Lady78, spero di migliorare sempre più il carattere di Kojiro!
Infine ringrazio Dafny che ha messo la mia storia tra quelle da ricordare e ha lasciato un'adorabile recensione!
Non so come mi è venuto questo capitolo, spero bene! ^__^
Shinobu, mogia mogia, dopo
le lezioni ritornò subito a casa, non aveva voglia di andare a
vedere gli
allenamenti, non aveva voglia di rivedere lo sguardo duro di Kojiro.
Una volta
rientrata, sul
tavolo trovò una lettera indirizzata a lei, la grafia era di sua
madre, la
busta era chiusa, la zia Kaoru era una donna molto discreta, non come
suo
fratello Hiroaki, che cercava sempre di spiarla, di sbirciare nel suo
diario;
complice la gelosia fraterna, non lo faceva per cattiveria, non gli
sorrideva
l’idea di un ragazzo che la corteggiava.
Aprì
la busta, la carta da
lettere di mamma, odorosa di pino:
Ciao tesoro,
Come va a Tokyo? Ti trovi bene? Ti sei
fatta dei
nuovi amici?
Qui va tutto bene, Kadonomaro ha passato
l’esame di
economia politica con trenta e lode, Hiroaki ci ha mandato delle sue
foto dalla
Thailandia (te ne ho mandata una), Hiroshi sta crescendo sempre più velocemente, e gli manchi tanto.
E io…beh, io sto bene; stiamo tutti
bene, papà è
sempre con noi, nonostante tutto.
Ho saputo da Kaoru che vai all’istituto
Toho, sono
molto contenta, è un’ottima scuola, tra poco Kadonomaro
verrà a trovarti, e ti
porterà una bella sorpresa.
Non ci crederai, ma è arrivata
una lettera dall’Uruguay,
ricordi quel bel ragazzino con l’orecchino che aveva una cotta per te?
La
lettera era sua, ci ha fatto le condoglianze per la scomparsa di
papà.
Ci manchi tanto, Shinobu, ma questa per
te sarà
un’esperienza unica, che ti farà maturare.
Abbi cura di te, ti voglio bene,
Mamma
Nella
busta c’era una foto
che raffigurava Hiroaki che sorrideva appena, dietro di lui, una
splendida
cascata immersa nel verde.
La
ragazza rimase a lungo
a guardarla, le mancava il suo fratellone geloso, pronto a incendiare
con lo
sguardo qualsiasi ragazzino che si azzardava ad aspettarla fuori di
casa per
andare a scuola.
Le
mancava Kadonomaro, il
suo fratellone vanitoso, che passava ore davanti allo specchio a
sistemarsi i
capelli per uscire la sera, che a volte studiava fino a notte fonda, e
scriveva
formule di economia aziendale dappertutto, muri di casa compresi.
Le
mancava il suo
fratellino Hiroshi, piccola peste sempre pronta a combinare disastri
con il suo
pallone da rugby, che faceva il duro ma quando c’era un temporale si
rifugiava
sotto le coperte della sorella.
Le
mancava la mamma, e le
sue amorevoli attenzioni: la sua torta alle ciliegie, gli aiuti con i
compiti,
quei momenti di complicità, davanti ad una tazza di tè, a
parlare dei primi
amori…
Ma
più di tutti, le
mancava papà: il suo odore di spezie esotiche, la sua voce roca,
le sigarette
che fumava in terrazza, la sua chitarra che suonava la sera, sul
divano, e
tutta la famiglia cantava…
Una
lacrima le percorse il
viso, e poi un’altra, e un’altra ancora…
Pianse
tutto il
pomeriggio, rannicchiata sul divano, ancora in divisa scolastica.
Verso
sera, il campanello
suonò.
La
ragazza, con gli occhi
gonfi e rossi, andò ad aprire, aspettandosi di trovare sulla
porta di casa la
zia, che forse si era dimenticata le chiavi.
Invece
era Kojiro, che la
guardava fisso:
“Perché
non sei venuta a
vedere gli allenamenti?” le chiese, laconicamente.
Shinobu
tirò su col naso,
si sistemò i capelli scompigliati:
“Pensavo
che non volessi
vedermi, stamattina eri molto arrabbiato con me…” la sua voce
tremolava, per
via dei pianti dirotti del pomeriggio.
Il
ragazzo se ne accorse,
accantonò l’orgoglio e le mise una mano sulla spalla:
“Ma hai
pianto?”
La
ragazza annuì, e
ricominciò a piangere.
“Cosa
c’è? Per caso è
colpa mia?” Kojiro non sapeva che pesci prendere.
Shinobu,
tra i singhiozzi,
riuscì solo a balbettare:
“Mi
manca…la mia
famiglia…mi manca…papà…”
Il
ragazzo la abbracciò,
sapeva quella sensazione di vuoto che si provava dopo la morte di un
genitore,
anche lui aveva pianto tanto, nel buio della sua stanza, senza gemiti
né
singhiozzi, per non farsi sentire da nessuno.
Affondò
la sua mano nei
capelli di lei, e la strinse forte.
“Shhhh….”
Sussurrò “Sfogati,
piangi tutte le tue lacrime, è normale sentirsi da schifo...”
‘Ci sono
io, qui con te,
ad accogliere tutte queste lacrime’ pensava intanto.
Rimasero
a lungo
abbracciati, sulla soglia di casa, Shinobu stringeva forte Kojiro, per
la prima
volta in vita sua, non si vergognava delle sue lacrime.