Capitolo 3

-Che confusione- mormoro.
-Non ti preoccupare, tutto ti sarà chiaro.- Mentre pronuncia queste parole sul suo volto si dipinge un espressione seria.
Mi fido di ciò che dice ma qualcosa mi dice che ha torto, che non capirò mai fino a fondo CHI sono.
-Sei un’arma. - risponde quasi leggendomi nel pensiero –Proprio come me. Siamo comandati ma allo stesso tempo non obbediamo nessuno, siamo liberi ma vincolati a vita a persone che ci comandano, i Precettori, alle volte sono Prescelti di grado superiore, come me, oppure sono maghi caduti in rovina che per non perdere quel poco di credibilità che gli rimane ci addestrano ad uccidere e a combattere a sangue freddo, ad amare ciò che facciamo.-
-Non ci possiamo liberare? Non possiamo … scappare?- chiedo dopo essermi seduta incrociando le gambe.
-Puoi tentare di scappare quanto vuoi, ma tornerai sempre indietro dal tuo Precettore, oppure ti troverà lui. E’ come se fossimo legati a chi ci comanda da un elastico invisibile, che permette loro di rintracciarci ovunque ci troviamo. Alle volte questo ‘’Legame’’, così viene chiamato, è talmente forte che il Precettore e il Prescelto possono comunicare tra loro con il pensiero e vedere ciò che vede l’altro.-
-Come si fa a capire chi è il tuo Precettore?-
“Non lo so… Secondo te?” Sobbalzo udendo queste parole nella mia testa, pronunciate con la voce dolce e suadente di Allen.
Lui sembra tranquillissimo, sorride - o meglio, ghigna- e mi guarda.
-Tu?-
-Davvero non ricordi nulla Erja?-
Chi è lui? Il mio Precettore?
-Tu sapevi…- riesco a mormorare.
-Si, dovevo accertarmi che non mi stessi mentendo, sei una traditrice dopotutto.- ammette.
-Ma…-
-Eri appena scappata, cos’altro potevo fare? Te n’eri andata, per quello c’erano tutti quei soldati morti nella radura, erano la truppa incaricata da me che avrebbe dovuto riportarti indietro, invece tu ti sei rivelata difficile da catturare. Mi hai obbligato a scontrarmi. E per poco non mi hai ucciso.-
Mi alzo di scatto con le lacrime agli occhi e corro via.
Non m’importa dove vado, corro. Inciampo, una due, tre volte, mi rialzo, piena di graffi che bruciano dappertutto, sulla braccia, sulle gambe. E ogni volta è più difficile. La spada mi batte sul fianco, nel fodero, è pesante, e mi rallenta.
Una goccia di pioggia mi cade sul naso, e comincia a piovere. Mi siedo contro il tronco di un albero, esausta.
“Hai finito di sprecare energie inutilmente? Ti sei già scordata quello che ti ho detto?”
Sta volta la sua voce mi sembra più familiare, ma non mi arrendo.
“Vattene” penso.
“Non mi puoi scacciare da qui, io sono sempre con te, che tu lo voglia o no.”
“Esci dalla mia testa!!”
Quando parla sento indistintamente qualcosa di estraneo tra i miei pensieri, come se una leggera nebbia li offuscasse.
“No.”
Mi rialzo e, guardandomi indietro ogni tanto, ricomincio a correre tra gli alberi, i quali si fanno pian piano più radi, fino a scomparire a qualche metro dalla sponda di un torrente che scorre impetuoso.
L’acqua scroscia e ulula nel silenzio della notte.
Mi siedo nuovamente rilassando le gambe e stringendo tra le dita i ciuffi d’erba bagnata. Piove ancora, ma non me ne curo.
“Torna.”
Ho bisogno di tempo da sola.
Un ricordo mi torna in mente, ma non riesco a distinguere se sia stato un sogno e se sia successo davvero.
 
Una mano occupa la mia visuale, è tesa verso la mia e l’espressione del ragazzo che me la porge è rassicurante e dolce. Ha i capelli mori arruffati e bagnati ma gli occhi grigi sono allegri e attenti. Ha le guancie infossate e rosse per il freddo ma un sorriso rassicurante e sincero sul viso.
-Vieni con me- la proposta del ragazzo è fatta in tono dolce, ma allo stesso tempo autoritario.
 
 
Tornare alla realtà è come ricevere uno schiaffo. Senza volerlo avevo chiuso gli occhi e quando riaprendoli vedo Allen sobbalzo.
-Sei tornata tra noi … - sorride.
Io non rispondo, mi sento stanca e quando cerco di sollevarmi cado a terra.
Tutto diventa nero.


Sento qualcosa di bagnato sulle labbra, una goccia. Socchiudo le labbra appena e lascio che mi scorra giù per la gola.
All'improvviso un incendio divampa nella mia bocca e nella mia pancia, costringendomi ad aprire gli occhi.
Tossisco tenendomi il collo con le mani e cadendo a carponi sul terreno, accanto al fuoco.
''Bensvegliata"
-Potresti per favore evitare di parlarmi nella testa quando sei qui? - dico rialzandomi.
-D'accordo.- Lo osservo. Ha riassunto l'aspetto originale, i capelli corvini gli scendono leggermente mossi sulla fronte e attorno al viso. I suoi occhi grigi mi scrutano, mettendomi in soggezione e obbligandomi a distogliere lo sguardo e a spostarlo sull'erba.
-Dobbiamo partire, dobbiamo tornare a Efmir, altrimenti manderanno qualcuno a cercarci.-
-Efmir?-
-Non ricordi proprio niente? - mi chiede perplesso.
Rispondo con un'alzata di spalle.
-Dovremo lavorare duro per insegnarti di nuovo tutto.- sussurrò sconsolato.


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Eccomi qui dopo un sacco di tempo con il terzo capitolo della mia storia preferita *_* XD cmq, come al solito chiedo scusa per il ritardo ma avevo troppi impegni e la scuola come al solito assorbiva gran parte del mio tempo :) ora che le vacanze si avvicinano (2 GIORNI ALLA FINE DELLA SCUOLAAAA YEEEEE *esulta con pon pon e striscioni*  *lancia coriandoli* )  potrò dedicarmi di più a questa storia, nata per caso.


 x Fatbabe:Sono contentissima che ti piaccia la mia storia :) continua a seguire!


x Lewaras:Grazie per i complimenti e sono felice che ti sembri interessante :) davvero mi faresti un po' di pubblicità?? *w* GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!! *w* (*si inchina*) GRAZIE GRAZIE !!!! ah e comunque, anche le mie recensioni la maggior parte delle volte non hanno senso u.u XD ma che ci vuoi fare! XD

P.S.: Ho cominciato a leggere la tua storia, pian piano la finisco e la recensisco u.u


Bene, qui ho finito, alla prossimaaaa!!!