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Autore: Tanuki    04/06/2010    1 recensioni
Una ragazza dal passato triste, una città nuova, grande; una nuova scuola, nuovi amici. Un vicino di casa insopportabile, ma più vicino di chiunque altro.
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kojiro Hyuga/Mark, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio Mila83berlinene, picciottina75, Purple e HOPE87 che seguono molto la mia FF!
Lady78, spero di migliorare sempre più il carattere di Kojiro!
Infine ringrazio Dafny che ha messo la mia storia tra quelle da ricordare e ha lasciato un'adorabile recensione!
Non so come mi è venuto questo capitolo, spero bene! ^__^




Shinobu, mogia mogia, dopo le lezioni ritornò subito a casa, non aveva voglia di andare a vedere gli allenamenti, non aveva voglia di rivedere lo sguardo duro di Kojiro.

Una volta rientrata, sul tavolo trovò una lettera indirizzata a lei, la grafia era di sua madre, la busta era chiusa, la zia Kaoru era una donna molto discreta, non come suo fratello Hiroaki, che cercava sempre di spiarla, di sbirciare nel suo diario; complice la gelosia fraterna, non lo faceva per cattiveria, non gli sorrideva l’idea di un ragazzo che la corteggiava.

Aprì la busta, la carta da lettere di mamma, odorosa di pino:

 

 

Ciao tesoro,

 

Come va a Tokyo? Ti trovi bene? Ti sei fatta dei nuovi amici?

Qui va tutto bene, Kadonomaro ha passato l’esame di economia politica con trenta e lode, Hiroaki ci ha mandato delle sue foto dalla Thailandia (te ne ho mandata una), Hiroshi sta crescendo sempre  più velocemente, e gli manchi tanto.

E io…beh, io sto bene; stiamo tutti bene, papà è sempre con noi, nonostante tutto.

Ho saputo da Kaoru che vai all’istituto Toho, sono molto contenta, è un’ottima scuola, tra poco Kadonomaro verrà a trovarti, e ti porterà una bella sorpresa.

Non ci crederai, ma è arrivata una lettera dall’Uruguay, ricordi quel bel ragazzino con l’orecchino che aveva una cotta per te? La lettera era sua, ci ha fatto le condoglianze per la scomparsa di papà.

Ci manchi tanto, Shinobu, ma questa per te sarà un’esperienza unica, che ti farà maturare.

Abbi cura di te, ti voglio bene,

 

Mamma

 

 

 

 

Nella busta c’era una foto che raffigurava Hiroaki che sorrideva appena, dietro di lui, una splendida cascata immersa nel verde.

La ragazza rimase a lungo a guardarla, le mancava il suo fratellone geloso, pronto a incendiare con lo sguardo qualsiasi ragazzino che si azzardava ad aspettarla fuori di casa per andare a scuola.

Le mancava Kadonomaro, il suo fratellone vanitoso, che passava ore davanti allo specchio a sistemarsi i capelli per uscire la sera, che a volte studiava fino a notte fonda, e scriveva formule di economia aziendale dappertutto, muri di casa compresi.

Le mancava il suo fratellino Hiroshi, piccola peste sempre pronta a combinare disastri con il suo pallone da rugby, che faceva il duro ma quando c’era un temporale si rifugiava sotto le coperte della sorella.

Le mancava la mamma, e le sue amorevoli attenzioni: la sua torta alle ciliegie, gli aiuti con i compiti, quei momenti di complicità, davanti ad una tazza di tè, a parlare dei primi amori…

Ma più di tutti, le mancava papà: il suo odore di spezie esotiche, la sua voce roca, le sigarette che fumava in terrazza, la sua chitarra che suonava la sera, sul divano, e tutta la famiglia cantava…

 

Una lacrima le percorse il viso, e poi un’altra, e un’altra ancora…

 

Pianse tutto il pomeriggio, rannicchiata sul divano, ancora in divisa scolastica.

Verso sera, il campanello suonò.

La ragazza, con gli occhi gonfi e rossi, andò ad aprire, aspettandosi di trovare sulla porta di casa la zia, che forse si era dimenticata le chiavi.

Invece era Kojiro, che la guardava fisso:

“Perché non sei venuta a vedere gli allenamenti?” le chiese, laconicamente.

Shinobu tirò su col naso, si sistemò i capelli scompigliati:

“Pensavo che non volessi vedermi, stamattina eri molto arrabbiato con me…” la sua voce tremolava, per via dei pianti dirotti del pomeriggio.

Il ragazzo se ne accorse, accantonò l’orgoglio e le mise una mano sulla spalla:

“Ma hai pianto?”

La ragazza annuì, e ricominciò a piangere.

“Cosa c’è? Per caso è colpa mia?” Kojiro non sapeva che pesci prendere.

Shinobu, tra i singhiozzi, riuscì solo a balbettare:

“Mi manca…la mia famiglia…mi manca…papà…”

Il ragazzo la abbracciò, sapeva quella sensazione di vuoto che si provava dopo la morte di un genitore, anche lui aveva pianto tanto, nel buio della sua stanza, senza gemiti né singhiozzi, per non farsi sentire da nessuno.

Affondò la sua mano nei capelli di lei, e la strinse forte.

“Shhhh….” Sussurrò “Sfogati, piangi tutte le tue lacrime, è normale sentirsi da schifo...”

‘Ci sono io, qui con te, ad accogliere tutte queste lacrime’ pensava intanto.

 

Rimasero a lungo abbracciati, sulla soglia di casa, Shinobu stringeva forte Kojiro, per la prima volta in vita sua, non si vergognava delle sue lacrime.

 

 

 

 

 

 

 


  
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