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Autore: Aerius    06/06/2010    2 recensioni
"Ma i suoi piani erano quelli di una formica in confronto a quelli che aveva in mente la Regina. Fu costretto a mettersi al suo servizio, a piegarsi. Che altro poteva fare? Per la prima volta, il guerriero più potente, consapevolmente, si piegò, decise di servire.. la parola stessa gli dava una orrenda sensazione di disgusto, ma era l'unica scelta, o quella o la morte. E la morte non era ancora un'opzione accettabile." [Cross-over Final Fantasy VII-VIII-IX]
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3

 

 

 

Capitolo 3 -Niente G.F.-

Il sergente Wallace aprì una porta metallica che dava in una stanza buia. Con il braccio cibernetico accese l’interruttore della luce, illuminando un’ampia sala che si estendeva per lungo, con lunghe panche e sui muri file infinite di armadietti metallici.

-Controllate sulle vostre tute- disse rudemente il sergente alla truppa che lo seguiva, ovvero gli undici burmer e il ragazzo biondo con la coda poco prima Risvegliati –ognuno di voi ha ricamato sul taschino un codice alfa-numerico.. quella è la sigla del vostro armadietto- con il braccio metallico li inviò verso una certa zona degli armadietti dove la nuova squadra avrebbe potuto trovare i loro.

-Ok, ci sono alcune semplici regole per tenersi un armadietto..- iniziò a dire il sergente, mentre con il braccio buono tirava un cazzotto al suo armadietto che si aprì di schianto. Agli occhi di tutti fu visibile all’interno un arsenale cibernetico, svariate corazze e altrettanti svariati calendari di donne nude. Accanto alle donne nude teneva un piccolo elenco di vittime, alcune segnate con una croce rossa, altri con la scritta aggiunta dopo “Kill Now” oppure “Miss, Damn”.

-Regola uno: tenere armi e armatura in ottimo stato, perché se crepate tutto quello che era vostro passa a un altro soldato.. e voi non volete che questo soldati crepi a sua volta per un’armatura tenuta male, vero?- era una domanda retorica, non si aspettava alcun tipo di risposta.

-Regola due: tenere l’armadietto pulito.. e per pulito intendo da poterci mangiare dentro- sbuffò, per poi riprendere –già viviamo nello spazio, un’infestazione di formiche o scarafaggi stellari sarebbe da evitare-

-Regola tre: chiudere sempre l’armadietto quando ve ne andate.. parecchi soldati recuperano armi del nemico e le tengono qui dentro, quindi a scanso di equivoci tenetelo sempre chiuso- scosse il capo, borbottando, per poi riprendere a voce più chiara –qualche anno fa è scoppiato un casino perché si è scoperto che un soldato era una spia e stava recuperando un sacco di armi prese sul campo..-

Il sergente scrollò le possenti spalle, per poi fare un cenno alla truppa, indicando un’altra stanza –ora come ora, i vostri armadietti sono vuoti, non c’è nulla dentro.. quando un soldato muore, tutti i suoi averi e le sue armi vengono depositate qui- Wallace accese un secondo interruttore, illuminando una stanza molto più grande e alta.

Non c’erano più armadietti, quella stanza era ricolma fino agli alti soffitti di.. armi. Nessuno di loro aveva mai visto una tale quantità di strumenti di guerra in un solo posto, fin dove l’occhio poteva vedere vi erano spade, lance, fucili, pistole, mazze ferrate, e ancora cannoni, armature, ricambi bionici, tutto di ogni misura e dimensione, alcuni accatastati in mucchi, altri in pile ordinate o appesi nella moltitudine di armadi a muro. Numerosi addetti erano chini sui mucchi di armi, con taccuini, impegnati nel compito di catalogare i nuovi arrivi.

-Quelli sono appena arrivati..- spiegò loro il sergente, indicando i mucchi informi di armi -..soldati morti.. i nostri, ma anche i loro.. ehe, spogliare i cadaveri fa un po’ schifo, ma almeno abbiamo armi in abbondanza- chiarì, con un sorriso storto –in quelle nicchie invece ci sono le armi già.. collaudate, diciamo..ok, chiedete agli addetti e procuratevi armi e armatura, il randez-vous è fra quindici minuti nella Sala Addestramento, settore B.. divertitevi-

L’ampio corridoio era vuoto mentre Squall lo percorreva a passi ampi e veloci, voltando poi l’angolo e dirigendosi verso l’ascensore. Una volta dentro impostò l’ultimo piano, quello del Preside, come destinazione, incrociò le braccia al petto e attese.

Si poteva dire tutto di Squall tranne che fosse un ragazzo allegro. Mai una volta qualcuno ha visto un sorriso solcargli il volto pallido, deturpato da una lunga e chiara cicatrice, ricordo di un duello con il suo rivale di sempre.

Rimaneva tuttavia un ragazzo affascinante che faceva sospirare una buona metà delle studentesse del Garden, col suo sguardo serio, gelido e penetrante, i suoi scomposti capelli marrone scuro, e il suo look con giacca nera, cintura rossa e ampi pantaloni neri, che lo facevano somigliare a una sorta di metallaro soft. Per non parlare della sua media scolastica che era a dir poco eccelsa.

Un singolo sbuffo uscì dalle sue labbra, quando finalmente l’ascensore toccò il piano del Preside Cid, un omino basso, con già una bella pelata, qualche ciuffo di capelli chiari, un paio di occhiali a coronargli il volto rotondo, e un panciotto rosso. Difficile immaginare che dietro quelle dimesse fattezze ci fosse uno dei SeeD migliori del mondo.. dopotutto essere Preside non è soltanto una carica onoraria.

In quel momento Cid era seduto alla scrivania, apparentemente sommerso dalla burocrazia, un’invasione di carte che il povero signore non aveva idea da dove prendere.

-Mh, Preside..?- provò a chiamarlo il ragazzo.

-Un attimo.. un attimo.. ma dove li avrò messi..? Dove sono finiti i miei occhiali..?- continuò Cid in tono lamentoso, guardandosi attorno con aria mesta.

-Ehm.. sul suo naso, Preside..- gli fece notare Squall, indicandosi debolmente il volto.

-Oh, grazie figliolo!- replicò entusiasta Cid, tastandosi gli occhi e trovando immancabilmente gli occhiali. Poi come dimentico improvvisamente di tutte quelle carte e rapporti, si protese dalla scrivania verso Squall, dicendo –dimmi tutto, ragazzo.. che succede?-

Il SeeD emise un secondo sbuffo, ma di impazienza. Incrociò nuovamente le braccia al petto, mentre l’espressione tornava gelida, e in qualche modo anche irata –Preside, ci stanno assediando ormai da due settimane da ogni direzione, e in due settimane ci hanno tolto la corrente, interrotto i rifornimenti con Balamb, chiuso il canale di trasferimento per i sopravvissuti di Trabia, e abbiamo subito ingenti perdite, ormai il nostro esercito è la metà di quello che era prima..- prese un respiro profondo –chiedo l’autorizzazione a usare i Guardian Force-

Cid scosse il capo, come fanno certi nonni di fronte ai capricci di un nipote –no, credimi Squall, mi dispiace, ma.. no-

Normalmente il ragazzo non avrebbe mai perso la pazienza, avrebbe mantenuto il self-control, non si sarebbe fatto sopraffare dalla rabbia. Ma questa volta doveva.

-Ma insomma!- sbottò d’un tratto, sbattendo entrambe le mani sul tavolo –i nostri crepano a decine là fuori, e lei ancora si ostina a non usare le nostre armi più potenti?! Almeno mi faccia capire perché!-

Cid si alzò dalla sedia, per un attimo si intravide il SeeD che fu nei bei tempi andati nei suoi occhi seri e controllati, sovrastati da un paio di occhiali orrendi.

-Perché non si può- fu la risposta seria e controllata –perché qualcosa sta impedendo l’uso dei Guardian Force- concluse, guardando Squall come un povero imbecille.

Il Preside ricadde sulla poltrona della scrivania –non farne parola con nessuno.. il divieto che ho messo serve proprio a far sì che nessuno lo scopra- scosse il capo, come spaventato –pensa se si venisse a sapere che le nostre armi migliori non funzionano più.. accadrebbe il panico, il caos..-

Le parole del Preside avevano sconvolto il ragazzo, che ora era indietreggiato lentamente, mostrando in volto un’espressione confusa e terrorizzata. Ogni tanto anche un pezzo di ghiaccio come lui mostrava un minimo di umanità. Ricadde su una sedia lì vicino, passandosi una mano sul volto.

-Io.. non ci ho nemmeno provato ad usarli, in effetti..- affermò, come colto da una folgorazione –quindi.. se ci avessi provato..?-

-Non sarebbe venuto nessuno- replicò Cid, con aria tranquilla e serena –ma non mi perdo d’animo, Galbadia ancora resiste, e noi faremo altrettanto.. ci hanno appena passato alcuni dati sui nostri nemici- aggiunse poi, alzandosi dalla sedia, con insolita vitalità e dirigendosi verso un scansa del muro, estraendone un rotolo di fogli –hanno recuperato e analizzato una sorta di droide nemico.. e ci consigliano di usare contro di loro proiettili di tipo incendiario..-

-Sono munizioni speciali per cecchini, quelle..- fece notare Squall, secco e depresso –ma ingegnandoci un po’ forse potremmo adattarle ai cannoni esterni- aggiunse poi, alzandosi.

Con aria paterna, Cid si avvicinò al ragazzo –avanti, figliolo.. ne abbiamo passate tante, supereremo anche questa.. e non pensarci troppo ai Guardian Force! Pensa a quello che rimane, non a quello che hai perso-

Squall scrollò le spalle –questa logica funziona solo se rimane qualcosa, Preside.. vada a dirlo a quelli di Trabia- concluse secco, dirigendosi verso l’ascensore, e uscendo dall’ufficio.

La stanza era immersa nella penombra, e non si avvertiva la presenza di alcun essere organico.. in compenso però là dentro vi era un rumore elettrico, di cavi e pulegge, di pistoni e ruote che non pareva aver mai fine, macchine enormi che anche senza il loro padrone continuavano indefesse e instancabili il loro lavoro. Poi dalle ambre si fece largo una figura avvolta in un camice bianco, con un paio di occhiali che ogni tanto brillavano sul volto quando venivano colpiti da un casuale raggio di luce. Si soffermava con aria paterna davanti al alcuni macchinari, per poi segnare qualcosa su un blocco di appunti che teneva fra le mani, e quindi proseguire.

-Leggere al buio rovina la vista, sai?- fece presente una voce da tenebre ancora più fitte.

La figura in camice si tolse gli occhiali, rivolgendo alla voce uno sguardo elettronico: entrambi gli occhi mandavano alcuni riflessi azzurrini segno di un esteso impianto cibernetico –lo so, ma non è un mio problema- rispose con voce acuta e untuosa, quindi si rimise gli occhiali e continuò senza badare alla voce, controllando ed esaminando i macchinari che aveva davanti. Ogni tanto vi poggiava la mano, come a sentirne il respiro profondo.

-Sai perché sono qui- riprese la voce dalle tenebre.

-Si, lo so..- riprese la figura in camice, in tono annoiato e lamentoso, senza nemmeno interrompere il suo lavoro –ti manda la Regina per quel solito controllo sul solito soggetto, no?-

Si udì uno sbuffo –sta diventando impaziente.. lo vuole pronto in tempo per la missione-

-Sarà pronto quando sarà pronto.. la scienza ha bisogno di tempo e pazienza- fu la placida replica. Scrisse ancora un paio di cose sul tabulato, prima di voltarsi infine verso la figura nelle ombre.

-Ma riferisci pure a Brahne che il soggetto sarà pronto per la missione- gettò i tabulati su un tavolo lì vicino –stavo proprio per andare a concludere il lavoro, sai?- aggiunse, avviandosi verso una direzione ben precisa –se vuoi assistere..- lo invitò con un cenno vago della mano. Non vide nulla, ma immaginò che l’altro lo stesse seguendo.

Percorsero gli ultimi passi in silenzio, prima di fermarsi di fronte a un pannello di controllo. La figura in camice premette alcuni pulsanti e mosse alcune leve, quindi si sentì un profondo ronzio metallico, e davanti a loro alcuni pannelli metallici scivolarono verso l’alto uno sull’altro, scoprendo una capsula di vetro, illuminata dall’interno, dentro cui galleggiava immerso in un liquido semitrasparente, un giovane uomo con lunghi capelli neri. La pelle dell’uomo era di un pallore quasi accecante, e gli occhi erano aperti mostrando un’iride rossa. Le due gambe e il braccio sinistro erano assenti, e dai monconi si dipanavano numerosi cavi, collegati ad elementi esterni alla capsula. E pareva incosciente, quasi cadavere.

-Gli manca qualche pezzo, mh?- domandò l’ombra, con ampio uso di ironia.

La figura in camice non disse nulla, si limitò a premere un altro pulsante, che accese una luce sopra un tavolo dove erano allineate due gambe e un braccio artificiali.

-E l’arma?- chiese ancora l’ombra, incontentabile.

Ancora uno sbuffo e un altro pulsante premuto. Una seconda luce illuminò un piccolo piedistallo su cui stava posta una pistola a tre canne finemente istoriata d’argento.

-Incontentabile..- mormorò la figura in camice, quasi ridendo.

L’ombra non replicò nulla, ma i suoi passi furono chiari nell’avvicinarsi alla pistola. Una mano guantata seguita da una manica rossa si fece largo nel cono di luce, carezzando lievemente il profilo della pistola.

-Siamo sicuri che il soggetto porterà a termine la missione senza.. imprevisti?- domandò ancora l’ombra.

La figura in camice annuì –ho riprogrammato personalmente ogni sua subroutines.. farà quello che deve fare, oppure io non mi chiamo più Hojo-

Il ragazzo biondo, il cui unico nome era quella strana sigla sulla tuta arancione , si aggirava per la grande sala delle armi con aria sperduta.

I suoi compagni burmer invece sembravano totalmente a loro agio, già molti di loro avevano imbracciato una lancia, ed ora la stavano provando facendola vorticare con abilità, come presi da una strana e incomprensibile frenesia.

Si grattò il capo, confuso. A differenza del resto della squadra, nella testa del biondo permaneva un gran casino di pensieri, misti ad un’amnesia che non voleva andarsene. E l’unico indizio di questa sua confusione era la sua coda che si muoveva su e giù, frustando l’aria senza costrutto.

Si aggirò per quei mucchi di armi senza vederli davvero, ogni tanto sollevava una pistola o una spada con una strana elsa, per poi gettarli dietro di sé e continuare a camminare. In effetti tutto questo non lo entusiasmava per nulla, non era la sua guerra, non da quello che ricordava almeno. Quindi che senso aveva per lui combattere?

-Stia attento, con quegli affari- lo riprese una voce, alle sue spalle, che colse il biondo totalmente di sorpresa, tanto che gli cadde su un piede la mazza di ferro che proprio in quel momento teneva fra le mani.

-Ahi! Dolore!- si espresse, cadendo a terra a gambe incrociate, tenendosi il piede. E fu allora che vide arrivargli davanti un uomo su una sedia a rotelle, facilmente comandabile da una levetta posta sul bracciolo destro.

Il biondo lo osservò meglio: a parte gli insoliti capelli grigio argento, molto corti, l’uomo aveva mezzo volto e buona parte del torso fasciati da bende, come anche la mano sinistra, inoltre non aveva addosso alcuna uniforme, ma solo quello che era definibile come un pigiama grigio.

Strinse l’occhio buono verso il ragazzo, come ad analizzarlo meglio.

-Oh, interessante.. l’individuo alfa, suppongo- disse l’uomo sulla sedia, con voce profonda e calda –oh, si, ecco perché tutti quei burmer.. il nuovo gruppo.. non sono nemmeno sicuro di avere lance per tutti..-

L’uomo si riscosse all’improvviso, dato che il biondo aveva preso a guardarlo come se fosse un marziano, con gli occhini azzurri spalancati.

-Giusto, che maleducato.. sono Rufus Shinra, capo sezione arsenale- si presentò quindi, chinando lievemente il capo bendato –e tu sei..?-

Il biondo gli rimandò uno sguardo bovino, quindi si indicò la targhetta alfa-numerica sulla tuta –ehm.. non saprei pronunciarlo bene..- si giustificò, imbarazzato.

-Ah, amnesia post-Risveglio..- annuì comprensivo Rufus –capita, ragazzo, non ti preoccupare.. prima o poi torna tutto- e gli diede un paio di pacche paterne sulla spalla.

-Me lo dicono tutti, signore..- replicò il ragazzo, mesto e triste -..ma continuo a capire ben poco..-

L’uomo sulla sedia scrollò le spalle –stai combattendo per qualcosa di buono. Non è sufficiente?-

-Si, ma avrei voluto avere un minimo di scelta.. invece mi avete riportato qui e vi aspettate che faccia senza domande tutto quello che mi chiedete..-

L’uomo sospirò in modo molto convincente –ti abbiamo riportato in vita, giovanotto.. sono stati spesi soldi e sudore per il tuo sedere peloso.. ora il minimo che ci aspettiamo è che tu combatta per noi- l’uomo lo guardò bieco –insomma, un minimo di riconoscenza-

Il tono e la voce dell’uomo sulla sedia a rotelle erano così convincenti, che il ragazzo biondo non potè fare a meno di sentirsi in colpa. Annuì, sempre mesto e imbronciato.

L’uomo si ritenne soddisfatto, quindi voltò quindi la carrozzina di poco, verso l’immane quantità di armi e armature che li sovrastava –ora, se non sbaglio, ti serve un’arma, giusto?- domandò l’uomo, quasi con allegria.

-Ehm..-

-Non dire nulla, sono esperto di queste cose, riesco a capire con una sola occhiata cosa serve a un soldato- lo interruppe subito, indicandolo con il dito della mano sana –ora, alza le braccia-

-..così?- provò a chiedere il biondo, alzandole sopra la testa.

Rufus gli girò intorno con aria pensosa, quindi raccolse da terra un’arma e gliela porse. Era una sorta di lama lunga trenta-quaranta centimetri, con l’elsa bronzea istoriata con un motivo di foglie.

-Prova a tirare un paio di fendenti- lo incitò Rufus, sempre continuando a girargli attorno.

Il biondo alzò l’arma, e la calò in un fendente. E cosa insolita, sentì di provarci gusto. Se la rigirò fra le mani, con giochi di bravura di cui non si credeva capace.

-Ehi, ma.. wao!- replicò il ragazzo, mentre l’arma gli roteava abilmente fra le dita di ambo le mani.

-È una daga- lo informò Rufus –e mi sembri anche abbastanza in gamba da usarne due contemporaneamente.. ambidestria, è rara, sai? Ti fornirò anche un’armatura leggera, di cuoio.. una più pesante ti impaccerebbe solo i movimenti- concluse, prendendo una seconda arma dai mucchi di armi –ecco, ora ne hai due.. e questa- mise sulle braccia del ragazzo una veste di cuoio blu –è l’armatura. Indossala sempre in missione- voltò quindi la carrozzina, dicendo –ed ora fila dal sergente.. se lo conosco bene, e lo conosco bene, non ama i ritardatari-

Il ragazzo riuscì a malapena a sussurrare un –..‘azie..- che Rufus Shinra era già sparito fra i mucchi di armi.

-Allora, la situazione è questa- iniziò a dire Quistis, trafficando su un terminale, e mostrando su un megaschermo una mappa dettagliata della regione di Balamb.

Molti nemmeno guardarono la mappa, in apparente contemplazione invece dell’insegnante SeeD, che restituì una decina di occhiate di ghiaccio. Ma c’era poco da fare, Quistis Trepe era sempre stata un’insegnante estremamente giovane e apprezzata, con quei lunghi capelli biondi raccolti e quegli occhiali che tentavano malamente di dargli un’aria seria. Sempre compunta, formale, a poco serviva la sua serietà contro i commenti bollenti che ogni tanto la seguivano.

Ma questa volta non l’avrebbe permesso, la crisi era troppo grave per perdersi in idiozie.

-Il nemico ha formato una serie di piccoli accampamenti attorno a tutto il perimetro del Garden- continuò la ragazza, evidenziando le zone sul layout dello schermo –tranne a nord, dove siamo coperti dalle montagne.. abbiamo inoltre individuato una megastruttura davanti alla Caverna di Fuoco che supponiamo sia un mezzo di trasporto, e.. si, Seifer?-

Un ragazzo biondo, dall’aria strafottente e arrogante aveva alzato una mano. Dall’aspetto era molto simile ad uno dei soliti bulli, con lunga giacca grigia ornata a tribali, stravaccato sulla sedia con aria annoiata. Ma aveva alzato la mano, aveva una domanda.

-È possibile ora usare i Guardian Force?- chiese, in tono talmente gentile da risultare offensivo.

Quistis scosse il capo –il veto del Preside Cid rimane, Seifer- rispose, abbastanza amaramente da far capire a tutti che nemmeno lei apprezzava quella linea d’azione.

-Allora mi piacerebbe tanto sapere chi sia questo nemico.. perché si sa chi è, vero?- domandò in tono supponente, ma anche stanco. Lì lo erano tutti, dato che ormai facevano turni doppi al fronte dove l’esercito nemico ogni giorno li metteva alla prova.

Ma ciò che Seifer affermava era una piccola verità: nessuno aveva idea dell’identità del nemico.

Quistis sospirò, abbassando un poco la testa, stanca –no, Seifer, le loro insegne sono sconosciute, e ogni giorno ci attaccano con quelli che riteniamo essere droidi.. anche se non hanno la minima traccia di componenti elettronici o hardware..-

-Signori, un applauso al nostro sistema di intelligence!- replicò subito il biondo, in chiaro intento sarcastico –che in guerra non è nemmeno in grado di dirci contro chi diavolo stiamo combattendo- quindi senza dire altro, Seifer si alzò dalla sedia, e fece per uscire dall’aula..

-Cadetto Seifer Almasy, torni immediatamente al suo posto, il briefing non è ancora finito!- lo riprese Quistis, furente. Il ragazzo nemmeno la calcolò, ed uscì, mentre le porte automatiche si richiudevano dietro di lui.

E fu sorpreso di trovare proprio fuori dall’aula, appoggiato al muro e con le braccia conserte, Squall, con la solita espressione gelida e priva d’emozione.

-Spero che tu non stessi aspettando me..- iniziò subito Seifer, ostile.

Il moro scosse il capo.

-Non importa, seguimi- riprese immediatamente il biondo, con un cenno.

Squall scrollò le spalle e lo seguì, senza porsi tanti problemi. Stava aspettando qualcuno.. ma dopotutto, non aveva importanza.

Seifer camminava velocemente, percorrendo il corridoio ad ampi passi, e mentre camminava, parlava -..arrogante, una ragazzina, diavolo! E dobbiamo prendere ordini da lei! E non sa niente, io mi chiedo cosa diavolo pensi l’Alto Comando e..!- e da quel poco che Squall ascoltava erano lamenti, il biondo si lamentava di tutto e tutti.

Ma per l’appunto, Squall non lo ascoltava, pensava ad altro, pensava a come reintegrare i Guardian Force, pensava a tattiche, strategie, tutto tranne che inutili e sterili lamenti.

L’ennesima porta si aprì, consentendo loro il passaggio per il camminamento esterno. Erano sulle mura del Garden, accanto a loro vedevano guardie appostate che scrutavano in ogni momento ciò che faceva il nemico. Accanto a loro, leggermente rialzate, vi erano torrette di difesa perimetrale su cui proprio quel pomeriggio Squall aveva tentato di installare munizioni incendiarie. Con parziale successo, di cinquecento torrette solo una su dieci aveva accettato e integrato i proiettili modificati.

-Guardali, Squall- disse quindi Seiferi, interrompendo improvvisamente il suo lamento –guardali come si affaccendano, come formiche, mentre noi ce ne stiamo qui ad attendere..-

Squall inarcò un sopracciglio, non capendo il motivo di quelle affermazioni. Lui e Seifer non sono mai stati proprio in confidenza, ma forse dopo la morte di Raijin e Fuijin nella prima settimana il biondo aveva riconsiderato le sue priorità.. in effetti, anche se non sono mai stati grandi amici, i due sono sempre stati grandi rivali, la cicatrice che solcava il volto di Squall era infatti un regalino di Seifer durante un allenamento.

-Non capisco che intendi- replicò pacato Squall.

-Dico che dobbiamo fare la prima mossa. Attaccare noi per primi- chiarì l’altro, quasi impaziente.

-Sarebbe inutile, e perderemmo anche il vantaggio difensivo delle mura-

Seifer sbuffò, impaziente –quali mura? Dici quelle che quegli affari robot ieri ci stavano distruggendo a badilate?- fu la replica ironica –andiamo, hai capito che intendo! Non sto parlando di un attacco frontale!-

Questa volta l’espressione del moro mutò, facendosi improvvisamente interessata –mh, un’azione di sabotaggio..? E’ già più sensato..- convenne –ma dovremo preparare tutto con gran cura.. ne parlerò al Preside, e..-

-Squall, voglio essere io a capo della squadra di sabotaggio- proruppe immediatamente Seifer, interrompendo l’altro, quasi scattando con l’intero corpo.

Ci fu un istante di silenzio, in cui entrambi si esaminarono a vicenda, quindi Squall disse –vedrò cosa posso fare, ma lo sai che non sei un graduato.. posso inserirti nella squadra, ma dubito di poterti far avere il comando.. non prendo io queste decisioni-

Seifer annuì, rabbioso –allora vedi di convincere la Trepe, magari ricordandogli del penoso briefing di poco prima e di chi ha avuto l’idea su come dare una svolta a questo casino- concluse, voltandosi di scatto e percorrendo il camminamento in direzione opposta.

Squall emise un sospiro stanco, per poi rientrare nel Garden. Aveva un brutto, bruttissimo presentimento.

 

Angolino dell'Autore:

Inizio col dire che già dal prossimo capitolo la narrazione diventerà un tantino più lineare.. ^^ la storia, se si nota, in questi primi capitoli è un tantino frammentaria, appositamente studiata per presentare al meglio i personaggi "principali" u__u ..ma alla lunga credo diventi irritante, quindi inizierò a scrivere le cose un pò più linearmente, senza far salti qua e là xD Ringraziamenti:

Tico_Sarah : eh, si, quello è proprio il caro, vecchio, biondo Cloud, anche se con un solo occhio originale xD e vorrei ben vedere, dopo vent'anni di guerra al fronte xD il caro Sephitoth tornerà fra qualche capitolo, per ora lo lascio in pace.. (deo gratias! °_° NdSephiroth) infatti andrò a concentrarmi sulla squadra del biondo u_u nel prossimo capitolo si vedrà se hai indovinato chi sia xD grazie dei complimenti =D faccio quello che posso ^^ ho un sacco di altre ideuzze, ora vediamo se mantengo il ritmo xD (bhe, finora mi è andata bene.. <__<") grazie ancora! ^^

Questo è tutto per oggi, anzi, per la settimana, e fors'anche il mese .__. sto infatti entrando in periodo esami universitari e non ho idea di quando potrò rimettermi a scrivere.. zigh.. alla prossima!

 

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