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Autore: MrEvilside    02/06/2010    5 recensioni
« In ogni caso, è mezzanotte. Come puoi avere fame a quest’ora? »
« Me ne parla la stessa che a dieci anni si alzava a mezzanotte per rubare i dango? »
« Non li ho mai rubati. Orochimaru diceva di fare come a casa mia ».

[IV classificata al Contest About the Originality - New Version indetto da x Saretta x e Nana°]
[Legata, in minima parte, a Traditore, non guardare]
[Kabuto/Anko]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Anko Mitarashi, Kabuto Yakushi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dancing on your Grave


« No » dichiarò Anko con fermezza. « Non posso sorvegliare quello là. L’ammazzerei ».
Oramai il sopracciglio di Tsunade, dall’essersi semplicemente inarcato, aveva iniziato a tremare pericolosamente. « Ascoltami bene, » un’ennesima volta, tentò di calmarsi e di essere diplomatica, sebbene l’alternativa di spingere la kunoichi fuori dalla finestra del suo ufficio fosse considerevolmente allettante « Yakushi è un soggetto molto particolare, non posso assegnarlo ad un ninja qualunque, è chiaro? Tu hai le capacità necessarie per tenerlo a bada ».
« Non sono l’unica » obiettò la ragazza. « Ci sono Gai, Kakashi, Kurenai, Asuma… »
Ed avrebbe sciorinato i nomi dell’intera Squadra Speciale e del corpo dei Jounin con la medesima voce monocorde e cantilenante, se l’hokage non l’avesse interrotta.
Trascorreva troppo tempo con Ibiki, rifletté la donna nel massaggiarsi stancamente le tempie, tanto che aveva cominciato ad applicare i metodi di tortura psicologica a qualsiasi situazione.
« Non ho la minima intenzione di cedere ai tuoi capricci » eruppe, esasperata. « Io sono l’hokage, io comando e tu esegui, sono stata chiara, Mitarashi? Adesso esci da questo ufficio e va’ dal prigioniero. Immediatamente ».
In genere, quando una persona con un minimo di senno ed amore per la propria vita – che fosse o meno un ninja – udiva Tsunade scandire una parola in un simile modo, prendeva la felice decisione di fare esattamente come lei desiderava.
Anko, tuttavia, non poteva far a meno di manifestare ugualmente il proprio scontento – non che vi fosse da sorprendersi: solitamente, quando era Gai a definire strano qualcuno, in pochi avrebbero ignorato il suo parere. « Come volete » sbuffò, alzando gli occhi al cielo, si alzò dalla sedia posta dinanzi la scrivania e raggiunse la soglia della stanza – non prima d’aver trafugato uno spiedino di dango dal piatto che riposava sul ripiano di legno, accanto ad un fiasco di sakè.
L’hokage attese che la porta dell’ufficio si fosse chiusa alle sue spalle per concedersi un sospiro.
« Hai visto come mi guarda? » commentò in direzione dell’assistente, che aveva assistito al colloquio da dietro la sua sedia. Stappò la fiaschetta e ne bevve una lunga, malinconica sorsata. « Io sono la vecchia amica di Orochimaru, non l’hokage, per quella ragazza: sono convinta che potrebbe eliminare Kabuto soltanto per farmi dispetto ». Dovette riflettere sulle sue stesse parole, poiché aggiunse, aggrottando la fronte nel rigirarsi il fiasco fra le dita: « Monitorate con attenzione quella cella: non vorrei lo facesse sul serio ».
Shizune annuì. « Se credete sia necessario, Tsunade-sama ».
La donna, tuttavia, l’ascoltava a stento.
In silenzio, osservava la salsa di soia che aveva ricoperto l’ultimo spiedino di dango che Anko aveva portato con sé spargersi adesso sul piatto vuoto, macchiandone la bianca lucentezza.
La giovane shinobi borbottava tra sé qualcosa che suonava come un insulto a Tsunade che aveva catturato Kabuto e a Kabuto che si era fatto catturare e che adesso era costretta a sorvegliare, masticando ferocemente una delle polpettine dolci infilzate nel bastoncino.
Dinanzi il battente chiuso della camera scelta come cella per il prigioniero, Ibiki l’attendeva.
« Fa’ attenzione » l’ammonì, sfiorandole la spalla con una grande mano callosa nell’oltrepassarla. « Non ha ancora ceduto ».
Solitamente, durante un interrogatorio con quell’uomo, i prigionieri, che rivelassero o meno le informazioni, subivano un trauma psicologico che talvolta li conduceva alla pazzia oppure li induceva in un innocuo stato di profonda disperazione.
Anko assentì col capo: sin dal principio aveva saputo che Kabuto avrebbe opposto una ferrea resistenza. Vi erano cose che quegli occhi avevano visto, che Ibiki aveva potuto soltanto intravvedere nello sguardo dorato di Orochimaru, quando era poco più che un bambino e per la prima volta aveva davvero compreso che cosa fossero i mostri.
Scivolando lentamente sui cardini, la pesante porta blindata rivelò, costretto su una sedia dalle corde che assicuravano i polsi allo schienale ed i polpacci alle gambe di legno, un ragazzo che la kunoichi avrebbe di gran lunga preferito non rivedere più.
Nell’avvertire l’aria fresca dell’esterno investirlo, il ninja medico sollevò la testa che teneva reclinata contro il petto ed i suoi occhi d’onice, schermati dagli occhiali rotondi, incrociarono quelli di lei con la placida arroganza che la ragazza ricordava.
« Ti sei ridotto male, Kabuto » commentò in tono di scherno, muovendo qualche passo oltre l’uscio e chiudendosi la porta dietro la schiena.
« Non peggio dell’essere sbattuto in una prigione » scrollò le spalle il giovane. « Mi lusinga sapere che voi della Foglia tenete così tanto a me da concedermi una cella nel palazzo dell’hokage ».
« Non possiamo permetterci di farci sfuggire il braccio destro di Orochimaru, per questo Tsunade-sama ha richiesto che tu fossi posto sotto il suo personale controllo » ribatté la ninja, accomodandosi sull’unica altra sedia presente, palesemente adibita ad ospitare la sentinella a guardia dell’eventuale pericoloso ricercato. L’umidità che aveva potuto attaccarne il sedile a causa dell’assenza d’usura aveva reso il legno scomodo e molle.
« È sempre un piacere ricevere dimostrazioni del tuo affetto » osservò Kabuto, sarcastico.
Anko accavallò una gamba sulla gemella, mordicchiando distrattamente lo spiedino oramai vuoto. « Perché dovrei essere affettuosa con te? » smozzicò con ostentata indifferenza. « Io ti odio ».
Eppure non avrebbe definito propriamente odio il sentimento che la legava al ninja medico.
Era più insofferenza, un’insofferenza tinta di noncuranza, un sentimento privo di sfumature puramente positive o negative, d’un grigio monocromatico. All’incirca quel che avrebbe potuto provare nei confronti di un insetto particolarmente disgustoso.
« Grazie » commentò il ragazzo, stirando un angolo della bocca nel tentativo d’un ironico sogghigno. « L’amore è reciproco. In ogni caso, sarebbe stato apprezzabile un minimo di gratitudine per non averti mai ucciso. Te l’hanno mai detto che eri una bambina spossante? »
« Te l’hanno mai detto che rompevi enormemente i coglioni? » replicò la kunoichi, deliziandolo della sua finezza. « E sembra che tu non sia cambiato. Oltretutto, sei diventato anche più stupido. Possibile che tu non abbia ancora capito che, non fosse per quella, » ammiccò verso la telecamera che monitorava la cella « ti avrei già ammazzato? »
« Prima che abbia rivelato qualche informazione su Orochimaru? » la stuzzicò Kabuto. « Ne dubito. Al contrario di te, io riconosco che non sei una sciocca ».
Anko strangolò fra pollice ed indice il bastoncino e lo scagliò in direzione del ninja medico.
Un sentimento grigio monocromatico che talvolta assumeva pericolose sfumature nero antracite.
« Ti ringrazio, Yakushi. Io lo ribadisco, invece, che sei un cretino » ribatté, incrociando le braccia sotto il seno prosperoso. Rilassò le spalle contro lo schienale della sedia e concluse: « Adesso sta’ zitto, a meno che tu non preferisca che ti strappi la lingua. Mi sono stancata di sentirti parlare ».
Il ragazzo osservò lo spiedino che si era conficcato in mezzo alle sue gambe, a riprova dello spirito sadico della sua sorvegliante. Sospirò.
Sarebbe stata una notte molto lunga, quella.

Kabuto si schiarì la voce. « Ho fame ».
Anko avrebbe potuto scoppiare a ridere, se a quell’ora non si fosse concessa il lusso di ammettersi relativamente stanca. « In teoria un ninja dovrebbe poter resistere alla fame » fece notare, pungente « o come minimo avere con sé delle pillole ».
« Sfortunatamente le ho terminate qualche giorno fa e non ho avuto la possibilità di acquistarne: sai com’è, non mi sentirei troppo a mio agio se, facendo la spesa, la gente mi indicasse esclamando ma quello non è Yakushi Kabuto, il ricercato di livello S? » ribatté il ninja medico, sarcasticamente tagliente. « Inoltre, se anche ne avessi avute, me le avreste già sequestrate, o sbaglio? »
« In ogni caso, è mezzanotte. Come puoi avere fame a quest’ora? »
« Me ne parla la stessa che a dieci anni si alzava a mezzanotte per rubare i dango? »
« Non li ho mai rubati. Orochimaru diceva di fare come a casa mia ».
« Come vuoi. E perdonami per avere fame dopo giorni di digiuno. È davvero assurdo ».
Un sentimento grigio monocromatico che talvolta mutava nel desiderio di schiacciare quel suo volto – e quei dannati occhiali – sotto la suola dello stivale.
« Anche nel caso in cui volessi aiutarti, non posso derubare la dispensa dell’hokage ».
« Non ricordo ti facessi problemi con quella del tuo sensei ».
« Perché non utilizzi tutta questa inaspettata loquacità per svelarmi ciò che sai a proposito del “sensei” e di Sasuke Uchiha? »
« Ci ha già provato Morino. Per favore, Anko, è mezzanotte ».
« Il mio era solo un consiglio amichevole ».
« … suppongo che non avrò modo di mangiare sino a domani ».
« Ma che t’importa? » non poté trattenersi dal chiedere d’improvviso la ragazza. « In fondo, dopo che avrai raccontato a Ibiki quel che vogliamo sapere, sarai ucciso: che t’importa se anche non mangi? »
« Io non ho intenzione di dirvi nulla: non tradirò la fiducia di Orochimaru-sama ».
Ed era la medesima, spropositata venerazione che Anko aveva udito nella sua voce anni prima, la stessa in grado di far tornare la sensazione monocromatica del suo consueto, monocromatico grigio – forse vagamente screziata di bianco sporco.
Poi uno strano, logorante silenzio si adagiò sulle loro parole, sopprimendole.
« Sai, ho una gran voglia di vedere il mio funerale prima di morire » ammise infine il ragazzo in tono flemmatico. « Ho il sospetto che saresti presente ».
« A piangerti? » lo canzonò la kunoichi.
« In realtà troverei più verosimile che ballassi sul feretro ».
E poi fu ancora silenzio e nuovamente fu Kabuto a squarciarlo con la consueta, pungente ironia: « Evitare d’infastidirmi con le tue minacce di morte è il tuo modo per dirmi che ti mancherò quando mi avrete ammazzato? »
« Che senso ha? » volle sapere la ninja, ignorandolo. « Perché tieni così tanto a Orochimaru? »
Era qualcosa che avrebbe voluto chiedergli molti anni prima, qualcosa che si era agitato nel suo stomaco insieme all’odio per Orochimaru – tuttavia questo l’aveva soffocato, impedendole di accorgersene –, qualcosa che, adesso che si trattava semplicemente di loro due, lentamente era riemerso.
« È stato lui a darmi questo nome. Se Orochimaru-sama non mi avesse preso con sé, non sarei mai stato Yakushi Kabuto » scrollò le spalle il ninja medico, laconico. « Forse qualcun altro avrebbe potuto avere il mio nome, forse un orfano sarebbe valso l’altro… In ogni caso, sono stato scelto io. Per questa ragione non tradirò il mio signore e voi non mi ucciderete ».
Non era abbastanza perché lei potesse comprendere appieno, ma si limitò ad assentire stancamente col capo. Fu poco più d’un sospiro, il concludersi di quella conversazione.
« Ora, cortesemente, fa’ silenzio ».
In fondo era mezzanotte ed aveva saltato la cena – ossia, non aveva mangiato i dango – per adempiere al suo compito di sentinella.
Per tormentarlo, ci sarebbe stato sempre il giorno dopo.
Inoltre, nell’oscurità della notte, l’impercettibile accenno di bianco nel grigiore del sentimento monocromatico si poteva distinguere chiaramente, come un filo che li congiungeva – troppo sottile perché qualcuno potesse notarlo durante il giorno. Un filo fatto di veleno di serpente.
« La prossima volta le comprerai tu per me, le pillole ».
« Yakushi, giuro che danzerò sulla tua tomba. Sfrenatamente ».

Tsunade si sporse sopra lo schermo che mostrava ciò che l’occhio della telecamera della cella di sicurezza del palazzo stava osservando.
« Sembra che non l’abbia ucciso » commentò, sollevata.
Shizune era pallida ed i suoi occhi erano decorati da un velo d’occhiaie. Più volte era stata in procinto di mandare qualcuno ad impedire ad Anko di ammazzare Kabuto, quella notte.
« Diciamo all’incirca, Tsunade-sama ».



“Dancing on your grave” – Saeko no Danna

Giudizio di Nana°: 
Grammatica + Lessico: 10 punti. 
Non ho trovato alcuna imperfezione grammaticale ne incertezze lessicali. Forse alcune imprecisioni sulla punteggiatura. 

Stile: 9.5 punti. 
Hai adottato uno stile abbastanza adeguato per questo tipo di fiction alternando momenti abbastanza descrittivi e introspettivi ad ampi momenti di dialogo. Ho trovato questo bilanciamento abbastanza equilibrato, che non appesantisce la lettura e la lascia scorrere tranquillamente fino alla fine. 

Originalità: 9 punti. 
Ho trovato molto originale il modo in cui hai messo a confronto questi due personaggi. Nonostante il tema trattato non sia dei più originali mi è piaciuto il confronto carceriere/carcerato e il modo in cui li hai fatto interagire con questa ironia, caratteristica di Anko che mi ha fatto anche divertire. 

Attinenza alla traccia: 2 punti. 
Su cinque elementi da scegliere nella tua fic sono riuscita a riscontrarne in pieno solo due ovvero il luogo e il momento. Neanche il personaggio è centrale visto che la storia sembra girare più attorno ad Anko. Gli altri elementi, presenti sì nella storia, non hanno quel ruolo che noi chiedevamo di dare. Elementi come la citazione dovevano essere il perno della storia, tu invece l’hai solo fatta pronunciare una volta a Kabuto. 

Caratterizzazione personaggio: 4.5 punti. 
Hai dato una buona caratterizzazione ad Anko, personaggio non molto sviluppato nel manga ma comunque abbastanza inquadrato. È una donna forte e decisa e in questa fic l’hai fatta apparire proprio così evidenziando anche quella ferita inflitta da Orochimaru, punto in comune tra i due protagonisti. Kabuto ha dei tratti molto IC, l’attaccamento morboso al suo padrone, l’insofferenza, ma ho trovato in alcuni punti delle frasi malinconiche un po’ distanti dal suo essere. 
Anche personaggi secondari come Tsunade e Shizune, nella loro piccola parte, sono abbastanza in carattere. 

Gradimento personale: 4 punti. 
Questa storia mi ha divertito molto nonostante non prediliga questi due personaggi e credo che sia scritta davvero molto bene. Per noi giudici è sempre un piacere leggere fic di questo genere, leggere ma come hai detto anche tu fatta un po’ per sorridere e per riflettere. Complimenti. 
Sperando che ti ritorni la voglia di scrivere in questo fandom
39/45

Giudizio di x Saretta x: 
Grammatica + Lessico: 9.7/10 
La grammatica è assolutamente perfetta, devo dire. Non c’è nemmeno un piccolo errore di battitura; personalmente, ho sempre visto scrivere maiuscolo la parola “Hokage”, ma non l’ho contato nella valutazione. 
C’è qualche virgola fuori posto, in molti punti ne hai usate un po’ troppe rendendo meno fluida la frase. 
C’è un “adesso” che trovo stoni, dal momento che la scene è ambientata nel passato; lo ho sempre trovato un controsenso, usare l’imperfetto e poi un avverbio che comunque da l’idea di presente. 
Il lessico è molto buono e vario. 

Stile: 9/10 
Lo stile è molto buono: solo, in alcuni punti l’ho trovato un po’ forzato. 
Tu stessa hai detto, nelle note, che questo stile non è propriamente il tuo:per come la vedo io, mi è appunto sembrato un po’ tirato. 
Ammetto di non aver ancora letto una tua storia oltre a questa, e lo specifico per farti capire che non posso in alcun modo essere influenzata da quello che scrivi solitamente. 
In ogni caso, queste sono semplici impressioni, niente di più: come vedi il punteggio è molto buono dal momento che, eccetto questa piccolezza, ho apprezzato davvero il tuo modo di scrivere, che indica una buona maturità ed esperienza. 

Originalità: 8.5/10 
L’originalità è molto buona, anche se non straordinaria. 
Insomma, da un lato mi ha molto sorpresa, anche se credo che la catena non possa offrire molti spunti al di fuori di un contesto come quello che hai scelto. 

Attinenza alla traccia: 3.8/5 
Ecco, su questo punto sono stata molto indecisa sul punteggio. 
Insomma, hai ben sviluppato la tua catena, esaminando tutti i punti da te scelti: però, credo ti sia presa un po’ troppa libertà per quanto riguarda personaggio e luogo. 
Certo, so che non è facile far centrare ogni elemento facendo in modo che sia centrale, e per questo non ho tolto troppo dal punteggio. 
Credo che la scelta di usare Anko come narratore l’abbia resa inevitabilmente protagonista, togliendo centralità a Kabuto. Inoltre, credo che la scelta di ambientare il tutto nelle prigioni all’interno del palazzo dell’Hokage la vedo un po’ una forzatura dell’elemento del luogo, non so se mi spiego. 

Caratterizzazione personaggio: 4.8/5 
Sì, come IC sei quasi perfetta. Solo, questo lato umano a tratti mi è parso un po’ troppo, per la concezione che ho di questi personaggi. 

Gradimento personale: 4.5/5 
Mi è piaciuta, devo dire. Non sei caduta nel banale, o nel pesante, o nel noioso: ti sei sempre mantenuta su una buona andatura, con questo filo comico, per così dire, all’interno di un contesto che vedrei molto come di malcelata disperazione. 
Ho molto gradito, inoltre, l’utilizzo del monocromo e delle sue sfumature. 
Ho molto apprezzato anche la precisione che hai per i dettagli, sia all’interno della storia sia nelle note, dato che sei arrivata a darci pure la definizione di “sakè”. XD 
Quindi, brava! Credo comunque –e questa è una mia impressione che nulla ha di negativo, anzi!- che tu possa riuscire a fare anche di meglio. 
Comunque, i miei complimenti.
40.3/45

Totale: 39.65/45



Note pre-risultati:
Dango: è una sorta di gnocco giapponese ricavato dal mochiko [farina di riso]. Viene spesso servito con tè verde.
I dango vengono mangiati tutto l'anno, ma le differenti varietà sono tradizionalmente mangiate in date stagioni. Da tre a quattro dango sono spesso serviti in uno spiedo. Una varietà di dango di Hokkaidō è fatta di farina di patate e cotta in forno con shoyu [salsa di soia].
Sakè: è una bevanda alcolica tipicamente giapponese ottenuta dalla fermentazione del riso. Per questo motivo viene anche chiamato “vino di riso”.
Pillole: parlo delle pillole ninja, quelle che teoricamente dovrebbero permetterti di combattere per tre giorni di fila senza stancarti.
Immagino debbano contenere particolari integratori alimentari e che l’effetto dell’ultima fosse finito poco tempo prima che Kabuto venisse catturato.
Devo dire che è strana, questa fanfiction. Non è il mio solito modo di scrivere: consuetamente non c’infilo tutti questi discorsi diretti l’uno dietro l’altro ma, se Anko e Kabuto non possono scannarsi, ricorrono alle parole – o, almeno, questa è la mia filosofia per la coppia XD.
Ci sono vaghi accenni a un passato che, come il presente, ruota tutt’attorno al what if…? secondo il quale hanno la medesima età ed hanno trascorso un periodo insieme sotto l’addestramento di Orochimaru.
Anko non perdona Kabuto perché – in un’altra fanfiction che è lievemente legata a questa e parla appunto della loro infanzia – è stato lui a consegnarla a Orochimaru perché egli le imprimesse il Segno Maledetto; eppure, al contempo, almeno in parte l’ha perdonato, perché – in questa come nell’altra fanfiction – si rende conto dell’adorazione spropositata che il ragazzo nutre nei confronti del sensei. Lo vedo un po’ come se lei avesse capito che la fonte dei suoi problemi non è tanto Kabuto quanto Orochimaru, perciò non penso d’essere OOC.
In definitiva, spero d’aver strappato qualche sorriso/risatina poco convinta, almeno.
Io ci ho provato, davvero, ma credo che il comico non sia propriamente il mio forte XD.
Che poi, non è totalmente comica: un po’ vuol far sorridere, un po’ vuol far riflettere, ecco il perché del genere “generale”. È piuttosto strana, come dicevo non ho mai usato questo tipo di stile, non posso essere sicura che il mio messaggio sia arrivato, che i personaggi usati – per quanto io reputi IC questo loro lato “umano”, non so se mi spiego – siano ben interpretati.

Note post-risultati:
Quanto ai giudizi delle giudici, be', mi aspettavo tutto quel che hanno detto.
Non è tra le mie migliori fanfictions, ma è perché oramai fatico a scrivere di Naruto. In ogni caso, devo ammettere che, sì, mi piace.
Spero la apprezziate; grazie a Lotti, che ha commentato Traditore, non guardare <3.
Chu.
  
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