Blair era soddisfatta come lo era di rado. Lucente di allegria, se ne stava lì, su una panchina del parco, a contemplare la bellezza del suo nuovo acquisto. Un paio di ballerine rosse di pelle laccata calzavano perfettamente ai suoi piedi, mossi ritmicamente per accogliere ogni suo sguardo di ostentata soddisfazione.

Era stato particolarmente difficile convincere Dorota a comprarle quelle scarpe, ma Blair, maestra nel persuadere gli adulti che la circondavano, aveva prevdibilmente raggiunto il suo obbiettivo, forte di capricci fastidiosi ed occhiate supplichevoli.

L'aria primaverile le accarezzò i boccoli scuri, tenuti ordinati da un sottile cerchietto rosso vermiglio.
br> "Signorina Blair, guardi, c'è Nate!" la avvisò Dorota, catturando tutta l'attenzione di Blair, la quale, rapida, scivolò con grazia giù dalla sua panchina, la gonna a quadri svolazzante ed un sorriso felice.

Gli occhi nocciola di Blair fecero il giro del parco, fino ad incontrare la figuara di Nate, che se ne stava lì con quel suo amico bruno.

Il suo amico. Il sorriso di Blair morì rapidamente, finendo in un nervoso morsicare il labbro inferiore. "Quel Bass," sussurrò con una punta di odio e rancore, camminando a passi incerti verso Nate, che la salutava alzando la mano con foga.

Blair sbuffò quando li vide avvicinarsi a loro volta, scoccando un occhiata scettica a quel Chuck Bass. Propio non riusciva a sopportarlo. Aveva provato ad essere gentile con lui, così come ci si aspetta da una bambina educata, ma lui aveva perseverato nello spettinarle i capelli, nel prenderla in giro, nello snobbare i suoi vestiti firmati ed i cerchietti che lei tanto adorava.

"Ciao Nate", disse con entusiasmo pacato, quando il biondo l'abbracciò forte. Tuttavia, Balir continuò ad osservare il moro, che, imbronciato, guardava la scena senza parlare.

"Non ti hanno insegnato a salutare, Blair?" le disse, una volta che lei si fu liberata dalle braccia di Nate.

Ha una voce irritante, pensò, quando lui le rivolse la parola, forte del suo sguardo arrogante. "Sei un essere orribile, Bass," sentenziò con decisione Blair, "non voglio parlare con te."

Lui sorrise, un sorriso obliquo, per nulla stupito da quella risposta dal sapore acido. "Oh, sei ancora arrabbiata per quella sciocchezza, Waldorf?", chiese impertinente, fingendo di non conoscere la risposta.

Blair soffiò come un gatto, in un gesto di stizza, a quel quesito così sciocco. Rovinare il vestito bianco che sua madre le aveva portato dalla Francia non era esattamente quello che Balir avrebbe definito una sciocchezza. Era per questo che il ricordo di quel candido tessuto prezioso macchiato irrimediabilmente di cioccolata e succo alla fragola le face ancora tremare il labbro per la rabbia.

"Te l'ho già detto, Bass. Non parlo con te," protestò, l'aria spavalda e le braccia incrociate, voltandosi per rivolgere la sua attenzione a Nate.

Fu un lampo. Blair non fece nemmeno in tempo a scanzarsi, troppo occupata a provare antipatia per quel ragazzino viziato e sbruffone, per accorgersi della mano scattante di lui, che andò a raccogliere un pugno di melmoso terriccio dal suolo. Pochi secondi e le sue ballerine erano sporche di fango, ben lungi dall'essere lucenti e profumate di nuovo.

Gli occhi le si riempirono di lacrime, lacrime di rabbia più che di dispiacere, tuttavia non pianse, ma scoccò un sguardo di puro odio a quello che era ufficilamente diventato il suo nemico numero uno. Prese fiato, tentando di mantenere il controllo che tanto si addiceva ad una signora, come le aveva spiegato sua madre, ma le fu impossibile non cogliere al volo l'occasione di schiaffeggiare quel volto così malvagiamente divertito che tanto la faceva innervosire.

Blair provò un immenso paicere quando la sua piccola mano sferzò un colpo preciso sulla guancia destra di Chuck Bass, tanto che a stento trattenne un sorriso, quando lui spalancò gli occhi, tramortito e stupito da quel gesto così poco da Blair Waldorf, la bambolina di porcellana di sei anni che giurava amore eterno al suo migliore amico.

E Chuck non era di certo il tipo che si faceva battere da una bambolina. Così, animato da uno spirito orgoglioso di rivalsa, le strappò il cerchietto cremisi, velocemente, lasciandole tutti i bei boccoli castani in disordine.

"Tu perdi, io vinco, Waldorf," esclamò trionfio, sollevando il suo trofeo con una mano, mentre si trascinava via un inerme e sorpreso Nate, che, con l'espressione di un malcapitato osservatore di una guerra ad armi pari, si limitò a stringersi fra le spalle, intimidito.

Blair restò immobile, sentendo quella piccola sconfitta bruciare in lei come una ferita fresca. "Sei un mostro, Bass!", gridò, quando lui ormai era già piuttosto distante, prima di correre verso Dorota, i capelli scompigliati e le scarpe rovinate.

Gli occhi di Blair, la sera, mentre osservavano Dorota ripulire le sue scarpe, avevano una sola certezza: un giorno, prima o poi,  avrebbe sconfitto una volta per tutte quel dannato Chuck Bass.


   
 
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