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Autore: Ryta Holmes    06/06/2010    8 recensioni
"In una sola notte il suo passato nella grande città dei Pendragon era stato cancellato. Quel passato fatto di impegno e dedizione, fatto di grandi imprese troppo spesso tenute nascoste. Un passato in cui aveva protetto l’erede al trono a rischio della propria vita.Una sola notte che aveva cambiato tutto. La sua reputazione, i suoi sentimenti e soprattutto la stima nei confronti di colui che considerava un amico, quasi un fratello nonostante il divario dato dal loro status. Una differenza  però, che il principe Artù aveva ben chiarito con ciò che aveva fatto quella notte. E che aveva costretto Merlino ad usare la magia."
Genere: Drammatico, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Desclaimers: personaggi, storie e luoghi non appartengono a me. Se lo fossero sarei ricca e sarei probabilmente una sceneggiatrice, ma questi sono solo vaneggiamenti! Ad ogni modo scrivo senza nessuno scopo di lucro, tranne quello di divertirmi!


SO COSA HAI FATTO


.9.

La fredda aria notturna sferzava il viso di Artù facendolo rabbrividire. Con lo sguardo aveva seguito il volo del Grande Drago, che lentamente si allontanava là dove il cielo si era fatto più chiaro e da dove presto sarebbe sorto il sole.
La creatura li aveva lasciati in una radura, lontano da Camelot e immersi nella foresta. Si guardò intorno riconoscendo il luogo perché tante volte era stato teatro delle sue memorabili cacce, e poi chiuse gli occhi inspirando a fondo l’aria frizzante dell’alba.
Non usciva dal castello da mesi, rinchiuso in quella stanza aveva scordato cosa significasse riuscire a rimanere in piedi e muoversi tra la natura, godere dei rumori e degli odori della foresta e respirare quell’aria che finalmente non sapeva di medicinali, di sangue e di chiuso.
“Muoviamoci.” La voce secca del suo servo, incrinò quel magico momento di estasi e gli provocò un’occhiata obliqua.
Si guardarono in cagnesco per alcuni istanti, prima di riprendere il cammino a piedi, verso il luogo che ancora non conosceva.
Erano soli. Il Grande Drago si era rifiutato di portare sulla groppa qualcun altro che non fossero loro due e perciò erano stati costretti ad abbandonare nella caverna i cavalieri e il resto del gruppo, con la promessa di tornare al più presto a salvarli.
Artù sapeva che lì, finché avevano ancora acqua e le prede che il Drago aveva acconsentito di procurare ancora, sarebbero stati al sicuro molto più di loro che avevano riottenuto la libertà. Eppure la sgradevole sensazione che aveva provato quando si era librato in volo assieme a Merlino, lasciandosi alle spalle le uniche persone che avessero avuto fiducia in lui, non lo aveva ancora abbandonato.
Inoltre c’era anche quel senso di commiserazione verso suo padre.
Uther Pendragon, non appena aveva visto il Grande Drago farsi strada dentro la caverna che una volta lo aveva tenuto prigioniero, si era come risvegliato da quello stato di immobilità in cui era crollato. Si era finalmente rialzato in piedi e dal pianale era sceso verso il resto del gruppo, barcollando sulle gambe come fosse ubriaco.
Gli occhi però, quegli occhi grigi e di solito freddi, erano spalancati e saettavano come se il sovrano fosse stato colto da un’improvvisa pazzia.
“Come hai osato!” esordì facendo voltare molte teste verso di lui. Artù lo aveva visto indicare Merlino con quel dito indice che ormai tutti odiavano.
“Hai condotto qui quella bestia che ha distrutto Camelot! Come osi?!”
Il giovane mago non aveva avuto possibilità di replica, perché il Drago stesso, che fino ad allora non aveva mai parlato, lo anticipò.
“E come osi tu, Uther Pendragon, darmi della bestia?” la sua voce era profonda e spaventosa e Artù non era riuscito a frenare un brivido di timore, nel sentirlo. Tuttavia sapeva che il Drago non avrebbe fatto del male a nessuno, perché Gaius lo aveva informato del fatto che Merlino fosse anche un Signore dei Draghi.
“Hai distrutto la mia città!” era stata la replica di Uther, indignata, l’attenzione adesso rivolta solo alla creatura. “Hai cercato la vendetta, riversandola sul mio popolo!”
“E questo fa di me una bestia? Voglio ricordarti, Pendragon, che tu non sei stato da meno!”
Artù aveva visto suo padre fermarsi come se qualcuno gli avesse improvvisamente inchiodato i piedi sul terreno. Lo sguardo di Uther era fisso in quello del Drago che sbuffava nuvole di vapore caldo dal naso, segno del suo nervoso.
“Anche tu hai portato Camelot alla rovina. Hai cercato vendetta scagliandoti sul tuo popolo. E hai permesso che i tuoi sudditi ti tradissero! Dimmi Pendragon, questo non fa di te una bestia? Non vedi coi tuoi occhi che questa gente ormai, non ti ascolta più?”
Il sovrano non ebbe più la forza di parlare: per la seconda volta, Artù poté vedere la sconfitta del genitore e il peso delle sue innumerevoli colpe, farsi troppo gravoso da reggere.
Lo sguardo di Uther vagò lentamente su tutti i presenti e quando si rese conto che nessuno avrebbe più mosso un muscolo per lui, crollò a terra, vinto da quelle accuse che tutti sapevano vere e che lui forse, aveva finalmente accettato per tali.
Il Grande Drago era tornato a parlare con Merlino e gli aveva spiegato che solo lui e il principe avrebbero avuto l’onore di farsi condurre fuori Camelot sul suo dorso.
Il mago aveva cercato di ribattere e di convincerlo a portare anche qualcuno dei cavalieri ma la creatura non si era persuasa ed era riuscita a zittire il ragazzo con delle parole che ad Artù erano rimaste bene in mente.
“Soltanto voi due siete guidati da questo destino. Chiunque vi seguirà, sarà solo d’intralcio! Dovresti saperlo, Merlino.”
Così erano volati via. Il principe aveva lanciato un ultimo sguardo ai suoi cavalieri, a Gaius e a suo padre, prima di superare quell’apertura e di ritrovarsi improvvisamente all’aria aperta, come aveva sognato da settimane.
“Manca poco ormai, la nostra meta è il lago.”
Artù si era riscosso dai suoi stessi pensieri e aveva guardato confusamente Merlino, che lo precedeva di qualche passo, aprendo la strada attraverso la foresta.
Sbatté le palpebre un paio di volte, registrando quelle parole e solo allora decise che fosse arrivato il momento di farsi dare qualche spiegazione in più.
“Scusa, dove dovremmo cercare questa spada?”
Merlino scostò un ramo e proseguì senza voltarsi, il tono di voce che non voleva ammorbidirsi. A quanto pareva non aveva preso bene il fatto che il Grande Drago li avesse costretti da soli.
“Nel lago.”
“E perché mai una spada dovrebbe giacere in un lago?” domandò ancora, con disappunto.
“Perché ce l’ho lanciata io, per nasconderla.” Fu la replica piatta del servo, che non accennava a mostrargli il viso.
“Nasconderla? E da cosa poi?”
“Da chi non era degno di utilizzarla…”
“E adesso perché stiamo andan-… Ohhhh ma mi vuoi guardare in faccia?” Artù avrebbe continuato a fare domande, se mentre parlava non si fosse sentito fin troppo ridicolo e avesse deciso di non continuare più. L’atteggiamento del valletto inoltre, lo infastidiva, perciò fu spontaneamente, che avanzò di qualche passo e acchiappò Merlino per una spalla perché si voltasse.
Non si aspettò quella reazione: il mago sobbalzò non appena sentì il tocco della sua mano e si scostò da lui quasi lo avesse scottato. Artù ritirò il bracco, avvertendo una fitta di bruciore sul palmo ma non fu dolorosa, quanto lo sguardo atterrito che Merlino gli lanciò.
Calò il silenzio, interrotto solo dai rumori della foresta, mentre il principe continuava a fissarlo sconvolto senza sapere cosa dire e il mago chinava lo sguardo stringendo i pugni lungo i fianchi.
“Guarda che non volevo… colpirti.” Si giustificò Artù, il tono di voce amareggiato, quanto l’espressione del viso.
Merlino scosse il capo senza incontrare i suoi occhi e riprese il cammino come se volesse ignorare l’accaduto. “Dobbiamo sbrigarci… non sappiamo se i druidi controllano la zona…”
Il principe rimase alcuni istanti immobile ad osservare le spalle del servo che si distanziavano da lui e un sentimento di rabbia si mescolò a quella confusione di emozioni che non sapeva spiegare.
Odiava quando le cose gli sfuggivano di mano, odiava non sapere come comportarsi in situazioni come quella e soprattutto odiava essere odiato.
Perché sentiva il rancore di Merlino su di sé pesargli come un macigno e non aveva idea di come scioglierlo.
Improvvisamente il bruciore delle ferite si fece insistente, come se si fossero riaperte. Boccheggiò guardandosi le mani e lacrimando per il dolore al petto ma non emise un suono.
Avvertì la pelle ardere dentro il metallo dell’armatura, che uno dei suoi fidati cavalieri gli aveva dato in prestito, e le bende stringere per il gonfiarsi delle piaghe.
Infilò velocemente i guanti però, e allentò i lacci della corazza, perché non premesse troppo.
Non sarebbe crollato di nuovo, non avrebbe consegnato la vittoria a quello strambo destino che si prendeva gioco di lui.
Convinto di essere finalmente guarito, si era lasciato coinvolgere in quella avventura e si era ritrovato da solo, di nuovo ferito e con una persona accanto che lo detestava e ne aveva tutto il diritto.
Strinse i denti e riprese il cammino, quando Merlino quasi svanì tra gli alberi della foresta e rischiò di perderlo di vista.
Le fitte aumentarono ad ogni passo ma lui cercò ogni modo per ignorarle. Stavolta non si sarebbe arreso.

*

La vista del lago, tanto sereno e imponente, colpì Merlino e lo incantò per un bel po’. Aveva aumentato il passo, dopo quell’episodio con Artù, con tutta l’intenzione di raggiungere la sua meta quanto prima. Aveva reagito involontariamente; sapeva che Artù non gli avrebbe fatto del male, eppure non era riuscito a frenare la paura, nel sentire ancora il tocco di quella mano ruvida su di sé. Non appena si era sentito sfiorare, le immagini di quella notte gli erano tornate in mente e senza pensarci due volte si era scostato come a voler porre una distanza di sicurezza tra lui e il principe.
Ad ogni modo, quando aveva finalmente raggiunto la riva, aveva smesso improvvisamente di meditare e si era lasciato cullare dalla visione di quel luogo in cui non metteva piede da alcuni mesi.
Da quando era diventata la tomba della piccola Freya, per l’esattezza.
Sospirò quando i ricordi amari riaffiorarono alla mente tutti insieme e dimentico del principe che si palesava lentamente alle sue spalle, fece qualche passo in avanti per avvicinarsi alla riva.
“Come… intendi recuperarla?”
Merlino era troppo distratto per notare quanto la voce di Artù fosse affatica, però era abbastanza in collera con lui per trovarla odiosa e fuori luogo in un momento in cui avrebbe preferito la solitudine.
Il ricordo di quella ragazza che lo aveva scosso così tanto e che poi aveva perso la vita rubandogli forse il suo primo amore giovanile, era ancora troppo doloroso, perché non potesse avere per un momento, prevalenza su tutto.
Fu per quello che ignorò volutamente il principe, nascondendo un’occhiata seccata dietro le spalle ed entrando in quelle acque fredde.
Non gli rispose ma ormai l’incanto era stato spezzato, perciò iniziò a vagare cercando di fare attenzione a cosa i suoi piedi toccavano sul fondo invisibile e tornò alla dura realtà con un altro sospiro intristito.
Artù non si mosse dalla riva. Si era appoggiato contro il tronco di un albero ed era rimasto immobile. Di tanto in tanto cercava di richiamare il suo servo con quella voce saccente che Merlino tanto odiava in quel momento, perché si frapponeva al pensiero di Freya che ancora gli tornava in mente.
“Sei sicuro di non aver sbagliato lago?”
Merlino roteò gli occhi all’ennesimo appunto. Era evidente che per quanto si sforzasse, quella spada non voleva proprio saperne di uscire fuori.
Eppure ricordava bene di averla lanciata in quel punto; e nel lago non c’era poi molta corrente, era impossibile si fosse spostata data la pesantezza del metallo.
Immerse anche le braccia, dopo essersi avvolto le maniche della casacca e del mantello, sperando di ottenere qualche risultato ma finì soltanto col farsi mordere da qualcosa che non aveva nemmeno identificato.
Esclamando per la puntura, era tornato ritto sulla schiena.
“Perché ho la sensazione… che la spada non ci sia?”
Ancora la sua voce. Ancora un velato rimprovero alle sue capacità. Sbuffò  sonoramente e rivolse finalmente il viso verso il principe, che non si era mosso dalla sua posizione e sembrava intenzionato a rimanerci almeno finché Merlino non avesse trovato una soluzione al suo posto.
“Forse, se mi deste una mano invece di stare lì ad impartire ordini…” si lamentò aspramente, sfregandosi la pelle arrossata dell’indice dove era stato morso.
Artù sollevò le sopracciglia, l’espressione del viso come se il suo valletto avesse appena detto qualcosa di disdicevole.
“Scherzi? Non entro nella melma per cercare una spada che ti sei perso.” Sentenziò convinto. Merlino lo vide tentare di incrociare le braccia ma poi rinunciare per chissà quale motivo. Era piuttosto distante e non si accorse nemmeno del sudore che gli imperlava la fronte. O forse ancora una volta era troppo accecato dalla rabbia, perché nemmeno quando si avvicinò – camminando nell’acqua speditamente e sollevandola in piccole onde e spruzzi – per replicare, si rese conto che qualcosa nell’erede al trono non andava.
“Si dia il caso che quella spada servirà a salvare voi e la vostra Camelot!” esclamò agitando quello stesso indice ancora arrossato. “Dopotutto non mi sembra di chiedervi poi chissà che!”
Artù scostò lo sguardo e assunse un’espressione che Merlino lesse come disgusto. “Non se ne parla.”
“Bene! Allora cosa intendete fare?” ormai lo aveva raggiunto. Sbatacchiò le braccia lungo i fianchi in un gesto di stizza e lo fissò negli occhi, mentre i suoi si assottigliavano. “Preferite che Camelot resti in mano ai druidi?”
“Certo che no.”
“Quindi?” cosa vide in quel viso affaticato e improvvisamente più pallido, mentre continuava a sputargli parole in faccia senza controllo? “Cosa volete che faccia?” e perché continuava a restare immobile contro quell’albero, nonostante lui gli venisse incontro minaccioso? “Cosa pretendete che faccia per salvare quel vostro maledetto regale deretan-“
“Attento!!”
Prima che se ne rendesse conto, Merlino si era ritrovato in acqua a gambe all’aria. Il respiro per fortuna era stato troncato dall’improvviso spintone che ricevette da Artù e che lo aveva fatto capitombolare, altrimenti avrebbe bevuto una buona dose d’acqua.
Riaprì gli occhi velocemente, identificando un mago che sbucava tra i cespugli, poco lontano da loro e altri due loschi individui armati di spade e di un’accetta. Constatò con sgomento che se Artù non lo avesse spintonato, la sua testa avrebbe fatto la stessa fine dei cespugli in fiamme alle sue spalle.
Mentre si rialzava velocemente, in un turbinio di acqua, Artù aveva già estratto la spada e a suon di grida – così rare per lui quando combatteva – aveva intrapreso una dura lotta contro i due briganti.
Merlino invece aveva imposto la mano verso lo stregone e scagliato un incantesimo con tutta l’intenzione di colpirlo ma questi riuscì a schivarlo nascondendosi tra i cespugli.
Il giovane mago allora, lo inseguì, lasciando il principe agli altri due, convinto che non avrebbe avuto problemi a sbarazzarsene.
Intravide un mantello che svolazzava tra i tronchi e corse con quanto fiato aveva in corpo per raggiungerlo. Non poteva lasciarlo scappare, perché era sicuro che li avesse riconosciuti e che avrebbe riferito tutto a Mordred, prima che riuscissero a trovare la spada.
Se solo non avesse gridato ai quattro venti come prima…
Si maledisse mentalmente, provando a scagliare un altro incantesimo che però ebbe l’unico risultato di centrare in pieno il legno di un albero e di ridurne metà in cenere.
Il druido era agile ma anche Merlino lo era. Il ragazzo sperò soltanto che la Buona Sorte tenesse a freno per qualche minuto la sua proverbiale sbadataggine che lo avrebbe sicuramente fatto inciampare in qualcosa.
Fu fortunato, perché invece di lui, fu lo stregone e rotolare sul tappeto erboso poco dopo, complice un’infida radice che sporgeva dal terreno.
Gridò il primo incantesimo che gli venne in mente, le iridi si dorarono… e l’istante successivo il druido era diventato una statua di pietra, immobile nel tentativo di rialzarsi.
Merlino frenò la sua corsa, piegandosi in avanti e sbuffando, per riprendere fiato. Controllò che lo stregone non potesse più nuocere e gli girò intorno per ammirare l’opera.
“Non c’è male…” constatò con un mezzo sorriso soddisfatto.
Ma non ebbe tempo per compiacersene troppo, perché l’urlo di Artù risuonò nell’immobilità della foresta di primo mattino e catturò velocemente la sua attenzione, costringendolo ad una corsa preoccupata per tornare sui suoi passi.
Mentre correva si chiese perché mai quel grido lo avesse tanto angosciato e secondo quale logica fosse corso in suo aiuto senza nemmeno pensarci due volte.
Come poteva sentire tanta rabbia per quel cretino, eppure preoccuparsi in egual misura nel pensarlo in pericolo?
Quando raggiunse nuovamente il lago e vide anche l’ultimo dei due delinquenti, cadere sotto la lama dell’erede al trono, si sentì ancora più stupido: chissà per che cosa quel babbeo aveva urlato e invece era ancora lì, tutto intero.
Ansimò per tutte quelle corse e rilassò le spalle, restando a distanza ad osservare il principe che boccheggiava e slacciava l’armatura che aveva indosso come se scottasse, un po’ troppo provato da quella battaglia.
Merlino avanzò di qualche passo, mentre Artù si voltava sollevando la spada ma poi abbandonandola  non appena lo aveva riconosciuto.
“Quel bastardo… aveva capito… che ero ferito…”
Il mago aggrottò la fronte e si fece ancora più vicino. Quando Artù si liberò anche della cotta di maglia, abbandonandola sul terreno, notò curiosamente che le bende rosse sul torace si erano fatte più scure.
“Ferito? Ma come…”
Non ebbe il tempo di continuare, perché il principe crollò su se stesso ormai senza più forze e Merlino riuscì ad acchiapparlo appena in tempo, prima che battesse la testa per terra.
“Artù!” gridò angosciato, rendendosi finalmente conto che le ustioni sul petto erano ritornate, vive e pulsanti.
Com’era possibile? Credeva di averle guarite!
Vide Artù lanciargli un mezzo sorriso, nascosto tra gli ansimi e guardarlo con gli occhi appesantiti.
“Meno male… che c’ero io… saresti morto… a quest’ora…”
Merlino strinse i denti, agitato. Fece distendere il giovane e srotolò le bende sul torace per controllarne lo stato. Si morse con forza l’interno della guancia, reprimendo un’ondata di nausea, quando vide in che condizioni versava Artù Pendragon, ormai da mesi per mano sua.
Adesso aveva compreso perché non si era mosso da quel tronco, poco prima e perché non aveva voluto aiutarlo a cercare la spada. Le ustioni erano ritornate ma il principe aveva fatto finta di niente e aveva taciuto quelle sofferenze.
Lui non si era accorto di niente, avrebbe potuto se solo fosse stato meno cieco, ma aveva preferito riversare la sua rabbia su di lui, non contento delle sue scuse, non convinto della sua sincerità.
E alla fine di tutto Artù, gli aveva pure salvato la vita.
“Accidenti…”
Sentì gli occhi pizzicare ma li ignorò: non era quello il momento di piangere come un bambino.
Mentre Artù chiudeva gli occhi e perdeva conoscenza, impose la mano sulle ferite e concentrò tutta la magia che sentiva in corpo pronunciando l’incantesimo per guarire le ustioni.
Un grido di insofferenza, si sollevò in aria, quando si accorse che non aveva funzionato.

Continua…

Buongiorno e buona domenica!! ^^
Piccola pausa-studio e io ne approfitto per aggiornare! (avrei anche un sacco di aggiornamenti da recensire, ma prometto di farlo appena ho un altro po' di tempo >__<)
Bene bene... vi soddisfa? XD hahahaah capitolo interamente dedicato a quei due... e diciamolo... è un capitolo cardine questo. Diciamo che è servito a far capire un bel po' di cose... nel prossimo ci sarà spazio per i chiarimenti ^^
Nel frattempo, sono felice di aver inferto il colpo di grazia ad Uther.
La sua fine ce la vedo così. O distrutto psicologicamente, oppure ucciso. In ogni caso per colpa della magia. Spero vi sia piaciuto il ragionamento del Drago (a cui io ormai faccio il tifo stile ragazza pon-pon XD)

Già che ci sono mi faccio un po' di pubblicità! Per chi ancora non se ne fosse accorto, ho iniziato un'altra long-fic, dal titolo

"Non si può (Irraggiungibile)
"
 
e stavolta *rullo di tamburi* è slash!! XD O meglio, slash e pure angst... se vi incuriosisce sarei felice se andate a darci un'occhiata! ;-)
Come sempre vi invito sempre a lasciarmi un commentino!! Soprattutto adesso!!!
Poi se lo fate a questa e a quell'altra, anche meglio!! XD

Intanto ringrazio tutti i lettori silenziosi di questa fic e coloro che l'hanno aggiunta (sempre piùùùù ç_ç *commossa*) tra le preferite, le seguite e le ricordate!!

Voglio ringraziare in particolare: GiulyB (sììì *-* ci tenevo anch'io a quel pezzo! Sono una sostenitrice del grande potere di Merlino e in quell'occasione il nostro caro mago cerca di dimostrarsi superiore.. secondo me andava ricordato! Per la storia delle ustioni.... beh... vedrai nel prossimo capitolo!); saisai_girl (ehhh sì, povero Gaius! Diciamo che ci tenevo a far presente che lui è anche una vittima di tutto quello che è accaduto! Il lucertolone è il mio mito XD e insomma, era giusto si mettesse un poco in mostra... anche perchè così anche Merlino ha mostrato la sua potenza! *-*); Ramiza (sapevo avresti apprezzato! =D Merlino è un grande. Punto. E questa cosa non se la deve scordare nessuno! E io diciamo, che mi sto sbizzarrendo XD Son contenta che anche Artù corrisponda ai canoni (del telefilm, ovviamente) ^^); _Valux_ (sììì, per forza! Il lato comico non deve mai mancare! Anche perchè mi esce solo XD grazieeeeee); bilancina92 (l'ultimo capitolo piace tanto anche a me =) non hai idea della fatica per scriverlo, perchè ci tenevo davvero tanto! Mi piace quel capitolo, come anche questo e il prossimo! diciamo che sono i più importanti ;-) Se Lancillotto è geloso di Artù, non saprei... diciamo che qui sia lui che Gwen sono lasciati molto in secondo piano. Servono solo a spiegare certe cose... per il resto l'attenzione è tutta su Merlino e il principe ^^ che è meglio mi sa! XD); akkarin_a (ma guarda, io credo che il rapporto tra Artù e Merlino, abbia così tante sfaccettature che se ne possa scrivere all'infinito! ^^ Però in fondo, per quanto la coppia possa piacere, è il legame di amicizia quello più importante, perchè poi è quello che in effetti è reale. Certo, questo non ci vieta di scrivere altro uhuhhuhu ;-) i chiarimenti verranno presto!); mindyxx (allora, mi piace che tu abbia notato il gesto di Gaius della mano. Ci tenevo a sottolineare che dai piccolissimi e semplici gesti, si può trasmettere qualcosa... anche solo leggendo. ^^ per quanto riguarda Artù e Merlino... beh... la sorpresa era che il principe non era proprio guarito... e il perchè credo tu lo abbia già capito ;-) come avrai notato, 'sti due non è che si odino proprio ma sono confusi, ciò li porta un poco a comportarsi bene, un altro poco a fare passi indietro... è complicato. Loro sono complicati... ma non amo le tragedie... e nel prossimo... vedrai! ^^ Per Uther... eccoti accontentata! XD); aprile2010 (eccolo qui il nuovo capitolo! e grazie di tutto!!!!! ^___^).

Vorrei avvertirvi di una piccola notizia giacchè. Cercherò di finire tutte le mie storie, entro la fine di Giugno (quindi non dovrete disperare molto XD).
Dal primo di Luglio, partirò per due mesi un un villaggio turistico come animatrice e non sono così cattiva da lasciarvi in sospeso fino a Settembre! XD
Dunque, volevo avvisarvi ^^

E adesso.... torno a studiare -____-
Ancora grazie a tutti e COMMENTATEEEEEEEEE!!!

Un bacione
Ry

   
 
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