Ginny
entrò in camera sua del tutto intirizzita dal freddo. Si spogliò in fretta
lasciando i suoi vestiti sparsi ovunque e si diresse in bagno, dove aprì subito
l’acqua calda per concedersi una lunga doccia per riscaldarsi.
Sotto
il getto rigenerante pensò che quello senza dubbio il Natale più strano che
avesse mai vissuto.
Erano
tornati tutti alla Tana per festeggiare, anche Hermione con i suoi genitori e…
bhè, Harry naturalmente, ma in più ogni giorno decine di Auror e membri
dell’Ordine andavano e venivano da casa sua per verificare che tutto andasse
per il meglio. Lei credeva che così facendo attirassero solo l’attenzione e,
perciò, i guai, ma nessuno le dava ascolto. Lei aveva solo 16 anni, non poteva
certo capire questo genere di cose.
Chiuse
l’acqua, pensando che anche Hermione, da lì a poco, avrebbe reclamato il bagno
(e l’avrebbe sgridata per l’immane casino che aveva lasciato)…avevano giocato a
palle di neve sulle scope e, neanche a dirlo, lei era sicuramente quella che
aveva avuto la peggio…Il problema era che non riusciva a tirare la neve perché
appena staccava una mano dalla scopa rischiava di cadere!
Si
asciugò in fretta, si pettinò e si vestì.
Era
bellissimo stare alla Tana quando faceva freddo. La mamma preparava il tè ed i
muffin caldi con la marmellata di mirtilli e poi il caldo buono del caminetto
sembrava arrivare fino al cuore.
Anche
Harry rinasceva quando era lì, anche se ultimamente il suo umore era migliorato
e lo vedeva sorridere molto più di prima.
Non
voleva assolutamente pensare che questo fosse merito suo, ma non poteva
ignorare che il loro rapporto fosse cambiato. Sperava solo di non illudersi,
per poi soffrire in seguito.
Dopo
la morte di Sirius lo aveva sorpreso spesso solo, nei posti più nascosti del
castello, che anche lei cercava per starsene per conto suo. Teneva sempre le
mani in tasca e si guardava i piedi, con lo sguardo perso in mille pensieri non
proprio felici.
All’inizio
rimaneva lì a guardarlo, senza far nulla per farsi vedere.
Un
giorno però qualcosa fece muovere i suoi piedi senza che lei potesse far nulla
per fermarli…forse la voglia di fargli capire che non era poi così solo come
credeva. E si era seduta accanto a lui, senza dir niente. Gli aveva sorriso ed
era rimasta lì in silenzio, per non disturbarlo.
Lui
non aveva detto nulla. L’aveva guardata con fare interrogativo e poi era
tornato a fissarsi le scarpe.
Ginny
aveva dovuto aspettare un mese perché lui le sorridesse e tre per sentirlo
dire:
“Sei
in ritardo…sono qui già da mezz’ora.”
Lei
lo aveva guardato stupita ed aveva scorto un leggerissimo sorriso divertito
sulle sue labbra, allora gli rispose con tono canzonatorio:
“Scusa
Potter, non accadrà mai più. Ti prego di non castigarmi!”
E
in effetti da allora Ginny non arrivò mai più in ritardo.
Non
avevano proprio dei giorni fissi in cui si incontravano, ma Ginny conosceva
talmente bene cosa lui dovesse fare in ogni momento, che, se sapeva che non
aveva lezione, allenamento o qualsiasi altro tipo di impegno, alloro lo cercava
con lo sguardo… E se non lo trovava andava subito da lui. E, come sempre gli
sedeva accanto in silenzio, fino a che uno dei due non porgeva la mano
all’altro per tornare al castello.
Fu
Harry ad interrompere quei silenzi, circa due mesi prima, cominciando a
confidarle cose che non avrebbe mai ammesso con nessuno, neanche con Ron ed
Hermione. Le parlava dei suoi sensi di colpa per Sirius, dei suoi genitori,
delle paure che di notte lo svegliavano con terribili incubi…Vodemort, la morte
di uno di loro o la propria, il ritrovarsi di nuovo solo…
A
volte i toni erano seri e lei lo ascoltava senza mai interromperlo, aspettando
che lui stesse in silenzio per intervenire, altre ridevano per tutto il tempo,
di solito dopo una battuta di Ginny che si rendeva conto che in quel momento Harry
aveva solo bisogno di ridere e distrarsi.
Sperava
sempre di non dire cose troppo stupide o banali, ma il sorriso di Harry alla
fine la faceva sentire utile e questo la rincuorava moltissimo.
Cercò
di riordinare la sua camera prima dell’arrivo di Hermione, che piombò in camera
sbraitando, come al solito, contro suo fratello.
“Quello
stupido! Guarda Ginny, sono bagnata fradicia!”
“Dai,
non prendertela! Vai a fare la doccia, mamma ti ha lasciato l’accappatoio
accanto alla stufa a legna, così è caldo…Io scendo ad aiutarla per la cena, tu
fai pure con comodo.”
“Grazie,
sono congelata. Hai i capelli bagnati…te li asciugo?” L’idea era di farlo fare
a sua madre, non poteva usare la magia fuori da scuola, ma Hermione era
maggiorenne ormai e, ad un assenso di Ginny, glie li asciugò con un colpo di
bacchetta.
Uscì
dalla sua camera e fece per scendere le scale, ma si bloccò di colpo, sbattendo
contro il torace di qualcuno completamente bagnato che correva di sopra. Stava
per gridare contro Ron che doveva fare più attenzione, quando si rese conto che
non era lui.
“Scusa,
non ti ho sentita scendere…”
Harry
la guardava da uno scalino più in basso del suo, ma anche così la superava di
parecchio.
Lei
sorrise, cercando di ignorare il vuoto allo stomaco provocato dal ricordo del
loro contatto fisico e disse:
“Tranquillo,
vai a fare la doccia, avrai freddo…” e cercò di scacciare dalla sua mente
diversi metodi che le avevano appena affollato la mente per scaldarlo. Sentì il
suo viso riscaldarsi..Cavolo, doveva essere diventata un tutt’uno con i suoi
capelli. Odiava arrossire di fronte a lui!
Doveva
assolutamente andare di sotto, voleva allontanarsi, ma Harry non accennava a
spostarsi.
“Ehmm…devo
andare ad aiutare mamma per la cena, potresti…”
Lui
imbarazzato, si incollò al muro, ma quando si ritrovarono sullo stesso gradino,
la bloccò di nuovo, cingendole la vita con un braccio.
Avvicinò
il viso ai suoi capelli e disse piano:
“I
tuoi capelli…hanno un buon profumo.” E scappò in camera di Ron correndo.
Ginny
rimase lì inebettita con lo sguardo perso nel vuoto e non riusciva a muovere
nemmeno un muscolo.
Gli
ultimi tre minuti della sua vita li aveva sognati, vero?
La
voce di sua madre la riportò alla realtà. Fece per scendere le scale, ma si
ritrovò le gambe molli e tremolanti e dovette aggrapparsi al corrimano per non
cadere.
“Arrivo
mamma!” disse in risposta. Poi scese le scale lentamente e raggiunse Molly in
cucina cercando di darsi una calmata.
La
casa prese ad animarsi in pochissimi minuti. C’era chi aiutava ad
apparecchiare, chi recuperava le sedie, chi andava in cantina prendere da bere.
Non c’era la possibilità per Ginny di lasciarsi andare ai propri pensieri e
ritornò la solita di sempre. Solo quando scese Harry, ed i loro sguardi
imbarazzati si incontrarono,si bloccò un attimo, ma si riprese subito.
Si
impose di non guardarlo e si sedette di proposito dalla parte opposta alla sua
vicino a Charlie.
Dopo
cena, ed il riordino della cucina, i “grandi” si misero a parlare tra loro, con
Arthur che tartassava i genitori di Hermione di domande, mentre loro 4 ed i
gemelli cominciarono un mini torneo di scacchi magici davanti un vassoio di
muffin preparati quel pomeriggio. Lei non aveva molta voglia, così perse di
proposito contro Ron e fu subito eliminata. Ron battè anche Hermione e poi fu
il turno di gioco per Harry…
Mentre
giocavano Ginny non potè fare a meno di fissarlo e di rendersi conto, per
l’ennesima volta, di quanto fosse bello mentre era concentrato. Con il suo naso
dritto, il cipiglio serio e il mordersi leggermente il labbro… la faceva
diventare matta.
Non
poteva negare che fosse cambiato davvero tanto. Non era più il ragazzo
mingherlino di un tempo, e lo sbattere contro il suo torace qualche ora prima
glie ne aveva dato la prova.
Scosse
la testa per distogliersi da quei pensieri, e si guardò intorno, quasi qualcuno
avesse potuto leggerli solo guardandola…George la stava guardando con aria
furbetta e sogghignava in quel suo modo tutto particolare che le faceva
presagire uno scherzo o un’idea malsana.
Cavolo…ora
l’avrebbero tormentata per un mese.
Finse
uno sbadiglio e si congedò per la notte.
Dovette
passare purtroppo, proprio di fronte ai gemelli e George la prese per il polso.
Ecco
qui…ora ‘avrebbe messa in ridicolo davanti a tutti…
“Ginny
hai voglia di …” ma la lasciò subito, ”… anzi no, vado io, grazie.”
Ginny
lo guardò di sbieco mentre si alzava ed andava verso l’acquaio.
“Cosa?”
“Nulla,
volevo un bicchier d’acqua, ma lo prendo io, grazie…’notte.”
Ginny
non era proprio convinta, ma salutò di nuovo e salì di sopra.
Si
lavò i denti, spazzolò i capelli ed indossò il pigiama.
Salì
sul letto ed allungò il braccio verso i comodino per prendere il suo libro…e si
accorse di non avere il bracciale che le aveva regalato la mamma.
“Porca
miseriaccia! Se è per terra lo calpesteranno!”
Scese
dal letto ed aprì la porta per scendere in cucina, ma lì davanti c’era Harry…e
per la seconda volta quella sera, ci andò a sbattere contro.
“Ehi…”
disse lui dolcemente “…tutto bene?”
“Harry…sì
grazie. Ma… cosa ci fai qui?!”
“Ti
ho portato questo.” E le mostrò il bracciale contenuto nella sua mano.
Lei
lo prese sorridendo.
“Grazie,
per fortuna lo hai trovato. Stavo venendo proprio a cercarlo.”
“Non
l’ho trovato io…ma George. Mi ha chiesto di portartelo.”
“Oh…”
e Ginny ripensò alla scena dell’acquaio e a George che la afferrava per il
polso. Bravo fratellone. Ogni tanto era anche utile a qualcosa!
“Bhè,
allora grazie ancora…se vuoi tornare a giocare a scacchi va’ pure.”
“Non
ne ho tanta voglia direi…posso…sì, insomma potremmo…”
Lei
cominciò a pensare ad una serie di cose, non proprio caste, che avrebbero
potuto fare insieme, ma scosse di nuovo la testa per rinsavire.
“…potremmo
parlare un po’.” Concluse infine Harry.
Cavolo…parlare.
Bhè era sempre meglio di niente no?
“Certo,
vieni pure.”
Si
spostò dall’uscio per farlo entrare e poi chiuse la porta.
Si
sedettero sul letto. Era tutto così strano…non era come a scuola in cui le loro
conversazioni avvenivano in modo naturale e spontaneo. C’era una sorta di
imbarazzo che non era mai stato presente fra loro prima d’ora…
“Certo…”
pensò lei “…lui non ti aveva mai quasi abbracciata dicendoti che i tuoi capelli
hanno un buon profumo…”.
Lei
arrossì quando ripensò alla scena e lui sorrise.
“Stai
pensando ad oggi sulle scale, vero?”
Lei
chiuse gli occhi facendo una smorfia di rassegnazione.
“In
che parte della faccia ce l’ho scritto?” chiese, riaprendoli e guardandolo.
Lui
sorrise di più e Ginny si sentì sciogliere completamente.
“Qui.”
Disse lui sfiorandole le labbra con un dito.
Poi
cominciò ad avvicinarsi chiudendo gli occhi mentre automaticamente anche lei
faceva lo stesso.
“Ora
mi bacia, ora mi bacia!” pensava lei con lo stomaco attorcigliato. Le loro
labbra si sfiorarono appena quando qualcuno bussò alla porta, facendoli
sobbalzare ed allontanare immediatamente.
George
non aspettò risposta ed entrò qualche secondo dopo aver bussato.
“Tutto
bene?” chiese guardando Harry, ora in piedi davanti alla finestra, con lo
sguardo più innocente che riusciva a fare…
Harry
annuì con la testa sentendosi avvampare.
“Volevo
solo dirti che abbiamo finito di giocare…Ron ti aspetta di sopra.”
“Ok,
grazie.” Rispose Harry con un filo di voce.
George
uscì e richiuse la porta.
Dopo
qualche secondo di silenzio e di immobilità totale guardò Ginny al colmo
dell’imbarazzo.
“Allora…sarà
meglio che vada…”
“Oh…”
rispose lei un po’ delusa.
Cavolo!
Suo fratello era un idiota! Che cavolo aveva organizzato tutto questo se poi
era venuto a rovinare tutto!?!
Un
momento…rovinare tutto?
Lei
era una Weasley, accidenti!
Harry
stava per uscire… lei lo raggiunse e…scivolò veloce tra lui e la porta,
appoggiandovisi e richiudendola.
“Ti
prego fa che non si sposti indietro:” pensava Ginny speranzosa. E lui non lo
fece, rimase lì dov’era, vicinissimo a lei.
“Dove…dove
ce l’aveva scritto…a cosa pensavo?”
Lo
vide sorridere e sentì le sue braccia cingerle la vita, poi, finalmente, sentì
le sue labbra sfiorare le proprie. Sentiva il cuore battere così forte che
sembrava volesse uscirle dal petto.
La
bocca di Harry si dischiuse e lei fece lo stesso per permettergli di
baciarla…sul serio.
All’inizio
fu un bacio dolce, timido, come se lui non osasse di più di così, ma,
gradualmente, si approfondì lasciandoli, alla fine, scossi e tremanti l’uno tra
le braccia dell’altro.
Rimasero
in silenzio qualche minuto, finchè lei, con la guancia appoggiata al suo
torace, disse piano:
“Se
non vai tra poco verranno di nuovo a chiamarti.”
“Già…”
rispose lui lasciandola andare.
“Allora
buona notte.” Harry aprì la porta.
“Anche
a te.” Rispose lui dandole un altro piccolo bacio sulle labbra prima di uscire.
Ginny
aveva così voglia di urlare che dovette mettersi una mano sulla bocca e
buttarsi subito sotto le coperte per trattenersi.
Circa
tre secondi dopo entrò Hermione come una furia e balzò sul suo letto.
“Dai,
esci subito da lì e racconta!”
Ginny
uscì da sotto il piumone e le buttò le braccia al collo trattenendo un
gridolino!
“Con
calma Gin, con calma…dai racconta.” Quando finalmente realizzò che non c’era
proprio nulla da raccontare.
“Lui
ti ha…voi vi siete…” Ginny cominciò ad annuire con la testa incapace di
articolare qualsiasi parola.
“Ma
è fantastico Gin, sono così contenta!” disse Hermione abbracciandola.
“Ma
tu come fai a saperlo?”
“Bhè,
George mi ha suggerito all’orecchio di non entrare finchè non fosse uscito
Harry…e sai, 2 +2…”
Risero
insieme di gusto.
Alla
fine Ginny tirò un sospiro e guardò l’amica.
“Ora
tocca a te, no?”
“Cosa?”
Hermione si finse scandalizzata “…scusa e con chi?”
“Stai
parlando con me, Granger…”
“Ok,
ok, ma parliamone in un altro momento…questa è la tua serata del resto, no?”
“Molto
astuta Granger, molto astuta. Ma dato che hai ragione ti darò ascolto e ti
torturerò domani.”
Risero
ancora, poi si abbracciarono e si diedero la buona notte.
Sotto
le coperte Ginny ritornò ai suoi pensieri sotto la doccia e si disse che forse
doveva correggerli…quello non era il Natale più strano della sua vita, ma
sarebbe stato per sempre, senza dubbio, il più bello.
E
con questo pensiero si addorentò