Flashback
“Ciò che è stato non va dimenticato, se quando fu, eri
felice.”
“Per quanto forte, potente e indistruttibile tu sia, devi
sapere che i ricordi avranno sempre la meglio!”
Ogni sera passavo in moto per quella
strada.
La vedevo sempre, ma non mi ci
soffermavo mai più di tanto.
A quel tempo cambiavo ragazza si può
dire ogni giorno. Teresa, Loredana, Marika, Giovanna… solo alcune di quel
periodo.
E lei non mi aveva mai colpito più di
tanto.
Ogni sera, passando per quella strada,
la vedevo avviarsi verso l’incrocio, la sorpassavo senza degnarla
veramente di uno sguardo.
Una sera cambiò tutto.
Ero in anticipo e invece di incontrarla
lungo la strada, la vidi uscire dalla concessionaria.
L’avevo anche già superata ma un
qualcosa era scattato.
Non so cosa.
Eppure rallentai.
Aspettai che mi si affiancasse
passeggiando sul marciapiedi.
Quando fu quasi alla mia altezza, alzai
la visiera del casco e mi voltai a guardarla.
La salutai. Lei rispose con un lieve
cenno della testa.
Avrei potuto afferrare al volo il
messaggio e smammare, ma non volevo farlo.
Continuai a seguirla, stando con la moto
al suo passo:
- Che facevi in quella concessionaria?-
Chiesi senza tanti preamboli, forse era
solo quello ad interessarmi… cioè che ci poteva fare una ragazza così in
una concessionaria?
Lei alzò lo sguardo verso di me e
rispose:
- Ci lavoro-
Sorrisi, ironico:
- Tu cosa?-
Sorrise anche lei ma senza simpatia:
- Io ci lavoro e ora ho finito il mio
turno e torno a casa. Qualcosa in contrario?-
Mi ritrovai inaspettatamente a
trattenere una risata.
La osservai di nuovo e chiesi:
- Ti piacciono le macchine?-
Annuì convinta, ignorando il mio tono
ironico.
Insistetti:
- E che macchina ti piacerebbe avere?-
Mi sarei aspettato una risposta come una
mini o una polo ma mai, dico mai, che dopo averci pensato un attimo dicesse:
- Una Aston Martin V12 Nera-
Rimasi letteralmente senza parole.
La moto mi si era fermata.
E le mie orecchie faticavano a credere
di aver capito bene.
Lei non si era fermata.
Mi aveva sorriso e aveva continuato per
la sua strada.
Ed io per la prima volta, rimasi lì,
imbambolato, a guardarla andare via.
Era una sfida…
La sera successiva, parcheggiai
all’incrocio dove passava lei cinque minuti prima che fosse uscita dalla
concessionaria.
La vidi chiudersi la giacca e sistemarsi
la borsa.
Si avvicinava a me. Ma era distratta.
Non si era ancora accorta di niente.
Poi mi notò e notò l’auto a cui ero
appoggiato.
La mia nuova auto, mia da ben undici
ore.
Una Aston Martin V12 Nera.
Mi godetti la sua espressione sorpresa.
Gustai fino in fondo il modo in cui
riconoscendomi le guance le si infiammarono.
E come ricordatasi della nostra
precedente conversazione rallentò il passo ormai incerto.
Quando mi fu sufficientemente vicina
allungai la mano.
- Davide D’Amico. Molto piacere.
Tu sei?-
Lei sorrise in imbarazzo e mi prese la
mano.
Una stretta al tempo stesso timida e
decisa, impossibile ma vero.
- Ilaria Amato-
*