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Autore: Archangel 06     02/06/2010    3 recensioni
Lei si chiama Angela e viene dall'Italia, lui è Janne, il tastierista dei Children of Bodom, e viene dalla Finlandia. che cosa succedrà quando i due si ri incontreranno dopo un paio di anni a Helsinki, e si renderanno conto piano piano di piacersi? succederà che il dispettosissimo cupido si divertirà a rimescolare le carte in tavola a suo piacimento...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo Children of Bodom'
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Il giorno seguente, lunedì 31 maggio, era un giorno abbastanza uggioso, e quella mattina avevo il turno al pub. Il turno finiva alle due, e avevo giusto il tempo di mangiare qualcosa per poi correre via. A quell’ora il locale era pieno di tamarri, che guardavano con disprezzo la mia maglietta con l’artwork di Slania degli Eluveitie, il mio chiodo, le mie borchie, e l’impronta d’orso che avevo tatuata sul collo. Non avevo voglia di stuzzicarli come al mio solito quel giorno, perciò mangiai, pagai e me ne andai, ignorandoli… quella sera si sarebbero ben guardati dall’avvicinarsi al pub, sarebbe stato pieno zeppo di metallari poco inclini a condividere il posto con loro.
La fortuna quel giorno pareva aver deciso di voltarmi le spalle: si era messo a piovere, io ero senza ombrello, l’autobus era maledettamente in ritardo, e arrivai alla sala prove alle quattro meno un quarto bagnata fradicia. “Fortunatamente” in quei cinque anni erano già capitate simili evenienze, così tenevamo sempre un cambio completo nel bagno. In fretta andai a cambiarmi, sciacquandomi i capelli sotto il rubinetto per togliere la polvere della pioggia e avvolgendoli nell’asciugamano. Appena in tempo, perché sentii la porta esterna aprirsi, e la voce di Virginia che mi chiamava.
Mi tolsi l’asciugamano dalla testa, e attenta a non inciampare nei lacci degli anfibi che non avevo ancora chiuso, uscii dalla porta della sala. C’era un gruppo di cinque persone che mi davano le spalle, mentre Virginia dava le spalle alla porta cosicché io potevo vederla bene in faccia.
“Sorry, but I have to go now, or I’ll lose the train... Goodbye boys, glad to have known you! Ciao Angela!” esclamò. Se ne andò, con una fretta un po’sospetta. Gli aveva parlato in inglese… dunque, erano stranieri.
“Buongiorno” li salutai in inglese, mantenendo un registro rispettoso. “Sono la proprietaria della sala…” non riuscii a proseguire. La voce si era bloccata. I cinque si erano girati verso di me, e ora mi fissavano.
Non era possibile. Quello più basso (mi dava circa una decina di centimetri, forse un po’ meno), che aveva un cappello calato fino alle sopracciglia con la scritta “Children of Bodom” e la custodia morbida di una chitarra dietro la schiena… sembrava proprio Alexi Laiho. E quello subito alla sua sinistra, più alto, con i capelli lunghi e la barbetta … sembrava proprio Janne Wirman. E gli altri tre sembravano proprio Henkka, Roope e Jaska. Era calato un silenzio imbarazzante, che il tizio che assomigliava ad Alexi Lahio provvide subito a rompere.
“Ciao, piacere di conoscerti” mi disse, sempre in inglese “io sono Alexi Lahio, e loro sono i miei amici Janne, Henkka, Roope e Jaska. Vorremmo vedere la sala…” mi riscossi, e mi imposi di stare calma. "Pensa che questo NON è Alexi Lahio, e che quest’altro NON è Janne Wirman. Calma, calma!!!!" pensai.
“Hem, certo, venite… è piccola, ma ben equipaggiata” dissi con fierezza aprendo la porta. Janne entrò per primo, e la prima cosa che disse fu: “Fuck! C’è anche la tastiera, ed è identica alla mia!!” Dal canto suo Alexi era stato subito attratto dalla vista della Esp di Francesco, in bella vista sul suo treppiede. “Bella quella chitarra, è come le mie! È tua?” mi chiese.
“N… no, è del mio amico…io suono la batteria…”
“Fuck, sei la prima ragazza batterista che troviamo!” intervenne Jaska dandomi una sonora pacca sulla schiena. Henkka stava esaminando assieme a Roope gli amplificatori. “Marshall” dissero, alla fine del loro esame. Alexi annuì solennemente.
“Ecco, noi domenica prossima abbiamo la tappa del tour, ma quell’imbecille dell’organizzatore non è stato capace di trovarci una sala prove… non ho capito che cazzo sia successo, ma abbiamo urgentemente bisogno della sala…” mi guardò con aria quasi supplichevole.
“Err… non c’è problema” esalai, alla fine. Che altro potevo dire? Mi sedetti sulla sedia, mentre quei cinque pazzi si davano a manifestazioni di gioia. “Spero non sia un problema se cominciamo subito…” disse Janne, mettendo giù con infinita cautela la sua preziosa custodia.
“No… tranquilli…”
Proprio in quel momento si aprì la porta, ed entrò Francesco, imprecando contro la pioggia. Non appena vide CHI c’era, rimase di sasso. Una statua di sale.
“Francesco, come vedi, questi sono i CoB…. Ci sono rimasta di merda quanto te…” dissi. Quei cinque scavezzacollo scoppiarono a ridere, intuendo quello che avevo detto, nonostante avessi parlato in italiano, mentre collegavano con mano esperta amplificatori e chitarre, e provavano l’acustica. Francesco non trovò nulla di meglio che farmi alzare, sedersi e prendermi in braccio. Ormai loro non badavano più a noi: si erano messi a suonare, e si erano completamente persi nell’arazzo di note che stavano creando. Era un vero spettacolo vederli: Alexi si dimenava come un indemoniato, Janne faceva hairbanging, Roope ed Henkka vagavano, il più calmo era Jaska… Are you dead yet finì troppo presto. Ci mettemmo ad applaudire, cogliendoli di sorpresa. Si erano scordati di noi mentre suonavano.
“Vi piace?” chiese Janne.
“È la mia preferita, assieme a Angels don’t kill, Needled 24/7… e tutte le altre!” esclamai. Mi rialzai, e andai a prendere un pennarello e la videocamera che tenevamo per registrarci. Siccome le idee migliori per le canzoni ci venivano sempre in sala prove, per non dimenticare nulla affidavamo tutto alla macchina digitale.
“Ce lo fate un autografo sul poster? Per favore…” chiesi supplichevole. Ridendo Alexi mi prese il pennarello di mano, e andò a scarabocchiare il suo nome sul poster, seguito dagli altri. Intanto Francesco aveva preso in mano la chitarra, e gliela aveva tesa. Alexi con un’altra risata ci fece uno scarabocchio che doveva essere la sua firma, e ci diede pure un bacio.
“Suona con noi, dai! Le sai le nostre canzoni?” esclamò quel matto di Janne.
Quel pomeriggio passò decisamente troppo in fretta. Fine del secondo capitolo... Grazie a Dark Dancer e a Sweetevil per i commenti. a breve arriverà il terzo capitolo spero^^
   
 
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