deepest thrill,
tearing down his will
October & April..".
Tokio hotel.
Due semplici nomi di significato apparentemente "tranquillo" che accostati riuscivano a provocare isteria nelle ragazzine dai quindici
anni in su in praticamente ogni parte del mondo.
Tokio hotel.
Il gruppo pop-rock più clikkato nel web, vincitore di innumerevoli premi internazionali.
Tokio Hotel.
Per lei quattro semplicissimi ragazzi che aveva visto maturare e con cui era maturata lei stessa da tre anni a quella parte, ragazzi di cui si
era presa cura come fossero i quattro fratelli maggiori che non aveva mai avuto.
Bill.
Un "uomo-bambino", permaloso ed egocentrico, forte e determinato nel perseguire i suoi obbiettivi, incredibilmente incline all'
autocelebrazione e all' iperattività e ultimo, ma non per importanza, decisamente logorroico.
Georg.
Un gran bel pezzo di ragazzo in effetti, tra i quattro quello con cui lei passava più tempo: parlare con lui era qualcosa di naturale e privo
di artefazioni.
Lui riusciva a farla riflettere soffocando, con dolcezza e simpatia, l' insofferenza e l' impulsività che la caratterizzavano.
Gustav.
Un Dio per lei.
Incredibilmente biondo, gentile, con dei bicipiti da urlo e degli occhi assolutamente impossibili da guardare senza riportare danni
celebrali permanenti, intelligente e persicace come pochi, la capiva al volo e funzionava da "valvola regolatrice" del suo umore spesso
instabile.
E poi c' era Tom.
Tom Kaulitz: il suo incubo peggiore in campo lavorativo e non. Non c'
era mai stato un vero e proprio rapporto con lui. Mai una
risata,
mai nessun tipo di contatto, mai qualcosa di condiviso.
La questione era semplice: secondo precise regole di un accordo che non
aveva neanche avuto il bisogno di essere stretto, loro due
conducevano vite parallele che , in quanto tali, non sarebbero mai arrivate a sfiorarsi o addirittura incrociarsi.
La situazione,per quanto anomala, sarebbe potuta essere anche piuttosto
stabile se non fosse stato che Bjørg aveva fin da
subito
trovato che quell' ammasso di vestiti larghi e treccine fosse tremendamente sexy.
Era sempre stata una persona sincera con gli altri, e soprattutto con sè stessa, e non ci aveva messo molto a rendersi conto che ogni
volta che lui si aggirava a meno di dieci metri di distanza la "necessità vitale" (come la definiva) di prenderlo a sberle era nettamente
superata dalla voglia, altrettanto vitale, di sbatterlo contro un muro e sbaciucchiarlo a dovere.
Tuttavia lei non era certo una
sprovveduta, o una ragazzina alla prima cotta: riusciva a mascherare
molto bene la sua "attrazione
morbosa" facendola quasi passare per odio agli occhi altrui, fatta eccezione per Gustav e Georg che, avendo con lei un rapporto molto
stretto, erano arrivati a capire la situazione anche senza alcuna confessione esplicita.
***
Si passò nervosamente una mano sul viso, quasi a voler
bloccare quel flusso di pensieri fastidiosi e decisamente non
congeniali al fine
di mantenere un certo contegno che, trovandosi circondata dai quattro ragazzi su cui tanto aveva vaneggiato fino a qualche minuto
prima, necessitava assolutamente
di avere.
"Effetto tokio hotel" pensò sorridendo
con affetto prima di spostare un po' la luce per creare il contrasto
necessario per lo scatto
successivo.
Il photo shoot di quel giorno era molto importante: avrebbe segnato l' effettivo ritorno sulle scene del gruppi dopo due anni d' assenza
e lei, loro amica e fotografa ufficiale Unoversal, era quasi, anzi sicuramente, più emozionata dei ragazzi stessi.
Aveva già finito di fare le foto con il gruppo al completo e
le "single session" con Georg e Bill durante la mattinata e da
qualche
minuto scattava foto a Gustav mugugnando distratta le parole di una canzone apena iniziata in radio, ma aveva altro per la testa: di lì a
poco dalla porta di quel piccolo studio fotografico sarebbe entrato Tom e per la successiva ora e mezza prevedeva già uno scontro di
proporzioni cosmiche, come sempre del resto.
Durante le sessioni fotografiche Kaulitz si "limitava" a fare l' esatto
opposto di quello che Bjørg gli chiedeva di fare trattandola
con
supponenza e rivolgendole frecciatine mirate a farla esplodere, cosa che puntualmente succedeva e dava origine a liti sovrumane
condite di insulti impensabili e impronunciabili che scemavano dopo poco più di un ora finendo per diventare solo insulti velati e
sarcastici.
- Pensi allo shoot con Tom ,
vero?- le chiese di punto in bianco Gustav con un mezzo sorriso
stampato in volto
- Già - rispose lei
secca avvicinandosi per sistemargli meglio la maglietta
- Vedrai che con il tempo
andrà meglio, non è così stronzo come
sembra..- tentò di scherzare il biondo
- Sono tre anni che la situazione non cambia, non che mi dispiaccia, è chiaro. Ormai c' ho fatto l' abitudine Gustav, ma ultimamente
sono davvero stanca di non
riuscire ad avere un rapporto civile con lui- sospirò
ponendo fine alla conversazione.
" Solo un
ragazzino.....solo un ragazzino montato, anche se magari riuscendo ad
andare d' accordo...."
Un tonfo forte alla porta la risvegliò risvegliata dai suoi pensieri, un tonfo accompagnato da una voce, quella voce , voce che
implicava la presenza della
persona che lei più aveva temuto e sperato di evitare di
affrontare quel pomeriggio.
- Bjørg, apri questa
cazzo di porta o la butto giù a calci?-
Ecco. Gentile e paziente come sempre
Bjørg si
avvicinò alla porta, la aprì e si
allontanò in fretta non degnando neanche di uno sguardo il
nuovo arrivato.
- Da quando in qua lavori a porte chiuse? Se il tuo fascino non fosse
pari a quello di una casalinga disperata penserei di avervi
interrotti nel bel mezzo di qualcosa di … sconcio - provocò Tom buttandosi a peso morto sul divano della piccola sala senza
preoccuparsi di spostare i giubbotti ordinatamente poggiati sul bracciolo.
- Da quando in qua sai usare correttamente due verbi in una frase di senso compiuto?- rispose la ragazza salutando con un bacio sulla
guancia Gustav che aveva ben pensato di darsela a gambe prima che i due amici entrassero in modalità “litigio acceso”.
- Potrei stupirti Hw - sorrise lui
-Hw…sarebbe?- chiese
Bjørg
-Housewife….il tuo
nuovo soprannome- fu la risposta
-Siediti e sistema bene quella sciarpa prima che mi venga voglia di usarla per impiccarti- gli intimò la ragazza sfoderando un falsissimo
sorriso e spingendolo verso il set.
***
Tom non era certo un tipo taciturno, ma da qualche minuto non osava proferire parola per paura di dare inizio a qualche nuovo
battibecco.
In tre anni di convivenza (quasi) forzata non aveva mai avuto il
piacere di vedere Bjørg sorridere a qualche sua battuta o
condividere
con lui un qualsiasi tipo di ricordo o esperienza, cosa che con gli altri invece faceva molto volentieri. Doveva ammettere di essersi
sentito un po’ “escluso dal gruppo” all’ inizio, ma poi aveva semplicemente deciso di ignorare la situazione, e di conseguenza anche
lei.
-Potrei anche iniziare a pensare
che tu sia dotato di un cervello sai?- lo prese in giro la ragazza
strappandolo alle sue riflessioni
-…eh?!- rispose assente
- E’ un bel
po’ che ti chiamo … avevo iniziato a sospettare
che tu stessi addirittura “pensando”-
-Chi ti dice che non lo stessi
facendo scusa?- rispose Tom irritato pensando di riuscire a metterla
finalmente a tacere
- “Tom Kaulitz non pensa, agisce.” Sei tu che l’ hai detto, è una delle tue ultime perle di saggezza dall’ intervista di ieri.- commentò lei
continuando a scattare all'
impazzata, cosa che lo stava irritando non poco
- Non prendere per vero tutto ciò che diciamo nelle interviste, Bill te lo avrà ripetuto un sacco di volte.Credevo fossi io il gemello che
non ascolti mai, a quanto pare
è un trattamento che hai esteso ad altri componenti della
famiglia - la riprese lui stranamente paziente
- Beh, io ti conosco proprio per come appari nelle interviste visto che non ho mai avuto il … piacere … di fare un discorso serio con te-
recitò lei tutto
d’ un fiato prima di rendersi conto di aver detto
più di quanto avesse voluto
Tom era sorpreso.
Sorpreso perché non si sarebbe mai aspettata una reazione
del genere, da lei poi men che meno.
Lei.
La ragazzina scorbutica e irascibile che passava il suo tempo a
urlargli contro.
Lei.
Il “piccolo diavolo” che conosceva insulti capaci
di far impallidire anche il più convinto degli scaricatori
di porto.
Lei.
Il maschiaccio che ogni domenica monopolizzava la televisione per
guardare il calcio urlando cori strampalati e costringendo lui e gli
altri tre ad un silenzio religioso.
Lei.
Lei che non sapeva ancora fare la lavatrice e ogni tanto, consapevole
di ciò, prendeva le magliette più costose che lui
aveva facendole diventare graziosi vestitini da bambola dei colori
più fantasiosi.
Era tutto molto….toccante.
Fastidiosamente toccante.
- Arrivare a conoscere me non
è difficile, fino a prova contraria tra i due sei tu
“il caso clinico”- si difese
- Già….forse
hai ragione- decise di tagliare corto lei fingendosi dispiaciuta con l'
unico scopo di troncare la conversazione.
Lo stava assecondando, e lui
odiava essere assecondato ma si limitò a stare zitto: con
lei mai nulla era come sembrava.
"...It's nothing as it seems".
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Ed ecco a voi il primo capitolo di questo nuovo "sfizio letterario" che
ho osato prendermi. Mi scuso per eventuali errori ,
correggerò il capitolo sicuramente, ma non stasera
perchè sono veramente stanchissima.
Fatemi un po sapere cosa ne
pensate :)
La canzone usata per il titolo della storia e all' inizio del capitolo
è "October and April- The Rasmus feat. Anette Olzon".
Un altro piccolo dettaglio,non sono io ad aver rubato il nome alla
protagonista, ma lei ad averlo "rubato" a me xD
Chiaramente la caratterizzazione del personaggio non rispecchia in alcun modo il mio vero carattere... Detto questo vi lascio augurandomi di avervi appassionate/i almeno un po' con questo primo capitolo.