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Autore: Edward the mad shrimp     07/06/2010    6 recensioni
Erano tante le cose che Alicia non immaginava. Non sapeva che quel giorno,che lei credeva come tutti gli altri, avrebbe cambiato la sua vita per sempre,nè che avrebbe rischiato la vita o, tantomeno, che sarebbe stata catapultata in un mondo sconosciuto costantemente coperto dalla neve, pieno di creature strane e personaggi ancora più singolari. Ma,soprattutto,non sapeva che avrebbe incontrato lui. Lui con quel carattere maledettamente provocante e spesso insopportabile. Ce l'avrebbe fatta a cavarsela e a tornare nel suo mondo?
Genere: Fantasy, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Nuovo personaggio, Un pò tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autrice: *urlando nel microfono* SALVE A TUTTIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII SONO TORNATAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!

Grim: *tenendosi le orecchie* AHIA!! brutta idiota!!!! non far fischiare il microfono!!!

Autrice: *lanciandogli il microfono in testa* a cuccia tu! non si può nemmeno più gioire adesso?!!? dopo mille mila mesi che non postavo più ci sono riuscita e anzichè prostarti ai miei piedi, invocandomi come tua unica signora e dea, ti lamenti anche?!?!

Al: Non ho parole...Piuttosto, ma non mi si vede per niente in questo capitolo!!

Grim: Poi dici a me, neh?

Autrice: Oh insomma! non vi sta mai bene nulla! sparatevi ù_ù

Al/Grim: -.-"

Aporro: Piuttosto, potevi darmi una parte più lunga

Autrice/Al/Grim: E tu da dove sei sbucato?

Aporro:*indicando il backstage* Da lì.

Autrice: *scoppiando in una risata da pazzoide* Vabbè, tornando a noi: preparatevi perchè dal prossimo capitolo ci saranno un bel pò di mazzate, sangue e tanti combattimenti MUHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA!!!!!

Light:  Ehi tu, dannata! come osi copiare la mia risata! *prende il death note e lo apre, impugnando la penna*

Autrice: *cacciandolo fuori dal set con un sonoro calcione nel sedere* Cosa credi di fare ah? tu non sai qual'è il mio vero nome!

Aporro: Io me ne vado...

Al: anche io

Grim: Vi seguo

Autrice: *continua a ridere pronunciando frasi sconnesse*

Uqluiorra: Portate pazienza...Comunque, buona lettura.

 

 

 

 

 

 

 

Ulquiorra bussò alla porta davanti alla quale si era fermato; una voce profonda rispose, invitandolo ad entrare.

“Aizen-sama” salutò con un cenno del capo.

L’uomo lo guardò sorpreso “Ulquiorra? A cosa devo la tua visita?”.

L’Espada fece un passo avanti “La femmina ha finalmente usato il portale volontariamente”.

Aizen rimase in silenzio per qualche secondo soppesando le parole dell’altro, poi un sorriso ferino gli increspò le labbra.

“Finalmente” disse, alzandosi dalla poltrona di pelle su cui era seduto.

“Piuttosto, tu come fai a saperlo?” gli domandò.

Ulquiorra guardò per un istante fuori dalla finestra << E’ ormai giorno >>.

“Volevo controllare che la femmina fosse ancora al suo posto; ma quando sono arrivato lei non c’era. Jeagerjaques l’aveva portata nella stanza del portale”.

Fissò lo sguardo negli occhi marroni dell’uomo “Abbiamo avuto un diverbio e lei si è messa in mezzo, usando il portale per dividerci” concluse.

Aizen lo fissò a lungo “Convoca i tuoi compagni, è tempo di ultimare gli ultimi preparativi”.

“Come volete Aizen-sama” disse, uscendo dalla stanza.

Aizen si sedette nuovamente sulla poltrona, poi, si sfilò gli occhiali e li appoggiò sul tavolino in cristallo che aveva davanti.

<< Finalmente il giorno tanto atteso è arrivato. Chissà come te la caverai Kisuke. Questa volta non ti lascerò scappare >> pensò, mentre si passava una mano tra i capelli.

I primi raggi del sole si infilarono timidamente nella stanza, quasi avessero bisogno del permesso del proprietario, illuminando un angolo buio dove una katana giaceva appoggiata contro il muro.

 

 

Alicia era immersa nei suoi pensieri, quando un rumore simile allo squillo di un telefono la fece sobbalzare. Alzò lo sguardo e vide che Grimmjow aveva estratto dalla tasca qualcosa di molto simile ad una ricetrasmittente.

“Si?” chiese in tono seccato.

La voce squillante di Nnoitra riempì la stanza “Ehi bellicapelli alza quel tuo culo dal letto e vieni qui, Aizen vuole parlarci” disse ghignando.

Grimmjow si fece scuro in volto e riattaccò con un ringhio.

“Devo andare, tu aspettami qui” disse secco, uscendo dalla stanza, premurandosi di chiudere la porta a chiave.

Alicia non ebbe nemmeno il tempo di aprire bocca che l’Espada era già sparito.

Incrociò le braccia imbronciata “Perfetto”.

L’occhio le cadde sul portale “E tu hai intenzione di tenere il broncio ancora a lungo?” chiese irritata, senza aspettarsi davvero una risposta.

“Al diavolo” imprecò, sdraiandosi sul pavimento.

Non avendo alcuna occupazione utile con cui occupare la mente, si ritrovò a rimuginare.

Non riusciva ancora a capire perché avrebbe dovuto andare nell’Hueco Mundo da bambina, né tanto meno perché lo scienziato di Aizen avrebbe dovuto bloccarle i ricordi. Ma la cosa più importante di tutte era riuscire a capire perché era legata a quel portale. L’idea che riuscisse a parlarci telepaticamente, in un modo che ancora non capiva, la inquietava e la confondeva allo stesso tempo. Soprattutto perché percepiva come un blocco in quel contatto; come se quella telepatia non funzionasse come doveva.

Forse qualcuno aveva bloccato quel portale in maniera tale che non potesse essere usato. Ma se così fosse stato cosa sarebbe successo quando avrebbe provato ad aprirlo? Sarebbe stata attaccata da quegli stessi raggi rossi che l’avevano protetta?

Si passò le mani tra i capelli << Non ne posso più! Se resterò qui ancora un po’ diventerò davvero pazza! >> si lamentò mentalmente.

Tornò a guardare il simbolo.

<< Spero che quello stupido di un Espada torni in fretta, ho parecchie domande da fargli >>.

 

 

 

 

 

 

“Avanti un altro! Alzate quelle chiappe mosce e venite qui!” urlò Kenpachi rivolto agli shinigami che aveva davanti, la bokutou appoggiata su una spalla.

Un mormorio si diffuse tra i presenti; nessuno aveva voglia di prenderle dal capitano.

“Allora?” chiese spazientito.

“Vengo io” si propose uno shinigami pelato.

Kenpachi fece un sorriso “Bene Madarame, fammi divertire”.

Ikkaku si voltò verso il suo vicino: uno shinigami con capelli neri a caschetto intentoa pettinarsi.

“Ohi Yumichika alza il culo!”.

L’altro shinigami gli rivolse un’occhiata di rimprovero, ma si alzò.

“Che modo volgare che hai di parlare Ikkaku” disse tagliente.

“Tsk! Sempre meno delle tue stupide piume!” lo prese in giro.

Yumichika Ayasegawa, quinto seggio dell’undicesima compagnia, era infatti solito indossare due piume sull’occhio destro; una gialla e una fucsia.

Come ci restassero attaccate era ancora un mistero.

Kenpachi fece un passo avanti “Ora si che ci si diverte” disse.

I due shinigami impugnarono le loro bokutou.

“Se mi rovino i vestiti ti prendo a calci” sospirò Yumichika.

Ikkaku si posizionò al suo fianco “Preoccupati delle ossa piuttosto!” lo ammonì.

Con una risata Kenpachi si scagliò contro di loro.

 

 

 

 

Nella palestra della quinta compagnia i due shinigami che si stavano affrontando si allontanarono l’uno dall’altro.

“Per ora basta così” disse Byakuya, rinfoderando la sua katana.

L’altro shinigami, con lunghi capelli rossi e tatuaggi al posto delle sopracciglia, fece un passo avanti “No” si oppose.

Byakuya gli rivolse uno sguardo freddo “Non tirare troppo la corda Abarai”.

“Non la sto sfidando capitano” si affrettò a spiegare “Penso solo che sia bene sfruttare tutto il tempo che abbiamo, dato che non sappiamo con esattezza quando dovremo intervenire”.

La maschera di irritazione sul volto del capitano si alleviò appena.

“Capisco perfettamente, ma arrivare già sfiniti allo scontro non è ugualmente utile” disse.

“Già, non ci avevo pensato…” disse, rinfoderando anche lui la sua katana.

Si udì qualcuno bussare alla porta; una ragazza bassa con capelli neri fece timidamente capolino.

“Rukia!” la salutò con un sorriso Renji, ma cambiò subito registro notando l’occhiataccia di Byakuya.

“C-cioè ciao Kuchiki-san” si corresse.

La shinigami ignorò completamente il saluto e si rivolse direttamente al capitano “Byakuya-niisama posso parlarti?” chiese.

Ci fu un attimo di silenzio poi Renji capì “Oh…io…vado a fare il the” disse, uscendo.

Non sapendo cosa fare si diresse verso la sua stanza, a poca distanza dalla palestra, e iniziò a preparare per davvero il the.

Mise a bollire l’acqua e preparò le foglie per l’infuso, quando un suono di voci concitate lo fece sobbalzare.

Non capendo cosa stesse succedendo uscì dalla sua stanza e si guardò attorno.

Rimase in ascolto per qualche secondo e alla fine capì che le voci provenivano dalla palestra.

<< Possibile? >> si chiese.

Si avvicinò per sentire meglio; non capitava tutti i giorni di sentire il capitano alzare la voce.

“Ti ho detto di no” stava dicendo Byakuya.

“Perché?! Sono uno shinigami anche io dopotutto. Come potrei rimanere in angolo a guardare? Pensi che non sia in grado di combattere?” stava chiedendo Rukia.

“Non è affatto una questione di fiducia” rispose secco.

“E allora cosa? Ti prego dimmelo perché non capisco”.

Byakuya non rispose, non avrebbe mai ammesso che non voleva che lei si facesse male. Non voleva perdere nuovamente una persona a lui cara. Quella fragile shinigami era più simile a sua sorella Hisana di quanto immaginasse, specialmente nella testardaggine.

“Sai che non ti ho mai contraddetto, ma questa volta agirò secondo il mio pensiero. Avrei potuto scendere in battaglia di nascosto, ma ho preferito parlarne con te per rispetto” si avvicinò alla porta “Scusa il disturbo, nii-sama” disse facendo un lieve inchino prima di uscire.

 

Renji si allontanò di corsa, riuscendo ad entrare nella sua stanza nel momento esatto in cui Rukia usciva dalla palestra.

Appoggiò la schiena al muro e trasse un sospiro.

Non osava nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto succedere se il capitano si fosse accorto che aveva origliato una conversazione tanto personale.

Si avvicinò ai fornelli e tolse l’acqua dal fuoco, ormai quasi evaporata del tutto.

“Lascia perdere il the, non mi va” disse la voce bassa del capitano alle sue spalle, facendolo sobbalzare.

“Ah! Capitano!”.

Byakuya lo guardò con quel suo sguardo gelido per qualche istante poi gli diede le spalle e uscì dalla stanza, fermandosi un istante sulla porta.

“La prossima volta che origlierai una mia conversazione privata assaggerai quanto affilata sia la mia lama” disse in tono gelido.

Renji arrossì, capendo di essere stato scoperto “I-io si mi scusi capitano, non succederà più” si scusò con un inchino.

 

 

 

Kenpachi sputò per terra in segno di disappunto.

“Tsk! Nemmeno in due riuscite a combinare qualcosa di decente. Se non altro siete più in gamba di quegli altri culi mosci!” disse alludendo agli altri shinigami nella palestra.

Ikkaku e Yumichika erano seduti per terra col fiatone, le bokutou spezzate.

Yumichika si portò le mani ai capelli “Ecco, sono tutto spettinato!”.

Ikkaku guardò il pezzo di bokutou che aveva in mano pensando che avrebbe potuto usarlo come pugnale.

“Beh, per oggi mi sono rotto” disse Kenpachi lasciando la palestra.

 

 

“DOVE DIAVOLO SEI STATA?!” urlò Hitsugaya.

Rangiku si infilò il mignolo nell’orecchio, assordata.

“Capitano, non c’è bisogno di strillare ci sento lo stesso anche se parla piano”.

Toushiro si portò una mano al volto cercando di calmarsi “Farò finta che tu non abbia detto nulla. Ora potresti dirmi dove sei stata finora? Ti sembra il momento di perdere tempo in giro?! Abbiamo una guerra da combattere e tu girovaghi per la Sereitei!”.

La donna gli si avvicinò e lo abbracciò, rischiando di farlo soffocare nella sua scollatura.

“Ohi! Ma..matsumoto! la-lasciami subito!” si divincolò, riuscendo a liberarsi.

“Che diavolo fai, hai intenzione di uccidermi per caso?!” sbraitò.

“La stavo solo abbracciando capitano! Ho sentito dire che abbracciare i bambini quando sono nervosi è un ottimo metodo per calmarli”.

Toushiro si fece rosso in faccia per la rabbia “B-bambino!?”.

“Piuttosto capitano ho delle commissioni da fare quindi la saluuuuuuuuto!” lo salutò con la mano, uscendo dall’ufficio, prima che Hitsugaya potesse fare qualcosa per fermarla.

Adirato, il giovane capitano, tirò un pugno sulla scrivania, che si congelò all’istante.

Il capitano guardò il mobile ormai inutilizzabile per qualche secondo, tremando di rabbia.

“MATSUMOTOOOOOOOOOOOO TORNA SUBITO QUI!!” urlò.

Era la decima scrivania a cui toccava quella sorte quel mese.

 

 

Aizen si alzò da capotavola “Bene, potete andare a prepararvi. Stasera si parte” disse con un sorriso maligno.

Gli Espada si alzarono all’unisono in uno stridio di sedie e uscirono dalle stanze.

Solo Ulquiorra si attardò, avvicinandosi ad Aizen.

“Volete davvero utilizzare anche loro Aizen-sama?” chiese sorpreso.

L’uomo si pulì gli occhiali sulla giacca “Ovviamente. Ho intenzione di usare tutte le pedine di cui dispongo per fare scacco matto. Qualche pedone in più non può che fare bene” disse.

Ulquiorra fissò quegli occhi marroni profondi << Se solo sapessero quale è davvero il piano di Aizen non resterebbero un minuto in più al suo fianco >> pensò.

“Ah Ulquiorra, vorrei affidarti un incarico molto importante” disse sorridendo il quel modo paterno e inquietante al tempo stesso, riscuotendolo dai suoi pensieri.

“Quel che volete Aizen-sama”.

 

 

Ichigo guardava lo schermo davanti a lui; era in collegamento tramite una videoconferenza con il laboratorio della dodicesima compagnia.

“E’ tutto pronto quindi?”.

“Ovviamente, è stato un gioco da ragazzi. Non c’era alcun bisogno di affibbiarmi questo qui” disse Kurotsuchi, indicando con il pollice Urahara, al suo fianco.

“Siete davvero senza cuore capitano!” disse, agitando il ventaglio.

“E poi quel coso è davvero irritante, non l’ha mollato un secondo” si lamentò Kurotsuchi, alludendo al ventaglio che l’uomo non lasciava mai.

Ichigo li azzittì, innervosito da quelle beghe infantili.

“Non mi interessa un fico secco del suo ventaglio, voglio solo sapere se è tutto pronto”.

Urahara si fece serio “Certamente. Potremo usarlo quando vorremo” disse.

“Perfetto, era quello che volevo sentire. Ottimo lavoro, a entrambi” disse, poi chiuse la comunicazione.

 

 

Urahara uscì dal laboratorio e si diresse verso la sua stanza; l’unica cosa che voleva in quel momento era stendersi su un futon e dormire.

Si era cambiato; ora indossava un kimono verde e un cappello.

“Non posso crederci, hai riesumato quel completo orribile?” lo prese in giro una voce femminile.

Si voltò, Yoruichi lo fissava sorridendo appoggiata ad una colonna.

“Non ho mai capito perché non ti piaccia”.

“Perché è semplicemente inguardabile. Piuttosto, hai davvero un aspetto orribile, dovresti riposare”.

“Adoro quando mi fai tutti questi complimenti!” disse in tono ironico.

Yoruichi lo fissò come se gli stesse facendo una lastra.

“Che c’è?”.

“Ti sei ferito mentre lavoravi?” chiese, indicando il braccio sinistro.

Urahara si curò di nascondere la fasciatura con nonchalance.

“Già, una svista. Sai come sono fatto!” disse sventagliandosi.

Ma Yoruichi non sembrò bersela “E’ riuscita a rompere il primo sigillo vero?”.

Urahara si fece improvvisamente serio “Già. Ormai il sigillo non reggerà più. Dobbiamo essere pronti perché potrebbe aprire il portale in ogni momento”.

“Se ti sei ridotto così per il primo sigillo cosa accadrà quando lo romperà definitivamente?”.

“Non è il caso di preoccuparsi”.

Yoruichi gli rifilò un pugno in testa “E’ ovvio che mi preoccupi se il mio migliore amico si è imposto i sigilli sul suo stesso corpo!”.

“Sai anche tu che era l’unico modo per tenerla sotto controllo e perché non si facesse male”.

“Oh si meglio tu di lei”.

“Era il minimo che potessi fare. Almeno come ringraziamento verso di loro”.

Yoruichi si calmò all’istante.

Quanti anni erano passati da quel giorno? Eppure lui continuava a soffrirne e a non dimenticare.

“Sei uno stupido sentimentale” lo accusò.

Urahara rise “Già, forse hai ragione” disse, alzando gli occhi al cielo.

 

 

 

 

Alicia si sentì strattonare e riaprì gli occhi.

Si guardò intorno confusa; si era addormentata sul pavimento.

“Finalmente si è risvegliata” la salutò una voce bassa familiare.

Si voltò di scatto, trovandosi di fronte ad Aizen e agli Espada.

“Cosa…?” chiese.

Aizen sorrise paterno “Il momento è finalmente arrivato. E’ ora che apra il portale per noi” disse, senza tanti preamboli.

Alicia notò che tutti portavano una katana al fianco.

“Devo ricordarle cosa c’è in gioco?” disse Aizen con un velo di minaccia, notando la sua esitazione.

Alicia si alzò, sapeva che quel momento sarebbe arrivato prima o poi, sperava però che ci sarebbe voluto più tempo.

“Ah quasi dimenticavo, se cercherà di ostacolarci non mi farò scrupoli”.

Alicia ebbe un brivido, la sua idea di bloccarli nel portale era appena andata in fumo.

“Farò quello che vuoi ma ad una condizione: voglio parlare con lo scienziato”.

Aizen la guardò sorpreso da tale richiesta, ma alla fine accettò.

Alicia si voltò verso il portale “Bene, non l’ho mai fatto prima, quindi pregate che funzioni” disse avvicinandosi.

Avvertì la presenza, chiara e vivida, del portale nella sua testa.

<< So benissimo che ciò che sto facendo è sbagliato, ma se non lo faccio se la prenderanno con la mia famiglia, quindi ti prego, fai come ti dico >> lo pregò.

Si girò un’ultima volta verso gli Espada, cercando quello sguardo, ma Grimmjow se ne stava appoggiato al muro con le braccia incrociate e gli occhi fissi al suolo.

Aggrottò le sopracciglia “Dov’è Ulquiorra?” chiese.

Aizen si raddrizzò gli occhiali sul naso “Questo non le interessa”.

<< Figuriamoci >>.

Stese le mani davanti al portale << Mi sento uno stregone, la verità è che non ho la minima idea di come diavolo fare ad aprirlo >> pensò tesa, avvertendo gli sguardi di Aizen e degli Espada su di lei.

Poi, improvvisamente, la presenza del portale si fece più forte nella sua testa e delle strane parole iniziarono a ronzarle in testa. Era come se il portale le stesse dicendo di pronunciarle; era come se la stesse avvisando che farlo senza pronunciarle sarebbe stato pericoloso.

Si schiarì la voce “Nella mia mano destra la pietra che unisce i mondi. Nella mia mano sinistra la lama che lega l’esistenza. Pastore dai capelli bruni; sedia dell’impiccato. Giunge una cortina di nubi…” Notò che, nel momento esatto in cui aveva iniziato a parlare il portale si era acceso e aveva iniziato a vorticare, cambiando la giometria del segno, mentre una luce bianca andava allargandosi al suo interno.

“…E io colpisco l’ibis crestato” concluse.

Vi fu un’esplosione rossa e un grosso portale apparve davanti a loro.

Alicia strinse gli occhi, era sicura di riuscire a vedere qualcosa al di la di quella luce accecante.

Aizen fece un passo avanti “Finalmente”.

 

 

 

 

Urahara si tirò a sedere di scatto dal futon; un dolore lancinante gli aveva appena attraversato la schiena.

“M-merda!” imprecò.

Cercando di ignorare il dolore crescente unì le mani e iniziò a pronunciare una lunga litania come un mantra.

<< Ormai non posso fare più nulla per il sigillo, ma se non altro posso evitare che mi uccida! >> pensò disperato, mentre avvertiva il simbolo bruciargli sempre di più la pelle e il calore del sangue bagnargli il kimono.

Impiegò parecchi minuti, ma finalmente il dolore cessò.

Avvertendo le forze abbandonarlo fece un’ultima cosa.

Si morse un dito e tracciò un simbolo sul pavimento con il sangue.

“Incantesimo d’immobilizzazione numero77! Tentei Kura!”

 

 

Yoruichi lasciò cadere le bacchette e si alzò di scatto da tavola.

“Kisuke!” disse in tono preoccupato, fiondandosi fuori.

 

 

 

 

Yoruichi fece irruzione nella stanza di Ichigo, intento a parlare con Soi Fon; portava Urahara a spalle.

“Yoruichi-san! Cosa è successo!?” chiese, sconvolto.

Urahara alzò il volto; era bianco come un cencio.

“L’hanno usato, dobbiamo sbrigarci…” ansimò.

Ichigo si voltò verso Soi Fon “Dì agli altri di prepararsi, voglio che siano pronti entro dieci minuti, non un minuto di più!”.

Soi Fon fece un segno di assenso con la testa e sparì.

Ichigo si rivolse a Urahara “Nel mentre cerchiamo di rimetterti in sesto…Non possiamo di certo portarti dietro in quello stato!”.

Si voltò verso Yoruichi “Che diavolo gli è successo comunque?”.

“Te lo dico strada facendo”.

 

 

 

Aizen si voltò verso gli Espada e li scrutò uno a uno; il suo sguardo si posò sulla Sexta Espada “Grimmjow, facci strada” disse con il solito sorriso paterno.

Alicia si bloccò.

Che avesse capito che il suo piano era bloccarli nel portale?

<< Merda, mandando avanti Grimmjow sa che non farò scherzi! Bastardo! >> pensò con rabbia.

Grimmjow si fece strada tra i compagni e si portò davanti al portale.

“E cosi mi usate come cavia eh?” disse, prima di gettarsi nel portale e sparire.

Non era passato nemmeno un minuto che la voce dell’Espada risuonò nella stanza, tramite la ricetrasmittente che Aizen aveva in mano.

“E’ tutto ok, non ci sono pericoli, potete anche muovervi adesso” disse scontrosamente.

Gli altri Espada lo seguirono uno dietro l’altro; solo Aizen rimase indietro.

Quando erano rimasti solo loro due, si voltò.

“Voglio mettere bene in chiaro una cosa: se cercherà di fare qualche scherzo la farò fuori senza pensarci due volte. Ma solo dopo che avrà assistito alla morte di tutti coloro che ama” un sorriso ferino gli increspò le labbra “Ovviamente mi riferisco anche a Grimmjow. La sua vita è nelle sue mani, non la getti via”.

Alicia strinse i pugni, tremando di rabbia.

“Bene, prima le signore”.

Saltarono nel portale insieme.

Una luce bianca li accecò, seguita dalla sensazione di cadere nel vuoto.

Dopo quelli che parvero minuti Alicia avvertì nuovamente la terra sotto i piedi.

Con cautela riaprì gli occhi e guardò con sconcerto dove si trovasse.

“Riconosce questo posto vero?” la provocò Aizen.

Alicia fece qualche passo avanti come un automa.

Ovvio che riconosceva quel posto! Ci aveva passato tutta la sua infanzia!

Osservò gli scivoli e le altalene come fossero degli alieni.

Si trovava nel grosso parco che costeggiava tutto il fiume, a poca distanza da casa sua.

Per un momento aveva sperato, pregato, che, non sapendo usare il portale, sarebbero finiti nel bel mezzo del deserto del Sahara, e invece eccola lì, finalmente a casa.

Anzi, pericolosamente vicina a casa.

Si riscosse; un pensiero orribile le aveva appena attraversato la mente.

Si voltò di scatto verso Aizen “Non potete combattere qui! Siamo a due passi dalle case!” quasi gridò.

Aizen si guardò intorno con aria scocciata “Cosa accadrà a questi umani non mi è di alcun interesse” disse, infilandosi una mano in tasca ed estraendone una sottospecie di pietra trasparente di forma ottagonale.

“Che diavolo è quel coso?” chiese confusa.

Aizen sorrise “Questo è ciò che vi distruggerà” rispose con un sorriso, prima di rimetterlo in tasca.

Si voltò verso gli Espada, rimasti a guardarsi intorno in silenzio fino a quel momento “Voi, preparatevi, tra poco saranno qui”.

Il gruppo si aprì a ventaglio, ubbidendo all’ordine.

“Ah quasi dimenticavo” disse Aizen facendo un gesto con la mano verso Alicia “Sai!”.

Alicia si ritrovò improvvisamente inchiodata al terreno, immobilizzata con le braccia dietro la schiena.

“Ahi! Co-cosa diavolo mi hai fatto?” sbraitò, cercando di forzare quel vincolo invisibile, ma dovette rassegnarsi presto, per non rischiare di rompersi le ossa.

Provò a rialzarsi, ma il suo corpo sembrava fuori uso, come se fosse schiacciato da un pesantissimo masso invisibile.

“E’ un semplice incantesimo di immobilizzazione. Non vorrei mai che la nostra ospite speciale ci lasciasse nel momento clou dello show” rispose con il solito sorriso paterno.

Prima che potesse replicare alcunché apparvero dal nulla due grossi fusuma, dai quali uscirono parecchi shinigami.

Come se fosse stata la cosa più normale del mondo le due porte scomparvero subito dopo che tutti furono usciti.

“Finalmente gli ospiti d’onore sono arrivati” disse Aizen, facendo un passo avanti.

Un ragazzo sui venti anni con fosforescenti capelli arancioni la fissò per qualche secondo, prima di spostare il suo sguardo su Aizen.

“Aizen”.

“Kurosaki Ichigo, anzi no, Comandante Supremo. Finalmente ci conosciamo”.

Nnoitra fece un passo avanti “Finalmente ci si diverte! Allora, chi faccio fuori per primo tra voi schifosi shinigami?” disse.

Aizen lo fulminò con un’occhiataccia “Resta al tuo posto fino a quando non te lo dico o sarai tu il primo” ringhiò.

Nnoitra tornò al suo posto con un’espressione contrariata.

“Ulquiorra” chiamò.

L’Espada, rimasto in disparte fino ad allora, si avvicinò.

“Si, Aizen-sama?”.

“Prenditi cura della nostra ospite, che nessuno le metta le mani addosso”.

“Come volete, Aizen-sama”.

Detto ciò Aizen rivolse la sua attenzione allo shinigami con il kimono verde e il cappello.

“Kisuke, quanto tempo è passato dall’ultima volta?” disse gioviale.

L’espressione dell’ uomo si fece scura “Dieci anni” disse secco.

“Già. E pensare che mi sembra ieri quando mi hai tradito e sei scappato portando tutte le tue ricerche con te”.

Si voltò verso Alicia, ancora bloccata a terra.

“Ma, come vedi, sono riuscito a riprendermi tutto ciò che mi avevi sottratto”.

“Lasciala andare. Lei non c’entra nulla con questa storia”.

Il sorriso paterno sparì dal volto del signore di Las Noches “Ti sbagli, lei c’entra eccome. E’ proprio grazie a lei se siamo qui oggi”.

“Questa faccenda riguarda noi due, prenditela con me se proprio vuoi vendetta!”.

Aizen rise “Tu non mi sei di nessun aiuto, anzi mi sbarazzerò di te una volta per tutte. Non sono il tipo che perdona i traditori io”.

Lo squadrò “Piuttosto non mi sembri molto in salute. A quanto pare non è stata un’idea così ottima applicare i sigilli anche sul proprio corpo”.

Urahara sbiancò leggermente.

Aizen rise nuovamente “Pensavi che non me ne sarei accorto?” disse, mentre si avvicinava alla ragazza.

“Secondo te cosa succederà se sarò io a forzare i sigilli?” chiese, con una luce sinistra negli occhi.

Urahara fece un passo avanti “Fermo! Non farlo! Tu non capisci! I poteri di quella ragazza sono troppo potenti perché riesca a controllarli! Distruggerà l’intera città!”.

“Chissà…sono curioso” disse, stendendo una mano su di lei.

Alicia avvertì una scarica di dolore attraversarle il corpo come una scarica elettrica e urlò, contorcendosi.

Urahara strinse i pugni e fece per intervenire, ma Ulquiorra fece un passo avanti in modo minaccioso.

Aizen alzò un sopracciglio; evidentemente si aspettava una reazione diversa dall’uomo.

“Così hai già rimosso i sigilli da tuo corpo? Previdente come al solito. Peccato che così sia tutto più semplice per me”.

Nell’attimo esatto in cui Aizen distese nuovamente la mano sulla ragazza, Ichigo scattò in avanti.

“Lasciala andare!” gridò, ma un lampo blu lo scaraventò indietro.

Ichigo atterrò leggero e guardò irato davanti a sé; un Espada dai capelli blu gli si era parato davanti.

“Fammi passare hollow!” disse.

L’altro sputò per terra “Con chi credi di parlare, ah shinigami? Io non prendo ordini da nessuno!” lo guardò con un sorriso ferino “Piuttosto, fammi divertire!”.

In un attimo i due schieramenti scattarono l’uno contro l’altro mischiandosi.

Era iniziata.

Alicia guardò le strane coppie che si erano formate: Grimmjow stava combattendo contro quel ragazzo dai capelli arancioni, Nnoitra era intento a guardare male uno strano tipo con la faccia dipinta di nero e una specie di elmo in testa che lo faceva sembrare un ariete, Aporro stava interloquendo con aria saccente con un bellimbusto dai capelli neri e una sciarpa bianca, Stark stava parlando con la solita aria annoiata con uno shinigami alto quasi due metri con una benda sull’occhio destro, Zommari guardava la shinigami con i capelli legati in due lunghi codini terminanti in un anello, come se provasse pietà per lei, Barragan, invece, era intento a guardare lo shinigami, dal kimono rosa a fiori che aveva di fronte, con il suo solito sguardo da dobermann incazzato, Lilinette (delle cui presenza si era accorta solo in quel momento) era intenta a schernire con coloriti e fantasiosi insulti lo shinigami dai lunghi capelli bianchi che aveva di fronte, che non faceva che guardarla come un padre guarda un figlio monello.

Guardo Halibel e per un momento si chiese se lo scontro con la shinigami che aveva di fronte sarebbe stato a chi aveva le tette più grosse.

Girò la testa, per quanto il blocco le concedesse, in cerca di Ulquiorra.

Lo scorse parecchi metri più in là, intento a parlare con kimono-verde-e-cappello e una donna di colore dai lunghi capelli viola.

La voce di Aizen la fece sobbalzare; per un attimo si era dimenticata di lui.

“Come vedi gli altri sono tutti impegnati, quindi torniamo a noi” disse, allungando una mano sulla sua testa.

Subito avvertì un dolore lancinante attraversarle il corpo e si contorse, serrando i denti.

Qualunque cosa avesse intenzione di fare non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di sentirla gridare di dolore.

Cercò di non pensare al dolore e si concentrò sulla sensazione che aveva provato quando aveva comunicato con il portale.

Ma, ora che ci pensava, non aveva idea di come fare a mettersi in contatto con lui non avendolo di fronte.

Non ci aveva pensato a come sarebbe stato usarlo senza averlo di fronte.

<< Merda! >> imprecò.

 

 

 

 

“Matsumoto!” gridò Hitsugaya in direzione del suo luogotenente, a qualche metro di distanza.

La donna lo salutò con la mano “Capitano non si preoccupi, ci penso io a questa Espada, lei cerchi di non tirare le cuoia piuttosto!”.

<< Brutta idiota che non è altro, quell’Espada la farà a pezzi! >>.

“Ehi moccioso! Lascia stare la donna e pensa a combattere se non vuoi crepare!” lo ammonì Yammy.

Hitsugaya lo guardò come se sperasse che finisse in pezzi “Come vuoi” disse, estraendo la katana dal fodero che portava legato dietro la schiena.

“Troneggia sul cielo ghiacciato…”.

Yammy ridacchiò “Allora fai sul serio eh moccioso? Bene, era ora!” disse, facendosi scricchiolare le nocche.

“Hyorinmaru!”.

Un immenso dragone di ghiaccio avvolse lo shinigami mentre la katana mutava forma; ora era blu e dall’elsa spuntava una lunga catena a cui era attaccata una mezza luna.

 

 

 

Rangiku distolse lo sguardo dal suo capitano, ormai partito all’attacco, e sfoderò anche lei.

<< Stupido di un capitano, lo so benissimo che non ho speranze contro un Espada, ma farò del mio meglio >>.

“Ruggisci, Haineko!”.

Halibel rimase immobile a guardare la katana della shinigami esplodere in una cortina di densa cenere.

“Potere interessante, ma non ti basterà” disse semplicemente.

Rangiku serrò la presa sull’elsa << Lo so benissimo >>.

 

 

 

Ichigo guardò il suo avversario in cagnesco per qualche secondo “Levati di mezzo hollow o ti farò togliere con le cattive” ringhiò afferrando la grossa katana che portava sulla schiena.

“Ma che grossa spada che hai shinigami. Sai anche usarla o è tutta scena per impressionarmi?”.

“Lo vedrai tra poco hollow”.

“Qual è il tuo nome shinigami?”.

“Non ti importa”.

“Già hai ragione. Allora lascia che ti dica il nome di colui che ti ammazzerà; te lo dirò una volta sola perciò tienilo a mente” si puntò il pollice al petto “Grimmjow

Jeagerjaques, Sexta Espada”.

Si passò la lingua sulle labbra “Allora signor Comandante Supremo, mi attacchi o hai bisogno di una carriola per quello spadone?” lo sfidò.

Ichigo scattò in avanti “Eccoti accontentato!”.

 

 

 

Nnoitra stava guardando l’uomo che aveva di fronte con aria irritata; per quanto tempo ancora aveva intenzione di rimanere immobile a grattarsi l’orecchio?!

“Allora? Hai intenzione di rimanere lì impalato ancora a lungo?”chiese.

Kurotsuchi voltò lo sguardo verso l’hollow con aria annoiata.

“Qual è il tuo nome?”.

“Nnoitra Jirga” rispose fieramente.

Mayuri lo ripeté poi estrasse la sua katana.

“Bene, ora so che nome dovrò mettere sulla provetta che conterrà i tuoi resti per le mie ricerche. O potrei sempre portarti vivo in laboratorio e sezionarti”.

Nnoitra sfoderò la katana,adirato.

“Maledetto bastardo ti strapperò via quella tua linguaccia insieme a tutta la testa!”.

Lo shinigami piegò la testa di lato, portandosi la lama vicino al viso.

“Estirpa Ashisogi Jizo” disse, facendo la lingua.

La katana si divise in tre lame, mentre l’elsa prendeva la forma di un volto di neonato con gli occhi chiusi, dalla cui bocca usciva un fumo viola.

“Maledetto mostro giuro che ti ammazzo”.

 

 

 

Aporro si raddrizzò gli occhiali sul naso.

“Kuchiki Byakuya, capitano della quinta compagnia. Figlio ed erede della nobile famiglia Kuchiki. Un avversario interessante anche se avrei preferito Mayuri Kurotsuchi…” disse in finto tono malinconico.

Byakuya lo guardò freddamente “Che pessimo gusto. Ma non preoccuparti, non avrai il tempo di rimpiangere di non averlo potuto sfidare” disse sfoderando la lama e portandola davanti al volto.

“Appassisci Senbonzakura”.

Aporro guardò la lama si trasformarsi in migliaia di petali di ciliegio senza battere ciglio.

“Ma che maniere dirette! Non vuoi nemmeno sapere il nome del tuo avversario?” lo canzonò.

“Non mi interessa il nome di un nemico che sto per battere” rispose secco.

Aporro ridacchiò “Diretto, imperturbabile e sicuro di sè, proprio come si addice ad un nobile” disse, aggiustandosi gli occhiali.

 

 

 

Kenpachi guardò l’uomo dai capelli lunghi davanti a sé.

“Sei tu il più forte?” chiese.

“Se lo fossi?” chiese pacatamente Stark, con le braccia incrociate.

Kenpachi sfornò un sorriso a quarantacinque denti “Allora sarei davvero fortunato!”.

“E se non lo fossi?”.

“Ti farei a pezzi il più in fretta possibile e andrei a cercare chi è”.

Stark sciolse le braccia “Quand’è così mi tocca fermarti”.

Kenpachi gli si gettò addosso sfoderando la spada “Allora cerca di non crepare troppo in fretta!”.

 

 

<< Nii-sama >> pensò preoccupata Rukia.

Una voce stridula la richiamò all’attenzione “Ehi shinigami i tuoi avversari siamo noi, non ti distrarre!”.

Rukia volse lo sguardo sull’essere rivoltante che aveva di fronte.

“Ti chiedo scusa, ma mi risulta piuttosto difficile guardarti”.

“Come osi insultarci!? Noi siamo Aaroniero Arruerie Nona Espada!”

Rukia lo fissò freddamente “Danza…” disse, estraendo la sua zampakutou “Sode no Shirayuki!”.

La katana si dipinse completamente di bianco, mentre un lungo nastro si snodava dalla parte posteriore dell’elsa con uno scampanellio.

“Una zampakutou bianca? E’ la prima volta che ne vedo una” disse Aaroniero rapito.

“E sarà anche l’ultima. Some no mai…Tsuki shiro!”.

Una colonna di ghiaccio avvolse l’Espada, cogliendolo del tutto di sorpresa “Ma co..?”.

“Sparisci dalla mia vista” disse, mentre il ghiaccio finiva in pezzi e con lui anche il suo contenuto.

 

 

Soi fon guardò la colonna di ghiaccio sgretolarsi con un’espressione disgustata “Patetico” disse.

“Hai ragione. Ma d’altronde Aaroniero era il più debole tra noi” disse Zommari. Io non sarò un avversario tanto facile, non temere”.

“Peccato, mi avresti risparmiato un sacco di scocciature. Pungi a morte, Suzumebachi”.

La katana si trasformò in un lungo anello giallo e nero a forma di pungiglione.

“Spero che i tuoi piedi siano veloci quanto la tua lingua Espada”.

 

 

Kyoraku sospirò “Signor Espada non sarebbe meglio se alla sua età stesse tranquillo?”.

Barragan si fece scuro in volto “Come osi insultarmi lurido shinigami! Io sono Barragan Luisenbarn e ti farò a pezzi per questo affronto” ringhiò.

Kyoraku sospirò nuovamente, portandosi le braccia ai fianchi “A quanto pare l’ho fatto arrabbiare, eh Jushiro?”.

Il capitano della tredicesima compagnia lo guardò con rimprovero “Ovvio. A nessuno piace farsi dare del vecchio” rispose a braccia incrociate, mentre schivava l’ennesimo pugno di Lilinette.

“Maledetto shinigami di merda! La vuoi smettere di saltare come un dannato grillo?!” si lamentò.

“Io non combatto contro i bambini” disse risolutamente.

“Non me ne frega! E poi io non sono una bambina!” urlò, ancora più irritata.

“Le signorine dovrebbero stare tranquille, no prendere parte alle battaglie”.

“Mi hai stufato! Ti ammazzo!” disse.

Ukitake sospirò “Non mi lasci altra scelta allora…”.

“Cos…?”.

Fece un gesto con la mano e la giovane hollow si ritrovò inchiodata al terreno, senza riuscire a muovere un muscolo.

“Tu, bastardo! Che mi hai fatto!”.

“Ti ho solo immobilizzata, ora sta tranquilla per piacere. Se ti agiti potresti farti male” disse in tono paterno.

<< Lo ammazzo, giuro che lo ammazzo! >>.

 

 

“Facci passare” stava chiedendo per l’ennesima volta Urahara.

“Non posso farlo, come ho già detto” rispose in tono freddo Ulquiorra.

“Allora combattici!” lo sfidò Yoruichi.

Due occhi verdi glaciali la fissarono “Aizen vuole uccidervi con le sue stesse mani. Non sarò io a fare in modo che non abbia la sua vendetta. Perciò state buoni e guardate i vostri compagni cadere l’uno dopo l’altro”.

“Aizen è un pazzo. Non si rende conto di cosa sia capace quella ragaz…”.

Urahara la azzittì con un gesto “Lascia stare Yoruichi, lui seguirà gli ordini”.

“Tsk!”.

Urahara iniziò a svitare il manico del suo bastone “Però se vieni attaccato immagino che tu possa contrattaccare. Quindi, con il tuo permesso…” disse, estraendo una katana da quello che fino a poco tempo fa era un semplice bastone “Piangi, Benihime”.

Ulquiorra strinse gli occhi contrariato.

 

 

  
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