O-ho, incredibile aver
abbandonato una
cosa simile XD Eppure mi piaceva il fandom, sebbene allora come adesso
preferisco altro. Di molto lo preferisco. T__T<3 Posto solo per
E-chan,
perché è una donna piena di pacegioiamorecoccoleH
Rispondiamo rapidamente alle recensioni, come se ce ne fosse bisogno,
ci
facciamo rivedere presto per gli altri capitoli sino al settimo.
Sono stanca T__T, stancastancastanca!, non so neppure quel che dico o
scrivo. Grazie
al cielo queste flash esistono dall’alba dei tempi e sono
rimaste immutate, a
parte un rapido betaggio e una messa a posto della formattazione.
@yaoilove
– Ciao cara :D Sono sempre lietissima di ricevere
complimenti, i tuoi ancora di
più~
@Sae – Mi ha fatto
paurissima l’inizio
della tua recensione, *addita, ti senti in colpa? No, vero? Personcina
degenere
*_*
@Rebocchi – Io con te non
ci parlo,
tanto hai già letto tutto e figurarsi se recensisci in
maniera imparziale.
Ti adoro, dannata amyketta seme. <3
Buona lettura, spero.
#03
Delitto
Erano parole
colme d’odio, quelle che riecheggiavano
nella sua mente.
Parole cattive articolate in frasi dal significato lontano, lontano,
gelido,
perfettamente prevedibile.
«Così
mi uccidi, figlio». «Così uccidi me e la
tua
famiglia». «Mi odi così tanto, Castor?»
Scuote il capo
di fronte al nulla, si fissa le mani
come se fossero colpevoli di un orrendo omicidio.
«Lo sono state, lo sono state»,
ripete fra sé al colmo della confusione. Un movente quasi
musicale, i sussurri
e i sospiri di Labrador al suo orecchio, un’arma
insospettabile quella
sincerità.
Con poche sillabe ha calpestato quel che due persone avevano passato la
vita a
costruire – con poche sillabe ha distrutto il mondo dei suoi
genitori e gettato
nel caos quella vita prima così perfetta. Segreto peccatore
ma soddisfatto
della propria trappola si pente del proprio gioco, desidera il male
solo per sé
stesso.
«Ciao
Castor» si rivela il gentile visitatore.
«Lab’...»
«Ti prego, non guardarmi in questo modo» ride nel
tentativo di allontanare la
tensione, «Cos’è successo?»
Il maggiore sente bene gli occhi della madre e del padre sulle loro
nuche,
sulle loro schiene, pieni di lacrime e rancore. Scuota il capo, poi
sussulta
quando il ragazzo poggia la mano sulla sua spalla per rassicurarlo.
«Ho capito».
Avvicinatosi
al suo volto, deviando per baciargli
con dolcezza una tempia.
«Labrador,»
sospira, « l’ho fatto».
«Ne
sono contento» il sorriso capace di riflettersi nella sua
anima e ritornare
come all’incontro con un prisma. «Andiamo,
allora?»
Si
alza, gli porge la mano e fa un cenno in direzione della casa, ancora viva, la porta
aperta come l’ha lasciata.