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Autore: cloe cullen    07/06/2010    37 recensioni
Brandii la forchetta esasperata. “E’ normale, ok? E’ normale infuriarsi se il tuo ragazzo sorride a quelle oche, è normale piangere se sei triste ed è normale vomitare e ingozzarsi se sei incinta ok?” Le parole mi uscirono prima che potessi fermarle o anche solo provare a contenerle. Le sentii riecheggiare nella stanza. O merda… Alzai gli occhi ed incontrai quelli spalancati del mio ragazzo. Mi fissava sconvolto..più o meno inebetito Poi accadde tutto molto velocemente. Sentii due tonfi. Uno provocato dalla forchetta che mi era caduta, sbattendo sul piatto. L’altro da Rob che era…semplicemente precipitato dalla sedia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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cap 19 Che possiamo dire se non...eccoci come promesso!!! *.*  *.* Lo sapevamo..lo sapevamo..lo sapevamo che avremmo postato stasera!!!! Hahahahaha. Quindi grazie!!Grazie perchè ci siete state, grazie perchè avete accolto il nostro appello con tutto il vostro impegno e la vostra dedizione!!! Grazie perchè siete uniche, fantastiche, attente e...e questo capitolo è dedicato a tutte voi che ci avete aiutate a vincere qst battaglia contro Tay Tay!!! Mitiche!!!
Ragazze volevamo ringraziarvi ancora per le splendide recensioni che ci lasciate!! T.T ci commuovete..sempre troppo buoneee. Vi vogliamo  un sacco di bene!!!!
P.S= ragazze se ho scritto delle cavolate assurde in ambito medico mi dispiace molto ma le mie conoscenze mediche vengono tutte da vari forum del web ...ahahahah quindi capitemi e sorvolate XD



CAPITOLO 19 (Cloe)

JOY


ROB POV


C’era qualcosa che dovevo fare…
Qualcuno che..aveva bisogno di me.
Disperatamente di me..
Ma per quanto mi aggirassi tra i pensieri cercando e ricercando i miei ricordi, non capivo nulla.
Solo il buio.
Solo quella pesantezza che mi opprimeva il capo e che mi faceva avere sonno, così tanto sonno.
Per un attimo fui tentato di abbandonarmi completamente al torpore che continuavo ad avvertire ma, quando l’ennesima ondata di apprensione mi colpì, cercai di combatterlo.
Lentamente mi concentrai sui rumori che mi circondavano, ignorando il ritmico e pulsante martellare alla testa.
C’erano strani ronzii e delle voci e..alcuni beep?
Tanti beep.
Mi azzardai ad aprire gli occhi.
Una luce accecante mi investì e li richiusi all’istante.
Faceva male. Perché qualcuno non spegneva la luce, mi faceva passare quell’ansia e mi permetteva di dormire tranquillo ed in santa pace?
Mi detti mentalmente dello stupido.
Io non POTEVO dormire: c’era ancora quel qualcuno, in giro da qualche parte che aveva bisogno di me. Che aspettava me, che contava disperatamente su di me…
Riprovai di nuovo ad aprire gli occhi.
Questa volta ce la potevo fare. Ce la dovevo fare.
Sbattei le palpebre velocemente, costringendo il mio cervello a non richiuderle alla vista della luce. La testa pulsava dolorosa come non avrei mai creduto possibile.
Gemetti.
Improvvisamente una sagoma si stagliò al mio fianco.
“Signore?” domandò “signore riesce a sentirmi?”
“Mmmm” mugolai cercando di articolare una frase coerente “Mmmm sì..che ..che succede?”
“C’è stato un incidente” mi spiegò la voce che sembrava appartenere ad una donna. Non potevo esserne certo: la testa faceva così male che riuscivo a tenere aperti gli occhi solo lo stretto necessario.
“Il suo taxi ha avuto un incidente fuori dall’aeroporto signor Pattinson” continuò.
Cercai di collegare e dare un filo logico a quelle parole.
Ero all’aeroporto, ero stato ad un colloquio e…cercavo un taxi e..e poi c’era solo buio.
Un taxi..
Perché avevo così tanta fretta?
Ah certo..per via di kris. Era lei che aveva bisogno di me. Noi stavamo per avere una bambina e…
Appena quell’immagine colpì la mia mente, spalancai immediatamente gli occhi,
e, improvvisamente, ricordai tutto quanto.
Il colloquio.
Il volo.
Le nostre telefonate.
Il mio saluto quella stessa mattina.
Io e lei, insieme.
Il taxi su cui ero salito quel pomeriggio col cuore in gola per via di..di joy.
“Oh no..” blaterai “No..no..no..fa che non sia vero. Fa che sia solo un sogno. Ti prego, ti prego, ti prego”
Mi tastai i pantaloni, sentendo qualcosa di duro in tasca: il cellulare. Controllai frenetico le ultime chiamate ricevute.
Erano tutte li: più di una decina di chiamate da Jules.
Merda.
Era tutto vero. Kris stava partorendo. Mia figlia stava per venire al mondo, o forse…o forse era già nata, e io non c’ero. Io ero lontano chilometri e chilometri e…
“Devo andare in ospedale” dissi a me stesso.
“Siamo arrivati all’ospedale non si preoccupi”
Mi voltai verso la voce che aveva pronunciato quelle parole e mi ritrovai a fissare allucinato una donna di colore sulla quarantina. Mi guardava preoccupata, forse leggermente spaventata dal mio comportamento.
“Ora scendiamo dall’ambulanza e vedrà che andrà tutto bene”
Non aveva fatto in tempo a dire quelle parole che le porte si aprirono, rivelando altri due paramedici che senza sforzo scaricarono la barella su cui mi trovavo.
Era assurdo.
Che cosa ci facevo sdraiato su una barella?
Io dovevo correre da Kris ora. Immediatamente. Seduta stante.
Jules aveva parlato dell’ospedale in cui si trovavano.
Mi premetti le tempie nello sforzo di ricordare.
Il ******* sì…sì, era quello.
“Che ospedale è questo?” domandai sempre più angosciato.
“Il LA Sacred Heart” rispose un uomo in camice bianco che ci venne incontro.
No..cazzo. Ero almeno a mezz’ora da santa Monica.
Cazzo cazzo cazzo.
Non sapevo nemmeno che ora era.
Lanciai di nuovo un occhiata al telefono. Nero: doveva essersi scaricato.
Mi sentii improvvisamente morire. Avrei voluto piangere per la disperazione.
“Sentite” mugolai “Io sto bene. Non dovete preoccuparvi di me..è Kristen che ha bisogno di aiuto e..”
“Non c’era nessuna donna nel taxi con lei” obiettò la donna che avevo visto per prima sull’ambulanza.
“No..Kris” biascicai “Kris è mia moglie..cioè la mia fidanzata..stiamo per avere un bambino. In questo momento per l’esattezza. Quindi grazie di tutto ma io devo scappare..”
Feci per alzarmi ma due braccia mi trattennero sul lettino che ricominciò a muoversi attraverso le porte del pronto soccorso.
La donna e il medico si scambiarono uno sguardo eloquente proprio sotto i miei occhi, come se in qualche modo io fossi il pazzo della situazione.
“Maschio, bianco, vent’anni circa. Vittima di uno scontro in auto. Ha svariate escoriazioni e ha un brutto taglio sopra l’occhio sinistro. Possibile commozione cerebrale in atto”
Cosa?
Io non avevo nessuna commozione cerebrale in atto. Io dovevo solo andare dalla mia famiglia!
“Grazie” la congedò secco il medico.
Ora ci trovavamo in una piccola saletta vuota.
“Senta, io sto benissimo davvero. Se solo mi ascoltasse per un attimo..” iniziai.
“Signor pattinson” rispose “Il medico sono io e spetta a me decidere se lei sta bene o meno. Non potremo sapere nulla con assoluta certezza comunque senza una tac al cervello. Ma prima facciamo qualcosa per quel brutto taglio. Ci vorranno assolutamente dei punti”
“No, senta, io” ricominciai stavolta più deciso, ma venni interrotto dall’ingresso di una ragazza nella stanza.
Non appena i suoi occhi si posarono su di me la sua espressione si tramutò in uno sguardo stralunato ed emozionato.
Oh, no no ti prego anche questo no…
“O mio Dioooo, ma tu sei Roob!!” strillò esaltata, frenata dal saltarmi addosso solo dallo sguardo freddo e severo del medico.
“Si, si certo sono io “ chiusi il discorso senza darle corda “Dottore le stavo dicendo che la mia ragazza sta partorendo e il mio cervello non ha assolutamente nulla che non va e..”
“kris sta partorendo?” domandò la ragazza “Davvero? Ed è qui? Posso conoscerla? Oddio vorrei così tanto abbracciarla!”
“No, non è qui!” sbottai esasperato trattenendomi dall’aggiungere E comunque non te la presenterei perché Kris in preda al dolore ti mangerebbe viva. “ed è proprio questo che intendevo..io devo andare..lei ha bisogno di me.”
“Kris sta per avere il vostro bambino?” continuò la ragazza “E tu cosa ci fai qui allora? Dovresti stare con lei”
Oh finalmente qualcuno che capiva la situazione santo cielo!
“Giusto..ti prego, di a quest’uomo che deve lasciarmi andare via!” la implorai.
L’infermiera mi guardò adorante, probabilmente incredula di poter davvero aiutare Robert Pattinson in carne ed ossa, e si girò verso il medico determinata a farlo.
“Dr Greene. Ha una vaga idea di chi è questo dio..ehm cioè ragazzo? E’ Robert Pattinson, l’attore.”
Lui la fissò accigliato e confuso.
“Il vampiro di twilight? Edward Cullen?” continuò senza successo “Mi scusi ma lei in che mondo vive?Comunque non è questa la cosa importante. La cosa di fondamentale importanza è che Kristen Stewart sta per mettere al mondo la loro bambina! Capisce la figlia di Robsten sta per nascere…è un giorno epico!”
Oddio, questa ragazza ora sembrava un tantino esaltata, ma non avrebbe potuto esprimere il concetto in modo migliore.
Il dottore sbuffò “Signorina, mi sta dicendo che questo ragazzo non sta completamente delirando ma dice la verità?”
“Sì” strillammo all’unisono io e lei.
“E lei è sicuro di non avere nausea, vertigini, confusione.. vero?”
“Si” dissi convinto, cercando di spiegarmi “Cioè no…cioè SI,sono sicuro che NO, non ho una commozione cerebrale. Mi creda la prego. Io DEVO andare via. ORA”
Il medico sembrava sull’orlo di una crisi di nervi “Va bene, io non ho il potere di trattenerla. Se lei firma i moduli e si prende ogni responsabilità…”
Cosa?
Tutto qui?
Bastava firmare un semplice foglio ed era fatta, me ne potevo andare? Perché accidenti nessuno me l’aveva detto prima?
“Sì..sì firmerò tutto quanto..”
“D’accordo allora infermiera vada a prendere i moduli” disse iniziando a tamponarmi la ferita alla fronte levando quella che vidi essere un ingente quantità di sangue “Comunque non metterà piede fuori da qui finchè non le avrò messo dei punti. E su questo non discuta..”
Annui. Bastava solo che facesse in fretta.
Il solo pensiero che Kris  stesse disperatamente tentando di telefonarmi senza riuscirci mi fece contorcere lo stomaco. Probabilmente stava impazzendo, temendo che mi fosse successo chissà che cosa. Forse si era già sparsa la notizia del mio quasi incidente.
Forse aveva sentito qualcosa in tv
Forse…
Cazzo, cazzo, cazzo.
Ero così preso dai miei pensieri e dalla frustrazione che nemmeno sentii il medico darmi ben 10 punti sulla fronte. Probabilmente era doloroso ma..ma io non riuscivo a sentire nulla. Nulla se non l’angoscia nell’immaginare Kris che metteva al mondo Joy da sola. Le avevo promesso che ci sarei stato sempre per loro e invece..invece stavo rompendo la promessa. Ce l’avrebbe avuta con me per tutta la vita e, anche se non fosse stato così, non sarebbe importato: ci avrei pensato da solo a maledirmi per l’eternità.
“Ecco fatto” disse il medico “Ora firmi qui e..e se ne può andare. Ma mi raccomando appena può si faccia fare una tac e..”
Non gli diedi nemmeno il tempo di finire la frase che ero già scattato in piedi, lottando con l’improvviso senso di vertigine che mi colse per un attimo.
Afferrai la penna e scarabocchiai veloce.
“Grazie..grazie..” non riuscii a dire nient’altro mentre volavo fuori dalla stanza e fuori dalle porte dell’ospedale, alla disperata ricerca di un taxi.
Per un secondo mi bloccai titubante davanti ad uno che si era fermato di fronte a me. Secondo le leggi della probabilità era impossibile che mi succedesse lo stesso incidente per due volte nello stesso giorno, vero?
Vero…?
Scossi il capo, scacciando quel pensiero. Avrei rischiato. Avrei rischiato qualunque cosa, anche la vita per arrivare in tempo dai miei due amori.
Saltai sopra, pregando l’autista di raggiungere l’ospedale il più in fretta possibile e sbirciando finalmente l’ora che lampeggiava sul cruscotto.
Le 18 e 30.
Gemetti, infilandomi le dita tra i capelli spettinati e ancora leggermente sporchi di sangue.
Ricordavo che le prime chiamate di Jules risalivano a…alle 13 e 30 più o meno.
Erano passate quasi cinque ore.
Cinque ore.
In cinque ore potevano essere successe tantissime cose. Anche se le riviste sulla gravidanza di Kris dicevano che il primo parto aveva un travaglio molto lungo, non significava nulla. Il parto era un evento imprevedibile e ogni donna poteva reagire in modo totalmente diverso ed inaspettato.
Oddio, perché proprio adesso mi venivano in mente ogni singola parola di quelle maledette riviste? Perché?
Perché proprio oggi?
Perché proprio noi due?
Cosa avevamo fatto di male per meritarci tutti quei problemi? Tutti quei casini..tutti quei..
Sentii un singhiozzo rompere il silenzio all’interno dell’abitacolo e, per un istante, alzai la testa  domandandomi cosa potesse essere, finche mi accorsi di..di essere io.
Con le dita mi sfiorai le guance e le sentii bagnate.
Stavo piangendo.
Perché non potevo accettarlo.
Non potevo accettare di essermi persa il primo suono di mia figlia, il suo primo vagito, la sua prima piccola smorfia, il suo primo…respiro.
Semplicemente non potevo.
Non potevo.
Quando ci ritrovammo di fronte all’ospedale giusto mi precipitai a rotta di collo fuori dall’abitacolo lanciando all’autista un paio di banconote da 100$. Corsi al banco dell’accettazione e mi ritrovai di fronte all’ennesima donna che mi fissava sconvolta.
“Signore, l’ingresso del pronto soccorso è dall’altra parte” disse probabilmente notando il mio aspetto distrutto e la mia camicia leggermente macchiata di sangue.
“Non” cercai di riprendere fiato e di mettere insieme un discorso coerente “Io sto bene sono qui per la mia ragazza. Sta partorendo e.. Kristen , kristen Stewart..”
“Ostetricia è al terzo piano” rispose “le ascensori sono in fondo a destra”
Senza neppure ringraziare le voltai le spalle, ricominciando a correre nella direzione opposta, fino a che no fui dentro ad uno degli ascensori. Prima che le porte si chiudessero di fronte a me riuscii a sbirciare l’orologio sulla parete di fronte.
Le 19:10.
Mi sentii morire.
In testa un solo pensiero: Ti prego…fa che non sia troppo tardi


POV KRIS

Bianca, asettica, impersonale.
Quella era la stanza dove avrei messo al mondo la mia bambina.
Non mi piaceva, non volevo, non ero pronta, non ero…non ero con Rob.
Avrei potuto partorire ovunque, con chiunque, in qualsiasi modo ma..ma non senza il padre di mia figlia. Non senza Rob.
Cercai di scacciare via quell’orribile pensiero e di farmi forza almeno per la piccola.
“Mamma puoi lasciare un altro messaggio, per favore?” domandai.
“Certo tesoro ma sono appena le 15 e 20. Probabilmente è ancora sull’aereo. Vedrai che appena scende e vedi i miei messaggi si precipiterà qui”
Mi limitai ad annuire, prendendo un bel respiro.
Subito mia mamma si inginocchiò di fronte al mio letto.
“Tesoro vedrai che andrà tutto bene. Presto Rob sarà qui e ..e prima che ve ne accorgiate sarete una famiglia.”
Non potei trattenere una lacrima che rotolò giù per la mia guancia.
“Oh la mia bambina…” mamma mi strinse e io affondai il viso nel suo petto, alla ricerca di un po di consolazione.
Si, forse stavo esagerando.
Dovevo solo pensare positivo e avere un po’ di fiducia che, alla fine, le cose si sarebbero risolte.
Proprio in quel momento la porta si aprì, rivelando la mia ginecologa.
Mi salutò con un sorriso “Allora Kristen, sembra che sia arrivato il momento tanto atteso”
“Pare di sì” risposi flebile.
“Allora. Mi han detto che ti si sono rotte le acque due ore fa e che hai perso il tappo mucoso”
“Se intende quella cosa viscida e rossastra che mi è scesa giù per la coscia…allora sì” dissi cercando di spezzare la tensione.
Ridacchiò. “Molto bene. Ora Kristen visto che siamo in anticipo di un po’ di giorni rispetto alla data del parto ho bisogno di farti un’ecografia”
La fissai confusa.Di solito nei libri che avevo letto non si accennava a nessuna ecografia durante il travaglio.
“Perché..c’è qualcosa che non va?”
“No, non preoccuparti.”rispose spalmando il gel freddo sul mio addome e iniziando a muovere l’ecografo sul mio pancione dolorante “Resta rilassata e…accidenti..”
A quella parola rabbrividii.
“Cosa ..cosa succede? Dottoressa la bimba..cosa..?” chiesi allarmata. In  preda all’ansia, il cuore a mille.
Il mio sguardo saettava disperato dal viso di mamma a quello del medico, alla ricerca di qualche risposta.
“Kris. La bimba sta bene. Il battito è forte e non ci sono segni di sofferenza fetale. Quindi resta calma.” Spiegò aiutandomi a ripulirmi “C’è solo un piccolissimo problema. Ricordi quando abbiamo fatto l’ultima ecografia tre settimane fa? Ti dissi che la bimba era podalica ma che molto probabilmente si sarebbe girata”
Annuii.
“Beh purtroppo non è così” continuò “E’ ancora podalica. Dove ci dovrebbe essere la testa lei ha il sederino..”
“Quindi..come facciamo adesso?” domandai stringendo la mano di mia madre nella mia con forza.
“Abbiamo due alternative” spiegò professionale. Adoravo quella donna proprio per questo motivo: riusciva sempre a restare calma e a darmi sicurezza anche quando io stavo praticamente per impazzire: Era stato così quando avevo rischiato l’aborto e anche ora che..che c’era quest’altro casino.
“Possiamo optare direttamente per un cesareo. In tal caso tra meno di un paio d’ore vedrai la tua bambina. Oppure possiamo procedere per via naturale”
“Non capisco, è possibile?” chiesi titubante.
“Sì. Lasciamo che il travaglio proceda normalmente finche non ti sarai dilatata e non riusciremo a vedere il sederino. Poi basterà praticare una piccola incisione e ruotare il bimbo in modo da farlo uscire correttamente..”
Deglutii terrorizzata.
Incisione…ruotare..
Queste erano parole che mi facevano rabbrividire al solo pensiero.
“Kris ti devo tranquillizzare. Lo so che detto così fa davvero paura e sembra una cosa spaventosa ma ti posso assicurare che è molto peggio a parole che a fatti. Ho un master su questo tipo di parti e ti prego di credermi quando ti dico che sei giovane, forte e la posizione della bimba è ottimale per la riuscita di un parto naturale. Ma ovviamente la scelta è solo tua e se preferisci un cesareo la sala operatoria è già pronta”
Oddio, e ora?
Cosa dovevo fare?
Potevo rischiare quello che mi suggeriva la dottoressa?
Sarebbe stato pericoloso per Joy?
E se qualcosa fosse andato storto?
Mi passai le dita fra i capelli. Avrei solo voluto avere Rob lì con me. Se solo ci fosse stato ero certa che mi sarebbe stato subito chiaro cosa fare, come agire, come…
Sospirai, tentando di valutare la situazione con lucidità
Quando avevo letto le riviste, visto delle trasmissioni in tv o…o avevo anche solo immaginato quel momento avevo sempre pensato che ce l’avrei fatta da sola e che sarebbe avvenuto naturalmente.
Avevo pensato a me e a Rob che, insieme, aiutavamo la nostra piccina a venire al mondo. Non a una fredda e asettica sala operatoria dove, con molta probabilità, mi sarei ritrovata sola senza nemmeno sentire il momento in cui mia figlia fosse venuta alla luce.
No, non era questo quello che volevo.
“Io..” balbettai “Io non..no vorrei il cesareo..ma lei mi deve giurare che la bimba non correrà alcun rischio..mai..”
“Ma certo Kris, siamo esperti e attrezzati per ogni evenienza” mi assicurò “ma devi sapere che non potremo fare l’epidurale e che la piccola incisione che dovrò fare sarà fastidiosa.”
Annuii. Tutto, tutto pur di tenere fra le braccia Joy.
La dottoressa si alzò e mi fece allargare con gentilezza le gambe “Ora devo vedere se la dilatazione è già iniziata..”
Chiusi gli occhi, combattendo il fastidio e, in pochi minuti ,ebbe finito.
“Sei di un paio di centimetri. Ancora molto all’inizio, quindi. L’infermiera ora verrà a metterti un apparecchio sulla pancia per il monitoraggio delle contrazioni. Tornerò a controllarti di tanto in tanto. D’accordo?”
Annuii, abbozzando un vago sorriso.
La ginecologa mi accarezzò il braccio.
“Sei una donna molto coraggiosa Kristen. La paziente più coraggiosa che abbia mai avuto. La tua bambina sarà molto orgogliosa di avere una madre come te, credimi” disse uscendo.
Mi abbandonai allo schienale del letto, senza lasciare la mano di mamma.
“Il medico ha ragione, tesoro”. Aveva gli occhi umidi mentre parlava “sei lo scricciolo più forte che io conosca”.
Riuscii a stento a trattenere le lacrime. “Vorrei solo…solo che Rob fosse qui con me…”
“Arriverà” disse sedendosi sul letto accanto a me “Arriverà prestissimo e non ti lascerà più e, mentre lo aspettiamo, io ti faccio compagnia piccola mia”
Mi abbracciò stretta. “E poi hai sentito la dottoressa, no? E’ il tuo primo parto. Le cose vanno per le lunghe.”
Sì, mi auto convinsi.
Le cose sarebbero andate per le lunghe e Rob…Rob sarebbe arrivato.


“Tesoro stenditi ti prego, agitarsi così non serve a nulla”

“No mamma, no” obiettai, prendendo un lungo respiro. Ne uscì solamente un sibilo inquietante.
Mi aggrappai con le mani alla sbarra del letto mentre una contrazione terribile mi faceva tremare sin fino al midollo.
Cazzo, cazzo cazzo.
Strinsi i denti disperata: questa era lunga, troppo lunga.
Dio, mio Dio ti prego, ti scongiuro fa che passi, mi ritrovai a pensare finchè, con mio grande sollievo il dolore scemò, lasciandomi comunque un dolore che non lasciava scampo.
E il solo pensare che di lì a qualche minuto il male sarebbe ritornato all’attacco mi faceva solo venire voglia di mettermi a piangere e ad urlare come una pazza.
“La lasci stare signora. Per molte donne è di gran lunga meglio camminare piuttosto che rimanere inchiodate al letto, mi creda” disse l’infermiera.”comunque ora le contrazioni sono molto ravvicinate. Sono stabili a circa due minuti. Lei è davvero molto fortunata signorina. Questo è uno dei travagli più veloci che io abbia mai visto nella mia vita..e mi creda faccio questo lavoro da quasi quarant’anni, so di cosa parlo”
Gemetti completamente nel panico, presa dall’improvvisa voglia di staccarle la testa.
Molto fortunata. Nooo, non era affatto vero!
A me non importava nulla di avere il travaglio più rapido della storia, non mi importava nulla di partorire a tempo di record.
Io volevo Rob…volevo solo che Rob avesse il tempo di arrivare e di stare al mio fianco, dove aveva promesso di essere!
“Ahhhhhhh” strillai colta da un'altra improvvisa ondata di dolore.
Mia madre fu immediatamente vicino a me e cercò di darmi un po’ di conforto carezzandomi le braccia. Una parte di me le era grata per tutto il supporto e l’affetto che mi stava dando ma…ma un’altra parte era pervasa dalla voglia totale di scacciare malamente le sue mani dalla mia pelle.
“Mamma, ti prego, ti prego mi da fastidio” mormorai “Non toccarmi…fa troppo male”
Subito si allontanò di qualche passo, permettendomi così di prendere lunghi respiri nel tentativo, piuttosto vano, di allontanare il dolore.
L’infermiera si diresse alla porta. “Credo che sia meglio chiamare la dott Cameron per un controllo.”
Sentii la porta chiudersi alle mie spalle e lanciai una rapida occhiata all’orologio.
Le 18 e 45.
Le 18 e 45.
Le 18 e 45.
A quella vista mi sarei volentieri messa ad urlare con tutta la forza che mi restava nei polmoni. DOVE CAZZO ERA ANDATO?
Io ero lì a morire di dolore nel tentativo di dare alla luce sua figlia e lui dove cazzo era finito?
“Mamma ti prego” chiesi cercando di respirare e di non essere maleducata “ti prego richiama Rob..”
“oook..” balbettò
Fece velocemente il numero ma, dopo qualche secondi scosse il capo e mormorò C’è la segreteria
Mi trattenni dalla voglia di sferrare un calcio al letto, conscia che mi sarei solamente rotta qualcosa.
“Rob senti…sono Jules, di nuovo. Scusa per tutti questi messaggi, probabilmente ti si è scaricato il cellulare o sei imbottigliato nel traffico però le cose procedono veloci a quanto pare e Kris è molto nervosa e…”
Mi girai a fissarla allucinata.
Ah, kris è molto nervosa…scusa per tutti questi messaggi..???
Prego? Avevo capito bene?
Io stavo partorendo tra atroci tormenti e lui era autorizzato a starsene in giro chissà dove? Anzi, bisognava pure chiedergli scusa?
Il tono gentile con cui mia madre gli stava parlando mi fece inacidire ancora di più e allungai la mano, chiedendo che mi passasse il cellulare.
“Kris…non credo che sia..” iniziò
“Mamma, passami il telefono. ORA” ribadii.
Me lo porse all’istante.
“Robert Thomas Pattinson” sibilai “mi dispiace tanto disturbarti, ma sai, sono solo le 18 e 45..anzi e 47. Quindi mi perdonerai se oso chiamarti per la milionesima volta visto che tu non ti degni nemmeno di accendere questo cazzo di telefono!Io non ho la più pallida idea si ti trovi in mezzo ad una fila chilometrica di automobili, se il tuo telefono si è scaricato perché come al solito non ti sei preso il caricabatterie, se ti hanno rapito gli alieni o qualche altra creatura di qualsivoglia genere. E sai una cosa? Neppure mi interessa.Non mi importa come, ma tu devi venire qui ORA! Materializzati, teletrasportati, corri a velocità vampiresca…non mi importa!!!Porta quel tuo culo qui…SUBITO!”
All’improvviso un’altra contrazione mi fece contorcere e sentii gli occhi inondarsi di lacrime.
“Rob avevi promesso..” strillai tra le lacrime “Avevi promesso e..e invece non ci sei…”
Cercando di respirare riagganciai e scaraventai l’oggettino sul letto.
“Perché…perché..mamma, dove è finito??” chiesi sull’orlo della disperazione più totale.
Mia madre sembrava stare quasi peggio di me “Io Kristen..non lo so. Ti giuro darei qualunque cosa per..saperlo. Tutto quello che so è che non è da Rob. Lui non si sarebbe perso questo momento per nulla al mondo.”
Aveva ragione, lo sapevo. E in qualche modo saperlo era ancora più frustrante.
Rob ci amava: amava me, amava Joy…e allora perché non era ancora arrivato?
A meno che…
Un pensiero mi fulminò, deciso e doloroso come una scarica elettrica.
No.
No.
No..non poteva. Non a me, non a lui..non a noi. Non poteva accadere.
Eppure…non ne avevo la certezza. Anzi, quel dubbio stava sempre più mettendo radici dentro di me.
Mi ritrovai a guardare mia madre terrorizzata “Ma..mamma, e se gli fosse successo qualcosa? Qualcosa di brutto?”
“Kristen, per favore non pensare subito al peggio!” mi rimproverò “Sono sicura che c’è una spiegazione molto meno tragica, vedrai.”
Ma ormai il cervello era partito in quarta e, insieme al mio cuore, si rifiutava di rispondere alla logica della razionalità.
“Mamma pensaci. E se avesse avuto un incidente d’auto? O peggio…se il suo volo fosse scomparso o..o precipitato? Queste cose succedono ogni singolo giorno. Magari..”
“Kristen..” mi disse tranquilla ma, per un piccolo istante, vidi un lampo di paura e preoccupazione attraversarle il volto.
Oddio…allora non ero solo io. Iniziava a temerlo anche lei.
Oddio.
Prima che potessi dire altro la porta si riaprì e l’infermiera ci fece il gesto di seguirla.”Kristen, la dott. Cameron preferisce visitarti in sala parto. Ce la fai a camminare o prendo una sedia a rotelle?”
“Ce la faccio” risposi automaticamente prima che le sue parole mi  trapassassero da parte a parte “Come sala parto? Perché? Io sto bene qui..è ancora presto per andare in sala parto vero? Manca ancora un bel po, no? Eh? Vero..vero?”
“La dottoressa sarebbe più comoda se tu la facessi li” rispose tranquilla “Per favore vieni con me”
La seguii come un automa, tentando di metabolizzare il dolore al bassoventre e il terrore per la vita del mio fidanzato.
Quando vidi che mia mamma mi stava seguendo all’interno della sala parto la bloccai. “Mamma, per favore. Resta qui e prova ancora a chiamarlo. Se non risponde prova a casa nostra, chiama i suoi genitori o..o le sue sorelle o..o chiunque possa avere sue notizie…per favore.”
“D’accordo, d’accordo tesoro” mi assicurò seria “Ma tu cerca di essere forte. Vedrai, sono sicura che si risolverà tutto…andrà tutto bene.”
Annui, desiderosa di poterle credere.
Le diedi un bacio ed entrai nella stanza. L’infermiera mi fece accomodare sul lettino, molto simile a quello ginecologico, e fremente aspettai l’arrivo del mio medico. Per fortuna in un paio di minuti fu li con me o avrei ricominciato a pensare. Non che comunque riuscissi a smettere ma…ma stare sola aggravava tutto. Specialmente sapendo che non avrei dovuto essere sola.
Mi scacciai un paio di lacrime quando sentii la porta aprirsi.
“Allora Kristen” disse la dottoressa Cameron “Ho pensato che vista la vicinanza delle contrazioni fosse comunque stato meglio farti stare qui da adesso. Ti visito e vediamo come procede la dilatazione, d’accordo?”
Mi limitai ad annuire, prima di venire colta da una nuovo spasmo, questa volta peggiore di qualunque avessi mai sentito in precedenza. Ed era passato pochissimo dalla precedente…molto meno di due minuti.
Affondai le dita nel lenzuolo mentre mi visitava, cercando di concentrarmi su pensieri positivi.
Io sarei stata bene.
Rob sarebbe stato bene.
Joy sarebbe stata bene.
“Wow” disse il medico sorridendo “Questa bimba è un razzo Kris”
“Che..che vuoi dire?” chiesi confusa.
“Vuol dire che..che sei già dilatata di 8 cm” rispose “Vuol dire che..beh, direi che ha fretta di venire fuori. Se continuiamo di questo passo tra poco la dilatazione sarà completa e..e inizierà la fase espulsiva.”
Spalancai la bocca. Cosa? No, no, no. Assolutamente no.
Lei poteva anche essere pronta ma io…io non lo ero per niente. Doveva aspettare ..doveva aspettare il suo papà. Non poteva, non ancora…
“No..no piccola traditrice, ancora no, ti prego..” sbottai con le lacrime agli occhi.
“Kris…” la dottoressa si avvicinò, cercando di calmarmi e invitandomi a prendere lunghi e profondi respiri regolari “Kris..è il momento. Lo so che è stato tutto veloce, lo so che hai paura. So tutte queste cose. Ma so che tu sei forte e in gamba. E so che non siamo noi a decidere…è la piccolina che comanda. E lei sta strillando a squarciagola: Sono pronta.E se lei è pronta lo devi essere anche tu, ok? Perché sei la sua mamma e..e ha bisogno di te, del tuo aiuto. Ora più che mai.”
Aveva ragione. Io ero la sua mamma.
E solo io potevo fare qualcosa per lei.
Non importava che avessi paura, che fossi angosciata per Rob, che non mi sentissi all’altezza.
Erano tutti dettagli di fronte alla richiesta di mia figlia. Io dovevo farla venire al mondo.
“O..ok..” biascicai, colta nuovamente dal dolore.
Dolore che non migliorò…anzi.Malgrado non volessi, malgrado tentassi di pensare ad altro era l’unica cosa su cui si focalizzava la mia attenzione.
Le fitte, sempre più forti, sempre più lunghe, sempre più vicine.
Non riuscivo a capire, a rendermi conto di quanto tempo passasse tra una e l’altra: Pochi secondi solamente, in cui cercavo con tutta me stessa di riprendere fiato e pensare solo alla mia bimba che tra poche ore avrei stretto tra le braccia. Volevo focalizzarmi solo sul suo ipotetico visino, sulle sue manine, sui suoi piedini minuscoli, su….
Scoppiai in lacrime: l’unica bimba che la mia mente riusciva ad immaginare era una piccola copia di Rob, sempre insieme al suo papà.
Joy, tra le braccia di Rob…
Joy, in piscina con Rob..
Joy, mano nella mano con Rob…
Joy…che veniva al mondo senza Rob.
No, era tutto così..così sbagliato…
“Ahhhh” strillai contratta dal dolore al ventre e soprattutto al cuore “No,no,no,no..non posso farlo..fa troppo male. Fa troppo male!!”
“Kris sei forte. Ce la fai, sì che ce la fai” sentii la voce della dottoressa incitarmi.
Scossi il capo senza nemmeno aprire gli occhi.
“No, non è vero. Io non sono forte…da sola io non sono niente.” Mugolai.
“Forse è meglio se esco a chiamare tua madre…”
“Io non voglio mia madre” Ero consapevole di stare strillando, di sembrare una pazza scatenata in piena crisi e che la dottoressa non c’entrava assolutamente nulla, ma le parole mi uscivano da sole, senza che potessi controllarle, mosse solo dal flusso continuo e, a tratti terrificante, del dolore.
“Rob…Rob ti prego…io non ce la faccio senza di te..” sussurrai tra le lacrime “Non ce la faccio…”
Non volevo mollare, non volevo ma…
“Kris…”
Spalancai gli occhi.
Quella voce…o stavo sognando o..
Scacciai le lacrime dagli occhi per vedere introno a me e..e di fronte alla porta scorrevole della sala parto, vestito con un camice azzurro e una mascherina…
“Rob..” mormorai, spaventata che quello potesse essere solo un sogno o un’allucinazione causata dal dolore.
Lui si avvicinò così velocemente che non ebbi quasi il tempo di rendermene conto e, prima che l’assurda paura che una volta che mi avesse toccata sarebbe svanito come per magia, mi ritrovai col capo premuto contro il suo petto.
E sfiorai la sua pelle.
E respirai il suo profumo.
E sentii la consistenza dei suoi capelli tra le mie dita.
E capii che non era né un sogno, ne follia, ne il frutto della mia immaginazione. Era reale…era la mia vita.
“Sei qui, sei qui, sei qui” cantilenai incapace di staccarmi da lui finchè un’altra contrazione mi fece ricominciare ad urlare.
Preoccupato si allontanò leggermente per potermi guardare in viso. “Oddio Kris che succede? Fa molto male?Oddio amore scusami…”
Non risposi, incapace di aprire bocca e lui rivolse uno sguardo terrorizzato al medico.
“E’ tutto normale stia tranquillo. E’ quasi completamente dilatata” Sorrise “direi che è arrivato giusto in tempo per il gran finale”
“Per forza, aspettava il suo papà” mormorai infine, cercando di non piangere
Lui mi sorrise dolcissimo “Oh amore mi dispiace tantissimo. Quando sono atterrato ho sentito tutti i messaggi e…mi è sembrato di morire. E poi..poi sono successe una serie di cose assurde, una dietro l’altra. Se te lo dicessi non ci crederesti..”
D’un tratto mi resi conto del taglio e della sutura sulla sua fronte “O mio Dio..ma che..che ti sei fatto?”
Ascoltai la sua veloce spiegazione, digrignando di tanto in tanto i denti per contenere il dolore sempre più forte.
“…e poi sono arrivato quasi un’ora fa ma..ma mi sono perso, questo posto è enorme e..e poi ho fatto un casino nel tentativo di piazzarmi questo dannato camice e sono anche caduto per terra..”
Avrei riso della sua eterna imbranataggine se non fossi stata così schifosamente male.
In una piccolissima pausa di dolore allungai il braccio e lo attirai a me.
Posai le labbra sulle sue “Non fa niente mio piccolo flippy. Mi importa solo che sei qui e che..che non te ne vai mai più..”
“Più” promise sorridendo “Mai più”
Mi strinse forte e non so quanto tempo rimanemmo così. Minuti, ore, giorni…lo scorrere del tempo era diventato qualcosa di totalmente relativo ed irrilevante, soprattutto di fronte alle ondate di dolore che mi colpivano forte come la marea che si infrange sugli scogli. Avere Rob li, che mi sussurrava parole di conforto all’orecchio e mi carezzava delicato la schiena, era la sola cosa che mi faceva resistere senza impazzire.
Ma ad un certo punto tutto, tutto quello che sentivo divenne…semplicemente troppo. Era il massimo che potessi sopportare, il massimo che potessi gestire.
“Non ce la faccio più..per favore , per favore…fatela uscire..” sussurrai stremata.
“Direi che è la stessa cosa che sta dicendo tua figlia Kris” ci informò il medico “Riesco a vedere il sederino, direi che ci siamo…”
A quelle parole sentii Rob irrigidirsi “Il sederino? Ma non dovrebbe uscire la testa?”
“La bimba è podalica Robert”
“Podalica? Ma non sarebbe stato meglio un cesareo”
Scossi il capo decisa “No, volevo farlo io. Non potevo essere lì da sola, non potevo essere lì senza di te…non potevo..”
“Ma Kris..”
“No” lo fissai decisa “Tutto quello di cui ho bisogno sei tu. Ho solo bisogno di te per farcela..”
Mi asciugò la lacrima col pollice “Insieme. Insieme ce la facciamo..”
Non ebbi il tempo di annuire che la dottoressa tornò a rivolgersi a me. “Ok Kris, ora devi fare esattamente come ti dico. Sarà tutto piuttosto veloce e ho bisogno che tu rimanga concentrata”
Annuii veloce.
“Ok allora dimmi quando senti il piccolo intervallo tra la prossima contrazione. Io dovrò farti una piccola incisione”
Trattenni il respiro, terrorizzata. Non sapevo quasi se augurarmi che quella contrazione durasse in eterno. Così non fu: quando la sentii scemare le feci un gesto e , in meno di un secondo, sentii dolore e poi un forte bruciore.
Mi morsi forte il labbro.
“Ok, brava, sei stata bravissima”
Quasi mi stupii. Non aveva fatto poi così male, beh non se il confronto era col tipo di dolore delle contrazioni. Quello si che era davvero indescrivibile.
Totale, completo , assurdo. E in meno di dieci secondi infatti ricominciò, forte come non avrei mai creduto possibile.
“Ok, brava. Adesso spingi, spingi più forte che puoi”
Lo feci, tenendo la mano di Rob saldamente ancorata nella mia e strillando, finchè non avvertii qualcosa di viscido sgusciarmi tra le gambe.
Non ebbi neppure il tempo di adagiarmi sui cuscini e riprendere fiato che dovetti ricominciare a spingere, tentando disperatamente di mettere insieme le poche forze che ancora mi restavano in corpo.
E spinsi.
E ancora, e ancora, e ancora…
“Non..non ce la faccio più” piansi, sentendo solo le labbra di Rob sulla mia fronte.
“Sei bravissima, sei bravissima…sì che ce la fai” sussurrò
“Ha ragione Kris, stai andando molto bene” mi incitò la dottoressa Cameron “Le gambe e il busto sono fuori. Ora alla prossima contrazione non devi spingere, capito? Anche se ti viene di farlo non devi spingere o non mi dai il tempo di ruotarle le spalle nel modo corretto.
“Ok..” balbettai, trattenendo i muscoli  dallo spingere verso il basso. Invece sentii qualcos’altro: qualcosa …muoversi.
“Ok, kris spingi…spingi di nuovo.”
Digrignai i denti, spingendo come un ossessa.
“Ahhhhh” urlai, stritolando la mano di Rob “Ahh non farò mai più sesso lo giuro…lo giuro…”
Ebbi appena il tempo di sentire qualcuno ridere che dovetti ricominciare di nuovo.
Non so per quanti minuti continuò quel tormento ma ad un tratto mi fu permessa una piccola pausa. Crollai sul lettino.
“Kris” mi spiegò il medico “Raccogli tutte le energie, perché questa sarà l’ultima. Sarà veloce perché io aggancerò il bambino per la mandibola e ti darò una mano. Quindi un ultimo sforzo e…e poi sarai una mamma.”
Presi un lungo respiro.
Un ultimo sforzo per lei. Per la mia Joy.
Mi voltai a fissare Rob, il viso a pochi centimetra dal mio.
“Sei bellissima..” sussurrò, gli occhi brillanti per l’emozione.
“Bugiardo..” risposi flebile.
“Lo sei. E sei forte, e meravigliosa e coraggiosa. E io ti amo così tanto..”
“Anche io ti amo” piagnucolai “Anche io…”
“Siamo insieme. E insieme possiamo fare tutto..” mi incitò.
Sì, aveva ragione.
Raccolsi tutta la forza che avevo ancora e, quando il dolore ricominciò, iniziai a spingere.
“Forte ..ancora, ancora e..eccola!”
“Aahhhhh” stavo ancora urlando quando…quando mi accorsi che non ero la sola a farlo.
Tra le braccia della dottoressa c’era una piccola creaturina, sporca di sangue e liquido amniotico che si dibatteva e…e piangeva a pieni polmoni. Era il suono più bello del mondo.
“Rob ..” mormorai, totalmente incurante del dolore che ancora avevo al ventre.
Non mi rispose e mi voltai a guardarlo e…e stava piangendo mentre rimirava estasiato nostra figlia. Rob piangeva e tra le lacrime la guardava come lo avevo visto guardare solo un’altra persona in tutta la mia vita.
Me…
D’un tratto la dottoressa passò la piccola all’infermiera al suo fianco, pronta con un telo pulito.
“Dove..dove la portate? Io voglio vederla..”
“Te la riportano subito Kris. Devono liberarle le vie respiratorie e pulirla mentre io devo suturarti, ti sei lacerata..”
Improvvisamente mi sentii circondare dalle braccia di Rob e le sue labbra furono sulle mie. Le nostre lacrime salate si  mescolavano, insieme alle nostre risa. Il mio cuore stava scoppiando letteralmente di felicità mentre ci stringevamo a vicenda. E non sentivo altro che il nostro amore intorno a noi: né i punti che mi diedero, né le ultime contrazioni al ventre.
Solo quando finalmente la voce dell’infermiera ci parlò, mi riscossi veramente e, con me, anche Rob.
“C’è una bimba qui che vuole conoscere la mamma…” disse piano.
Lanciai un’occhiata emozionata al mio fidanzato e poi, nel gesto più naturale del mondo, allungai le braccia verso di lei.
Mia figlia.
E fu come se l’avessi presa da sempre, come se l’avessi stretta da sempre. Ogni paura, ogni pensiero negativo che avevo avuto durante la gravidanza sparì improvvisamente, distrutto da quel momento perfetto.
La strinsi al petto e lei vi si accoccolò, premendo il nasino contro il mio seno. Sfiorai con dolcezza il profilo del suo naso e dei suoi occhietti chiusi…si era addormentata.
Robert seguì la mia mano e, una volta che si furono intrecciate, ci ritrovammo a sentire il suo respiro regolare sotto alle nostre dita.
“E’ bellissima..” mormorai.
“Per forza, ti somiglia…” disse prima di chinarsi su di me e sfiorare con le labbra la sua testolina morbida “Siete splendide…le cose più belle ed importanti della mia vita”
Una lacrima rotolò giù dalla mia guancia “E’…è come una favola”
“No” mi contraddisse posando la testa sulla mia spalla “E’ meglio…è molto meglio. E’ la realtà, la nostra realtà.Kris, io non posso prometterti che ..che la nostra vita sarà sempre facile o perfetta, ma posso giurarti che amerò te e nostra figlia sempre. Per sempre”
Gli carezzai la guancia “Anche io ti amo. E anche Joy”
Lui sorrise, stringendomi forte e abbracciandoci entrambe. “Papà ci sarà sempre per te piccolina e qualunque…qualunque cosa accada resterà al tuo fianco. Perchè sei parte di lui..e della mamma…”
Ci stringemmo forte l’uno agli altri, riscaldati dal calore del nostro abbraccio. E io, in fondo al mio cuore, sapevo che Rob aveva ragione.
Non mi serviva la perfezione, la ricchezza o qualunque altra sciocchezza che di solito la gente considerava importante.
Non mi serviva la fiaba.
Io avevo la mia famiglia, ed era la sola realtà che volevo vivere
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