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Autore: Irresponsible    09/06/2010    4 recensioni
Stare qui seduti è a dir poco catartico, come un’ancestrale espiazione dei miei peccati. Sto qui, seduto su di uno smunto materasso poggiato direttamente a terra, in un angolo della stanza. Sto qui seduto, e fisso il vuoto, il vuoto di questa stanza, il vuoto dentro di me.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EMPTY LIKE ME


Stare qui seduti è a dir poco catartico, come un’ancestrale espiazione dei miei peccati. Sto qui, seduto su di uno smunto materasso poggiato direttamente a terra, in un angolo della stanza. Sto qui seduto, e fisso il vuoto, il vuoto di questa stanza, il vuoto dentro di me. Non sento niente, sono atrofizzato, sto solo qui, seduto, nella mia stanza, nella nostra stanza. Ancora mi sembra strano essere qui senza te. Assurdo. Sto qui seduto e non riesco a pensare a nulla, niente di niente. I sonniferi devono avermi anestetizzato, o almeno spero ardentemente che sia così.
Sto qui seduto e aspetto. Aspetto che qualcosa si faccia strada dentro me, aspetto che il sonno sopravvenga, che la notte mi inghiottisca, che il buio invada le mie iridi. Ma il tempo sembra non voler passare, e resto semplicemente qui, seduto, e intorpidito dai medicinali.
Lentamente, la mia mente diventa di nuovo padrona di sé, e vaga, vaga verso i soliti pensieri, verso i soliti ricordi, verso un’immagine idealizzata del mio passato. So, so perfettamente che non sono stato un padre perfetto, so di essere stato un marito distratto e poco presente, troppo occupato a ricordare le mille bugie. So perfettamente che lei ha sofferto a causa mia già prima di morire per mano di quel bastardo. Lo so, lo so fin troppo bene. Eppure la sua morte mi ha legato così indissolubilmente a lei. Perché. Perché mi chiedo quando qualcuno che amiamo muore diventa nelle nostre menti una sorta di mito. Io e lei non eravamo perfetti insieme, almeno non quanto l’immagine che io stesso ho creato di noi. Io e lei non eravamo più noi da molto tempo. Eppure a lei non riesco a rinunciare, resto aggrappato al suo ricordo, lo tengo stretto dentro me, con rabbia, con forza, e il solo pensiero di allontanarmene mi fa sentire un verme. Perché. Davvero non capisco.
Sto qui seduto, e penso, penso e mi rigiro la fede sul dito. La giro e rigiro, e penso a lei. Perché ancora mi chiedo. Perché non riesco a staccarmi da lei? So, so e sono consapevole, che i ricordi mi stanno lentamente consumando, che il pensiero di mia figlia straziata mi uccide lentamente. So, semplicemente so, che nessuno potrà mai alleviare le mie pene, ma spero, spero ardentemente che questa mia pena sia resa più sopportabile. Come? Come lo so bene, dentro me, nel profondo, ma ancora fatico ad ammetterlo. È difficile quando sai che se ti avvicini troppo a qualcuno inevitabilmente resterai ferito. Lo sai che è così. Mia madre, mio padre, mia moglie, mia figlia. Tutti si sono allontanati da me, mi hanno fatto soffrire, in un modo o in un altro. E io ho fatto soffrire loro. Come ho potuto? Come potrei ora, dopo tutto quello che ho passato, far soffrire qualcun altro come sto soffrendo io ora? Semplicemente non posso, non me la sento. Non sono abbastanza forte.
A volte penso sia semplicemente più facile abusare di quei sonniferi, prenderne uno di troppo, e farla finita. Facile, penso sia facile. Ma sono un codardo. Sono solo un fottuto codardo. Un debole. Dio ti prego, fa che il sonno sopraggiunga, per un po’, solo un po’, fa che i miei occhi si chiudano, fa allontanare da me il pensiero di mia figlia in preda al terrore mentre sua madre veniva uccisa. Ti prego. Sarebbe tutto più facile se fossi in grado di credere. Sarebbe tutto più facile se credessi che questa mia supplica possa essere davvero esaudita da qualcuno, ma non è così.
Allora resto qui. Fermo. Seduto. Resto qui sul mio materasso smunto, tra le pieghe scomposte delle lenzuola, con ancora le scarpe ai piedi. E non mi resta che sperare, che prima o poi, come per magia, il dolore scompaia, o semplicemente si nasconda, da qualche parte dentro me.







Salve a tutti, questa one-shot l’ho scritta così, di getto, rivedendo per la milionesima volta la fine di una puntata della prima serie. Spero vi sia piaciuta, anche se è un po’ confusa e la grammatica lascia molto a desiderare!




Vi ringrazio davvero tutte di cuore! È stato bellissimo leggere i vostri commenti… sono ben lieta che la mia OS vi sia piaciuta! In particolare…
sasita: mi sa che qui siamo tutte fortemente innamorate di quell’affascinantissimo quarantenne, è un problema generalizzato! XD ad ogni modo credo ci tenevo a sottolineare, che io non credo assolutamente che Patrick sia un codardo, ma nei momenti di sconforto capita di pensare il paggio di se, no? O.o Comunque ti ringrazio tantissimo per i complimenti! Spero di avere qualche altra idea folle da mettere giù!
Cinfri: grazie per il benvenutaaa! Mi sembra davvero un bel fandom questo, molto unito e con delle gran belle fanfic (che appena avrò un attimo mi appresterò a commentare). Ad ogni modo pure sec.me ce li ha sempre in testa quei pensieri  Povero Patrick 
evelyn_cla: apprezzo molto l’inquietante dato che era proprio il mio intento quindi GRAZIEEE! E cmq penso che per tutti la vita sarebbe molto più facile se credessimo in qualcosa di più grande, purtroppo penso anche che la fede sia qualcosa di innato, o ce l’hai o non ce l’hai… grazie ancora per le belle parole cmq! XD
soarez: ahaha soarez ho proprio i tuoi stessi problemi di memoria, sapessi come faccio innervosire i miei amici quando dico “ah ti volevo dire una cosa… fa niente me ne sn dimenticata!” XD Ad ogni modo nn so se scriverò a breve qualcos’altro… potrebbe sempre darsi dato che sono in astinenza da mentalist  quando arriva settembre???


Ancora grazie a tutte per aver letto la mia fanfic!
  
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