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Autore: Xannar    04/06/2010    1 recensioni
Va bene, ero dispiaciuto, ma che potevo fare? La vita continua no? E infatti dopo una settimana, forse meno in verità, avevo dimenticato la cosa. Poi iniziarono i guai.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una vacanza meritata

Una vacanza meritata

- Dove la porto?- dissi al signore appena entrato nel mio taxi. In effetti a guardarlo bene il tizio appena entrato non sembrava tanto a posto. Era vestito bene, si. Era sicuramente un bell’uomo sulla quarantina, ma c’era qualcosa, qualcosa che non riuscivo ad inquadrare. Sembrava turbato. Ecco cos’era. Sembrava turbato, turbato da qualcosa. Ma, facendo da una vita il tassista, sapevo benissimo che non erano affari miei e che non dovevo chiedere altro.

- Al porto grazie.- fu la risposta del signore distinto.

Partii, ma la domanda si muoveva nella mia mente quasi come avesse vita propria. Sapevo che sarebbe stato meglio non chiedere e infatti dissi: -Mi scusi, qualcosa non va?-

Ecco lo avevo detto. Quanto ero stato stupido. Sapevo benissimo che ora il tizio si sarebbe innervosito. Addio mancia. Pazienza. Ero troppo curioso. Mia moglie me lo diceva sempre.

Comunque non reagì male, anzi, sembrava contento di poterne parlare.

- Si vede eh? Ho passato un anno infernale. Se le raccontassi quello che mi è successo non mi crederebbe. Anzi, sa che le dico, le racconto quello che ho passato. So già che mi prenderà per pazzo ma non mi importa più. Tutto è iniziato esattamente un anno fa, quando ho incontrato quel vagabondo. Mi ha chiesto qualcosa per coprirsi. Si vedeva che aveva freddo. Anche io avevo freddo. Non basta un cappotto per difendersi da quel gelo polare. Cosa potevo fare? Dargli la mia sciarpa? A cosa sarebbe servito? Non lo avrebbe protetto per molto. E io avevo fretta, maledettamente fretta … e freddo. Lui era abituato, viveva chissà da quanto per strada. Io no. Avevo una casa riscaldata sulla nona strada. Avevo tutto riscaldato in effetti. Casa, macchina, ufficio. E c’era così freddo. Così lo ignorai e andai via. Seppi solo qualche giorno dopo che un senzatetto era morto di freddo quella notte. Non so se fosse proprio lui ma, da quello che è successo dopo sono sicuro di si. Nessuno mi crede, me io lo so. Era lui, e si è vendicato.

Ovviamente la storia mi sembrava alquanto triste, ma anche alquanto assurda, e comunque non capivo il perché di quello strano atteggiamento. Comunque, mentre guidavo in mezzo al traffico assurdo dell’ora di punta, ascoltavo.

- Va bene, ero dispiaciuto, ma che potevo fare? La vita continua no? E infatti dopo una settimana, forse meno in verità, avevo dimenticato la cosa. Poi iniziarono i guai. Per prima cosa si ruppe il congelatore. Era nuovo, comprato da solo 3 mesi, ma all’improvviso si formò del ghiaccio. Non il solito ghiaccio che è normale in un congelatore. Quello non smetteva di crescere e nel giro di qualche ora aveva già ricoperto tutto il congelatore e si stava propagando anche ai mobili vicini.

Ho staccato la spina e l’ho portato in riparazione. Dopo qualche giorno me lo riportarono indietro dicendo che funzionava benissimo, ma a me dava sempre lo stesso problema. Così lo buttai e ne comprai un altro di un’altra marca. Quando anche quello nuovo fece lo stesso difetto incominciai a preoccuparmi. Ne provai un altro ancora prima di smettere di usare congelatori. Ero preoccupato. E spaventato. Non tantissimo ma, lo ero.

Mia moglie mi diceva che doveva essere colpa del nostro vicino, o della corrente elettrica che ormai non era più stabile come quella di una volta, o di altro che nemmeno più ricordo, ma io non le credevo. E facevo bene!

Dopo qualche giorno, camminando per strada scivolai su qualcosa rompendomi una gamba. Era ghiaccio. Non c’era altro ghiaccio, solo quello. Una piccola pozzanghera congelata. Che fortuna eh?

Ero sempre più preoccupato.

Poi un barista mi servì un drink con ghiaccio. Appena presi in mano il bicchiere, il liquido si congelò di colpo mandando in frantumi il bicchiere che mi ferì la mano. Non era una grande ferita ma in quel momento capii. Era il senzatetto. Era lui, morto di freddo che si stava vendicando. Mi stava colpendo con il ghiaccio. Lo dissi a mia moglie e lei mi guardò con aria di sufficienza, quasi fossi matto. Cosa credeva che erano tutte coincidenze?

Da quel giorno ce ne furono altre occasioni. Tante. Alcune veramente assurde come la grandine che mi colse all’improvviso in una giornata di sole. Un pezzo di grandine grande quanto il mio pugno cadde a pochi centimetri dalla mia testa. Poco più in là e non sarei qui con lei oggi.

Un’altra volta stavo per soffocare con un pisello che era rimasto surgelato in mezzo ad un arrosto completamente cotto.

In pratica un inferno.

Cercai di evitare accuratamente ogni contatto con il ghiaccio. Ma così facendo gli amici incominciarono ad abbandonarmi. Mi prendevano per “svitato”. Tutti ad uno ad uno. Anche mia moglie alla fine mi lasciò.

Persi anche il lavoro. Un bel lavoro. Lavoravo come broker, ero bravo e le assicuro che guadagnavo bene, eppure quelle che gli altri definivano manie, allontanavano clienti e così mi licenziarono.

Poi, due settimane fa, sono andato al cimitero. Mi sono fatto dire dal custode quale fosse la tomba del senzatetto, ho lasciato sulla lapide il mio cappotto e la sciarpa che indossavo quel giorno e sono andato via. Ho provato ad andare al bar ed ordinare un Whisky con ghiaccio e, incredibilmente, non è successo nulla. Ho ricomprato un congelatore che ha funzionato benissimo. Sono stato a contatto con il ghiaccio in cento modi diversi ma, niente, non è successo niente.

Ora sono pronto a incominciare la mia vita dall’inizio.

Voglio ripartire da zero.

Per questo sto andando al porto.

Ho prenotato una lunga crociera con la più bella nave del mondo che sta per salpare per il viaggio inaugurale. Voglio lasciarmi i miei vecchi problemi alle spalle.

Ma siamo già arrivati? -

In effetti non si era accorto che eravamo già arrivati da cinque minuti, ma non volevo interromperlo.

Lo accompagnai alla nave. Certo che aveva scelto proprio bene. Era bellissima. Grandissima.

Abitavo a Southampton da una vita, ma non avevo mai visto una nave così maestosa. In effetti, se bisogna ricominciare, bisogna farlo alla grande.

Lo salutai e sperai che veri o falsi che fossero i suoi problemi fossero veramente finiti.

Guardai salpare quella nave meravigliosa prima di tornare al mio piccolo taxi.

La guardai allontanarsi finché il nome Titanic diventò quasi invisibile.

 

Sono passati anni da allora, ma non riesco a dimenticare la storia di quell’uomo.

Non gli ho nemmeno chiesto il suo nome.

  
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