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Autore: BigMistake    01/06/2010    3 recensioni
I PARTE: Vi ricordate dove eravamo rimaste in Grey Day in Darkness? Non l'avete letta, ma allora cosa aspettate? (necessario leggere prima quella) Nessie e Jake sono felicemente sposati, con due splendidi bambini. Riuscirà la nostra coppia preferita a superare la crisi del settimo anno? Spoiler dal capitolo XVI: < Perché ti ho data sempre per scontata? Pensavo che la nostra vita insieme sarebbe stata perfetta. Non dovevo. La perfezione non esiste, nemmeno per due anime complementari come noi … > Buona lettura! II PARTE: Passano gli anni e la vita continua. Per stabilizzare gli equilibri bisogna ancora agitare il bicchiere. EJ e Sarah crescono e si scoprono ragazzi, affrontando le problematiche annesse. Dal Capitolo X: - Lui vampiro ed io licantropo, ma con un po’ dell’uno nell’altro. Il freddo e laconico Yin, l’autunno della vita, il nord, il ventre buio dell’animo umano rischiarato da un punto di luce dello Yang che dall’altro lato della collina sorride al sole seppure con una parte oscura di lui nascosta agl’occhi di chi non guarda, alle orecchie di chi non ascolta, agl’animi che non esistono. La perfezione. L’equilibrio. Perfetti e completi solo se insieme. - Buona lettura!
Genere: Romantico, Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'GREY DAY IN DARKNESS'
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CAPITOLO XX: La fine di tutto.

“Alice, Jasper portate Gabriel da Carlisle, allontanatelo da qui …” tutto diventava puro riflesso. Quello che io stavo provando, il mio cercare di togliere le catene che m’impedivano di muovermi, la mia voglia di altro sangue, il suo sapore caldo lungo la mia gola ancora infuocava la mia sete, mi rendeva schiava. E il profumo invitante che mi attorniava non mi aiutava. Il mio cuore mi diceva di placarmi, calmare il tumulto generato da quel dolce nettare così dissetante “Sarah, lasciala …” fuoco e ghiaccio si trovavano a contatto con la pelle dei miei polsi entrambi pronti.

“No, non la lascio nonno!” il fuoco mi strattonò a sé rendendo la mia schiena ancora più incandescente, sentivo il suo crepitio diffondersi in tutta me stessa, mentre ascoltavo il battere frenetico sulla mia scapola ben più nocivo per la mia voglia d’impadronirmi del suo pulsare sfinendolo, risucchiandone ogni goccia che passava attraverso di esso. La mia gola arse impaziente, una fiamma perpetua che divampava ad ogni pensiero rivolto al sangue. Sangue. Sangue. Sangue. Ormai stava dilagando il suo impero al mio interno. La ragione dominava ancora, ma per quanto avrebbe resistito la dama bianca?

“Sarah, tua madre sta resistendo ...” < Focalizzati sulla mia voce, Nessie cerca di mantenere il controllo! > “ … ma la tua vicinanza le sta procurando un dolore fisico, non solo psicologico! Non ti farebbe mai del male ma sarà più semplice se tu e tutti coloro che hanno del sangue si tenessero a distanza per un paio d’ore!” il ghiaccio riprese il controllo sentivo il suo freddo avvolgere farsi sempre più presente. Pensai a quello sopra le fiamme vive nella mia gola e nella mia testa.

“Lizzie, ascolta il nonno!” il fuoco restò ancora vincolato alla stretta ferrea che mi teneva avvinghiata al suo corpo, ma si fece progressivamente più fiacco fino a diventare quasi del tutto nullo, sostituito dalla morsa algida del ghiaccio.

< Ok, tutto a posto Nessie! Ora stai calma! Si è risolto tutto, ce l’hai fatta hai salvato la tua famiglia! > “Andate fuori con il resto del branco, vi vogliono tutti riabbracciare, soprattutto vostra nonna Bella, vi aspetteranno fuori!” avevo quell’odore impregnante su ogni parte di me, lo sentivo sui miei vestiti, sulla mia pelle, lo sentivo su di me. Dovevo solo cercare di ricordare tutto il mio lato umano, ma i miei occhi iniettati di sangue mi costringevano a volerne dell’altro. Non passò molto tempo che finalmente trovai un minimo di lucidità. Il veleno ormai non aveva più alcun effetto su di me: quel morso mi aveva resa completamente immune, era stato come un vaccino. La gola iniziò a placarsi ora che l’aria era intrisa solo dal profumo di fresie e lavanda, che mio padre emanava. La mia mente riusciva a scindere l’istinto dalla ragione, facendo prevalere quest’ultima.

“Papà!”

< Bentornata bambina mia! > le sue labbra si posarono sulla mia testa e solo allora mi accorsi di essere completamente avvolta tra le sue braccia e rannicchiata contro il suo petto.

“Vi stavate per perdere il meglio!” scherzai con un timbro sarcastico ancora spezzato dalle ultime ripercussioni del sangue che avevo appena bevuto. Alzai lentamente il viso e lo trovai che mi osservava intensamente con gli occhi dorati visibilmente commossi. Poi si fece serio, severo. S’irrigidì allentando le manette costruite dalle sue dita freddissime. Socchiusi la bocca per chiedergli cosa fosse accaduto, quando lui mi precedette.

“Non farci mai più una cosa del genere!” era duro, quel suo modo di rivolgersi a me privo di ogni intonazione aveva un solo significato. Ce l’aveva a morte con me.

< Scusami, papà! Ma se dovessi tornare indietro lo rifarei altre mille volte! >

 < Lo sapevo che mi avresti risposto così! > si alzò in piedi aiutandomi a seguirlo, sapevo da un lato era felicissimo di vedermi sana e salva, ma dall’altro me l’avrebbe fatta pagare per tutta la pena a cui l’avevo costretto. “Andiamo!” camminai affianco a lui in silenzio, senza sensi di colpa se non quello di avergli fatto provare una sofferenza raddoppiata rispetto alla mia. L nostra andatura era più veloce di una camminata ma meno di una normale corsa. Ci trovammo a breve nella sala centrale dove avevo incontrato le persone che avevano cercato di rovinare la mia vita. Bell’impresa. Se nemmeno loro c’erano riusciti, avevo la quasi certezza che nessuno avrebbe potuto.

< Cosa è successo? >

< Noi siamo arrivati in contemporanea con Marcus, abbiamo formato un esercito, fra la guardia noi e il branco. Ci siamo divisi, due squadre per cercarvi nei sotterranei e una per colpire al cuore! > al centro dell’enorme stanza quadrata se ne stavano i due Rumeni, Vladimir tenuto da Jaele, vestita di nero e con una alta treccia lunga che scendeva sul suo petto, Stefan, il temibile e crudele Stefan invece si trovava con un ringhio fra le labbra tenuto saldo da Demetri e Santiago.

“Non ci siamo mai finti dei santi Marcus, conosciamo bene la nostra natura non la rinneghiamo, ne facciamo finta di farlo! Siamo sinceri non come te!” gridava tracciando la parola fine al delirio in cui si era gettato a braccia spalancate sperando che gli crescessero le ali.

“Non siete dei Santi, ma nemmeno Dio Stefan!” rispose pacato il Volturo osservandolo negl’occhi intrisi di odio che trasudavano tutta l’ acredine provata per la mancata vendetta. Intorno a quella scena altri vampiri erano disposti ad accerchiarli. Massimo si trovava alla sua destra ringhiando contro i due crudeli assassini di anime.  Tra tutti quei vampiri la mia famiglia non era presente sicuramente impegnata con Jake, i ragazzi e Gabriel “Aro aveva peccato di superbia, e per quello ha pagato a caro prezzo. Vi predicate diversi ma appartenete alla sua stessa specie assetata di potere e macchiati di avidità! Ma c’è una giustizia a cui dovete rendere conto ben superiore della mia, che ora vi troverete ad affrontare!” sollevò lo sguardo alle due guardie ai lati ed in un sussurro quasi infinitesimale evocò i loro nomi “Demetri! Santiago!” erano facenti di un ordine prestabilito, ma lo scimmione antipatico si bloccò osservando oltre la spalla di Marcus andando ad incontrare i miei occhi.

“Marcus!” lo chiamava per nome non mio signore, come era solito fare con i tre Volturi, strano “Non spetta a noi, porre fine a questi esseri insignificanti!” la folla riunita puntò il suo sguardo incuriosito in mia direzione. Marcus per ultimo si voltò rimanendo in silenzio per un po’ come se soppesasse l’invito di Demetri. Io ne ero rimasta spiazzata.

“Renesmee, vuoi avere tu l’onore?” si scansò liberando la visuale verso Stefan che ora rivolgeva a me il suo disprezzo. Per un interminabile minuto nel silenzio, si poterono udire solo i miei passi incerti verso di lui. Ad ognuno di essi avevo associato un sentimento che avevo vissuto negl’ultimi giorni. Primo passo, agonia. Secondo passo, terrore. Terzo passo, rancore. La mia sete di vendetta era forte, portata fino all’esasperazione ed ora mi scuoteva gli arti, il cuore, le sensazioni. Ero stata travolta da un’ondata forte ed impetuosa, che si scagliava contro ogni aspettativa contro la riva dimostrandomi tutta la mia fredda furia. Quarto passo, odio. Presi le mascelle tra le mani con dolcezza in un primo momento. Ma mentre lui stava per liberarsi io lo presi con più forza. Il suo collo crepitò, contro i miei palmi.

“Voglio che il mio viso sia il tuo ultimo ricordo!” sussurrai al suo orecchio. Santiago e Demetri tenevano le sue braccia pronte ad un mio cenno per coordinarci e strappare quelle membra insulse da quel corpo decadente. Ero pronta volevo la sua morte, volevo solo una cosa “Marcisci all’infe …” ma un paio di occhi ambrati pieni di rammarico, liquidi e solari mi guardavano spaventati. Non era necessaria la sua presenza fisica per sapere che non avrebbe approvato. L’avrei deluso, era più forte di me non riuscivo in alcun modo a scrollarmi quel profondo senso di giustizia che sentivo radicato in me. Non ero così, non lo ero mai stata. Quegl’occhi così diversi da tutti gli altri, così umani più di un umano stesso. “No – non posso!” lasciai la sua testa “Marcus concedigli clemenza …” lo pregai prima di tornare tra le braccia di mio padre che mi condusse in un attimo fuori in una macchina e mi portò lontano.

 

“Tu!” non avevo neanche fatto in tempo ad entrare nella suite a Bucarest, che una piccola nana pestifera e completamente pazza si era messa di fronte a me puntando il indice inquisitorio sollevandosi sulla punta dei piedi. “Se provi a farci uno scherzo del genere un’altra volta, nessuno e dico nessuno ti risparmierà dalla mia ira! Chiaro!” ma io non risposi l’abbracciai soltanto in fin dei conti mi era mancata terribilmente e non avevo così tante speranze di poterlo rifare “Non te la caverai così a buon mercato, lo sai!” mi aveva afferrato la vita stringendo fortissimo “Come minimo mi devi tre settimane no-stop di puro e sano shopping!”

“Tutto quello che vuoi!” sciolse l’abbraccio non prima di non avermi dedicato uno dei suoi sorrisi. Tutti nessuno escluso aveva da dire la sua. Emmett aveva anche tentato di soffocarmi, la nonna si era assicurata che avessi ogni cosa al mio posto così come Rosalie che mi rimproverò quattro volte alternando a stati di preoccupazione a momenti d’ira irrequieta. Carlisle non disse quasi nulla se non, ‘sono fiero di te’ . Lui era l’unico ad aver veramente giustificato il mio modo d’agire e forse se l’aspettava da parte mia un comportamento simile. Arrivai a mia madre, ci scambiammo un fugace sguardo che venne subito distolto dal momento in cui lei uscì sul terrazzino adiacente.  Nella mia vita ne avevo combinate tante, ma stavolta era diverso. Io avevo rischiato il tutto per tutto. Le nuvole coprivano il sole che non accennava a presentarsi mentre lei con le braccia distese sul parapetto, guardava di sotto.

“Mamma?”

“Tu hai la minima idea di quello che ho passato?” ecco cos’era quel ‘farci’ che mio padre aveva detto nei sotterranei di Bran. Era riferito a loro, ai miei genitori, sul momento non l’avevo notato, ma ora che sentivo la voce tremante e carica della mamma mi rendevo conto di quanto li avessi distrutti.

“Mi dispiace!” la mia testa cadde in avanti, non ero pentita ma con lei era ancora più dura mantenere la mia posizione.

“Ti dispiace, è solo questo che sai dire Renesmee, ti dispiace?” con uno scatto si girò “Ho vissuto per una settimana con il terrore che tu ti sacrificassi in qualche impresa folle, ed è così che è stato maledizione! La tua vita non vale meno degl’altri Renesmee, non bastava che fossero scomparsi Jake ed i ragazzi, anche tu dovevi metterci del tuo, volendo fare tutto da sola!” non si stava controllando, stava sfogando tutte le sue perplessità con fatica, in maniera praticamente umana.

“Tu non avresti fatto lo stesso, non avresti tentato il tutto per tutto per me?” i suoi occhi si fissarono nei miei. Una debole folata di vento intercorse fra di noi. Le avevo appena prospettato l’unica obiezione che non poteva negare. Non riuscì a sostenermi tanto che si voltò ulteriormente perché sapeva che con quella domanda ero riuscita a cogliere nel segno. La risposta era Si. “Mamma, so che ti ho fatto stare in ansia e mi dispiace veramente, ma lo rifarei nella stessa identica maniera! Non è quello che mi avete insegnato! E poi mi avreste davvero permesso di attuare il mio piano?”

“Il tuo stupido, folle ed assurdo piano!”

“Già, ma mi ha permesso di arrivare a loro, mamma!” le sue spalle si mossero in un singhiozzo ed io mi avvicinai a lei prendendole le palle e voltandola verso di me. Le sue mani si legarono dietro la mia schiena. L'abrracciai mentre ancora veniva scossa dai singulti senza lacrime che le animavano il petto. “Ora siamo insieme è questo che conta!”

 

Quanto era passato non lo saprei dire. Avevano preso una stanza solo per me, Jake ed i ragazzi. Ero così impaziente di riabbracciarli come si deve. In  tutto quel trambusto avevamo avuto poco tempo per stare insieme. Ormai la mia voglia di sangue era completamente scomparsa, avevo ben altri pensieri smaniosi a cui rendere conto. Mi muovevo avanti ed indietro come un padre in sala d’aspetto del reparto maternità. Tormentavo le mie dita e mordevo insistentemente il labbro inferiore.

“Ahhh, ma quanto ci mettono!” non ero mai stata una persona paziente, però in quel caso avevo il diritto ad essere così nevrotica. In fondo si trattavo solo di scollarli dal branco, contentissima che si fossero riuniti però insomma io stavo aspettando da quanto? Tre, quattro ore. Un po’ di rispetto per chi aveva cercato di salvarli, o no. Stavo ancora camminando su e giù per la stanza, quando mi sentii strattonare ed avvolgere da un qualcosa di estremamente caldo e confortante. Le sue labbra febbricitanti divoravano le mie con l’urgenza che avevo anch’io. Dischiusi la bocca ed assaporai tutto quello che mi stava donando in quel bacio. L’amore, la paura di non poter più provare certe sensazioni a contatto con lui. La mia mano guidata dal semplice istinto s’incastrò tra i suoi capelli, mi teneva i fianchi stretti a sé quasi volesse diventare un tutt’uno con me. Per quanto però potevamo resistere, dovevamo respirare anche se io avevo tutta l’aria che desideravo ora che Jake era con me. Posò la sua fronte sulla mia. Mi sorpresi a ridere come una sciocca, con gli occhi chiusi ermeticamente. Il suo fiatone caldo m’inondava la faccia, come una deliziosa corrente tropicale ed esotica.

“Scusa mi sei mancata, troppo!” il mio sorriso si allargò quasi in una maniera nervosa e mi trovai a riprendere il bacio da dove l’avevamo interrotto. Presi più e più volte quelle morbide labbra tra le mie, quasi me le volessi mangiare. Carezzando la sua schiena sollevai un po’ la maglia che indossava, e tra le dita riconobbi un segno della sua pelle che rovinava il guanto di velluto che l’avvolgeva. Una cicatrice che per sempre sarebbe rimasta a ricordargli il nostro incubo. Ma raramente le ferite lasciavano segni su di lui “Ti amo!”

“Anch’io ti amo, Jake!” mi rabbuiai con ancora quella piega innaturale della carne tra le dita, che passavo ripetutamente su di essa. Lui se ne accorse il mio modo flemmatico di spostarmi era inequivocabile, con delicatezza e allo stesso tempo con rammarico per non essere arrivata prima. “Perché è così …”

“Ehy, Nessie è solo una delle tante, non pensarci è tutto finito mostriciattola, è tutto finito!” il suo bisbiglio detto come un segreto inconfessabile, baciò la mia fronte, il naso e poi riprese a baciarmi la bocca. Troppo passionalmente. Dopo tutto quello che avevo passato non poteva il mio pensiero finire sempre in quel punto preciso.

“E basta! Possibile che dopo tutto quello che abbiamo affrontato voi state appiccicati come due ventose, che schifo! Vi prego, cosa volete fare prosciugarvi!” per un attimo calò il gelo. Vedevo EJ sulla porta e Sarah dietro di lui. Il suo volto che poco prima era sofferente malconcio, ora sfoderava un sorriso degno dei più smaglianti di Jacob. Sarah invece sembrava ancora un po’ tesa.

“Ne riparliamo quando anche tu avrai una ragazza!” rispose Jake ma io non pensavo più al loro battibecco. Volevo solo tenerli stretti a me fino a soffocarli. Planai su di loro ad una velocità inaudita e li raccolsi a me.

“Non permetterò mai più a nessuno di farvi del male, ve lo giuro! Piuttosto dovranno passare sul mio cadavere!”

“Ok, basta mamma ci stai soffocando!” li lasciai liberi di respirare e poi cominciai ad analizzarli, cercando le stesse ferite di Jake ma a parte qualche piccolissimo livido sull’incavo del gomito non c’era praticamente nulla.

“Come state, che ha detto Carlisle?”

“Ci ha somministrato un antagonista di qualcosa, sai che quando si perde nelle spiegazioni smetto di ascoltare …” iniziò EJ gesticolando con le mani per rafforzare le sue parole.

“Comunque ci deve tenere sotto controllo, ma per il resto siamo in ripresa!” Sarah era intervenuta cercando di tranquillizzarmi.

“Come potrebbe essere diversamente in voi c’è puro sangue licantropo!” Jake diede un pugno amichevole sulla spalla di EJ, iniziando a punzecchiarsi come due compagni di stanza del college che non si vedono da tempo. Io e Sarah li ammirammo per un po’.

“Sapevo che saresti arrivata da un momento all’altro!” mi disse affondando il suo viso sulla spalla. La condussi su di un divanetto sedendoci l’una accanto all’altra. La guardai sorridendo e lentamente portai le mani dietro il collo facendo scattare il moschettone della catenina. La sua catenina. L’avevo riportata di nuovo a lei, ed ora gliel’avrei riconsegnata rinnovando la mia promessa. La sistemai sul suo collo mentre lei sollevava le punte dei capelli dalla nuca per non incastrarli nella chiusura.

Plus que ma même vie! Ricordalo sempre Sarah, voi siete tutto per me!” lei sorrise accarezzando il ciondolo e poi puntò quegli splendidi smeraldi nei miei occhi.

“Anche tu sei molto importante mamma …” aprì il ciondolo rotondo che le cadeva sul petto e mi mostrò la foto che aveva introdotto. Era una miniatura mia e di Jake, di qualche anno prima, del nostro matrimonio. Il mio stomaco si mosse, si contrasse ed una lacrima involontaria scese lenta ed inesorabile. Sarah l’asciugò con il pollice e poi  inaspettatamente prese le mie spalle e mi abbracciò come non aveva quasi mai fatto se non quando era ancora una bambina.

“Ehy, aspetta così me la consumi tutta ne voglio un po’ anch’io!” ed ecco EJ fiondarsi con la testa sulle mie ginocchia. Jake si sistemò ai piedi di Sarah. La notte passò così, nel rinnovo di quell’amore sempre più forte al di là del tempo e dello spazio. Guardavo Jake sorridere felice, i miei figli finalmente sereni. Era quello per cui avrei lottato per sempre. Per loro.

 

Note dell'autrice: Allora siamo giunte all'ultimo capitolozzolo. Per allungare un po' il brodo l'ho separato dall'epilogo conclusione di tutto. Cioè sto ritardando la fine fine. Mi sento praticamente vuota non si può fare nono!

noe_princi89: grazie cara, lieta che ti sia piaciuto una cosa bella di azione era giusto finire con una bella americanata! Ci vediamo all'epilogo!

kekka cullen: carissima! Ebbene si si doveva arrivare ad una fine fine, pure perchè se la tiravo un'altro po' finivate per stancarvi di me e della mia storia! Grazie mille per i tuoi complimenti sempre molto graditi.

lascio i ringraziamenti finali all'epilogo che posterò stasera mettendo quella maledetta crocetta sulla parola completa e sancendo definitivamente la fine di GDD.

Besos

Mally  

   
 
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