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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    03/06/2010    3 recensioni
POV KIKI "Mi nascondo furtivamente dietro una delle colonne del porticato della Prima Casa dello Zodiaco, mi guardo attorno, cercando di non farmi vedere da chicchessia. L’ultima cosa che voglio è venire rispedito alla Tredicesima Casa come un pacco postale." Side Story di Oracle, legata ai capitoli 3-4, KikiCentre. DEDICATA AL BOSS, perchè la speranza è sempre l'ultima a morire e la prima a rinascere...
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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RICOMINCIARE A SPERARE

POV KIKI

Mi nascondo furtivamente dietro una delle colonne del porticato della Prima Casa dello Zodiaco, mi guardo attorno, cercando di non farmi vedere da chicchessia.

L’ultima cosa che voglio è venire rispedito alla Tredicesima Casa come un pacco postale.

Mi volto indietro con una punta di rammarico, mi spiace lasciare Shun da solo, proprio adesso che non ha tregua dalla febbre e dalla debolezza, ma non ne posso più, ho bisogno di tranquillità per riflettere.

Scatto con l’agilità di una molla, profittando di un momento in cui il piazzale è vuoto, e mi getto a rotta di collo giù per il sentiero che porta all’Arena.

Alla prima occasione lo abbandonerò per nascondermi nei boschetti, a grandi linee il piano sarebbe questo.

Ruzzolo come un sasso lungo il pendio di un monte, scivolando tra gli arbusti, mi ritrovo sdraiato a fissare spicchi di cielo azzurro che s’intravedono nell’intrico di rami sopra di me, che formano una specie di cupola naturale.

Respiro affannosamente, ce l’ho fatta.

A fatica, mi rialzo in piedi, scuotendomi i vestiti dalla polvere e da eventuali foglie cadute, inspiro l’aria fresca del bosco colma di odori e mi sento già più tranquillo, finalmente la tanto agognata tranquillità, credo che sarei impazzito!

Tutti sono impazziti in questi giorni, e il loro comportamento non fa che aumentare il dolore che provo e che tento di nascondere; Shun lo sa, so che sente quanto sto male, ma cerca di proteggere il mio segreto, forse nemmeno lui sa perché soffro così tanto ma cerca di aiutarmi, più di quanto faccio io con me stesso.

La verità è che non li capisco più.

Nessuno di loro.

Sento le lacrime salirmi agli occhi e non riesco a fermarle.

Seiya-chan…

Ti hanno tutti dimenticato, ma non io.

Sono un bambino, lo so, ma sono un essere umano ed è nella natura umana piangere i compagni morti, desiderare ardentemente di riabbracciarli, sperando che sia tutto un sogno.

All’inizio credevo stessero scherzando, nella mia ingenuità lo avevo preso come un semplice scherzo, un doloroso modo per affrontare la mancanza e la perdita, ma mi sono reso conto che invece non è così…

E mi sento sporco e inutile perchè non sono in grado di risolvere questa situazione, e mi manchi, Seiya.chan, ho paura dal momento che so di non poterti più rivedere, mi sembra tutto un brutto sogno, spero tanto di svegliarmi se così è.

Sto impazzendo?

Vorrei prenderli tutti a ceffoni, farli rinsavire come so che anche tu faresti, ma io sono un semplice moccioso, non saprei da che parte cominciare.

E tutto questo fa di me un vigliacco senza speranza.

Potrei fare ma non faccio.

Ho troppa paura di perdere anche loro, la verità è questa, sono solo un bambino, non mi merito di essere considerato un guerriero di Athena; sono un bambino senza una vera famiglia, ho bisogno continuamente di conferme che nessuno può darmi, non ora almeno.

Ma capisco che non posso darmi per vinto.

Non voglio arrendermi senza lottare.

Se è vero che sono le nostre azioni a decretare chi siamo, io continuerò a combattere sino alla fine: perché tu hai resistito sino a quando le forze e la tua missione te lo hanno permesso, non ti sei arreso, e non infangherò la tua memoria agendo da vigliacco.

Loro sono tutta la mia famiglia, ma lo sei anche tu, e continuo a sperare che tutto questo possa risolversi, che tu ritorni il prima possibile; perché so che sei ancora vivo, Seiya-chan, lo sento, e non è solo una segreta speranza, frutto di un mio sogno, ma è una certezza, anche se priva di prove, sento il tuo Cosmo che pulsa, seppur debolmente, ma non riesco a capire dove sei.

Senza accorgermene, comincio a camminare, cammino per tanto tempo, districandomi tra i rovi e le radici, graffiandomi la pelle delle mani e delle caviglie scoperte, sino a che non esco da questo intrico vegetale e vedo il villaggio Rodorio davanti a me, incastonato nelle rocce bianche che splendono al riverbero del Sole.

Mi sono allontanato troppo, forse è meglio tornare indietro, ma le mie gambe non ne vogliono sapere di muoversi, è come se stessero aspettando qualcosa, è una sensazione strana.

"Ehi, piccolo, cosa fai qui?"

Trasalisco nel sentire una voce alle mie spalle, istintivamente mi metto in guardia, ma subito mi sento totalmente stupido: per Athena, sono così teso che sussulto per un nonnulla; subito, mi ritraggo nel riconoscere la figura dell’anziano prete ortodosso di Rodorio.

"Scusi…" balbetto imbarazzato, abbassando lo sguardo, "avevo bisogno…" ma le parole non ne vogliono sapere di uscire, sono un maledetto infantile.

"Cosa ti succede?" mi chiede con voce preoccupata, ma non so rispondere, cosa dovrei dire?

Che la mia famiglia si sta sfasciando?

Che uno dei miei amici è stato dimenticato da tutti?

Che sono confuso e spaventato come non lo sono mai stato?

Diamine, sono solo un bambino e non sono forte come Mu-sama, non riesco a non piangere.

"Su, piccolo, non fare così." mi rassicura il sacerdote, "Cosa ti turba? mi domanda ma non riesco a rispondere, è tutto così assurdo che fatico a darmene una spiegazione; il viso pieno di rughe del vecchio prete compare all’improvviso davanti ai miei occhi, i suoi sono gentili e preoccupati.

Mi poggia le mani sulle spalle, cerca di rassicurarmi: "raccontami cosa ti è successo?" mi domanda ancora, la sua voce affettuosa infonde una certa tranquillità al mio animo, "è mio fratello!" grido, stringendo i pugni, "si sono scordati di lui, sembra come se non fosse mai esistito," sono sconvolto.

Lo vedo aggrottare le sopracciglia mentre la presa sulle mie spalle si fa più forte: "Ascolta piccolo… Tuo fratello si chiama Seiya?".

Annuisco, senza fiato e senza parole.

"Allora stammi a sentire, bambino mio," mi sorride, "Non è mai troppo tardi per ricominciare a sperare.".

 

DEDICATA AL BOSS, perchè la speranza è sempre l'ultima a morire e la prima a rinascere....

   
 
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