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Autore: Lupus    05/06/2010    7 recensioni
Raccolta disomogenea di undici fanfiction (una per ogni brano dell'ultimo album dei Muse, The Resistance, che dà il nome allo stesso lavoro) di vario pairing e genere.
Ultimo capitolo:
#4. United States Of Albion [Merlin/Will] - [What if/Drammatico/Angst/Guerra]
[...]Non si arrendono. Continuano imperterriti il duello contro la vita, fino a morire. Negli occhi non c’è disperazione: dolore forse, causato dalle ferite sul corpo, ma è forza quella che anima le loro azioni. Eroi.
Merlin capisce che non bisogna essere speciali per diventarlo… basta vivere la propria vita intensamente, pensando che ogni attimo che scorre potrebbe essere l’ultimo.
[...]La loro è una vita fatta di corse contro il vento, di giochi allegri, di sorrisi e abbracci sinceri. Sono troppo giovani, per sentire il lamento del tempo. Sono troppo giovani, ma non lo saranno per sempre.
«Amici?» la mano protesa in avanti, pronta a stipulare, con un gesto, la promessa di una vita. E l’ingenuità che possa davvero essere per sempre.
«Finché avrò fiato in gola per respirare» due mani esili che si stringono, cercando l’una conforto nell’altra. Alla fine non ci credono neanche loro, che possa essere davvero per sempre. Ma sarebbe bello, se fosse possibile.

[...]E’ tremendo. Fa male, dentro e fuori. Ma, poi, ad un certo punto, si smette di soffrire. Tutto sparisce, in una nuvola di fumo, e resta solo aria. Irrespirabile.
È ancora buio. Buio pesto.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Morgana, Principe Artù
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10. Exogenesis Symphony Part II (Cross-Pollination) – Esogenesi: Sinfonia, Parte II (Impollinazione Incrociata)




Tell us, tell us your final wish?
We will tell it to the world

[dicci, dicci,
qual è il tuo
ultimo desiderio?
noi lo diremo al mondo]




Il vento corre tra i suoi capelli, divertendosi ad intrecciare e sciogliere quel groviglio nero di sogni e speranze. Lo sguardo si perde tra i volti delle persone, lungo i viottoli ramificati della città, tra le crepe delle mura del castello di Camelot. Mordred scivola tra le gente, silenzioso, diventando aria e poi vento, covando dentro di sé il desiderio di trasformarsi finalmente in tempesta e sfogare la sua rabbia cieca.
Tra le mani stringe una fiala nera, lucente, dove avrebbe voluto riporre la propria vita per osservarla con occhi estranei e valutare le alternative possibili, senza diventare schiavo del passato e del dolore – un lamento sottile, delicato, che si ripercuote tra le pieghe afflitte del suo animo.
Morte. L’unica parola al mondo di cui, prima ancora di pronunciarne il nome, si può sentirne già il sapore.
Mordred piega il capo, adesso anche la luce ha iniziato a giocare con i suoi capelli, colorandoli delle tinte accese del sole, solo per il bagliore di un attimo, prima di ritornare ad essere più neri di prima. Tra le mani stringe una fiala nera, lucente, dove avrebbe voluto riporre la propria vita e dimenticarla nell’oblio della memoria, quel luogo che neanche il tempo può scalfire – dove la vita si perde, tra le foreste di un’esistenza sofferta; dove i sogni si frantumano, nelle acque di un lago troppo profondo per essere reale.
Mordred si chiede spesso cosa sia la vita e quale senso abbia per lui, ed ogni volta, ogni dannatissima volta, non può che darsi la stessa risposta: che ha il sapore del sangue dell’uomo che l’ha marchiato a fuoco con il suo odio. Uther Pendragon.
Il vento corre tra i suoi capelli, anche il sole lo fa, e Mordred riesce a perdersi tra le gente e diventare aria solo per scivolare via, silenzioso e invisibile. Ad un certo punto, però, si ferma. Alza il capo e il vento, e il sole, e la gente smettono di essere vento, sole e gente per diventare solamente delle macchie di sangue sulla tela della sua vita. Ancora non riesce a capire come sia possibile, perdersi la vita, pensa Mordred, ma la vede scivolare via dal suo corpo e scomparire. Non la afferra, non la cerca neanche, semplicemente la osserva come un’asceta orgoglioso, un uomo che ha perso se stesso per rincorrere il nulla.
Qualche secondo e la vita, poi, ricompare. Un attimo, uno solo, e si ritrova a chinare il capo e diventare aria solo per perdersi tra la gente.
Magia. L’unica parola al mondo di cui, prima ancora di pronunciarne il nome, si possono vederne gli effetti.
Alza lo sguardo Mordred, incrociando gli occhi di Morgana. Lei sussulta, stupita, ma si ricompone subito: ha paura che possano riconoscerlo e ucciderlo; non lo sa Morgana. Non lo sa che lui è aria e che nessuno, tranne lei, può vederlo.
Non si avvicina, ma i suoi occhi si soffermano a lungo sul suo viso, come se avesse paura di sbagliarsi, come se sperasse, in fondo, di sbagliarsi. Non dovrebbe essere lì, ma ha bisogno di parlarle, di osservarla mentre scambia qualche parola con le guardie, con la sua ancella e scende da cavallo, trepidante.
Sta quasi per cadere a terra, ma riesce a ritrovare l’equilibrio. I capelli le cadono davanti agli occhi, con delicatezza, come se fossero nati per quello. Per caderle davanti agli occhi e nascondere la bellezza del suo sguardo dietro una maschera di seta. La più bella maschera di seta che Mordred abbia mai visto – ha i contorni, precisi ma delicati, di un sentimento atavico che la gente comune ha perso nel pianto: è l’amore di un figlio per una madre, una magia più potente delle altre.
Mordred non l’ha mai avuta una madre. E forse è proprio per quello che è scivolato, silenzioso, tra le persone, permettendo al vento e al sole di giocare con i suoi capelli, e sciogliere, e disfare quel groviglio di sogni e speranze.
Morgana si allontana. Gira l’angolo, indiscreta, ma non può proprio evitare di guardarlo. Sa che Mordred è lì per una ragione – lo sa, l’ha sempre saputo, in fondo. Indossa il copricapo, nascondendo il volto, e si perde anche lei tra la gente del luogo.
Mordred la segue e la raggiunge. I due si fermano, si studiano – anche il tempo si addormenta, per permettere ai loro occhi di incontrarsi. A volte si vive in un solo sguardo.
“Cosa ci fai qua?” Morgana è la prima a rompere quel silenzio. Il vetro si incrina, lo specchio si rompe e lei rimane nuda, con una speranza di vita stretta nel pugno.
Sono qua per te.
Morderd non ha parlato, ma Morgana l’ha sentito. Quelle parole l’hanno attraversata in un secondo, come corde di un violino stanco che vibrano al sospiro del vento. Evanescenti come l’aria, ma vere. Ci avrebbe giurato.
“Potrebbero ucciderti” Le sue parole tagliano il silenzio, di nuovo. Non riesce ad immortalare la vita in un solo attimo, come fa Mordred. Lei ha bisogno di vivere tutto il tempo che ha a disposizione; deve respirare ogni tanto, e urlare, e piangere, e ridere, e sognare.
Ha bisogno di essere umana.
Potrebbero.
Non un’emozione, non una nota sbagliata, una pausa troppo lunga, ma semplicemente una melodia muta, che affonda le sue radici nell’irrazionalità e si nutre di essa. Mordred, ancora una volta, non ha parlato, ma lei l’ha sentito ugualmente.
“Non hai paura?” chiede la donna, con un lieve tremolio nel tono, più a se stessa che al bambino in piedi di fronte a lei. Cerca un rifugio nelle parole Morgana, trincerando i suoi timori dietro al velo dell’inquietudine; allontana le speranze con le lacrime e fugge dagli incubi che, ogni notte, la tengono incatenata al silenzio.
Ci sono io a difenderti.
Il vento continua a correre tra i suoi capelli, divertendosi a giocare con sogni e speranze. Li distrugge e poi li ricostruisce solo per distruggerli nuovamente – i capelli si intrecciano, poi si sciolgono e si intrecciano nuovamente.
Morgana si avvicina e lo abbraccia. Le sembra di stringere il vento, ma può sentire il suo volto freddo e smunto premerle contro il ventre piatto.
Mordred si perde nell’abbraccio, desiderando sciogliersi in quel sentimento così forte da poter scardinare una vita e ricostruirla da capo, pezzo dopo pezzo, mattone dopo mattone. Lui non si muove: le braccia rimangono attaccate ai fianchi esili, ma è come se la stesse abbracciando con tutto se stesso, anima e corpo. La ama come solo la pioggia riesce ad amare i fiori su cui si poggia e scivola via, rimpiangendo per il resto della sua esistenza quell’unico attimo di vita.
Lui non l’abbraccia, ma è come se lo stesse facendo. Morgana lo sa. Lei lo sente, il suo abbraccio.
“Come ci riesci?” La presa scema, ma la donna e il bambino sono ancora vicini, così vicini da poter sentire l’uno il cuore dell’altro e viceversa: è la vita che fa rumore, che prorompe da ogni fibra del corpo per mostrare il concerto della sua bellezza – un’orchestra di flauti che inizia e finisce nello stesso istante, come per magia - la vita è, fondamentalmente, una magia.
Sono diverso. E lo sei anche tu.
Il rintocco di una campana lontana, è la morte che la suona. Morgana la sente, ma non ci bada, pensa che sia stato il bambino a suonarla.
Lei è diversa. Anche Mordred lo è. La loro vita è diversa da tutte le altre: onde irriverenti che, invece di frantumarsi contro gli scogli, preferiscono cavalcare il mare al contrario e perdersi nell’orizzonte.
Il bambino sposta lo sguardo, a disagio di fronte allo straordinario potere di quella donna: lui non ha mai avuto una madre, ma è come se ci fosse sempre stata.
La guarda, mentre lei cerca di trovare un equilibrio nella sua vita, qualcosa che le dia la forza di riprendere il cammino, perché non ha più voglia di trascinarsi. Qualcosa che non sia Arthur, che non sia Merlin, che non sia Uther, Gwen. Morgana ha bisogno di vivere libera dalle catene che la opprimono, ogni notte, nei suoi incubi.
E Mordred la osserva, silenzioso, come se volesse purificarsi, come se volesse trovare una giustificazione al suo gesto – perché c’è sempre una giustificazione. Sempre.




Tell us, tell us your final wish?
We will tell it to the world

[dicci, dicci,
qual è il tuo
ultimo desiderio?
noi lo diremo al mondo]




Il clangore delle spade dei cavalieri, che si muovono nei loro foderi troppo comodi, rompe il silenzio, questa volta per sempre.
Si avvicinano, ma Morgana non li sente né li vede.
Qualcuno la strattona con violenza, senza avere intenzione di farle male, ma subito viene ripreso da un altro cavaliere, molto più lucido.
“E’ sempre sua figlia”
“Scusatemi, sir Leon”
“Arthur. Re Arthur la rivuole al castello, e subito”
“Venite Lady Morgana, venite con noi, forza…”

Le voci si mescolano tra loro, coperte dal suono della campana che è diventato sempre più forte – quando? Da quando la vita ha smesso di far rumore?
La gente del posto si aduna in circolo, alcuni la riconosco e hanno pena per lei. Le parole la attraversano senza colpirla, la vita le scivola di dosso. Morgana non capisce, non sente né vede – non è stata lei, lei non c’entra.
Si volta verso Mordred, ma questa volta non incontra il suo sguardo: solo il nulla.
Lui è scivolato via, tra la gente; è diventato aria, poi vento e, infine, tempesta.
C’è riuscito. L’ha fatto per lei, l’ha fatto per se stesso.
Poi lo sente. Un suono, che si distingue tra tutti gli altri per il rumore che provoca dentro di lei, - e la colpisce quel suono. A differenza degli altri, quel suono la colpisce - un riverbero di infinita gioia, la cui eco è l’espressione più tragica del dolore. Perché la vita non può essere semplice e basta. La vita no. È complicata.
Mordred è scomparso, ma il vento le accarezza i capelli, lunghi e neri, per un’ultima volta.
“Vostro padre, Uther… ecco, Morgana, riprendetevi! Uther, vostro padre, è stato assassinato”.
Mordred è scomparso, ma lei lo sente ugualmente: le accarezza i capelli, per un’ultima volta, nascondendole una fiala nera, lucente, nella tasca del mantello.




Breach […] the edge of all our fears

Infrango […] il margine di tutte le nostre paure



E’ veleno.






N/A:

Devo ammettere che scrivere questo capitolo è stato un lavoro molto più arduo e difficile, soprattutto per i caratteri estremamenti particolari dei protagonisti. Ma alla fine ce l'ho fatta! YEAH!
Se questo pomeriggio avete notato la raccolta aggiornarsi e poi sparire nel giro di un secondo non spaventatevi: è stato un errore mio. Ho sbagliato l'impaginazione ed ho dovuto cancellare l'aggiornamento, perché purtroppo non avevo il tempo di riscrivere tutto da capo.

Prima di lasciarvi ai ringraziamenti, però, voglio indicare a tutti gli amanti di Baricco (e curiosi) una raccolta che ho da poco iniziato: La locanda Almayer. Un capitolo per ognuno dei fantastici personaggi di uno dei libri che io considero tra i più affascinanti e profondi della letteratura mondiale, Oceano Mare. Ovviamente, dei modestissimi frammenti di vita e di nulla, per ricordare i luoghi e i protagonisti di quel mondo di colori e forme in cui ho perso completamente la mia coscienza.

Grazie a chi ha la pazienza e la costanza di seguire i miei deliri.
A tutti voi è dedicato questo capitolo, ed in particolare a GiulyB, che è sempre molto carina con me. <3


L'autore ai recensori:

@elfin emrys: Ti ringrazio per la recensione e sono contento che il capitolo precedente ti abbia commosso! Spero che anche questo ti abbia fatto provare le stesse emozioni, se non di più intense!

@GiulyB: Quante volte devo ringraziarti già per questa recensione? Ci siamo sentiti per email, vero, ma non penso riuscirò mai a farti capire come mi sono sentito dopo aver letto le tue parole. Grazie dal più profondo del mio cuore, perché mi hai emozionato.
Il fatto sconvolgente, effettivamente, è più sconvolgente di quanto credessi - ma purtroppo non riesco ad essere triste per te, perché mi hai riempito di gioia, donnah! XD
La tua recensione sembra quasi una fanfiction, davvero: è poetica, ora ci faccio anche un commento, con tanto di "stile perfetto, prosa encomiabile e bla, bla, bla" ihihi. No, davvero, scherzi apparte, non so neanche come definire le emozioni che mi ha fatto provare. L'ho detto io che sei sempre gentilissima!
Ah, per inciso, i tuoi ragionamenti sono perfetti: effettivamente, ho voluto lasciare l'interpretazione un po' libera, senza definirla con precisione. Ho voluto mantenere questa ciclicità confusa anche nell'amplesso, e il "farle male" si riferisce sia ad un dolore fisico che morale - certo non c'è violenza perché, nonostante tutto, Morgana, vinta dalla sua passione, accetta tutto quel dolore perché comunque rappresenta un'illusione, una sorta di via di fuga da un altro dolore ancora più grande. Per me, la vita di questa povera ragazza è concentrata quasi esclusivamente sulla sofferenza: ha sempre sul viso una piaga che lascia intravedere il suo animo profondo, turbato da un passato incerto e un futuro di solitudine dagli affetti più cari.
Anche il titolo è voluto: crea un distacco netto con quello che è l'argomento del testo. Per Morgana non esiste una vera è propria luce guida, lei si lascia consapevolmente trascinare da quello che è solo il simulacro di un fascio luminoso distorto.
Ho capito perfettamente quello che volevi dirmi e te ne sono grato. Neanche immagini quanto! <3

@Elyxyz: Sono contento che anche il capitolo precedente ti sia piaciuto. Anche io adoro Arthur e Morgana insieme perché il loro è un rapporto particolare, fatto di poche parole e molti graffi - delle ferite silenziose che insieme cercano di ricucire e che, poi, però, disfanno a causa del loro maledetto orgoglio.

@Rita Holmes: Non posso dirti che mi dispiace di averti angosciato, in quanto era proprio l'obiettivo che speravo, almeno in parte, di raggiungere. Di trasmettere, cioè, l'emozioni di Morgana, questo suo dolore così forte da farla piegare. A questo, però, ecco che si contrappone una passione smodata per l'uomo che si unisce a lei, ogni notte, senza preoccuparsi delle conseguenze. L'angoscia di Morgana nasce proprio da questo forte contrasto tra amore/odio, una battaglia che è destinata a durare in eterno - ogni notte è la prima notte, appunto.
Messaggi subliminali? Vuoi per caso consigliarmi qualcosa? *uhuh*

@ChelseaH: Una perfetta analisi! Anche io, come te, penso che Morgana abbia questo lato "oscuro" che nasconde dentro sé, un qualcosa di misterioso e opaco che, lentamente, la divora fino a farle perdere completamente il senso della realtà. E' come se vivesse in un incubo Morgana: è perseguitata dai demoni in ogni momento della sua vita, e vuole liberarsene, vuole solamente annulare tutto. E quale illusione, meglio dell'amore, ci aliena dalla realtà?
(Foscolo docet: "Vita umana? Ingannevole sogno!").



Ringraziamenti finali:

- Alla BBC, perché mi permette di usare, senza scopi di lucro, dei personaggi che non sono miei, ma che amo

- A Baricco, perché, oramai, è diventato il mio maestro spirituale.

- Alla Disney, perché il film ispirato al videogioco Prince of Persia con Gyllenhaal è assolutamente  f a n t a s t i c o (vi consiglio, se posso, di verderlo!).

- Alla pizza. Non penso ci sia bisogno di spiegazioni.


EDIT: Ogni dannatissima volta io litigo con il voi/lei, ed è stupendo che lo faccio sempre senza accorgermene. Ringrazio Ely per avermelo fatto notare - questa volta e le altre. *_* E ringrazio anche Giuly: avevo promosso Morgana al ruolo di "principessa". Sicuramente, le avevo fatto un piacere. XDDDDD
   
 
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