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Autore: Regina Oscura    02/06/2010    2 recensioni
Storia all'inizio molto misteriosa, il primo capitolo è piuttosto strano beh...questo per me che scrivo sempre storie comiche. Il protaonista del primo capitolo è un ragazzo piuttosto bizzarro: Aveva lunghi capelli mori legati in una coda che quasi toccava la coscia, una pelle lattea, eterea e così pallida che sembrava non aver mai visto la luce del sole.E gli occhi... Sorpresa!!!leggete e scoprite! *Milli lin* p.s non so, mi sa che ho sbagliato a postarlo in azione, ditemi voi dove spostarlo please ^^
Genere: Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!

Grazie Berry di avermi commentato e scusa se non riesco più a commentarti, ma non mi va internet è Chiara cha mette tutti i miei capitoli su rete e mi dice come vanno i commenti e così via, quindi leggo un po’ solo da lei, peccato, mi dispiace.

“Sole” mi piaceva molto, ma sono indietro di due capitoli. Li leggerò presto e scusami ancora per i commenti mancati.

Ma tu hai tante letture quindi non preoccuparti. Alla prossima ok? ^^

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Capitolo 22

Irea camminava a grandi passi per quei corridoi bui sperando di essersi sbagliata, doveva essersi sbagliata.

Se aveva ragione, era un disastro, un immenso disastro.

Raggiunse la porta e chiuse gli occhi, cosa poteva essere successo a Caen?

Poteva anche essere morto.

Rabbrividì al solo pensiero, no, non era impossibile non poteva davvero essere accaduto, l’avrebbe sentito, l’avrebbe capito.

Bloccò i suoi pensieri lasciando solo silenzio nella sua mente e appoggiò la mano sulla maniglia, la girò lentamente.

Guardò dentro e per un attimo il tempo le sembrò immobile, rarefatto, come se averne una cognizione fosse impossibile.

Tutto era statico, come alleggiante in un eterno incantesimo.

Caen era lì, nella biblioteca proibita, steso a terra, il mantello che si avvolgeva al suo corpo rendendone anonime le forme.

I capelli rossi erano scarmigliati e il viso sciupato, tirato in un’espressione sofferente, gli occhi erano socchiusi e i pensieri agitati da chissà quali incubi.

Nella mano sinistra stringeva un libro, stranamente nero, mentre i libri bianchi, quelli proibiti, erano sparsi disordinatamente attorno a lui.

Lei scrutò il suo viso quell’espressione sofferente eppure così immensamente dolce, sentì il cuore farle un balzo nel petto…

No, non poteva distrarsi in pensieri inutili, doveva salvarlo, prima che arrivassero i Sacerdoti, prima che fosse la fine.

-Caen?- lo mormorò piano, quasi pentendosi di aver rotto quell’incantesimo.

Lui si riscosse lentamente sbattendo più volte le palpebre e alzandosi a sedere, la luce calda delle torce donava al suo volto ombre scure che gli sottolineavano i lineamenti scarni.

-Irea…- mormorò con voce roca tenendo ancora fra le mani il piccolo libro nero.

Nei suoi occhi, che lei aveva osservato tanto a lungo, vi leggeva una consapevolezza nuova e entrambi le parevano di quel azzurro glaciale.

-Irea che ci fai qui?- Caen si massaggiò la testa e con un’espressione pensosa guardò il libro che teneva fra le mani e lo lasciò improvvisamente cadere a terra, quasi ne avesse paura.

-Cosa ci fai tu!- ringhiò lei facendo il tono più basso che poteva –Siamo nella libreria proibita!

Lui riassemblò velocemente tutti i suoi ricordi e i suoi pensieri –Io…che ore sono?Da quanto tempo sono qui?

-Sei qui da stamattina, credo, sono le nove di sera.

Caen si massaggio di nuovo la testa, non avrebbe mai dovuto leggere quel diario, eppure, eppure sentiva che era giusto, che doveva, per se stesso, per Josh…

Soprattutto per Josh.

Raccolse il libro e se lo infilò in una tasca del mantello, Irea gli parlava preoccupata, nervosa forse, non l’aveva mai vista così, anche lei sotto quella scorza di immobilità provava sentimenti “umani”.

Ma lui non l’ascoltava davvero, la guardava muoversi, e ascoltava il suono delle parole senza coglierne davvero il senso.

Le sorrise, un sorriso sghembo e inquietante che la colpì, era come se il vecchio Caen si fosse perso nei meandri di quelle lastre di ghiaccio che aveva al posto degli occhi e ora fosse perduto per sempre.

Cos’era successo ai suoi occhi? Dove chiederglielo, forse nemmeno lui sapeva…

No, non doveva distrarsi, doveva portarlo via –Caen non fare così, dobbiamo andarcene!

Lui sembrava non capire, Irea allora prese la mano del rosso fra le sue, era calda e la sentiva così vicina…

-Se arrivano i sacerdoti siamo finiti!

 Stavano per uscire, potevano farcela, potevano…

Improvvisamente una voce severa dall’accento duro li fermò gelandoli dal terrore –Dove state andando voi due?- a parlare era un uomo alto, massiccio, completamente incappucciato in un mantello bianco: un sacerdote.

Caen si voltò verso l’uomo, il suo sguardo bruciava d’ira e un sorriso di sfida gli si era dipinto in volto sfigurandolo.

Era impossibile per lui immaginare quale mostro sanguinario si nascondesse in quella figura, dietro quel cappuccio, sperò che il suo sguardo lo trapassasse da parte a parte come infinite lame.

Il Sacerdote sembrò sostenere la sua occhiata da sotto il cappuccio, eppure tremare pensando a quegli occhi di ghiaccio.

Chi è questo ragazzo che mi fissa con tanto odio?

 

La luce era potente, potentissima, tutto era bianco, accecante e violento.

La donna sbatté le palpebre più volte e al bianco si contrappose il volto di un ragazzo: vedeva i suoi capelli castani, un ciuffo che gli cadeva disordinato sugli occhi, poi nient’altro, tutto era sfocato come in un sogno.

La fissava preoccupato dall'alto in basso -Stai meglio ora?- la sua voce era calda, accorata e quegli occhi grigi la fissavano in modo quasi paterno.

Lei si massaggio le tempie, non ricordava com'era arrivata lì, chi era quel ragazzo?

Che era successo?

Ma il semplice domandarselo le fece ritornare alla mente, vividi, prepotenti e devastanti quei ricordi che avrebbe voluto non avere.

Istintivamente si sfiorò il collo con la mano, sentiva ancora un dolore tremendo e la pelle bruciava.

-Stai meglio?- le chiese ancora il ragazzo avvicinando il suo volto pericolosamente al naso della donna.

Lei arrossì -Io... - la sua voce era roca e strozzata come se ancora qualcuno le stesse stringendo il collo, -sì sto meglio.

Il ragazzo sorrise, un sorriso strano, che sembrava nascondere un'anima ben più complessa.

Prima che lei riuscisse a domandargli qualsiasi cosa lui le porse una tazza di latte fumante ammutolendola, il fumo usciva rassicurante e le penetrava nel naso scaldandole le guancie.

Lei soffiò cautamente sul latte e poi bevve lentamente.

Il suo cuore, che ancora batteva frenetico nel petto, si sentì scaldato da quel liquido dolce che le scendeva bollente lungo la gola.

Solo allora ebbe il coraggio di domandare -Come ti chiami?

Il ragazzo smise di bere il latte e le sorrise mostrando denti bianchi e regolari -Harry - pronunciò -Mi chiamo Harry, tu?

-Nadia...- mormorò lei schiva bevendo subito dopo un sorso di latte che la scaldò piacevolmente.

-Come hai fatto?- chiese poi a bruciapelo sorprendendo il castano.

-A fare cosa?- domandò lui fingendo di non capire a cosa potesse alludere.

-Come hai fatto a salvarmi?- chiese di nuovo Nadia -Voglio dire, non offenderti, ma lui era così massiccio e tu così...così gracilino.

Harry deglutì a vuoto, le mani che si muovevano nervose –Ehm, io non ho visto l'uomo che ti ha aggredito, doveva essere solo un ladro e quando ha sentito i miei passi sarà fuggito.

Mentiva, lei lo vedeva, le pupille si agitavano nuotando disperate per la stanza, ma per il resto dei suoi lineamenti sembrava essere rimasto impassibile, come se fosse abituato a mentire.

Inoltre Nadia si ricordava benissimo quella frase "Toglierti l'anima", non sembrava scherzare, per di più il suo aspetto era così strano.

La ragazza studiò ancora il misterioso ragazzo e decise che forse era meglio tenersi quei dubbi lancinanti solo per se.

-Dove mi trovo?

-Non molto lontano dal luogo dell'aggressione, a casa mia.

Lei lo guardò stupita -Così giovane e già vivi da solo?- lei, che già frequentava l'università da due anni, non se la sentiva ancora di vivere da sola.

Lui ridacchiò -Oh no, hai frainteso, ci vivo con mia madre, sono ancora minorenne io e poi non c'è voluto molto a convincerla a lasciarci soli.

Rimase un attimo in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto, uno sguardo che le sembrò tristissimo -Lei sa…- riprese lui mormorando –Lei sa che io ho molti segreti.

Gli occhi di Harry si riflettevano nel bianco del latte con rassegnazione, c'era qualcosa di sbagliato in lui, qualcosa di radicato profondamente nel suo cuore.

La ragazza sussultò, pentendosi di aver sentito quella frase –Scusa- balbettò –Io non volevo, cioè non credere che…

Lui le sorrise ancora, un sorriso mesto e falso: -L’ho detto di mia spontanea volontà, mica mi hai forzato a farlo.

Nadia lo fissò, la domanda le premeva nella gola e lei cercava di resisterle.

Ma quello sguardo profondo e quegli occhi color del cielo d’inverno la perdevano e la sua anima affogava in quel grigio lago di tristezza.

Deglutì a vuoto –Ascolta, io…- si interuppe studiando lo sguardo del ragazzo  -Io ho sentito quell’uomo dire una cosa strana…

Harry sgranò gli occhi, ma cercò di non tirare in alcun modo gli altri muscoli del viso –Cosa?

-Ha detto che mi avrebbe tolto l’anima, per di più era strano, i suoi occhi…- tremò fermandosi era terribile ricordare.

-Toglierti l’anima?- Harry finse di non sapere, era un bravo attore, dopotutto aveva recitato per così tanti anni una vita che non gli apparteneva.

Per troppi anni.

Nadia non rispose ancora sconvolta, quell’immagine del viso dell’uomo vicinissimo al suo, il suo alito, le sue mani attorno al collo che la stringevano, le sue braccia muscolose e il suo sguardo.

Degli occhi tremendi, carichi d’odio e affogati nella rabbia: uno dorato e l’altro azzurro.

Strinse le mani contro la ceramica della tazza, doveva farsi coraggio, alzò il volto, e fissò con aria fiera Harry –Tu, tu ne sai qualcosa, vero?- il castano la guardò spaventato e poi finse di sorridere.

-Cosa dici?Io ti ho solo salvato non ho visto nulla.

-Lo hai visto, sono sicura, la sua pelle scura, i suoi occhi uno diverso dall’altro, i suoi lineamenti marcati, il suo mantello.

Harry la guardò fingendosi divertito – Tizio strano eh? Non devi preoccuparti lo denunceremo alla polizia con un aspetto così non passerà certo inosservato.

-Zitto!- lei gli gridò guardandolo con rabbia –Ho capito che nascondi qualcosa, lo so, ti prego dimmi chi era quell’uomo!

-Io non so niente!- ruggì Harry ignorando l’occhio che improvvisamente bruciava -Io non so assolutamente niente!

Si alzò in piedi voltandole le spalle, la rabbia che fremeva dentro di lui in modo inconcepibile, i pensieri che viaggiavano impazziti susseguendosi fin troppo velocemente.

Nadia lo guardò: le sue spalle le sembravano così grandi e piegate da così tanti ricordi tremendi da non poterne sostenere più.

-Harry?- allungò un braccio e strinse fra le sue dita la mano del ragazzo.

Lui sussultò e si voltò, fu un attimo, una visione fugace, appena accennata, ma vide un odio disumano sfigurare il volto del ragazzo.

Harry si allontanò sempre mostrandole le spalle –Basta!- ringhiò trattenendosi –Se stai meglio, vattene, c’è qualcosa di sbagliato in me, ma non puoi capire- riprese il respiro che si era fatto tremolante.

–Io sono, - si passò una mano con disperazione sul volto -Sono sbagliato, non sono quello che credi, io.. - si interruppe, delle mani gli cingevano lo stomaco e sentiva il volto della ragazza sprofondare contro la sua schiena.

Quell’abbraccio lo stringeva dolcemente e le mani di lei lo trattenevano materne, il petto di Nadia poggiato sulla sua schiena e il suo viso nei suoi capelli.

-Io sono sicura che non ci sia nulla di sbagliato in te- il tono della sua voce era dolce e ogni parola scendeva come miele su Harry inondandolo.

Però ancora le sue mani tremavano pronte a uccidere la ragazza senza pietà, con un gesto veloce e tremendo.

Il fremito si interruppe, il calore del corpo di quella ragazza era dolcissimo su di lui, tutto si sciolse e sentì il bruciore svanire dal suo occhio.

No, non poteva lasciare che quel momento durasse.

La stava spingendo verso di lui, verso l’inferno, verso un baratro da cui non c’era uscita, no, non anche lei.

La spinse via con malagrazia facendola cadere sopra il divano –Vattene!- gridò –Non puoi capire, non sono che un mostro!

Nadia lo fissò comprensiva, gli occhi acquosi e risplendenti di una luce calda-Io non credo che tu sia un mostro.

-Sta zitta!- il suo occhio sinistro bruciò –Non puoi capire, io sono uguale a chi ti attaccato non credermi diverso solo perché ho provato pietà per te!

La ragazza rimase in silenzio e si alzò in piedi, il suo braccio si avvicinò al volto di Harry scostandogli i capelli che ora gli cadevano sopra gli occhi –Non dirti queste cose.

-Non punirti da solo.

Improvvisamente la ragazza sussultò continuando a guardarlo confusa negli occhi, il castano perso nei suoi non decifrò la sua espressione.

Il ragazzo vagava nella sua immaginazione, dove ora vi era solo lei, il suo sorriso bellissimo, i suoi occhi color nocciola, la sua pelle rosea, i suoi lunghi capelli.

-I tuoi occhi!- esclamò lei tremante senza smettere di sostenere con la mano i ciuffi di Harry.

Il ragazzo trasalì chiudendoli, era stato stupido credere che Nadia potesse anche solo fidarsi di un assassino come lui.

Si allontano da lei –Non volevo che tu vedessi la verità- mormorò –Anch’io sono uguale a quell’uomo- Harry si interruppe soppesando le parole da dire  -Le mie mani sono macchiate di così tanto sangue che è ormai impossibile ripulirle.

Vite su vite si sommavano sulle sue dita, litri e litri di sangue lo inquinavano, era solo un assassino, una creatura orribile senza pietà e indegna di provare sentimenti umani.

-Harry…- mormorò lei cercando di avvicinarlo –Cosa significano quei occhi?

-Significa che non sono umano…- lo disse con difficoltà vomitando quelle terribili parole con fatica, dirlo a lei era come se una freccia gli trapassasse il cuore.

-Vattene ti prego- sussurrò il ragazzo -Non voglio che tu cada in questo baratro, se qualcuno di quegli assassini ti avesse visto con me, saresti già morta.

Si voltò verso di lei, gli occhi entrambi grigi e malinconici –Non voglio che succeda.

Nadia lo guardò, non poteva fare nulla per lui, sentì il suo cuore spezzarsi sotto quello sguardo mesto e profondo.

 

*Milli Lin*

   
 
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