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Autore: Ginny85    05/09/2005    8 recensioni
L’estate è venuta ed è passata. L’innocenza non può durare per sempre. Svegliami quando Settembre finisce - GreenDay Una decisione presa per amore. Una decisione presa per lei, che era la sua unica ragione di vita. E non solo...
Riveduta e corretta il 13/11/2006
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“When september ends”

Commento dell’autrice: Non avendo ancora letto il sesto libro di HP, questa one-shot potrebbe contenere delle imprecisioni relative alla trama originale. Non abbiatemene per questo^^

 

Disclaimer: I personaggi descritti e il testo della canzone appartengono ai rispettivi autori. Non traggo alcun guadagno da questa fanfiction, che ho scritto solo ed esclusivamente per il diletto mio e, spero, di chi leggerà.

 

Buona lettura di cuore.

 

 

“When September ends”

Di Ginny85

 

 

Summer has come and passed
The innocent can never last
Wake me up when September ends

Like my father's come to pass
Seven years has gone so fast
Wake me up when September ends

Here comes the rain again
Falling from the stars
Drenched in my pain again
Becoming who we are

As my memory rests
But never forgets what I lost
Wake me up when September ends

Ring out the bells again
Like we did when spring began
Wake me up when September ends

“Wake me up when September ends” – GreenDay.

*********

 

12 Novembre 1980.

 

 

“Perché l’hai fatto?”

La voce di Lily Evans Potter era forzatamente calma. Si poteva percepire benissimo l’impazienza e la vena di aperto disappunto nel suo tono lievemente più basso e roco del normale. Sembrava contenersi a stento dal mettersi a gridare a squarciagola contro di lui, che a differenza sua, sembrava straordinariamente calmo e rilassato, come se la questione non lo toccasse.

James si voltò brevemente, quel poco che gli serviva per scorgere con la coda dell’occhio la figura snella e non troppo alta di sua moglie, immobile sulla soglia della camera da letto con le braccia conserte all’altezza del seno e le folte ciglia scure aggrottate sugli occhi incredibilmente verdi. Le labbra, carnose e rosse come boccioli di rosa, erano strette in una posa innervosita; il labbro inferiore sporgeva leggermente in avanti dandole il curioso aspetto di una bambina capricciosa.

Con un piede tamburellava ritmicamente il pavimento, un gesto che faceva spesso quando era arrabbiata, specialmente se l’oggetto della sua ira era lui. Ai tempi di Hogwarts, quando Potter e Evans erano ancora come cane e gatto, non rappresentava certo un evento raro vedere Lily in quello stato, i nervi a fior di pelle. Adesso però il motivo era molto più serio, non si trattava più di conquistare una ragazza, o di qualche dispetto dei famosi Malandrini nei confronti degli studenti più indifesi delle altre case.

Ripensando a quei ricordi indelebili e attento a non farsi scoprire dalla diretta interessata, il giovane mago piegò appena le labbra in un ghigno che recava in qualche modo una traccia dell’insolenza passata, che l’aveva caratterizzato per diversi anni durante l’adolescenza. Un pensiero gli sfiorò in simultanea la mente: la sua Lily non era cambiata affatto. Né di aspetto, anzi era ancora più bella di quando aveva solo diciassette anni, né di carattere. E lui semplicemente l’adorava.

Lily sospirò, un sospiro un po’ stanco e insieme triste, intriso di angoscia.

“Perché l’hai fatto, James?” ripeté ancora una volta. La sua voce adesso tremava. Era accigliata e visibilmente spaventata “E inoltre, cosa molto più importante…perché diavolo non mi hai detto nulla?!”

James s’interruppe dal preparare la valigia e si voltò quasi del tutto verso di lei, che aveva gridato quelle ultime parole, con voce amareggiata. Le sorrise lentamente da dietro gli occhiali tondi, con fare furbesco, tuttavia l’espressione marmorea di lei non subì scalfitture di sorta. I lineamenti del suo bel viso rimasero tesi e manifestavano un’irritazione senza eguali nella storia del loro breve matrimonio. Ed era sempre spaventata a morte.

“Tesoro, non te l’ho detto perché non volevo che ti preoccupassi inutilmente per me…” fu la risposta pronta e straordinariamente calma di James Potter, che parlò come se stesse informando la sua dolce metà circa le condizioni del tempo di fuori.

Lily sgranò gli occhi chiari “Inutilmente? Ma che cavolo dici?! Io sono tua moglie! Tu hai il dovere, anzi no…hai l’obbligo di dirmi tutto, soprattutto una cosa così importante!”

“Se non te l’ho detto subito c’era un motivo…” spiegò in tono leggermente seccato il ragazzo “E guarda un po’, coincide proprio con la scenata che stai facendo tu in questo momento…”

Lily sbatté più volte le palpebre, profondamente contrariata “Scenata? Ma ti sei impazzito del tutto? Non ti rendi conto di quello che hai fatto…di quello che ci hai fatto? James, potresti anche morire!” le ultime parole le buttò fuori con inaudita foga, quasi con violenza, e il moretto ne fu visibilmente stupito. Ma si riprese subito dopo.

“Io non la vedo così tragica…” replicò, sempre completamente flemmatico, tornando a riempire la sua valigia di indumenti leggeri e soprattutto comodi “Anche Sirius è diventato membro dell’Ordine della Fenice, è successo diversi mesi fa e da quello che mi risulta è ancora vivo e vegeto. A proposito, stasera viene a cena da noi…non te l’avevo detto? Accidenti, dev’essermi passato di mente, sono sempre così impegnato con Silente e quel confusionario di Moody…”

Lei non abboccò al suo tentativo, patetico tra l’altro, di alleviare un po’ la tensione tra loro. James si rivolse nuovamente verso Lily, il cui corpo adesso tremava visibilmente sotto la vestaglia di seta color avana che lasciava intravedere le curve dolci e ben proporzionate. I suoi pugni, piccoli e con le nocche pallide, erano stretti a forza contro i fianchi magri. I capelli rosso scuro precipitavano sotto l’affascinante forma di tante piccole lingue di fuoco sulle spalle e sul petto, che adesso si muoveva a spasmi, seguendo il ritmo del respiro accelerato. James si trattenne ad osservarle le spalle, magre e quasi ossute. Da quando in qua la sua Lily appariva così poco in forma? Il grazioso viso più pallido del solito, dall’aspetto stanco e quasi scavato, lo dimostrava ancora di più. In effetti era già da diverso tempo che l’aveva notato. Era sempre stanca, e non aveva mai appetito. Chissà per quale motivo…forse era un po’ stressata dalla situazione che si era creata nell’ultimo periodo all’interno della comunità magica, la riscossa di quel pazzo di Voldermort e tutto il resto. Oppure…forse, era davvero colpa sua?

James scacciò quel pensiero dalla mente come se scottasse, e aggrottò ulteriormente la fronte mentre Lily rispondeva al suo tono superficiale di poco prima con inaudita grinta:

 “Sirius ha solo avuto fortuna!” esclamò, imperterrita “Ma che mi dici di Remus Lupin? E di quell’altro vostro amico, Kingsley Shakelebolt? Il mese scorso sono quasi rimasti uccisi in quell’attacco, non te lo ricordi più?”

“Lily…” provò a dire il moretto, ma lei non gli lasciò tregua e proseguì con impeto il suo monologo.

“James, qui non si tratta di uno dei vostri giochi infantili dei tempi della scuola, lo capisci? E’ una cosa seria. Le persone muoiono lì fuori. Avrei potuto capire se ti avessero contattato loro, ma non mi sta bene che sia tu a fare la prima mossa, non voglio…” scrollò vigorosamente la testa, tirando su col naso mentre la voce le veniva improvvisamente a mancare, spegnendosi in un minuscolo e quasi impercettibile singulto. Si passò una mano sotto gli occhi, fattisi improvvisamente lucidi, torturando nel frattempo la stoffa della vestaglia con le dita nervose. Non riuscì a sostenere nemmeno per un secondo quel pensiero che l’aveva fulminata, e che lei aveva provveduto a scacciare subito dopo con impeto quasi doloroso.

Il pensiero di perdere per sempre l’uomo che amava.

Nell’ultimo anno da che si erano sposati, c’era sempre stato quel punto fisso nell’universo di Lily Evans, come un sole caldo e luminoso, un riferimento a cui poteva appigliarsi ogni volta senza esitazioni per ricevere la forza di cui aveva bisogno per andare avanti, viste le difficoltà che stava attraversando in quel periodo l’intera comunità magica, o anche semplicemente per ricevere l’affetto e la considerazione che meritava, quella certezza che mai sarebbe rimasta sola, abbandonata a se stessa. E quel sole, per Lily, era proprio lui: James. Suo marito. La persona a cui aveva donato il suo cuore, la sua anima e la sua libertà, tutto quello che aveva insomma. La sola persona che la capiva, e l’amava, e mai avrebbe pensato di lasciarla sola. Almeno fino a quel momento. L’universo perfetto di Lily si era incrinato, cominciando irrimediabilmente a sgretolarsi, non appena lei aveva trovato quasi per caso quel pomeriggio, abbandonata sbadatamente sul tavolo del soggiorno, quella domanda dall’apparenza innocua, compilata su un semplice foglio di carta bianco con la calligrafia poco precisa di suo marito – lui prendeva sempre tutto così superficialmente! – tramite la quale il neo Auror James Potter chiedeva di essere ammesso come membro attivo dell’Ordine della Fenice, l’organizzazione segreta creata appositamente da Silente pochi mesi prima per contrastare la crescente minaccia di Lord Voldemort e i suoi seguaci. I quali di recente avevano iniziato ad uccidere, a trucidare e a torturare senza ritegno chiunque avesse avuto l’ardire di intralciare i loro piani di conquista.

Il mondo le era letteralmente crollato addosso, era quello il termine adatto, nello stesso momento in cui aveva compreso cosa meditava di fare suo marito. Ma non si rendeva conto del pericolo a cui andava incontro di suo spontanea volontà? Non poteva credere che James le avesse fatto una cosa simile volontariamente. Senza tener conto dei suoi sentimenti e del suo punto di vista, per giunta. Questo la sconvolgeva più di ogni altra cosa e la faceva stare malissimo. No, lei non poteva permetterlo. E non era solo una questione di egoismo.

“Lily, posso capire i tuoi sentimenti, ma non devi preoccuparti per me…” stava dicendo nel frattempo il moretto, con un atteggiamento disinvolto e talmente sprezzante del pericolo che la irritò ulteriormente “In fondo si tratta solo di partecipare a qualche giro di perlustrazione a Londra, niente di più. Silente mi ha chiesto di fargli questo favore, non potevo rifiutarlo. Ti assicuro che non farò niente di lontanamente rischioso, se la cosa può farti star tranquilla…”

“Tranquilla?” sbottò Lily, inarcando le rosse sopracciglia “Come posso essere tranquilla sapendoti lì fuori a combattere? Possibile che devi sempre metterti in mostra tu? Non sei cambiato per niente dai tempi della scuola, James Potter!”

“Anche tu, tesoro” ironizzò il mago “Sei ancora convinta che tutto quello che faccio io sia sbagliato…”

“Ma lo è, James! E’ sbagliato. Lo è perché tu non puoi prendere la tua vita e gettarla dalla finestra…”

“Ah, no?” replicò il moretto, inarcando ironicamente un sopracciglio.

“No” marcò risolutamente Lily “Perché siamo sposati adesso. Nessuno di noi può fare quello che gli pare e piace senza prima avere il consenso dell’altro. Non hai mai pensato a cosa ne sarà di me se ti dovesse succedere qualcosa?” domandò a quel punto, a voce più alta e decisa di prima, gli occhi verdi scintillanti di malcelata agitazione.

James parve sorpreso da quella domanda. Era qualcosa a cui evidentemente non aveva pensato.

“E che cosa dovrebbe succedermi?” incalzò, divertito come un bambino al quale si presenta un nuovo gioco in cui bisogna cimentarsi a furia di domande intelligenti.

Lily inspirò forte per trattenere a sé il più a lungo possibile la pazienza, e si morsicò nervosamente le labbra mentre distoglieva lo sguardo, gli occhi velati.

“Qualsiasi cosa…se tu venissi catturato per esempio, o rimanessi ferito, oppure, molto peggio, ucciso…cosa ne sarà di me se tu non dovessi più tornare a casa? Che cosa farei?” ansimò e socchiudendo gli occhi si portò le dita alle tempie, come accusando un forte mal di testa.

James la scrutò preoccupato, arcuando le scure sopracciglia. E poi, senza preavviso, scoppiò a ridere, con quel suo solito modo di fare che era straordinariamente in grado di sminuire anche il più grave dei problemi.

“Ma dai Lil, non ti sembra di esagerare adesso?”

“Non ridere James, è una cosa seria!” protestò Lily con le lacrime agli occhi, irrigidendo le braccia lungo i fianchi con stizza. Ma perché? Perchè non la prendeva mai sul serio, accidenti?? Succedeva sempre così quando cercava di fargli un discorso serio, era un insensibile ecco cos’era. Lo odiava quando si comportava in quel modo…

“Tesoro, adesso non fare la melodrammatica come al solito” la rimbeccò lui muovendo infastidito una mano davanti a sé come per porre fine alla questione “Non mi accadrà proprio niente, capito? Non sono uno sprovveduto, ho riflettuto molto prima di scrivere quella domanda e adesso non farò la figura del vigliacco tirandomi indietro. E’ una causa a cui ho deciso di votare la mia vita, pensa che c’è gente che muore per lei…” s’interruppe ancor prima di aver capito che quelle parole dovevano averla ferita, e profondamente anche.

Acc…James, che razza d’idiota! si rimproverò brutalmente, anche se ormai era troppo tardi per rimangiarsi tutto, lo sapeva.

Sapeva anche che la sua più grande paura, il pensiero che sempre la tormentava impedendole di essere completamente felice, era di rimanere sola. La sua famiglia di non-maghi l’aveva abbandonata prima del tempo, lasciandole dentro un vuoto difficile da colmare. Grazie a lui, Lily aveva ritrovato un po’ di serenità, sentendosi finalmente amata e apprezzata per quello che era. Ma adesso…bastava così poco per rovinare tutto. E lui ci stava riuscendo benissimo, dannazione.

Consapevole del significato intrinseco acquistato dalle sue parole buttate fuori senza riflettere, e apparentemente senza un briciolo di compassione o considerazione, James Potter si maledì mentalmente per la sua impulsività e alzò di scatto la testa verso sua moglie: la quale era rimasta nella stessa identica posizione di prima, come pietrificata. Le braccia rigide lungo i fianchi, i pugni stretti, l’aria amaramente sorpresa stampata sul bel viso arrossato dal dispiacere e le lacrime condensate sulle gote.

“E così, anche tu saresti disposto a morire per lei…” mormorò, con voce vagamente tremula, mentre una minuscola lacrima si formava agli angoli dei suoi occhi, rotolando silenziosa lungo le sue gote.

James avvertì una violenta frustata al petto, un accenno di rimorso. Quel particolare della lacrima lo colpì, e si rimproverò ancor più ferocemente di prima. Succedeva sempre così. Anche a scuola si era odiato tantissimo per questo: quando la faceva piangere per qualcosa che diceva o faceva senza mai curarsi delle dirette conseguenze. Senza mai preoccuparsi dei sentimenti della donna che amava.

Ma perché diavolo Lily doveva prendersela tanto per quella faccenda? Invece di essere fiera di lui e dei suoi nobili intenti…no, non riusciva proprio a capirla.

James sospirò profondamente, passandosi una mano fra i capelli corvini e spostando con quel gesto un ciuffo sbarazzino dalla fronte.

“Tesoro, ascolta…” cominciò a dire, apparentemente stanco di proseguire quella discussione a suo parere inutile e priva di significato, visto che ormai aveva deciso “Ti prometto che…”

“No, non dire più niente” lo bloccò Lily di colpo, improvvisamente fredda come il ghiaccio “Tanto la mia opinione alla fine non conta, giusto? Certo, tu alla fine fai tutto quello che vuoi, senza mai interessarti dell’insignificante e insensato parere di tua moglie…lei cosa ne capisce??”

“Ma no, dai, non volevo dire questo, io…”

“…anzi, lo sai che ti dico Potter? Fai quello che ti pare con quella domanda del cavolo, fatti anche ammazzare se proprio ci tieni, a me non importa più nulla!”

E con quell’ultima esclamazione ricolma di risentimento, Lily si voltò con uno scatto, dandogli bruscamente le spalle, e lasciò la stanza in preda alla rabbia. Si sentirono i suoi passi rapidi e leggeri scendere le scale, poi il rumore della porta che si spalancava, richiudendosi subito dopo con un tonfo sordo che rimbombò sgradevolmente per tutta la casa, ora deserta.

“L-Lily?! Aspetta, non…ti prego!”

Con un balzo ben coordinato, James fu fuori dalla camera da letto e sul pianerottolo. Corse a perdifiato giù per le scale, rischiando un paio di volte di spaccarsi l’osso del collo, e saltò gli ultimi tre gradini atterrando proprio davanti alla porta. La spalancò con foga, e contemporaneamente una folata di vento gelido investì l’ingresso giungendo a scompigliargli i capelli. Fuori la temperatura era scesa molto, minacciava di nevicare da un momento all’altro e il sole era già scomparso da tempo dietro le colline. La sua Lily era uscita indossando solo una leggera camicia da notte, inoltre sarebbe stata completamente indifesa contro il pericolo costante dei brutti incontri che si rischiavano di fare la notte, specialmente in quel periodo.

“Stavolta l’hai proprio combinata grossa, idiota…” sibilò il ragazzo rivolto contro sé stesso, afferrando senza ulteriori indugi la giacca di pelle dall’attaccapanni e indossandola in fretta.

Poi aprì del tutto la porta di casa e s’immise fuori, al freddo e al gelo, chiamando la ragazza per nome.

 

*********

 

Dannazione! Possibile che non t’ importa nulla di me, James? Sei solo un bugiardo, insensibile egoista, tronfio e arrogante…

Lily avrebbe anche potuto andare avanti così ancora a lungo, se non fosse stato per il freddo pungente che le stava pian piano intirizzendo il corpo e la mente, congestionando i suoi pensieri. Inoltre, mentre pensava tutte quelle cose poco carine nei confronti del suo consorte, si era resa vagamente conto che stava descrivendo il James Malandrino dei tempi della scuola, con tutti i suoi peggior difetti e mancanze. Possibile che da allora non fosse cresciuto affatto? Che ancora era rimasto il ragazzino impertinente e sfrontato di una volta? Si era dunque sbagliata sul suo conto, prendendo il cosiddetto abbaglio anche con lui?

Non solo la sua famiglia non la voleva, anzi non l’aveva mai voluta. Adesso anche lui, e lo stava dimostrando con quella decisione di fare il soldato, uno dei tanti modi che aveva per allontanarla, per mettere il più possibile distanza, magari per sempre, tra l’uno e l’altra. Perché lei, Lily Evans, da sempre rappresentava un peso per James Potter.

E se, come pensava, in realtà a James non importava nulla di lei, come avrebbe preso la notizia del suo arrivo? L’avrebbe lasciata?

Pensando a quella lancinante eventualità, Lily si posò una mano sul ventre ancora piatto, e quel gesto semplice ma insieme pieno di significato, unito alla consapevolezza della sua delicata condizione, incrementò la sua angoscia e la voglia di piangere.

Che stupido che sei…e io che speravo saresti rimasto sempre con me…con noi…

Continuò a correre, con le lacrime che le pungevano il viso e senza una meta stabilita, attraverso il parco che si stagliava di fronte all’appartamento, lungo un viale piuttosto largo costeggiato da alberi scheletrici e lampioni che irradiavano una luce tenue e spettrale. Il parco a quell’ora era deserto, o almeno così sembrava, senza contare i fruscii e i rumori sospetti che si innalzavano al di là dei cespugli immersi nell’oscurità e all’interno della radura fitta d’alberi.

Lily si bloccò al centro del viale non appena avvertì un suono stridulo e prolungato giungere da un cespuglio dietro di lei. Si voltò, ansimando per la corsa, le tempie pulsanti, guardandosi nervosamente le spalle. Non scorse nulla di anormale, anzi, il parco era sgradevolmente vuoto e silenzioso, quasi non ci fosse vita al suo interno. Non si era accorta di aver superato già da tempo i punti di riferimento che ben conosceva, inoltrandosi di parecchio all’interno della foresta.

L’atmosfera che regnava in quel punto del parco non le piaceva affatto. Le ricordava vagamente la Foresta Proibita di Hogwarts. Lily rabbrividì, avvolta nell’insufficiente stoffa della camicia da notte avana. Che strano, quella scena non le era affatto nuova. Era come rivivere un intenso deja-vu. E anche questa volta, la colpa era stata tutta sua. Stanca, stranita e infreddolita, in un ultimo slancio di audacia cercò freneticamente la bacchetta magica in una delle tasche della vestaglia; fortunatamente la trovò, nello stesso posto in cui l’aveva lasciata l’ultima volta.

Lumos” un fievole sussurro, e la punta del rametto si accese illuminando di luce soffusa un piccolo cerchio con lei dentro.

Ecco, adesso non doveva fare altro che lasciare alla svelta quell’orribile posto, rientrare in casa e riprendersi un po’. Sì, era una buona idea. E poi, magari, avrebbe anche trovato le energie per spaccare la testa a quel cocciuto di suo marito. A quel punto si ritrovò a sorridere leggermente tra sé e sé, nonostante i brividi di freddo. Se James fosse stato lì, sicuramente si sarebbe congratulato con lei per il perfetto sangue freddo che stava dimostrando trovandosi in una situazione anomala e potenzialmente pericolosa. Scrollò la testa, infastidita da quel pensiero che lei stessa aveva formulato senza rendersene conto.

Per la miseria, lei era infuriata a morte con James, non era giusto che la tormentasse così anche quando avevano litigato! Possibile che non riusciva a toglierselo dalla mente nemmeno in quei frangenti? Possibile che doveva amarlo tanto?

L’amore è cieco, cara Lily.

Non aveva mai creduto a quelle sciocchezze sentimentali babbane, ma a questo punto, non sapeva proprio cosa pensare. Perchè James era tutto per lei. Era la sua vita, il sangue che le scorreva nelle vene, l’ossigeno che le empiva i polmoni. Senza queste cose non si poteva sopravvivere, e lei, senza James Potter, non avrebbe saputo vivere. Era così semplice.

Di nuovo, percepì quello strano suono alle sue spalle, solo che stavolta fu molto più intenso e prolungato. Lily si girò. Adesso era sicura che ci fosse qualcosa nascosto nei cespugli, e quel qualcosa l’avrebbe attaccata se non si fosse allontanata subito da lì. Il panico cominciò a crescere prepotentemente in lei, minacciando di bloccarle le gambe già tremanti. Senza esitare oltre, riprese a correre più rapida che poteva, desiderosa di uscire al più presto da quell’intrico di rami, piante e lugubri versi di animali selvatici.

Corse, corse fino a raggiungere il limitare del viale, stordita dal freddo, dalle lacrime che nonostante tutto ancora le scorrevano sul volto, alimentando la sua cieca paura, la sua irritazione per James e il suo egoismo…corse finché una sagoma alta e scura non spuntò fuori dal nulla all’improvviso, sbarrandole la strada e afferrandola bruscamente per un braccio, facendole stupidamente cadere la bacchetta di mano.

Lily gridò, strepitò e si divincolò disperatamente, ben consapevole in fondo al cuore che nessuno sarebbe accorso a salvarla, nessuno la sapeva lì, e a nessuno in definitiva importava di lei, neanche…

James…adesso che abbiamo bisogno di te, tu dove sei?!

“Lasciami stare!!” strillò con tutta la voce che aveva in corpo, dibattendosi furiosamente come un’anguilla e cercando di distogliersi dalla presa estremamente vigorosa del suo aggressore.

Quest’ultimo per tutta risposta le tappò la bocca con una mano, che era grossa e ruvida, e sibilò piano, in tono nervoso:

“Diamine Lily, smettila di gridare, non voglio mica ammazzarti…”

All’istante, la rossa si fermò, rilassandosi come un palloncino sgonfio contro il suo corpo. L’altro la lasciò andare subito, liberandole il viso e permettendole di tornare a respirare normalmente. Lo sentì sbuffare forte e commentare, vagamente ironico:

“Certo che ne hai di energie da vendere…”

La ragazza sbarrò gli occhi, voltandosi scioccata verso il suo presunto aggressore e riconoscendolo facilmente anche attraverso l’oscurità.

 

*********

 

James Potter correva come una saetta, e le sue scarpe che calpestavano con violenza la superficie ghiacciata del marciapiede provocavano schizzi d’acqua e fango che si abbattevano impietosamente contro i suoi vestiti. Sentiva l’umidità della notte insinuarsi attraverso il colletto slacciato, scendere in gelidi rigagnoli lungo il collo e raggiungere il resto del corpo infreddolito, aumentando il fastidioso torpore, ma nonostante questo non aveva alcuna intenzione di fermarsi e fare dietrofront. Avrebbe cercato Lily anche per tutta la notte, se fosse stato necessario. Era stato un incosciente a permettere che uscisse da sola. Le strade di Londra erano pericolose di notte, senza contare che nelle ultime settimane erano arrivate numerose notizie di maghi e streghe scomparsi e poi ritrovati, senza vita e orrendamente mutilati, in qualche casolare abbandonato fuori città. James serrò i pugni e scosse con forza la testa, per allontanare la fugace immagine del corpo di lei steso a terra, in un lago di sangue, i grandi occhi verdi che lo fissavano, spalancati e accusatori…

Lily…

Se le fosse successo qualcosa sarebbe stata colpa sua. Non se lo sarebbe mai, mai perdonato.

I capelli umidi di sudore e rugiada notturna gli finivano davanti alla fronte danzando al ritmo dei suoi passi agitati. Le lenti tonde degli occhiali si erano appannate per via della nebbia argentea che infestava le strade deserte. Senza fermarsi o rallentare l’andatura, James vi strofinò contro le dita, quindi proseguì velocemente, pregando che non le accadesse nulla mentre erano lontani l’uno dall’altra.

 

*********

 

Gli occhi verdi di Lily Evans squadrarono dall’alto verso il basso, sbigottiti, la figura alta e prestante di un vecchio amico di famiglia.

“Sirius?! Ma cosa ci fai tu qui?”

Sirius Black le rimandò uno sguardo più che meravigliato, che vinse quello sinceramente perplesso dell’altra.

“Io? Io stavo venendo a casa vostra. Tu piuttosto…” replicò, indicandola “Cosa ci fai in un parco, di notte e vestita con solo una camicia da notte molto sexy? E’ un nuovo gioco tra te e James?”

Al che la ragazza arrossì furiosamente, abbassando gli occhi sul suo abbigliamento poco appropriato, vista l’assurda situazione in cui si era ritrovata contro la sua volontà. Raccolse la bacchetta, che era caduta a pochi metri da loro, e con un gesto fluido fece apparire dei vestiti più consoni all’occasione. Un paio di jeans e un maglione riscaldato magicamente. Avvertendo sin da subito un po’ di sollievo, si schiarì la voce, e ancora rossa in viso alzò titubante lo sguardo su Sirius, che attendeva pazientemente una risposta.

“Ecco, io veramente…” cincischiò, torcendosi le mani sottili.

“Hai litigato con James e sei scappata di casa…”

Lei strabuzzò ancora una volta gli occhi sull’amico, che a braccia conserte e con aria sicura di sé la stava guardando. Che fosse diventato telepatico??

“Ma tu come…come fai a…?”

Sirius ridacchiò divertito, quindi andò a sedersi su una panchina nelle vicinanze, invitando Lily a fare lo stesso con un cenno della mano. Lei obbedì, ancora incerta.

“Ho tirato ad indovinare, ovviamente…” spiegò il ragazzo moro, alzando le spalle “Ma vista la tua reazione, direi che ci ho azzeccato…”

Lily sospirò, scotendo stancamente la testa. Raccolse le ginocchia contro il petto, circondandole con le braccia, e socchiuse tristemente gli occhi che pian piano tornarono a velarsi di lacrime. Un attimo dopo stava nuovamente piangendo, sciogliendosi in singhiozzi lievi e sconfortati. Sirius rimase in silenzio, aspettando pazientemente che si calmasse, lo sguardo scuro perso davanti a sé e i capelli pettinati dal vento.

Dopo qualche minuto Lily smise di singhiozzare e tirò su col naso, sfiorandosi con le dita le guance solcate da scie trasparenti che rilucevano alla luce debole dei lampioni.

“Io…non so più che cosa fare con lui…” mormorò, fissando il buio del parco che ora non le sembrava più così minaccioso, con Sirius a farle compagnia.

Black la guardò, serio in viso “Vuoi parlarne?” domandò gentilmente.

Lily non chiedeva di meglio. Di nuovo tirò su col naso, prendendo una piccola serie di respiri profondi per ripristinare il controllo della sua voce.

“E’ da un po’ di tempo che James mi tratta diversamente dal solito. E’ strano. Ho paura…ho paura che non mi voglia più bene come prima…” buttò fuori in un sol soffio, che si perse nel vento placido e nell’aria staticamente fredda della notte.

Sirius le rivolse una diffidente occhiata di sbieco ed esordì in tono di rimprovero:

“Queste cose non dovresti nemmeno pensarle. James è praticamente pazzo di te…”

“Eppure è tutto così assurdo!” esclamò Lily senza preavviso, gesticolando con impeto. Poi, ritrattando imbarazzata, si passò le dita sugli occhi umidi e deglutì, proseguendo con più calma “Lo so, però…se è vero che mi vuole ancora bene, perché lo ha fatto?” sbirciò Sirius con la coda dell’occhio, e vedendo che lui non proferiva parola si rese conto che gli doveva perlomeno una spiegazione “Quel cocciuto del tuo migliore amico si è messo in testa che vuole rendersi utile per la comunità, e stamattina di punto in bianco ha fatto domanda per entrare nell’Ordine della Fenice, come membro attivo, il tutto a mia insaputa…capisci? Verrà con voi a combattere i Mangiamorte!”

Contrariamente a quanto Lily si aspettava, Sirius emise una breve risata simile ad un latrato, e puntò gli occhi scuri alla radura “Lo so”

La leggerezza con cui aveva pronunciato quelle due parole spiazzarono la ragazza, che lo fulminò con lo sguardo, chiaramente indignata.

“Lo sai?! Mi stai dicendo che tu sapevi tutto da tempo, e non solo non mi hai avvertito, ma non hai nemmeno cercato di convincerlo a lasciar perdere?? Black, non ti facevo così infimo!”

“Io e Remus abbiamo provato tante volte a farlo ragionare, ma lui non ha voluto darci retta…” spiegò Sirius, passandosi una mano dietro la nuca con fare impacciato “Gli abbiamo detto che noi potevamo permettercelo, visto che siamo soli e non abbiamo una famiglia, mentre lui ha delle responsabilità nei tuoi confronti. Ma si è dimostrato più inflessibile di un muro. Lo conosci James, a volte è talmente testardo…”

“Già, lo so bene…” commentò cupamente Lily, tornando a rimirare il viale ricoperto di ghiaccio. Rabbrividì, perché faceva sempre più freddo. Sirius invece sembrava essere insensibile alla temperatura in costante diminuzione.

“Tu sai perché lo ha fatto?” domandò sommessamente, appoggiando il mento alle ginocchia premute contro il petto.

Il giovane uomo scosse la testa “Non me l’ha detto espressamente, comunque, immagino lo abbia fatto per te…”

Stavolta Lily credette di non aver capito bene, e inarcò le rosse sopracciglia “Vuoi dire che è per me che d’ora in poi rischierà quotidianamente di farsi ammazzare? E’ così disperato?” commentò, cercando di conferire un tono sarcastico alla sua voce, che tuttavia risuonò roca e spaventata come prima.

“Non proprio, cioè…lui vuole proteggere le persone che ama, te compresa, e combattere quel pazzo fanatico di Voldemort e i suoi seguaci gli è parsa la soluzione migliore. Credo…” disse Sirius, stringendosi nelle spalle “Conosco James da troppo tempo per sapere che ha un cuore grande, e anche se non è molto bravo a dimostrarlo tiene molto a te, e non vorrebbe vederti coinvolta nella battaglia che tra poco scoppierà nel mondo magico. E’ questione di mesi, forse perfino di settimane, poi saremo tutti inevitabilmente in pericolo…”

“Che tiene a me l’avevo capito…” sospirò Lily, in parte sollevata “Ma resta ugualmente il fatto che questo lavoro dell’Auror è troppo rischioso. Ho letto degli scontri sanguinari con gli oscuri, e non sopporto l’idea che lui si ritrovi da solo a combattere quei mostri…mi sento inutile, e vorrei poterlo aiutare in qualche modo…”

“Lo sai qual è un altro motivo per cui James non ti ha avvertito della sua decisione?” le disse a quel punto Sirius, guardandola attentamente.

Lily ricambiò lo sguardo, e lentamente fece di no con la testa.

“Esattamente per quello che hai detto tu adesso…” continuò in tono pacato Black, piegando gli angoli della bocca in un piccolo sorriso “Perché ti conosce bene, e sapeva che se te ne avesse parlato prima, tu avresti compilato la stessa domanda d’ammissione e l’avresti seguito sul campo di battaglia senza sentire scuse…”

A quella rivelazione, Lily allargò le iridi chiare come l’acqua, mentre una frustata da parte del vento le rimandava i capelli rossi davanti al viso pallido. E improvvisamente le fu tutto molto più chiaro, sia il comportamento di James quella sera, sia le sue parole enigmatiche e apparentemente presuntuose. Era tutto per lei. Era per lei che aveva deciso di adoperarsi come Auror dell’Ordine della Fenice, ed era sempre per lei, per la paura che lo seguisse in quelle pericolose missioni, che aveva deciso di non farle sapere nulla fino all’ultimo. Mentre lei non aveva capito niente, e l’aveva trattato male, dandogli dell’insensibile egoista.

Oh, James…

Era stata lei l’unica insensibile tra loro. Aveva pensato solamente a sé stessa e al bambino che stava per arrivare, senza preoccuparsi dei sentimenti di suo marito.

Lily si levò all’improvviso in piedi, stringendo risolutamente i pugni all’altezza dei fianchi mentre una scintilla di determinazione le ravvivava lo sguardo verde scurito dalla notte. Sirius si alzò a sua volta, incuriosito da quello scatto improvviso.

“Va tutto bene?” le chiese, preoccupato.

“Sirius devi assolutamente riaccompagnarmi a casa, adesso” disse in fretta la ragazza, portandosi rapidamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Forse suo marito era ancora nei paraggi a cercarla come un matto, pensò rincuorata, lei l’avrebbe rintracciato e insieme avrebbero chiarito tutto. Era tutto talmente semplice che quasi la spaventava.

Lily si sorprese molto nel capirlo improvvisamente: come faceva a dirsi sicura che James la stesse davvero cercando? In fondo, era stata lei a lasciare la casa per prima, e lui poteva benissimo essersene infischiato nel frattempo e averla abbandonata a se stessa…

Lily Evans scosse la testa con un sorriso spontaneo. No, non James Potter. Semplicemente, lui non l’avrebbe mai fatto.

“Cos’è stato?” sibilò improvvisamente Sirius, voltandosi di scatto verso il nero inchiostro della radura e aggrottando la fronte “Un rumore di passi…proveniva da laggiù…”

Estrasse celermente la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e la puntò dinanzi a sé, mentre Lily si riparava dietro di lui, tremante e spaventata.

“Credi che siano loro…i seguaci di Voldemort?” balbettò, rabbrividendo al sol pensiero. Aveva sbagliato ad addentrarsi tanto in quel pericoloso parco, come al solito le sue emozioni e la sua impulsività l’avevano portata in un mare di guai.

Sirius si concentrò sul rumore appena udito, un nitido segnale che qualcuno stava avvicinandosi, e anche piuttosto di fretta. Non avrebbe potuto dire se si trattava di uno o molti, tuttavia quel pesante silenzio non prometteva niente di buono.

Il grande cespuglio distante pochi metri da loro prese improvvisamente a fremere in maniera preoccupante. Lily gemette, serrando gli occhi e schiacciandosi ulteriormente contro la schiena di Black, che era già pronto a lanciare uno Schiantesimo.

“C’è qualcuno lì…”

Il gruppetto di foglie e rami frusciò ancora, e quel qualcuno venne finalmente allo scoperto: una figura ansimante, con folti capelli sudati e perennemente in disordine e un paio di occhi castani dietro gli occhiali.

“James!”

Lily si staccò senza troppi complimenti da Sirius per correre incontro al marito. Che non appena la scorse sgranò gli occhi da dietro le lenti appannate.

“Lily!”

Anche lui gli andò incontro, ma la ragazza lo raggiunse per prima e spiazzandolo del tutto si strinse contro il suo petto, affondando il viso nell’incavo della spalla e sciogliendosi in calde lacrime di sollievo che presto gli bagnarono la camicia.

“Jamie…” con un filo provato di voce pronunciò il suo nome, o meglio il vezzeggiativo con cui lei amava chiamarlo.

“Stai bene?” s’informò nervosamente James, respirando a tratti, il giovane viso sporco di sudore e polvere. La strinse a sé ancora per qualche secondo, quindi la fece staccare “Come ti senti? Non sei ferita, vero?” le posò una mano sul volto, trasalendo “Dio, sei così fredda…”

Lily scosse la testa, coprendo la mano di lui con la propria, piccola e affusolata.

“Sto bene” rispose sorridendo “Per fortuna Sirius passava di qui e mi ha trovato…non sai quanto mi dispiace di essere scappata così…ti sarai preoccupato…”

“Beh, in effetti…”

Il moretto si passò confusamente una mano dietro la nuca, alzando perplesso gli occhi sull’amico in cerca di spiegazioni; ma Sirius si limitò a stringersi nelle spalle e a restare in silenzio. James non riusciva a capire come mai sua moglie lo stava abbracciando in lacrime, considerato il fatto che fino a poco prima sosteneva di odiarlo a morte. Decise che non avrebbe indagato oltre per il momento, e rimandando le opportune delucidazioni a dopo si godette quell’attimo, dettato dal piacevole tepore del suo corpo morbido e dal suo profumo stuzzicante. Le cinse la schiena con le braccia e l’attirò ancora verso di sé, una mano posata sul suo capo ad accarezzarle i capelli. La sentì irrigidirsi tra le sue braccia, ma poi lentamente rilassarsi, e il battito del suo cuore tornare pian piano alla normalità.

“Ho avuto così paura di perderti…” mormorò con sincerità “Saperti tutta sola in un posto del genere…ma per fortuna stai bene. Che ne dici di tornarcene a casa adesso, io e te?” propose, guardandola con un sorriso speranzoso.

Lily annuì, asciugandosi i lacrimoni d’argento con le dita. Si volse un attimo verso Sirius Black, che era rimasto a debita distanza ad assistere alla scena, le mani nelle tasche dei pantaloni e l’aria tediata.

“Ti ringrazio, Sirius…” disse, sorridendogli dolcemente.

Sotto gli occhi perplessi di James, Black si esibì in un piccolo inchino cavalleresco “Dovere, piccola Lily…chiamami sempre quando ti serve”

E adesso mi toccherà rinunciare ad un’ottima cena e andarmene come al solito in trattoria…

“Ci vediamo, Ramoso…” salutò ad alta voce l’amico, agitò la bacchetta magica e scomparve con un pop.

“Cosa voleva dire?” domandò il moretto, guardando sua moglie stranito.

“Niente” rispose enigmatica lei, sorridendo candidamente e anche un po’ furbescamente con gli occhi e con le labbra.

“Sei sicura che si tratti di un niente?” insistette cupo James, arcuando uno scuro sopracciglio mentre con la bacchetta materializzava entrambi in casa, e precisamente davanti alla camera da letto, lì dov’era cominciato tutto.

“Non sarai mica geloso…” lo punzecchiò ridacchiando Lily, che improvvisamente appariva più serena e rilassata “E’ il tuo migliore amico, James…”

Il moretto si avvicinò di un passo, prendendole le spalle magre e fissandola con insistenza negli occhi.

“Lo so chi è” rispose brusco; poi addolcì la voce, passandole una mano tra i capelli ramati “E’ solo che tu sei così…bella…”

Lily trasalì a quel tocco incerto, e subito dopo sorrise debolmente, arrossendo senza volerlo. James manifestò l’intenzione di baciarla, accostando il viso al suo, ma lei glielo impedì, staccandosi senza preavviso dal suo abbraccio possessivo e indietreggiando, mentre l’espressione serena scivolava via dal suo profilo delicato. James percepì l’atmosfera farsi nuovamente gravida e fastidiosa intorno a loro, e un’ombra passò sul suo bel volto. Era venuto il momento di affrontarla di nuovo a quattr’occhi. E stavolta avrebbe dovuto essere sincero fino in fondo con lei. Niente più segreti celati dietro spiegazioni falsamente presuntuose o arroganti. Era finito il tempo dei Malandrini, ormai.

“Io, credo di doverti delle scuse…” cominciò, mentre lei gli dava le spalle ferma davanti alla porta “Avevi ragione tu. Ho sbagliato a tenerti all’oscuro di tutto, ma cerca di capire…non avrei fatto altro che causarti altro stress e preoccupazioni inutili. So che scegliendo questo lavoro affronteremo dei rischi, ma sappi che io non ho alcuna intenzione di lasciarti sola. Devi avere fiducia in me. Ho bisogno di rendermi utile in questo modo, e se tu non approvi…beh, non posso farci niente, ma sappi che non cambierò idea…”

Tacque, senza più fiato, aspettando ansiosamente e con la sensazione del vuoto allo stomaco una sua reazione. Una qualsiasi. Dopo una pausa durata un’eternità, Lily si voltò lentamente verso di lui, seria in viso. Era arrabbiata, pensò James tristemente. Poi, però, si sorprese grandemente a vederla sorridere e il suo viso illuminarsi tutto, tingendole gli occhi d’oro puro. Nonostante lo stupore iniziale, non poté impedirsi di nuovo di pensare a quanto fosse bella, e a quanto era fortunato ad averla al suo fianco.

“Lily…”

“Prima non avevo capito perché lo facevi, ma adesso che lo so non ti rimprovero per questo…” rispose lei, scotendo serenamente il capo “Voglio solo dirti che sono fiera di te James, e anche che…” s’interruppe, arrossendo inspiegabilmente e abbassando gli occhi, come se quello che voleva dire le creasse non poche difficoltà.

Dopo un attimo d’incertezza si limitò a rialzare la testa verso di lui e ancora, le sue labbra si piegarono in un bellissimo sorriso intriso d’amore, uno di quelli rasserenanti e dolci che lei gli riservava sempre i primi tempi del matrimonio. Poi era iniziata quella dannata guerra, e perfino i loro sconfinati sentimenti ne avevano risentito. Solo adesso James si rendeva conto di averla trascurata in quei giorni, sempre e solo per gli affari dell’Ordine della Fenice. E quando aveva espresso la decisione di entrare a farvi parte ufficialmente, era logico che lei la prendesse male. Adesso che aveva capito il suo errore, si sarebbe sforzato con tutto se stesso di non ripeterlo mai più.

“Lily…” ripeté, sollevato, compiendo qualche passo nella sua direzione finché non le fu di fronte “Ehm…questo significa che non sei più arrabbiata con me?” domandò in cerca di una rassicurazione, inarcando le sopracciglia ancora leggermente dubbioso, le labbra arricciate in un’espressione infantile che la intenerì, portandola a ridere piano.

Lei scosse la testa, sempre sorridente e bellissima come l’alba. James alzò il braccio e le carezzò con attenzione il viso ancora rigato di quelle vecchie lacrime risalenti a poche ore prima, prima che si spiegassero con sincerità e amore.

“Mi dispiace di averlo detto…” ammise, respirando profondamente e tremando come se quell’intima confessione lo scuotesse nell’animo “Non è vero che morirei per la causa dell’Ordine, o almeno, non del tutto. La cosa più importante per me, la persona per la quale morirei anche stanotte…sei tu. Ci sarai sempre prima tu, per me. Ti amo da morire, Lily…”

Poi si chinò su di lei, rubandole un bacio lungo e dolce, che pian piano si fece decisamente passionale. La ragazza inclinò la testa, alzandosi in punta di piedi e facendo aderire i loro corpi che sembravano essere fatti per combaciare alla perfezione. Chiuse gli occhi e cingendogli il collo con un braccio passò le dita sottili fra i suoi capelli neri e indomabili. Ormai senza fiato, James allontanò per un momento le loro labbra, restando ad occhi chiusi con la fronte premuta contro la sua, i respiri condensati e fusi tra loro a causa della vicinanza dei loro visi, i corpi strettamente abbracciati.

“Ti amo…” ripeté con voce bassa e velata di desiderio, prendendole la piccola mano e sfiorandola appena con le labbra socchiuse “Dio, ti amo così tanto che mi sembra d’impazzire senza di te…Lily…”

C’era una muta richiesta adesso nel suo sguardo scuro e ricolmo di emozioni. Lei sorrise teneramente e con una traccia di malizia nello sguardo gli prese la mano tra le sue, sussurrando dolcemente:

“Vieni con me…”

Lo accompagnò nella camera da letto giacente nella penombra. La finestra era chiusa e fuori la neve aveva cominciato silenziosamente a fioccare, imbiancando le strade deserte.

Lily si fermò davanti al letto matrimoniale, e James le fu subito davanti. Lei gli tolse con cura gli occhiali, lasciandoli sul comodino alla loro sinistra. I visi vicinissimi, si guardarono intensamente per un lungo istante, le dita intrecciate all’altezza del petto. Le parole non occorrevano, tuttavia Lily sentiva ancora il bisogno di parlare, di renderlo partecipe di quel piccolo segreto che stava crescendo dentro di lei.

“Prima devo dirti una cosa, James…non so se sia bella o brutta, ma…”

Il ragazzo la zittì posandole un dito sulle labbra “Sssh. Non dire niente. Non stanotte. Vuoi?”

Lei inspirò profondamente, annuendo con una certa riluttanza. Decise che glielo avrebbe fatto sapere l’indomani mattina. C’era tutto il tempo, in fondo. Avevano tutta la vita davanti. Una vita insieme.

James l’abbracciò senza aspettare oltre, e incespicando con le dita nella nuvola dei suoi capelli ramati ricominciò a baciarla con trasporto. Si liberarono a vicenda e senza fretta dell’ingombro dei vestiti, ormai diventati inutili, celebrando un silenzioso rito d’amore e di fiducia reciproca. Ogni carezza, ogni bacio e ogni parola sussurrata dolcemente all’orecchio, recava su di sé le tracce di quel sentimento puro e incontrastato, che li avrebbe legati per la vita. Si sdraiarono sulle fresche coperte, e lì si amarono, con passione bruciante e tenerezza…

 

*********

 

L’alba salutò al risveglio i due innamorati, che ancora stretti in un dolce abbraccio preferivano rimanere in silenzio, ascoltando i battiti ora più lenti e regolari dei loro cuori.

Lily sorrise teneramente a James, specchiandosi nei suoi incantevoli occhi scuri. Con una mano gli  cingeva la nuca, mentre assorta passava le dita fra i suoi capelli umidi, in una carezza gentile e vagamente assorta. Lui osservava rapito i giochi di luce che i raggi riflessi del sole compivano fra i suoi capelli ramati sparsi sul cuscino, sul suo viso stanco ma felice, sulle sue labbra rosse socchiuse in un flebile respiro appena percepibile. Gli piaceva guardarla, senza sentire il bisogno di fare nulla per spezzare quell’incantesimo vivente.

“Te l’ho già detto che sei ancora più bella la mattina presto?”

“Questa sarà almeno la trecentesima volta…” rispose con un sorriso divertito Lily, facendo sorridere anche James, un po’ imbarazzato.

“Cos’è che volevi dirmi ieri sera?” domandò lui all’improvviso, guardandola incuriosito.

Lily sospirò; improvvisamente non sembrava più molto tranquilla. Si mise seduta sul letto, le mani intrecciate in grembo che si torcevano nervosamente, sfiorandosi quasi distrattamente il ventre a breve intervalli. James nel frattempo si era tirato su, puntellandosi su un gomito per fissarla interrogativamente.

Lily parlò senza guardarlo in viso “E’ successa una cosa circa un mese fa…una cosa particolare, che immagino cambierà le nostre vite…”

“Di cosa stai parlando?” fece James, frastornato dal suo tono stranamente grave. Poi, una lampadina sembrò accendersi di colpo nella sua mente, perché impallidì, assumendo un’aria di profonda sorpresa. Con uno scatto repentino le afferrò le spalle, fissandola negli occhi “Oddio, non dirmi che…Lily…”

Lei sfoderò un sorriso luminoso, gli occhi ricolmi di gioia.

“Aspetto un bambino, James…non è meraviglioso?”

Lo vide impallidire ancora di più e dilatare le iridi scure, e il pensiero che questo non era ciò che lui voleva la colse, spaventandola per un infinitesimo attimo. Poi di colpo James l’abbracciò forte, scoppiando a ridere quasi istericamente mentre il sincero shock iniziale lasciava il posto alla più genuina euforia, sciogliendole automaticamente la morsa di timore all’altezza della gola.

“Dio, Lily, ma è meraviglioso! Fantastico, una cosa stupenda…è la notizia più bella, no no, la notizia più splendida che potessi darmi…”

“Ma non sei preoccupato per lui, o per lei?”

Suo marito la guardò, gli occhi che non smettevano un attimo di sorridere.

“No, perché dovrei? Ma ci pensi, diventeremo genitori!”

“Lo so, ma…”

Lily si morse le labbra, appoggiandosi pensierosa alla spalliera del letto.

“Non ne sono sicura. Forse a causa di quello che sta succedendo…non credi che sarebbe un’ingiustizia farlo nascere in un mondo ad un passo dalla guerra? Io non posso fare a meno di preoccuparmi per la sua incolumità…”

“Non ce n’è ragione. Il nostro bambino nascerà in una famiglia che lo amerà sempre e lo proteggerà da qualsiasi pericolo. Non gli faremo mai mancare nulla, e semplicemente sarà il bambino più felice sulla faccia della terra…” concluse James Potter, assentendo con fare convinto.

Lily sorrise, risollevata dal suo tono ottimista.

“A me basta che ci sarai tu al mio fianco, a vederlo crescere…” mormorò, tornando a rannicchiarsi contro il suo petto caldo e lasciando che lui le cingesse le spalle con le braccia, baciandole i capelli “Non ho bisogno di nient’altro…”

“Era per questo che non volevi che presentassi la domanda all’Ordine?” chiese James con un sorriso rilassato, facendo scivolare le dita sottili lungo la sua schiena nuda “Davvero credevi che sarei morto senza prima aver visto mio figlio?”

C’era una nota scherzosa e quasi insolente nel suo tono, come sempre, eppure Lily comprese che stavolta non stava affatto scherzando.

“A volte sono così sciocca…” ammise in tono impacciato, chiudendo gli occhi con la guancia premuta contro la sua spalla “Ma la verità è che ho paura, una paura folle, per questo ho bisogno di sapere che non mi lascerai sola, specialmente adesso…”

“Guardami” le ordinò dolcemente il marito, e lei obbedì incontrando il suo sguardo tenero e al tempo stesso risoluto. Non aveva mai visto James così serio e determinato. Non appariva più come il ragazzino irriverente del tempo dei Malandrini. Era cresciuto dentro, e Lily fu felice di apprendere che era diventato finalmente un uomo.

“Io ti giuro sulla mia vita amore, che qualsiasi cosa il destino ci porrà dinanzi, non dovrai mai affrontarlo da sola. Perché io resterò sempre al tuo fianco, per proteggerti. Per proteggere entrambi. Qualsiasi cosa accada…”

“Nel bene e nel male?” recitò Lily, sorridendo nervosa tra le lacrime che non riuscì a trattenere.

“Nel bene e nel male” annuì James, abbracciandola di nuovo e baciandole la fronte.

“Guarda, James!” indicò improvvisamente la ragazza con un sorriso estasiato “Fuori sta nevicando, finalmente!”

Entrambi levarono gli occhi verso la finestra, osservando la neve che precipitava incessantemente dal cielo ricoperto di nuvole, ammantando di bianco le colline all’orizzonte. Quella era la prima rigida giornata d’inverno. Significava che l’estate era finita, ma non per sempre. Ne sarebbero arrivate altre, in seguito, di chiare e limpide giornate di sole. E nonostante le terribili difficoltà e gli ostacoli che li attendevano all’orizzonte, quella certezza che loro due sarebbero rimasti uniti a fronteggiarli non li avrebbe mai abbandonati.

“Jamie…”

“Sì”

“Sai, ci ho riflettuto molto…”

“A cosa?”

“Al nome da dare a nostro figlio. Se è un maschio, mi piacerebbe chiamarlo Harry…”

 

 

L’estate è venuta ed è passata 
L’innocenza non può durare per sempre
Svegliami quando Settembre finisce

 

 

– Fine –

 

 

ndA: Et voilà, seconda one-shot andata!^^ Or dunque, cosa ne pensate? Non so se ci ho azzeccato con le date e il resto, cmq, frase ricorrente nelle mie ff, mi sono presa qualche licenza nello sviluppare questa trama. L’ispirazione per il titolo mi è venuta all’improvviso, una mattina particolarmente noiosa, mentre me ne stavo sdraiata sul divano a godermi su Mtv il video della bellissima canzone dei GreenDay. Avrete notato la somiglianza con alcuni dialoghi, ebbene, l’ispirazione mi è giunta proprio grazie a loro! So, thanks GreenDay!^_^

Per chi fosse interessato, “When september ends” fa indirettamente da sequel alla mia prima one-shot “Silvered Moonlight”, sempre su Lily e James. Se vi va andate pure a leggerla e lasciate un commentino, mi farebbe piacere!

Vi prego di lasciare anche qui commenti e/o critiche, che fanno tanto bene alla sottoscritta ^__^

 

Spero tanto che una certa persona (lei sa di chi sto parlando), si accorga che ho pubblicato questa shotty su Lily e James e mi faccia sapere come l’ha trovata…aspetto un tuo commentuccio, tess!

 

Alla prossima,

Ginny85.

 

  
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