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Autore: Laurelin    05/06/2010    1 recensioni
La Compagnia si è sciolta e la Guerra dell'Anello si avvicina. Rohan e Gondor stanno per subire gli attacchi di Saruman e Sauron, mentre il Portatore dell'Anello si avvia verso Mordor con il suo fedele scudiero: cosa faranno gli altri Viandanti?
E' l'ora di fare alcune scelte: saranno prese le giuste decisioni?
Una mia rivisitazione delle Due Torri e del Ritorno del Re, parte della saga "Racconti della Terra di Mezzo", What if? e OOC per alcuni personaggi, con elementi ripresi sia dal libro che dai film
Presenza di nuovi personaggi, Boromir sopravvive, Aragorn/OC, Boromir/OC e altre...
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Aragorn, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Racconti della Terra di Mezzo'
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 Capitolo 5

Gandalf decise che sarebbero partiti per Isengard al calare della notte , quindi il Re, Éomer, Boromir, Gimli e gli uomini che dovevano accompagnarli si diressero a riposare. Aragorn, Laurelin, Beren e Legolas dissero di non averne bisogno e rimasero ad aiutare gli altri difensori del forte a controllare i danni e seppellire i caduti, mentre alcuni veloci cavalieri mandati dal Re andavano in tutta Rohan ad annunciare la vittoria e convocare ad Edoras l’assemblea dei guerrieri.
-Posso farti una domanda, Laurelin?- chiese Aragorn ad un certo punto
-Certo, ma non è detto che io possa darti una risposta.- disse la ragazza con un sorriso.
Aragorn le mostrò la grande pietra verde e limpida, incastonata in una spilla d’argento a forma di aquila con le ali distese che lui indossava sempre, da quando Elien, l'amica più cara di Laurelin, gliela aveva donata poco prima che la Compagnia lasciasse Gran Burrone.
-L'Elessar. Te l'ha donato Elien, giusto?- chiese Beren, mostrando di conoscere bene la gemma
-Sì, me l'ha data lei, dicendomi di tenerla da conto e che era un'eredità della mia Casa e che era stato affidato a lei. Solo che Galadriel e Celeborn, ma anche Elrond lo guardavano come se ci fosse qualcosa di strano e lo stesso vale per Gandalf.- spiegò l'uomo
-Effettivamente c'è un motivo per cui a loro sembra familiare, ma non è il momento di parlarne. Un giorno sarà Elien stessa a raccontarti la storia del gioiello.- rispose Laurelin
-Intanto ti basti sapere che l'Elessar è un tesoro della tua Casa e che tu eri destinato ad averlo. E che c'è un motivo ben preciso per cui era Elien ad averlo.- aggiunse Beren
-Certe volte voi due siete misteriosi quasi quanto Gandalf! E Meril ed Elien non sono da meno.- commentò Aragorn
-Mia sorella non è così misteriosa, ed Elien ha i suoi motivi per esserlo.- ribatté Beren
-Sarà, ma io non ricordo di averla mai vista a Gran Burrone e anche Elien si vede raramente da quelle parti.- continuò Aragorn
-Haldir, posso sapere quali ordini vi sono stati impartiti al momento di lasciare Lórien?- chiese Laurelin, voltandosi verso l'elfo, per interrompere una conversazione che stava cominciando a diventare pericolosa, soprattutto con Legolas e Haldir lì vicino...
-Di combattere al Fosso di Helm e poi di continuare ad aiutare gli Edain finché avessero avuto bisogno di noi, Principessa.- rispose il Comandante, chiamandola con il suo titolo
-Bene. Allora rimanete con i Rohirrim se io, Beren o Aragorn non vi ordiniamo di fare qualcosa di diverso.- rispose la ragazza.
-Mi chiedo da quanto tempo tu sia lontana da Lórien, Laurelin.- intervenne Legolas.
-Parecchio, cosa di cui credo che Orophin ti abbia già ben informato. Ed ho i miei ottimi motivi per voler stare lontana da Lórien e da Galadriel e Celeborn e non sono affari tuoi, Legolas.- fu la risposta della ragazza accompagnata dall’ennesimo sguardo gelido.

Mancava poco al tramonto quando coloro che dovevano andare ad Isengard si ritrovarono nel salone della fortezza per mangiare qualcosa prima di mettersi in viaggio, insieme agli altri comandanti dei Rohirrim che sarebbero rimasti ad aspettare il ritorno del Re al Fosso. Dopo una rapida cena la compagnia salì in sella e partirono al galoppo verso Isengard, chiedendosi cosa avrebbero trovato una volta arrivati a destinazione e cosa dovevano aspettarsi da Saruman: gli unici che non erano preoccupati per questo erano Beren, Laurelin, Gandalf e Aragorn, per diversi motivi.
Attraversando il misterioso bosco, i cavalieri avvertivano qualcosa di strano, e Legolas e Gimli si promisero reciprocamente che, una volta terminata la guerra, avrebbero visitato insieme le grotte del Fosso, le Scintillanti Caverne d’Aglarond, come le definì Gandalf, che avevano suscitato l’ammirazione del nano, e la foresta di Fangorn, da cui provenivano gli alberi del bosco e che Legolas desiderava ardentemente visitare.
Una volta usciti dal bosco, videro venire verso di loro tre Ent, che suscitarono lo stupore di tutti, esclusi Gandalf, Beren e Laurelin, soprattutto del Re Théoden, che mai avrebbe pensato di poter vedere un giorno qualcosa che considerava solo leggende narrate dalle canzoni del suo popolo. Poi arrivarono ai Guadi dell’Isen, dove Théoden ed Éomer furono ben lieti di vedere che i Rohirrim caduti lì erano stati seppelliti in un tumulo, al centro dell’isolotto in mezzo al fiume.

Verso mezzanotte interruppero il loro viaggio e si coricarono, accampandosi lungo le rive dell’Isen, ma ben prima dell’alba vennero tutti svegliati da strani rumori e mormorii, rimanendo immobili ad aspettare che terminassero, su consiglio di Gandalf . Anche al Fosso di Helm, situato più a sud, sentirono gli stessi rumori durante la notte e il mattino seguente videro che il misterioso bosco era scomparso: infatti gli strani alberi, dopo essersi vendicati degli Orchi, erano ritornati nelle lontane valli di Fangorn, da cui venivano e non furono più rivisti a Rohan.

Arrivando nella valle dello Stregone, una zona riparata e aperta soltanto a sud, i cavalieri rimasero sorpresi nel vedere le trasformazioni che essa aveva subito: un tempo era rigogliosa, piena di verde e coltivazioni e assai piacevole, invece adesso c’erano sì ancora zone coltivate dagli schiavi di Saruman, ma la maggior parte del terreno era arido, brullo e pieno di sterpaglia e rovi selvatici. Non c’erano alberi, ma tra le erbacce si vedevano ancora i ceppi, arsi e bruciati, di quelli che un tempo erano verdi boschetti. Ad un certo punto il sentiero che percorrevano si tramutò in un ampia strada di pietre lastricate, in cui non c’era nemmeno un filo d’erba e poi videro davanti a loro un’enorme pilastro nero, sormontato da una lunga mano bianca con l’indice rivolto verso nord. Era evidente che ormai i cancelli d’Isengard non distavano molto e tutti sentirono una stretta al cuore, ma non riuscivano a vedere lontano, a causa della nebbia che li circondava.
Isengard sorgeva ai piedi del braccio della montagna della valle dello Stregone: in parte era stata creata dalla formazione del monte, ma gli Uomini dell'Ovesturia vi avevano compiuto opere imponenti, e anche Saruman, che dimorava lì da parecchio non era rimasto inattivo.
Ma adesso nel Cerchio d’Isengard non c’erano più il verde rigoglioso e gli scrosci d’acqua, che la caratterizzavano un  tempo: il terreno era stato tutto scavato, con pozzi che conducevano a caverne profonde. Le strade all’interno delle mura, conducevano tutte al centro della pianura, ad una torre dalla forma meravigliosa: un picco ed un isola rocciosa, nera dura e scintillante, con quattro imponenti pilastri di pietra sfaccettata che si fondevano in uno, puntando verso il cielo, ma vicino alla sommità i pinnacoli aguzzi e taglienti si separavano, lasciando uno spazio stretto al centro, coperto da un pavimento di pietra lucida da cui si sovrastava la pianura. Questa meraviglia, Orthanc, era la fortezza di Saruman, creata millenni addietro dagli uomini di Númenor.

Era ormai passato mezzogiorno quando la nebbia si diradò e la luce del sole riapparve ed essi rimasero stupefatti vedendo lo stato in cui era Isengard: i cancelli erano stati divelti, le mura spaccate e le pietre e i pilastri all’interno erano allo stesso modo distrutte e inoltre lo spazio all’interno del cerchio era inondato di acque al cui centro si vedeva Orthanc, oscura e imponente come sempre, ma ridotta ad un isola, lambita dalle acque. Il re e i suoi cavalieri, immobili, si chiedevano silenziosamente cosa fosse successo: era evidente che il potere di Saruman era stato travolto, ma non potevano immaginare in quale maniera fosse successo, mentre Beren e Laurelin, che ne avevano un’idea ben precisa e decisamente corretta, si scambiarono uno sguardo soddisfatto.

Ad un tratto il re e i suoi compagni si accorsero di due piccole figure vestite di grigio, comodamente coricate sulla cima delle arcate semidistrutte e quasi invisibili in mezzo alle pietre. Erano Merry, intento a fumare, e Pipino, semiaddormentato, e accanto a loro c’erano i resti di una ricca colazione.
-Benvenuti, miei signori, ad Isengard!- disse Merry -Siamo i guardiani delle porte. Il mio nome è Meriadoc, figlio di Saradoc, della casa dei Brandibuck e il mio compagno, sfortunatamente stravolto dalla stanchezza, è Peregrino, figlio di Paladino, della casa dei Tuc. La nostra dimora è al Nord, molto lontana da qui. Saruman al momento è impegnato con un certo Vermilinguo, in caso contrario non dubito che sarebbe venuto personalmente ad accogliervi.-
Gandalf rise, prima di chiedere agli hobbit se era stato Saruman ad incaricarli di sorvegliare le porte e attendere gli ospiti e Merry rispose che avevano ricevuto gli ordini da Barbalbero, che aveva preso il comando lì, dal momento che Saruman era estremamente impegnato.

Gimli intervenne, rimproverando scherzosamente i due hobbit, che dopo il duro inseguimento che avevano dovuto fare per tentare di salvarli, si facevano trovare intenti a banchettare e fumare e Pipino, ormai svegliatosi del tutto, gli rispose che lui e Merry erano seduti vittoriosi sul campo di battaglia e si stavano godendo poche comodità ben meritate. Sentendo la discussione i cavalieri risero, poi Théoden disse che quello era senza un incontro di cari amici e chiese a Gandalf se erano i dispersi della sua compagnia. Dopo la risposta affermativa di Aragorn, il Re aggiunse che le meraviglie di quei giorni parevano essere senza fine, dal momento che vedeva davanti ai suoi occhi altre creature leggendarie, poiché quelli dovevano essere sicuramente dei Mezzuomini o Holbytlan.
Pipino disse che il nome era Hobbit, al che Théoden disse che il linguaggio si era trasformato, ma il nuovo nome non suonava male, poi Merry espresse il suo stupore perché era la prima volta che qualcuno lì al Sud mostrava di conoscere la loro esistenza. Théoden disse che il suo popolo era venuto dal Nord, molto tempo prima, e che in ogni caso loro sapevano ben poco degli hobbit, poi Aragorn prese con sé Merry e Boromir Pipino. Quindi il gruppo di cavalieri si diresse a cercare Barbalbero, vicino alla torre di Orthanc. Mentre cavalcavano Merry e Pipino raccontarono ai loro compagni qualcosa delle loro avventure e Aragorn restituì a Pipino la sua spilla e ad entrambi le cinture e i pugnali che avevano perso, per poi notare che sia Laurelin che Beren, che non avevano detto una sola parola dal momento in cui erano arrivati ad Isengard, erano stranamente pensierosi.

Quando lo trovarono ai piedi di Orthanc, ormai circondata da un lago, l’Ent disse di essere contento di vedere Gandalf perché lui poteva controllare legno, acqua, tronchi e pietre, ma lì dovevano avere a che fare anche con un mago, che stava ben rinchiuso nella sua torre.
Gandalf disse agli altri di stare attenti perché Saruman poteva essere molto pericoloso, anche se sconfitto e di stare attenti alla sua voce, poi disse a Saruman di mostrarsi. Gimli chiese perché non lo uccidevano e basta, ma Gandalf disse che lo stregone serviva loro vivo, perché avevano bisogno che parlasse. Saruman apparve sulla cima della Torre e come cominciò a parlare gli altri capirono perché Gandalf aveva detto loro di stare attenti alla voce che era una delle armi più potenti di Saruman; lenta e melodiosa era già da sola un potente incantesimo a cui, anche adesso, non era facile resistere e ogni sua parola sembrava saggia e incantevole agli ascoltatori.
-Hai combattuto molte guerre e ucciso molti nemici, Re Théoden. E dopo hai ristabilito la pace. Non possiamo discuterne insieme come facemmo in passato, mio vecchio amico? Non può esservi pace tra me e te?- chiese lo stregone al Re di Rohan
-Tra noi vi sarà pace- cominciò Théoden un po’ esitante, per poi acquistare sempre maggiore sicurezza -Tra noi vi sarà pace... quando tu risponderai dell’incendio dell’Ovestfalda… e dei bambini che giacciono morti lì! Tra noi vi sarà pace quando la vita dei soldati… fatti a pezzi, nonostante giacessero morti alle porte del Trombatorrione, sarà vendicata! Quando penzolerai da una forca per lo spasso dei tuoi stessi corvi… allora tra noi vi sarà pace!!!-
-Forche e cornacchie?- sibilò Saruman, e la sua voce perse la solita magia -Rimbambito! Cosa vuoi, Gandalf il Grigio? Lasciami indovinare. La chiave di Orthanc? O Magari le chiavi di Barad-dûr stessa, insieme alle corone dei sette Re e ai bastoni dei cinque stregoni?-
-Il tuo tradimento è già costato molte vite. Altre migliaia sono ora a rischio. Ma tu puoi salvarle, Saruman. Tu eri addentro ai disegni del Nemico.- rispose Gandalf
-Così sei venuto qui per informazioni. Ne ho alcune per te- rispose Saruman, per poi mostrare il palantír e aggiungere che il Grande Occhio vedeva tutto e avrebbe attaccato ben presto e tutti loro sarebbero morti, ma che questo Gandalf lo sapeva già e che l’altro stregone non poteva credere veramente che il Ramingo si sarebbe seduto sul trono di Gondor, che quell’esule strisciato fuori dall’ombra potesse essere incoronato Re, anche perché non esitava a sacrificare quelli vicini a lui.
L’unica reazione queste parole ottennero fu il suggerimento di Gimli a Legolas di uccidere Saruman con una delle sue frecce, ma Gandalf li fermò per poi dire a Saruman che se fosse sceso avrebbe avuto salva la vita. La reazione dell’altro stregone non si fece attendere: prima gli urlò di conservare la sua pietà e la sua compassione per altri, perché lui non sapeva cosa farsene, poi gli scagliò addosso del fuoco servendosi del suo bastone, facendo sobbalzare tutti tranne la sua vittima.
Con sorpresa di Saruman le fiamme si spensero molto rapidamente lasciando Gandalf incolume.
-Saruman, il tuo bastone è rotto!- gridò Gandalf, facendolo effettivamente spezzare nelle mani dell’altro, lasciandolo esterrefatto, poi si avvicinò anche Gríma e quando Théoden disse a quest’ultimo di scendere, perché un tempo era un uomo di Rohan e non un servo dello stregone e quindi non era obbligato a seguirlo, Saruman non perse occasione per insultare pesantemente Rohan e i suoi abitanti. Poi continuando lo stregone aggiunse che la vittoria al Fosso di Helm non apparteneva a Théoden e che era un erede indegno dei suoi predecessori. Il Re rispose invitando nuovamente a Gríma a scendere e a liberarsi dello stregone, che gli rispose che Vermilinguo non sarebbe mai stato libero, poi lo colpì facendolo finire a terra.
-Saruman! Tu eri addentro nei disegni del Nemico. Dicci quello che sai!- insisté Gandalf
-Ritirate le vostre guardie ed io vi dirò dove il vostro destino verrà deciso. Non sarò tenuto prigioniero qui!- fu la risposta, poi prima che Saruman potesse dire qualunque altra cosa, Gríma si avventò su di lui, trafiggendolo più volte alla schiena con un pugnale e il corpo, privo di vita, di Saruman precipitò dalla torre, finendo infilzato su una delle punte di una ruota ai piedi della torre e Gríma venne ucciso da una freccia di Legolas. Mentre la ruota continuava a girare, il palantír cadde dalle vesti di Saruman e finì nell’acqua. Prima che chiunque altro potesse intervenire Pipino scese dal cavallo di Aragorn e si buttò in acqua per recuperare la pietra che poi gli venne tolta, con suo disappunto, da Gandalf. Intanto Barbalbero stava commentando che il male portato da Saruman si stava dissolvendo e che gli alberi sarebbero tornati a crescere lì. Beren e Laurelin si dissero dello stesso parere, facendosi vedere per la prima volta dall’Ent, che sembrò per un attimo sorpreso e colpito, riconoscendoli, ma un gesto dei due lo fermò prima che potesse dire qualunque cosa e il solo Aragorn notò quella scena, ma si ripromise di non chiedere niente agli altri due, anche perché sospettava di sapere il motivo di quella reazione.

Subito dopo Beren e Laurelin si congedarono dagli altri, dicendo che, purtroppo, i loro doveri li richiamavano al Nord e si erano già trattenuti lì fin troppo. Dopo aver scambiato poche parole con Barbalbero, lontano dagli altri, rimontarono a cavallo per poi partire al galoppo il più velocemente possibile, sparendo rapidamente in direzione dei Guadi e della Breccia di Rohan, sorprendendo tutti, anche se non era la prima volta che i due facevano qualcosa di simile.

Intanto Barbalbero si congedò dai suoi piccoli amici, ovvero Merry e Pipino, dando loro da bere un’altra ciotola di quella bevanda degli Ent, poi promise a Gandalf che avrebbe sorvegliato Isengard, mentre Gimli notava che Merry e Pipino sembravano un po’ cresciuti d’altezza e Legolas confermò, dicendo che era senza dubbio dovuto alle bevande degli Ent. Chiese ed ottenne da Barbalbero il permesso di visitare Fangorn insieme a Gimli, una volta finite le battaglie e promise al nano che a sua volta l’avrebbe accompagnato a vedere le Caverne Scintillanti al Fosso di Helm. Quindi il re e sua scorta rimontarono a cavallo e la compagnia partì da Isengard, diretta nuovamente alla fortezza di Rohan.


Scusatemi tantissimo per il ritardo con cui aggiorno questa storia, ma tra problemi vari miei e della mia beta-reader non sono riuscita a pubblicare prima questo capitolo.
Grazie mille a Thiliol e Illidan per le loro recensioni e ad Illidan anche per il voto

Come avrete visto Beren e Laurelin, che qui lasciano gli altri, ma non spariranno dalla storia, nascondono segreti e se Barbalbero sembra conoscerli, anche Aragorn dimostra di saperne ben più di quanto da a vedere, ma ci vorrà del tempo prima che questi segreti vengano rivelati...

Nel prossimo capitolo (che spero di riuscire a pubblicare tra un mese, un mese e mezzo) faranno la loro comparsa altri personaggi, tra cui altri due dei miei personaggi principali, destinati a ricoprire un ruolo rilevante, ma non saranno le due che sono state nominate in questo capitolo, Meril ed Elien, che non compariranno prima di qualche altro capitolo.
   
 
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