Inevitabile
Sakura aspettava, affacciata alla finestra.
Sakura lo aspettava
perché sapeva che anche quella sera lui
sarebbe venuto.
Sakura aspettava perché non poteva fare altrimenti.
Guardava i riflessi lattei della luna sulla sua pelle
liscia e non poteva fare a meno di sospirare. Ripensava a quante cose erano
cambiate nel corso degli anni…quanto tempo era passato da quando lei era la
piccola dolce Sakura Haruno l’allieva di Kakashi Hatake. Il caro maestro che
l’aveva sostenuta e incoraggiata plasmando con amore quasi paterno la ninja che
era diventata. Ripensava con nostalgia
anche a Naruto ai loro giochi, agli scherzi e alle risate della loro
spensierata adolescenza. Poi tutto era
cambiato, dopo quella serie concatenata di eventi che avevano lentamente
portato Chonoha alla rovina…l’abbandono di Sasuke, la morte di Kakashi, la
partenza di Naruto… ammirava il coraggio che il biondo aveva dimostrato dopo
tutto ciò che era successo...quel coraggio che a lei era mancato. Qualche volta
ripensava anche al suo giovane acerbo amore per Sasuke…ma evitava di far vagare
i pensieri così lontano. Troppo dolore.
Era passato davvero tanto tempo…troppo.
Perché ancora una volta, nonostante se lo fosse impedito,
era lì…al davanzale della finestra, ad aspettarlo. Di nuovo.
Sapeva che quella notte sarebbe venuto.
Era mancato tre giorni. Sparito per tre eterni giorni
senza dirle una parola, come sempre d’altronde. Lui non le diceva mai dove andava, era una creatura libera,
indipendente, inafferrabile…andava e veniva a suo piacimento.
Quando poi ritornava le rivolgeva il solito sorriso
bugiardo, le diceva “ tu sei l’unica donna che ho” e lei cedeva. Nuovamente.
Sempre.
Anche se era una bugia, anche se dopo l’avrebbe di nuovo
lasciata sola, chissà per quanto tempo.
Per questo lo aspettava perché era inevitabile perché
sapeva che anche se avesse sbarrato la finestra, l’avesse rifiutato, lui,
impassibile, avrebbe fatto breccia in ogni sua difesa, l’avrebbe sconfitta e
fatta sua.
Lei non poteva combatterlo. Era qualcosa che andava al di
là delle sue capacità fisiche e psicologiche. Era una lotta, la loro, una feroce lotta che si combatteva ogni qualvolta
lui si presentava al suo appartamento, una lotta dalla quale lei usciva
inevitabilmente sconfitta.
E non serviva che lui la ipnotizzasse con il suo
Sharingan, avrebbe potuto farlo certo ma in fondo non era necessario, perché lui sapeva che quella era una lotta che
Sakura combatteva soprattutto contro se stessa.
Lei non riusciva contrastare l’intenso calore che la
avvolgeva ogni volta che scorgeva il suo
profilo stagliarsi contro la luna, non poteva combattere il fuoco che divampava
dentro di lei ogni qualvolta lui la
sfiorava, il fremito convulso e primitivo che le scorreva sulla pelle, lungo la
schiena quando lui la baciava. Per
quanto cercasse di ignorare il desiderio prepotente, carnale che lui risvegliava in lei al solo suono
roco della sua voce, alle carezze possessive e bramose delle sue mani, per quanto cercasse di cancellare tutto
questo dalla sua testa, dal suo cuore, non poteva sconfiggere queste
sensazioni. Erano troppo forti, troppo prepotenti, troppo irrazionali. E lui conosceva bene quelle sensazioni le
utilizzava abilmente in suo favore soggiogandola alla maniera in che il
domatore fa con la tigre, sicuro della sua vittoria. E lui vinceva sempre.
Sakura lanciò uno sguardo all’interno del suo costoso e
ordinatissimo appartamento. Lo ricordò com’era stato l’ultima volta che l’aveva
riordinato, completamente distrutto dopo l’ultima intensa notte di sesso, quasi
irriconoscibile.
Sorrise al pensiero che anche quella notte avrebbero
finito per rompere qualche vetro, far cadere qualche ingombrante soprammobile,
stravolgere il suo già instabile letto. Ma era inevitabile. Nulla contava
quando entrambi erano presi da quel bisogno violento, imminente l’uno
dell’altra.
Poi sarebbe arrivata la tristezza, silenziosa e fredda
come la neve.
Anche quella notte sarebbe rimasta a fissare il soffitto
esausta ma incapace di riprendere sonno dopo essere stata abbandonata dalle
calde e muscolose braccia di lui.
Avrebbe affinato l’udito cercando di captare i movimenti di lui sopra le tegole delle case
chiedendosi da quanto tempo se ne era andato.
Avrebbe pianto al pensiero di essere stata per l’ennesima
volta solo un oggetto che lui aveva
cercato e usato per sfogare i suoi istinti.
E infine si sarebbe alzata avrebbe chiuso la finestra e
rimesso a posto tutto.
La ragazza scosse la testa dandosi della stupida. Perché
si ostinava a farsi del male in quel modo? Perché non riusciva a dirgli no una
volta per tutte?
Perché si costringeva ancora una volta ad aspettarlo, per
una notte, per il piacere dei loro corpi fusi, solo per una notte?
Chissà per quanto tempo poi sarebbe sparito, costringendola
a segnare sul vetro, con il dito i
giorni trascorsi senza vederlo. Perché continuava a pensarlo a chiedersi dove
fosse, cosa stesse facendo…a sperare che anche lui pensasse a lei. Stupida. Era una stupida, masochista. E si
meritava tutto il dolore che si autoinfliggeva.
Quella relazione proibita la stava a poco a poco
logorando. La dilaniava il pensiero che desiderando lui e ospitandolo ogni notte nel suo appartamento e dentro di se
lei tradisse il suo paese, la sua
patria. Lei una ninja di Conoha! Calpestava i suoi doveri, la sua coscienza
per…lui. Era qualcosa di grave, terribile,
qualcosa che non avrebbe mai dovuto accadere. Qualcosa di cui, se fossero stati
scoperti, avrebbe dovuto rendere conto. Qualcosa che avrebbe pagato con la sua
vita.
Eppure era incapace di smettere. Non poteva perché ne
aveva bisogno, era come aria e acqua, indispensabile per vivere. Anzi no, era
qualcosa di dannoso, era droga. La uccideva e al tempo stesso la faceva sentire
viva.
Per questo era li ad aspettarlo quella sera.
E lo avrebbe aspettato pure la sera seguente e quella
dopo ancora, fino a che lui si sarebbe presentato davanti alla sua finestra con
l’aria tirata per i pericoli che aveva corso, entrando di soppiatto nel
villaggio, fissandola con i suoi penetranti occhi neri, fino ad allora lei lo
avrebbe aspettato.
Poco importava che le sue sospirate attenzioni durassero
il tempo di una luna.
Poco contava che lui si mantenesse distante, freddo,
evitasse le sue domande senza rivelare mai troppo di se, senza aprirsi
completamente.
Poco contava che lei si donasse completamente ad un uomo
sconosciuto che sarebbe sparito poco tempo dopo ingoiato dalla notte.
Era bellissimo per Sakura illudersi che dietro ai suoi
baci dati con passione quasi con urgenza, dietro alle sue carezze ci fosse
qualcosa di più del semplice desiderio.
Era consolatorio avere la segreta certezza che lui
sarebbe continuato a venire. L’avrebbe cercata.
E Sakura comunque, qualsiasi cosa fosse successa, alla fine dei suoi giorni sapeva da chi sarebbe corsa, sapeva chi avrebbe aspettato…per sempre…lui… Itachi Uchiha.
Eccomi con un'altra short scaturita dalla mia mente malata! ^.^il topos è quello ricorrente di una lei che aspetta e di un lui sfuggente e approfittatore ma anche tremendamente affascinante essenza che mi sembra incarnata prefettamente da Itachi! *-*
spero vi sia piaciuto sarei contentissima se lasciasse anche solo un piccolissimo commento ringrazio in anticipio e ovviamente la mia riconoscenza va anche a tutti coloro che hanno solo letto.
a presto! =D