How Deep Is Your Love?
Capitolo
7: Mamma, mi spiace, ma non tornerò a casa...
Si voltò innervosita. Come
si permetteva di parlare così di lei al povero Jesse che non aveva fatto
assolutamente nulla? Chad era diventato intrattabile da quando l'avevano
incontrato.
«Non dargli retta...» disse
Daph lasciando in sospeso la frase.
«Ah si? Perchè tu ci
staresti? Eh, Daphne?» chiese Chad decisamente sconvolto.
«Quando fai così sei
davvero un bambino...» rispose chiudendo gli occhi esausta da quella stupida
conversazione che stavano tenendo.
«Su, per favore... non
litighiamo!» si intromise Jesse che venne fulminato dalla voce tuonante di Chad
che gli suggerì:
«Stanne fuori...»
«Chad non so cosa vuoi
sentirti dire, io non ho fatto nulla! Stai facendo tutto da solo, lo so che per
te è importante raggiungere il prima possibile New York, ma il destino ha
voluto così, quindi accettalo...» disse Daphne alzandosi dal letto,
raggiungendo Chad. Gli accarezzò una guancia amorevolmente poi il cellulare
squillò. La ragazza era allarmata, lo prese in mano e sul display vi era
scritto il nome “Mamma”. Guardò Chad in cerca d'aiuto, le suggeriva di non
rispondere, ma lei, decisa premette il tasto verde.
«Pronto? Daphne? Dove
caspita sei finita? Ti ho detto che andava bene rimanere da Gale per un po', ma
non così tanto! Ti aspetto per cena... muoviti, non abbiamo intenzione di
aspettare fino a tardi per canare...» sua mamma disse tutto insieme, senza
farla ribattere... Daphne sorrideva, chissà che reazione avrebbe avuto da lì a
pochi minuti quando gliel'avrebbe detto...
«Mamma, mi spiace, ma non
tornerò a casa a mangiare stasera, né domani sera, né dopodomani, né la sera
seguente...! Non so quando tornerò e se tornerò, ti prego accetta la mia scelta
e non ostacolarmi. Divertiti con il tuo Paul...» al suo nome le venne naturale
un tono aspro ma non se ne curò, sua madre stava per ribattere qualcosa ma lei
spense il telefono. Chad fece per aprire bocca ma entrò un'infermiera che gli
ordinò di andarsene perchè l'orario delle visite era terminato da un pezzo.
Attraversarono il corridoio
in silenzio. Chad si sentiva colpevole... doveva dirglielo, ma come avrebbe
fatto? Era stato molto più semplice nasconderglielo, ma ora era diventata
troppo importante per lui, per farla soffrire. Questa volta erano soli in
ascensore, si avvicinò a lei e la strinse a sé, sussurrandole:
«Sei stata forte, Daph...»
lei per tutta risposta lo strinse più forte ed aveva iniziato a piangere...
-com'era stato difficile
dirle quelle cose!
Ma lei non era pronta per
quella nuova realtà...
«Non piangere...! Dai,
insieme ce la faremo, come sempre...» continuò Gale accarezzandole i capelli
setosi.
La sentì tirare su le
lacrime e pronunciare:
«Si... grazie Chad...». La
strinse a sé più forte, dicendo:
«Ora che ne dici di
trovarci un hotel per stabilirci finché Reston non si mette in sesto?»
«M-ma... costa molto un
hotel, e noi non possiamo permetterci delle camere!!!» protestò Daphne alzando
la testa e guardandolo negli occhi.
«Oh beh.... faremo pagare a
Reston..., d'altronde è tutta colpa sua!»
«Ma Chad!! Non è
giusto...!!»
«Cos'è vuoi dormire in
macchina con i sedili posteriori SPORCHI? Sempre colpa di Reston... è una
calamità quel ragazzo...» disse cominciando a ridacchiare, venne seguito da
Daphne che aggiunse:
«Beh, hai ragione... però,
non pensare male... non ci converrebbe prendere solo una stanza con due letti?
Altrimenti viene a costare molto!» Chad non nascose un sorriso e la schernì:
«Mhm... bella scusa per
rimanere sola con il sottoscritto! Non c'è bisogno di queste scuse, puoi
dirmelo tranquillamente...!» imbarazzata e furente Daphne lo picchiò sul petto
dicendo:
«NON E' VERO!!!! Soltanto
che non voglio approfittare di Jesse!»
«Vedi che sei pazza? Fino a
dieci minuti fa piangevi e ora gridi... comunque sei davvero buona... la tua è
una buona idea. Lo sai che scherzavo, vero, stupida?» disse picchiettandole il
dito indice sul naso. Daphne sorrise, e non badò all'ultima parola che
pronunciò Chad, era cosciente che qualunque cosa avesse detto si sarebbe creato
il finimondo, quindi i limitò ad annuire mettendosi una mano in tasca.
«Andiamo in un cinque
stelle? Tanto paga quel poveraccio...» il ragazzo beffeggiò di proposito
Jesse... gli piaceva vedere Daphne infuriata.
«Chad! Poverino... andremo
a un tre stelle... così è più o meno la metà...!» il ragazzo la guardò
sorpreso, spalancando i suoi occhi azzurri, e disse:
«Cosa? Da te mi sarei un
“andiamo in un'osteria...” ma un tre stelle!»
«Beh, va bene essere di
buon cuore, però se posso essere un po' comoda per una volta...»
«Ma sentitela... e poi
rompi a me! Sai, Daph... inizi a somigliarmi e la cosa mi spaventa!» si
guardarono per un istante e poi risero, di nuovo... Ormai si trovavano in auto,
alla ricerca di un tre stelle... alla fine Daphne riusciva sempre ad ottenere
ciò che voleva... Chad desiderò di essere come lei, di poter realizzare ciò che
più desiderava ma scosse la testa. Era meglio non illudersi.
Si fermarono di fronte a
un'enorme hotel, naturalmente era come desiderava la ragazza dai lunghi capelli corvini che alla sua vista
sorrise... con calma scesero dall'automobile ed entrarono, appena varcata la
soglia, Chad si abbassò in modo tale da essere a pochi centimetri dal suo
orecchio e le sussurrò, facendola sussultare dallo spavento e dall'imbarazzo:
«Almeno per una volta,
cerca di essere seria!» Daphne si voltò verso di lui e sorpresa e fingendo di
essere offesa gli rispose:
«Io? Ma se sono molto più
seria di te!! Ti prego, Chad, non dirmi altre barzellette del genere!» e ancora
una volta arrossì... erano troppo vicini, Daphne si maledisse mentalmente.
Perchè doveva essere così? Lei non lo conosceva e doveva assolutamente stargli
lontano... non era il suo tipo di ragazzo, o almeno si illudeva non lo fosse,
così avrebbe potuto utilizzarla come scusa, si morse il labbro inferiore, era
inutile mentire a sé stessa, gli piaceva... eccome se gli piaceva, ma non
gliel'avrebbe confessato, almeno non ora. Doveva attendere, conoscerlo meglio e
esserne sicura...
-Si, certo... inventati
qualche altra stupida scusa, Daph... hai deciso di partire con lui per raggiungere
l'altra parte degli Stati Uniti! Tanto se volevi stargli lontana bastava
rimanere a casa...- pronunciando l'ultima parola pensò di non avere più una
casa propria... era per questo che era fuggita... insieme a Chad... voleva
urlare... non avrebbe più pensato a Gale in quel modo, e in quel momento fece
la promessa più difficile di tutta la sua vita. Mentre lei faceva mille
pensieri e promesse, lui continuò, sicuro di sé come sempre:
«Non rovinarmi il gioco...
tu ora fai tutto ciò che ti dico... loro non devono sapere le nostre identità
altrimenti siamo spacciati perchè i nostri genitori ci troverebbero subito,
ok?» Daphne annuì perplessa... cos'aveva in mente? Si avvicinarono alla
reception e Chad disse all'uomo che aveva di fronte:
«Salve, io e la mia ragazza
vorremmo due camere...», Daphne sussultò al “la mia ragazza”... meno male che
si era appena promessa di non pensare più a lui in quel modo! Ma come
faceva? Soltanto guardarlo, sentirlo parlare, oppurequando si prendeva gioco di
lei, le creava un subbuglio interno, niente male! Dentro di se sorrise... aveva
un'opportunità, una sola opportunità ed era ora... Cinse il braccio intorno a
quello di Chad e appoggiò la propria testa sulla sua spalla, chiuse gli occhi e
inspirò, non le interessava se era di fronte a tanta gente, non le interessava
cos'avrebbero pensato, voleva soltanto approfittare dell'ultima occasione che
aveva prima di arrendersi... finì per constatare di Stare davvero bene,
-Purtroppo è il momento
di guardare in faccia la realtà...
Aprì gli occhi per vedere
il receptionista pronunciare:
«Mi spiace signore... ma
abbiamo soltanto una stanza, sa ospitiamo un gruppo di ragazzini in gita...»
Gale scosse le spalle, Daphne si incupì... non si era nemmeno accorto di lei...
probabilmente lui la vedeva solo come amica, chiuse gli occhi con forza e pensò
fosse meglio così... avrebbe potuto mantenere la promessa fatta in
precedenza... Chad rispose all'uomo dietro il banco:
«La prendiamo...! Ora,
scusi, possiamo andare a riposare? Siamo davvero stanchi, abbiamo fatto un
viaggio davvero lungo...! Sa arriviamo dalla costa occidentale...» l'uomo
sembrò capire e li accompagnò nella stanza loro assegnata, era ampia e
spaziosa, con delle splendide tende cobalto e un televisore di fronte al
letto... Gli occhi di Daphne si fermarono sul letto... ce n'era uno solo... a
due piazze. Cos'avrebbe fatto? Il panico prese il sopravvento, Chad sembrò
leggerle il pensiero perchè pronunciò:
«Non ti preoccupare... io
dormo per terra...» Daphne lo guardò e disse:
«No! Dormo io per terra,
non mi va che lo fai per causa mia!»
«Beh, se lo facessi tu, mi
sentirei così! Beh, cosa vuoi fare?» alzò un sopracciglio poi si voltò
dirigendosi verso l'armadio, speranzoso di trovare qualche coperta, Daphne si
avvicinò a lui e gli strinse la mano sul braccio dicendo sicura:
«Facciamo così... dormiamo
tutti e due nel letto che sarà diviso da un muro di cuscini, ok? E non provare
a superare quella soglia altrimenti sei morto...» lui si voltò e imbarazzato
rspose:
«Uhm... se non è di
disturbo per te... l'importante è dormire su qualcosa di morbido, tanto quando
dormo non mi sveglia nemmeno una cannonata!» Daphne sorrise... in quel momento
si accorse che avevano iniziato male... certo, lui la stava aiutando, ma il
loro inizio non era stato dei migliori, l'aveva aiutata e lei, inconsciamente,
ne aveva aproffitato, ma lui non aveva detto nulla. A quei tempi le sembrava
perfetto... ma l'aveva conosciuto meglio, non era perfetto come credeva
all'inizio, e forse era meglio così, il suo caratteraccio, i suoi silenzi e a
volte la sua parlantina e la sua prepotenza lo rendevano più umano e
raggiungibile di quanto non fosse.Le posò il dito sul naso e le disse:
«Vado a prendere qualche
valigia... secondo te, Reston, quando uscirà da quell'ospedale?» lei scosse la
testa, non ne aveva la più pallida idea... quel poveretto si era procurato una
brutta ferita in chissà che modo... sperò guarisse presto e rispose:
«Non lo so... spero presto,
dato che New York ci aspetta.. non vorrai mica farla aspettare, no?» lui
sorrise e dopo averle arruffato i capelli uscì dalla stanza lasciandola sola...
dopo qualche secondo si mosse verso il letto e ci si sdraiò sopra chiudendo gli
occhi, pensando a ciò che stava compiendo. Aveva visto la “misteriosa” donna di
suo padre nonché la sua migliore amica da sempre che aveva causato il divorzio
dei suoi genitori... sua madre le aveva detto che non l'aveva lasciato solo per
il tradimento ma anche per divergenze di opinioni, ma lei era conscia che non
era assolutamente vero, glielo aveva detto solo per non dar tutta la colpa a
quell'idiota di suo padre... sua madre era troppo buona, ma lei no... non
avrebbe dimenticato... mai. Come aveva fatto a tradirla in questo modo,
Natalie? Improvvisamente si ricordo di una donna bionda sulla trentina che vide
parlare con suo padre mesi prima... probabilmente Nat non era la sua unica
donna. Ben le stava. E sua madre? L'aveva lasciata lì, da sola... chissà se sua
padre l'aveva cercata, chissà se Natalie si fosse sentita in colpa per qualche
puro istante umano nella sua vita... tutti questi pensieri le si affollarono in
testa. Sentì il peso della stanchezza avvolgerla e si abbandonò alle forti
braccia di Morfeo.