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Autore: Keira    03/09/2005    2 recensioni
Eccomi con una nuova storia... Daphne è una giovane ragazza, che vuole far ricongiungere i genitori, ormai divorziati, conosce i loro fidanzati e da lì parte una storia molto aggrovigliata...
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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How Deep Is Your Love

How Deep Is Your Love?

Capitolo 7: Mamma, mi spiace, ma non tornerò a casa...

 

Si voltò innervosita. Come si permetteva di parlare così di lei al povero Jesse che non aveva fatto assolutamente nulla? Chad era diventato intrattabile da quando l'avevano incontrato.

«Non dargli retta...» disse Daph lasciando in sospeso la frase.

«Ah si? Perchè tu ci staresti? Eh, Daphne?» chiese Chad decisamente sconvolto.

«Quando fai così sei davvero un bambino...» rispose chiudendo gli occhi esausta da quella stupida conversazione che stavano tenendo.

«Su, per favore... non litighiamo!» si intromise Jesse che venne fulminato dalla voce tuonante di Chad che gli suggerì:

«Stanne fuori...»

«Chad non so cosa vuoi sentirti dire, io non ho fatto nulla! Stai facendo tutto da solo, lo so che per te è importante raggiungere il prima possibile New York, ma il destino ha voluto così, quindi accettalo...» disse Daphne alzandosi dal letto, raggiungendo Chad. Gli accarezzò una guancia amorevolmente poi il cellulare squillò. La ragazza era allarmata, lo prese in mano e sul display vi era scritto il nome “Mamma”. Guardò Chad in cerca d'aiuto, le suggeriva di non rispondere, ma lei, decisa premette il tasto verde.

«Pronto? Daphne? Dove caspita sei finita? Ti ho detto che andava bene rimanere da Gale per un po', ma non così tanto! Ti aspetto per cena... muoviti, non abbiamo intenzione di aspettare fino a tardi per canare...» sua mamma disse tutto insieme, senza farla ribattere... Daphne sorrideva, chissà che reazione avrebbe avuto da lì a pochi minuti quando gliel'avrebbe detto...

«Mamma, mi spiace, ma non tornerò a casa a mangiare stasera, né domani sera, né dopodomani, né la sera seguente...! Non so quando tornerò e se tornerò, ti prego accetta la mia scelta e non ostacolarmi. Divertiti con il tuo Paul...» al suo nome le venne naturale un tono aspro ma non se ne curò, sua madre stava per ribattere qualcosa ma lei spense il telefono. Chad fece per aprire bocca ma entrò un'infermiera che gli ordinò di andarsene perchè l'orario delle visite era terminato da un pezzo.

Attraversarono il corridoio in silenzio. Chad si sentiva colpevole... doveva dirglielo, ma come avrebbe fatto? Era stato molto più semplice nasconderglielo, ma ora era diventata troppo importante per lui, per farla soffrire. Questa volta erano soli in ascensore, si avvicinò a lei e la strinse a sé, sussurrandole:

«Sei stata forte, Daph...» lei per tutta risposta lo strinse più forte ed aveva iniziato a piangere...

-com'era stato difficile dirle quelle cose!

Ma lei non era pronta per quella nuova realtà...

«Non piangere...! Dai, insieme ce la faremo, come sempre...» continuò Gale accarezzandole i capelli setosi.

La sentì tirare su le lacrime e pronunciare:

«Si... grazie Chad...». La strinse a sé più forte, dicendo:

«Ora che ne dici di trovarci un hotel per stabilirci finché Reston non si mette in sesto?»

«M-ma... costa molto un hotel, e noi non possiamo permetterci delle camere!!!» protestò Daphne alzando la testa e guardandolo negli occhi.

«Oh beh.... faremo pagare a Reston..., d'altronde è tutta colpa sua!»

«Ma Chad!! Non è giusto...!!»

«Cos'è vuoi dormire in macchina con i sedili posteriori SPORCHI? Sempre colpa di Reston... è una calamità quel ragazzo...» disse cominciando a ridacchiare, venne seguito da Daphne che aggiunse:

«Beh, hai ragione... però, non pensare male... non ci converrebbe prendere solo una stanza con due letti? Altrimenti viene a costare molto!» Chad non nascose un sorriso e la schernì:

«Mhm... bella scusa per rimanere sola con il sottoscritto! Non c'è bisogno di queste scuse, puoi dirmelo tranquillamente...!» imbarazzata e furente Daphne lo picchiò sul petto dicendo:

«NON E' VERO!!!! Soltanto che non voglio approfittare di Jesse!»

«Vedi che sei pazza? Fino a dieci minuti fa piangevi e ora gridi... comunque sei davvero buona... la tua è una buona idea. Lo sai che scherzavo, vero, stupida?» disse picchiettandole il dito indice sul naso. Daphne sorrise, e non badò all'ultima parola che pronunciò Chad, era cosciente che qualunque cosa avesse detto si sarebbe creato il finimondo, quindi i limitò ad annuire mettendosi una mano in tasca.

«Andiamo in un cinque stelle? Tanto paga quel poveraccio...» il ragazzo beffeggiò di proposito Jesse... gli piaceva vedere Daphne infuriata.

«Chad! Poverino... andremo a un tre stelle... così è più o meno la metà...!» il ragazzo la guardò sorpreso, spalancando i suoi occhi azzurri, e disse:

«Cosa? Da te mi sarei un “andiamo in un'osteria...” ma un tre stelle!»

«Beh, va bene essere di buon cuore, però se posso essere un po' comoda per una volta...»

«Ma sentitela... e poi rompi a me! Sai, Daph... inizi a somigliarmi e la cosa mi spaventa!» si guardarono per un istante e poi risero, di nuovo... Ormai si trovavano in auto, alla ricerca di un tre stelle... alla fine Daphne riusciva sempre ad ottenere ciò che voleva... Chad desiderò di essere come lei, di poter realizzare ciò che più desiderava ma scosse la testa. Era meglio non illudersi.

Si fermarono di fronte a un'enorme hotel, naturalmente era come desiderava la ragazza  dai lunghi capelli corvini che alla sua vista sorrise... con calma scesero dall'automobile ed entrarono, appena varcata la soglia, Chad si abbassò in modo tale da essere a pochi centimetri dal suo orecchio e le sussurrò, facendola sussultare dallo spavento e dall'imbarazzo:

«Almeno per una volta, cerca di essere seria!» Daphne si voltò verso di lui e sorpresa e fingendo di essere offesa gli rispose:

«Io? Ma se sono molto più seria di te!! Ti prego, Chad, non dirmi altre barzellette del genere!» e ancora una volta arrossì... erano troppo vicini, Daphne si maledisse mentalmente. Perchè doveva essere così? Lei non lo conosceva e doveva assolutamente stargli lontano... non era il suo tipo di ragazzo, o almeno si illudeva non lo fosse, così avrebbe potuto utilizzarla come scusa, si morse il labbro inferiore, era inutile mentire a sé stessa, gli piaceva... eccome se gli piaceva, ma non gliel'avrebbe confessato, almeno non ora. Doveva attendere, conoscerlo meglio e esserne sicura...

-Si, certo... inventati qualche altra stupida scusa, Daph... hai deciso di partire con lui per raggiungere l'altra parte degli Stati Uniti! Tanto se volevi stargli lontana bastava rimanere a casa...- pronunciando l'ultima parola pensò di non avere più una casa propria... era per questo che era fuggita... insieme a Chad... voleva urlare... non avrebbe più pensato a Gale in quel modo, e in quel momento fece la promessa più difficile di tutta la sua vita. Mentre lei faceva mille pensieri e promesse, lui continuò, sicuro di sé come sempre:

«Non rovinarmi il gioco... tu ora fai tutto ciò che ti dico... loro non devono sapere le nostre identità altrimenti siamo spacciati perchè i nostri genitori ci troverebbero subito, ok?» Daphne annuì perplessa... cos'aveva in mente? Si avvicinarono alla reception e Chad disse all'uomo che aveva di fronte:

«Salve, io e la mia ragazza vorremmo due camere...», Daphne sussultò al “la mia ragazza”... meno male che si era appena promessa di non pensare più a lui in quel modo! Ma come faceva? Soltanto guardarlo, sentirlo parlare, oppurequando si prendeva gioco di lei, le creava un subbuglio interno, niente male! Dentro di se sorrise... aveva un'opportunità, una sola opportunità ed era ora... Cinse il braccio intorno a quello di Chad e appoggiò la propria testa sulla sua spalla, chiuse gli occhi e inspirò, non le interessava se era di fronte a tanta gente, non le interessava cos'avrebbero pensato, voleva soltanto approfittare dell'ultima occasione che aveva prima di arrendersi... finì per constatare di Stare davvero bene,

-Purtroppo è il momento di guardare in faccia la realtà...

Aprì gli occhi per vedere il receptionista pronunciare:

«Mi spiace signore... ma abbiamo soltanto una stanza, sa ospitiamo un gruppo di ragazzini in gita...» Gale scosse le spalle, Daphne si incupì... non si era nemmeno accorto di lei... probabilmente lui la vedeva solo come amica, chiuse gli occhi con forza e pensò fosse meglio così... avrebbe potuto mantenere la promessa fatta in precedenza... Chad rispose all'uomo dietro il banco:

«La prendiamo...! Ora, scusi, possiamo andare a riposare? Siamo davvero stanchi, abbiamo fatto un viaggio davvero lungo...! Sa arriviamo dalla costa occidentale...» l'uomo sembrò capire e li accompagnò nella stanza loro assegnata, era ampia e spaziosa, con delle splendide tende cobalto e un televisore di fronte al letto... Gli occhi di Daphne si fermarono sul letto... ce n'era uno solo... a due piazze. Cos'avrebbe fatto? Il panico prese il sopravvento, Chad sembrò leggerle il pensiero perchè pronunciò:

«Non ti preoccupare... io dormo per terra...» Daphne lo guardò e disse:

«No! Dormo io per terra, non mi va che lo fai per causa mia!»

«Beh, se lo facessi tu, mi sentirei così! Beh, cosa vuoi fare?» alzò un sopracciglio poi si voltò dirigendosi verso l'armadio, speranzoso di trovare qualche coperta, Daphne si avvicinò a lui e gli strinse la mano sul braccio dicendo sicura:

«Facciamo così... dormiamo tutti e due nel letto che sarà diviso da un muro di cuscini, ok? E non provare a superare quella soglia altrimenti sei morto...» lui si voltò e imbarazzato rspose:

«Uhm... se non è di disturbo per te... l'importante è dormire su qualcosa di morbido, tanto quando dormo non mi sveglia nemmeno una cannonata!» Daphne sorrise... in quel momento si accorse che avevano iniziato male... certo, lui la stava aiutando, ma il loro inizio non era stato dei migliori, l'aveva aiutata e lei, inconsciamente, ne aveva aproffitato, ma lui non aveva detto nulla. A quei tempi le sembrava perfetto... ma l'aveva conosciuto meglio, non era perfetto come credeva all'inizio, e forse era meglio così, il suo caratteraccio, i suoi silenzi e a volte la sua parlantina e la sua prepotenza lo rendevano più umano e raggiungibile di quanto non fosse.Le posò il dito sul naso e le disse:

«Vado a prendere qualche valigia... secondo te, Reston, quando uscirà da quell'ospedale?» lei scosse la testa, non ne aveva la più pallida idea... quel poveretto si era procurato una brutta ferita in chissà che modo... sperò guarisse presto e rispose:

«Non lo so... spero presto, dato che New York ci aspetta.. non vorrai mica farla aspettare, no?» lui sorrise e dopo averle arruffato i capelli uscì dalla stanza lasciandola sola... dopo qualche secondo si mosse verso il letto e ci si sdraiò sopra chiudendo gli occhi, pensando a ciò che stava compiendo. Aveva visto la “misteriosa” donna di suo padre nonché la sua migliore amica da sempre che aveva causato il divorzio dei suoi genitori... sua madre le aveva detto che non l'aveva lasciato solo per il tradimento ma anche per divergenze di opinioni, ma lei era conscia che non era assolutamente vero, glielo aveva detto solo per non dar tutta la colpa a quell'idiota di suo padre... sua madre era troppo buona, ma lei no... non avrebbe dimenticato... mai. Come aveva fatto a tradirla in questo modo, Natalie? Improvvisamente si ricordo di una donna bionda sulla trentina che vide parlare con suo padre mesi prima... probabilmente Nat non era la sua unica donna. Ben le stava. E sua madre? L'aveva lasciata lì, da sola... chissà se sua padre l'aveva cercata, chissà se Natalie si fosse sentita in colpa per qualche puro istante umano nella sua vita... tutti questi pensieri le si affollarono in testa. Sentì il peso della stanchezza avvolgerla e si abbandonò alle forti braccia di Morfeo.

 

 

 

  
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